Fic scritta per la
quarta settimana del Porn Friday indetto da
kinkmemeita e sul prompt [HARRY POTTER] Fem!Remus Lupin/Fem!Sirius Black, ancella e principessa del
p0rn fest. C=
Ecco. Questo è ciò che accade quando si scrive su argomenti che assolutamente non si conoscono - il sesso. .___."
Bambini, non imitatemi per nessuna ragione al mondo. Chiaro? èOé
Warning: AU. Genderswap. OOC, mi sà. Linguaggio.
Tecnicamente è collegabile a "
Terraferma" perchè l'universo - e di conseguenza i personaggi - sono gli stessi, cambia solo lo spazio temporale - questa è ambientata prima. Il problema è che quello che succede qui, manda del tutto a puttane *per essere molto educate e carine XD* quello che viene sottinteso nell'altra storia. Quindi ho deciso che è una What if..., ecco. U__U
Non betata.
Io con te sarò sincero
resterò quel che sono
disonesto mai lo giuro
ma se tradisci non perdono.
Ti sarò per sempre amico
pur geloso come sai
io lo so mi contraddico
ma preziosa sei tu per me.
("
L'emozione non ha voce" - Adriano Celentano)
- È l’ultima volta che mi lascio corrompere da te e quell’altra pazza a fare qualunque cosa, lo giuro! - borbotta Renée a gran voce.
Syria, appoggiata al muro a pochi passi dalla porta socchiusa del camerino, scoppia a ridere di gusto.
- Lo dici tutte le volte, - ghigna, finendo di sistemarsi le unghie.
Abbandona la lima sul banco su cui sono stati ammucchiati i diversi cosmetici destinati al trucco delle varie attrici che reciteranno nello spettacolo ed entra nella stanza senza nemmeno prendersi la briga di bussare.
Il camerino è, in realtà, una delle aule di pittura che la scuola ha messo a disposizione del gruppo di recitazione per permettere ai membri di cambiarsi con tranquillità e un pizzico di privacy, e che è stata adattata alla meglio accatastando tutti i banchi e le sedie in un angolo ed appoggiando qualche enorme specchio alle pareti.
Syria si lancia distrattamente una rapida occhiata intorno, per niente interessata all’arredamento dell’aula, prima di chiudersi la porta alle spalle, premurandosi di farlo sul serio, questa volta. Renée è così impegnata a litigare davanti allo specchio con i numerosi strati di pizzo dell’ingombrante abito da principessa che è stata convinta ad indossare che non sente la serratura della porta scattare ne, tanto meno, i passi dell’amica avvicinarsi.
Continua a parlare, convinta di essere ancora sola nella stanza, e Syria ghigna, fermandosi ad un paio di metri da lei, sempre in silenzio.
Lascia scorrere lo sguardo sulle cicatrici che - a detta della stessa Renée - le deturpano la schiena nuda ed, inconsciamente, cerca di mettersi le mani in tasca, scontrandosi così con la stoffa morbida dell’abito da ancella che indossa. È leggero, piuttosto scomodo da portare e di un delicato color panna; a Syria non è che piaccia granché, in realtà - anche se tutti insistono a ripeterle quanto le stia bene e lei stessa trovi le faccia un sedere davvero niente male - ma, almeno, è riuscita a convincere l’addetta ai costumi ad accorciarle la gonna fino a metà coscia - perché va bene fare l’ancella e non qualche altro ruolo più emozionante come la spadaccina, decisamente più adatto a lei, a detta sua, ma un’ancella con le gambe coperte no, mai!
- Il perché fate fare la principessa proprio a me, poi, me lo dovete spiegare, - dice ancora Renée, raddrizzandosi.
- Avresti dovuto farla tu, con quel corpo così bello saresti stata perfetta, - aggiunge tra sé, con un tono di voce così basso che se l’amica fosse stata sul serio ancora fuori non l’avrebbe sentita.
Syria sbuffa, accigliandosi un po’, palesando così la propria presenza alle sua spalle. Renée si volta, in un primo momento allarmata.
- Hey, non te l’ha insegnato nessuno che è maleducazione entrare senza bussare? - brontola, nonostante tutto sorridendo, ormai abituata alle stranezze della compagna di scuola.
L’amica scrolla le spalle.
- Cominciavo ad annoiarmi, - sbuffa, poi emette un breve fischio d’apprezzamento nei suoi confronti.
- Sei uno schianto, - ghigna, facendole l’occhiolino.
Renée arrossisce, ma quel complimento sortisce anche il doppio effetto di ricordarle che, troppo impegnata a litigare con gli strati della gonna, si è dimenticata di allacciarsi la cerniera del vestito, che le lascia così scoperta la schiena.
Si affretta a voltarsi completamente nella direzione dell’amica, per nascondere le cicatrici.
- Sì, certo, sono proprio uno schianto; davvero, - ribatte acida, sorridendo amara al pavimento.
Sa benissimo da sola di essere orribile, non ha certo bisogno che glielo ricordi lei prendendola in giro.
- Beh, adesso vorrei finire di cambiarmi; esci, per favore.
