Titolo: 4. Champagne and rubies
Fandom: Gossip Girl
Personaggio/Coppia: Chuck/Blair
Set: 2
Prompt: 19:00 Oro e rubino
Warning: spoiler Seconda Stagione.
Disclaimer: Gossip Girl e i suoi vari personaggi non mi appartengono e, sfortunatamente, mai mi apparterranno. Sono proprietà dei legittimi creatori.
Io mi limito semplicemente a giocherellarci un po'.
Tabella:
here. Note: Confesso che non so cosa pensare di questa drabble. Ne sono piuttosto soddisfatta, in verità, ma esula dalla storia vera e propria di Gossip Girl, io che di solito tendo a rimanerci fedele il più possibile. La colpa è sempre di una canzone, in verità, precisamente della seguente affermazione: I’ve got more wit, a better kiss, a hotter touch, a better fuck. E come un fulmine a ciel sereno, mi sono figurata un “E se Blair cascasse nuovamente nell’Errore Archibald? E se fossero seriamente fidanzati? E se Chuck fosse ancora il suo amante?” ed eccoci qui. Ambientata parecchio avanti negli anni, un ipotetico futuro (diciamo dopo il college).
Giochetto: mi sono divertita a pastrocchiare con i colori proposti dal promt, rosso e oro. Provate a vedere quanti rimandi ci sono ;) praticamente la drabble è composta solo di queste due tonalità.
La schiena premuta sul cuoio dei sedili di quella macchina.
E lui sapeva bene che i suoi baci gli sarebbero rimasti impressi sulle labbra, nella testa, sulla pelle - che lei non avrebbe dovuto sfiorare, neanche per sbaglio.
Ma era tutta la sera che non voleva altro che quella bocca color rubino gli macchiasse le labbra, così come aveva fatto con il bordo del bicchiere di cristallo - champagne, per la signorina Waldorf - che le aveva offerto.
E aveva pensato, non appena l’aveva vista sorbire un sorso - oro e bollicine - senza smettere di fissarlo sopra il bordo del calice, che avrebbe volentieri gettato via quello che lui teneva tra le mani.
Avrebbe mandato affanculo la bionda appesa al suo braccio, che ora più che mai gli sembrava solo il triste palliativo che si era cercato per non andare a quella festa da solo.
Non poteva varcare la soglia di quella casa e incrociare, tra le teste degli invitati, il suo sguardo - amarezza ossessione rimpianto appesi alle ciglia.
Gli serviva quella bambola al suo braccio - senza volto senza riccioli bruni - per non affogare negli occhi neri di quella donna che non poteva avere ma che bramava con tutto se stesso.
E adesso, le dita affondate nei suoi fianchi, la stoffa del vestito rosso ammucchiata sopra le cosce che aveva a cavalcioni, il naso seppellito nei suoi capelli, nel suo collo, nel suo profumo - che non sentiva da tanto, troppo tempo.
Ancora le mani di lei - fredde come le ricordava - allacciate al suo collo, tracce di lussuria lungo la schiena, graffi e mormorii senza senso sussurrati nel buio di quella limousine.
L’unica cosa che riuscì a considerare, prima di perdere ogni traccia di lucidità che si era imposto quella sera, era che la collana che lei portava al collo - oro e rubini, ostentata opulenza - era decisamente eccessiva.
Lui, una cosa così, non l’avrebbe mai regalata.
Archibald, ne devi fare ancora di strada.