L’amica corruga la fronte, stranita dal brusco cambiamento di tono.
- E adesso che ti prende?
- Niente, voglio solo potermi cambiare in pace. Esci.
Syria inarca un sopracciglio e la fissa in silenzio per qualche secondo. Poi capisce.
Serra il pugno, sentendo la rabbia tornare a montarle in corpo.
- Maledizione Renée, ancora con questa storia? - la aggredisce. Ancora non è riuscita a capire bene perché si senta sempre così tanto arrabbiata, quando l’amica inizia a blaterare tutte quelle sciocchezze senza senso - perché per lei sono assolutamente sciocchezze senza senso - ma succede e può solo sforzarsi di comprenderla e trattenersi, anche se è difficile e non sempre riesce a farlo.
- Sono solo cicatrici!
Il viso di Renée si contrae per la rabbia, mentre il resto del corpo si irrigidisce e stringe a sua volta i pugni.
- Solo cicatrici? Solo cicatrici? - urla. - Sei un’idiota, Syr; una vera idiota. Non capisci un cazzo!
- Io non capisco un cazzo? Tu non capisci un cazzo! Dannazione Renée, sei bellissima! Perché non lo vuoi capire?
Renée le scoppia quasi a ridere in faccia, il corpo scosso da tremiti di rabbia.
- Ma ti senti? Apri gli occhi.
Scuote la testa e spalanca le braccia, come a voler mostrare le cicatrici che ha sul petto, nascoste sotto al vestito, ma non si azzarda a voltarsi per mostrarle sul serio quelle che ha ancora perfettamente visibili sulla schiena.
- Guardami! - urla, mordendosi il labbro per non piangere.
Syria è così accecata dalla rabbia che non pensa: scatta in avanti e le afferra i polsi, costringendola a voltarsi.
- No, tu guardati.
Senza delicatezza le sfila le maniche dell’abito dalle braccia e comincia a strattonare l’indumento, incurante delle cuciture che saltano in diversi punti, finché non scivola sul pavimento, lasciando Renée praticamente nuda davanti allo specchio, coperta solo dalle mutandine.
Renée impallidisce e sposta subito lo sguardo, disgustata.
- Guardati, Renée, - le sussurra Syria all’orecchio, più gentile.
Le posa un bacio delicato sul lobo, giusto uno sfiorarsi di labbra su pelle appena percettibile. Con una mano fa scivolare alcune ciocche dei suoi capelli - stranamente sciolti - sull’altra spalla, mentre con l’altro braccio le cinge la vita.
- Sei così bella.
Divora con lo sguardo l’immagine di ogni centimetro di quel corpo sempre nascosto da maglioni pesanti che lo specchio le rimanda. Ne traccia i contorni con la punta delle dita, guarda ogni singola cicatrice, anche la più piccola, come se fosse la cosa più adorabile del mondo - Renée è la cosa più adorabile del mondo, e quelle cicatrici sono pur sempre parte di lei, dopotutto.
Renée trema sotto le sue mani, lo sguardo fisso su un cumulo di banchi poco distante, e quando Syria la costringe a voltare la testa, chiude gli occhi.
- Apri gli occhi, - sussurra, le labbra ancora incollate al suo orecchio.
- Guardati, sei bellissima. Sul serio, ti ho mai raccontato bugie?
Renée scuote la testa, gli occhi serrati e le lacrime che le scaldano le guance.
Syria scende a baciarle il collo, risalendo intanto con le mani lungo i suoi fianchi. Le bacia una spalla, le scapole e poi, lentamente, comincia a scendere lungo la colonna vertebrale, continuando a sfiorarle con gentilezza la pelle con le labbra, ignorando le cicatrici.
Quando raggiunge il bordo delle mutandine, Renée rabbrividisce e si lascia sfuggire un sospiro.
- Apri gli occhi, - ripete l’amica, leccandole una natica attraverso il leggero pezzo di stoffa.
Le fa scivolare l’intimo lungo le gambe, fino alle caviglie, lasciandola finalmente nuda, poi guarda il suo riflesso. È talmente bella - e lei la ama così tanto! - che le viene quasi da piangere.
Sorride e le bacia il solco tra le natiche.
- Mi piaci da sempre.
Il gesto, unito a quell’imbarazzante confessione, sortisce almeno uno degli effetti desiderati: Renée, pur continuando a tenere il capo chino, apre gli occhi.
Syria, continuando ad amare e baciare ogni centimetro di pelle le si pari davanti, si sposta fino a trovarsi in ginocchio tra il corpo dell’amica e la superficie riflettente, poi alza la testa.
- Sei bellissima, - sillaba, sorridendo, prima di allungarsi a baciarla tra le gambe.
Renée emette un mezzo sospiro strozzato, aggrappandosi d’istinto alle sue spalle, mentre Syria si sposta a baciarle anche l’ombelico e risale piano fino a raggiungere i seni, che stringe delicatamente tra le mani.
Lecca uno dei capezzoli e lo succhia appena, come a volerne gustare il sapore. Lo morde e lo succhia di nuovo, un po’ più a lungo, poi passa all’altro capezzolo, a cui riserva lo stesso lento trattamento.
Renée, che ha richiuso gli occhi senza realmente rendersene conto, ansima sotto quei tocchi tanto delicati, aggrappandosi alle sue braccia per mantenere l’equilibrio. Sente le dita dell’amica sollevarle il mento e, per riflesso, serra ancora di più le palpebre, poi le labbra di Syria le sfiorano l’orecchio e la sua voce le accarezza il timpano.
- Se non vuoi guardarti, almeno credimi.
Renée vorrebbe tanto riuscirci; sul serio! Ma come può farlo se è disgustata dalle sue stesse cicatrici a tal punto da non riuscire nemmeno a guardarsi allo specchio?
Apre la bocca per parlare, ma non ha nemmeno il tempo di pensare che l’amica s’inginocchia e sente la sua lingua lambirle il sesso umido.
L’ondata di piacere che sente esplodere in ogni singola cellula del suo corpo è così intensa che, per un attimo, la testa le gira e perde l’equilibrio, ricadendo di malagrazia sullo specchio. Cerca a tentoni la cornice e la stringe forte tra le dita, mentre Syria continua a baciarla e leccarla tra le gambe come se fosse la cosa più buona mai assaggiata.
- S-Syr… - riesce ad ansimare, tra un gemito e l’altro, gli occhi sempre serrati ed una guancia premuta contro la lastra gelida.
Syria sorride e riprende a giocare con il suo sesso, facendo scorrere intanto l’indice tra le sue natiche. Le sfiora l’orifizio con il polpastrello, premendo appena, e a Renée sfugge un urlo così alto che, per un attimo, temono entrambe di essersi fatte scoprire.
Ma nessuno sopraggiunge a disturbarle e tutte quelle numerose carezze ed attenzioni hanno reso Renée così sensibile che raggiunge l’orgasmo dopo pochi minuti.
Rimane immobile a riprendere lentamente fiato, il suo respiro bollente che si condensa creando sullo specchio un alone biancastro, mentre Syria si rimette in piedi. Le cinge la vita con le braccia e se la stringe al petto, baciandole la tempia.
Alla fine Renée non ha trovato il coraggio di aprire gli occhi e Syria vorrebbe farglielo notare - perché è sul serio bellissima, maledizione! E per quanto si sforzi, non riuscirà mai a capire come faccia lei a non accorgersene - ma non lo fa, perché non le sembra il caso; non in quel momento, almeno.
Si limita ad abbracciarla ancora per un po’, in silenzio, poi scioglie la stretta e, prima di lasciarla finalmente libera di tornare a rivestirsi, la spinge gentilmente all’indietro fino a che la sua schiena non si scontra con la superficie fredda dello specchio. Appena Renée si rende conto che il pericolo di vedersi riflessa da qualche parte è passato, socchiude piano le palpebre, che poi sbatte un paio di volte per abituarsi del tutto alla luce.
Syria sorride, incorniciandole il volto con le mani, e posa la fronte sulla sua.
- Se non vado errata, avevi espresso il desiderio di cambiarti in pace, - sussurra.
- Tutto ciò che la mia principessa ordina.
Le bacia la punta del naso e la lascia da sola a rivestirsi, tornando ad appoggiarsi al muro, nel corridoio.
***
Un paio d’ore più tardi, Renée è ancora imbarazzata e ha le orecchie rosse come papaveri, ma con le cicatrici nuovamente coperte da strati di lana e stoffa e la sua felpa preferita che spunta da sotto la giacca, per lo meno è tornata la solita Renée di sempre, anche se non ha ancora aperto bocca da quando hanno lasciato la scuola, al termine delle prove dello spettacolo.
Syria, seduta al suo fianco sul treno, sorride al nulla e le stringe appena un po’ di più la mano da dentro la tasca del cappotto.
- Non capisci niente davvero, comunque, - la sente mugugnare ad un certo punto.
Renée continua a guardare con insistenza il paesaggio che sfreccia fuori dal finestrino e Syria ne approfitta per osservarla ancora un po’ senza venire interrotta.
Poi scuote la testa e ride di gusto.
- Scema.
Si allunga e le preme il naso freddo contro la guancia.
Renée si scosta e la spinge via con la mano libera.
- Dico davvero, Syr, non capisci niente, - la ammonisce, corrugando la fronte, apparentemente arrabbiata.
Syria la fissa stranita ed anche un po’ preoccupata - forse ha esagerato troppo sul serio, questa volta - ma poi Renée scuote la testa ed accenna un sorriso che l’amica ricambia all’istante, decisamente più rilassata.
- Non capisci niente, - sospira Renée, divertita. - Ed io capisco ancora meno di te. Come diavolo ho fatto ad innamorarmi di una come te?
Syria ride e si allunga a leccarle la guancia.
- È un dono di natura: sono irresistibile.
Renée sbuffa e le rifila un leggero pizzicotto sul braccio, ridendo.
- Egocentrica, - soffia direttamente nella sua bocca, prima di socchiudere le labbra e permettere a Syria di intrufolarci tutta contenta la lingua in mezzo.