Storia scritta per la "
Festa a sorpresa" organizzata da
destiel_italia sul prompt
questa meravigliosa fanart <3 lasciato da
hikaruryu. *O*
Seconda avventura e si vede XD in questo fandom sempre più bello e pieno di gente simpatica. <3
Faccio ancora un po' fatica ad inquadrare del tutto i personaggi, per cui per quanto io sia stata rassicurata, alcuni punti continuano a non convincermi del tutto - ma questo è normale, si sà. 。◕‿◕。
Cas è potrebbe risultare un po' OOC, ma tenete conto che io alla fanart mi ci sono solo ispirata, e quindi ho trasformato Castiel in una miniatura d'angelo alta cinque centimetri scarsi perchè sì, mi piaceva. Per sua stessa ammissione, Cas ha "approssimativamente le dimensioni del Chrysler Building"; stare in un corpo umano deve essere già orribilmente stretto di per sè, figuriamoci quanto deve essere traumatico trovarsi di colpo in un contenitore delle dimensioni di una tazzina da caffè! XD
(Questa nota mi è stato consigliato di aggiungerla dalla mia beta e io l'ho fatto perchè sono una brava bambina. E poi ha decisamente più esperienza di me e io mi fido di lei. <3)
E niente, buona lettura a tutti!♥
Betata da quella santa donna che è la
hikaruryu. 。◕///◕。
Venghino signori, venghino, la caccia è aperta: portate a casa il vostro mini!Castiel personale!
I retini per farfalle sono sul tavolo alla vostra sinistra, prego. Buona fortuna! *O*
Dopo aver passato tutti quei mesi - anni! - all’Inferno, la consapevolezza di doverne affrontare il ricordo ogni notte fino alla fine dei tuoi giorni e l’Apocalisse praticamente alle porte, credevi, se non altro, di aver visto sufficiente merda da riuscire a non sorprenderti più davanti a niente.
Ovviamente ti sbagliavi, ma avresti di gran lunga preferito continuare a vivere nell'illusione del contrario.
Strizzi gli occhi, pizzicandoti forte il braccio per l’ennesima volta, in una vana speranza - già destinata a svanire quando li riaprirai - che basti quello per rimettere a posto le cose.
Cas continua a guardarti in silenzio, gli occhi enormi da cucciolo abbandonato e la testa inclinata appena di lato.
Tende le braccia verso di te e le maniche del trench, diventato inspiegabilmente troppo grande, scivolano a coprirgli le mani.
Senti un brivido gelido colarti lungo la spina dorsale e riesci a reprimere l’istinto di fare un passo indietro solo perché sarebbe davvero troppo poco dignitoso, vista la situazione.
« Sam? » chiami, sull’orlo dell’isteria. Nessuno risponde.
Dove diavolo è quell’idiota, quando serve?
Cas sbatte le ciglia ed apre e chiude i pugni un paio di volte, in una muta richiesta di abbracciarlo.
Tu serri le palpebre, respirando forte.
Potresti anche trovare la forza di fingere che vada tutto bene - in fondo, Cas non è mai stato un angelo particolarmente loquace e capisce così poco di relazioni umane, che sarebbe da lui uscirsene all’improvviso con qualcosa di così tanto fuori luogo - se solo il suddetto pennuto, per un motivo di cui al momento sei all’oscuro e che, sul serio, ti terrorizza scoprire, non si fosse inspiegabilmente rimpicciolito fino a ridursi alle dimensioni di una tazzina da caffè.
Torni a posare lo sguardo sull’angelo in miniatura e Castiel, dall’alto dei suoi cinque centimetri scarsi, si allunga ancora di più verso di te, aprendo e chiudendo nuovamente i piccoli pugni.
Cristo, è talmente minuscolo che, anche volendo, non potresti abbracciarlo comunque senza correre il rischio di schiacciarlo!
Deglutisci e scuoti la testa.
Decidi di ignorarlo, perché non può essere altro che una conseguenza della colossale sbronza che ti sei preso la sera prima. Una conseguenza strana, okay, ma quando mai la tua vita è stata normale? Con un po’ di fortuna, basterà non pensarci per farla sparire.
« No, Cas » gli rispondi comunque, giusto per mettere in chiaro anche al tuo cervello che non hai nessuna intenzione di abbracciarlo - non da sobrio, almeno.
Ti dirigi in cucina a passi pesanti, resistendo allo sforzo di voltarti, e recuperi una birra dal frigorifero. Te ne scoli metà tutta d’un fiato, fregandotene altamente del fatto che sei sveglio da un quarto d’ora scarso e bere birra ghiacciata alle nove del mattino non fa certo bene al tuo stomaco, già devastato di suo.
Non hai il coraggio di voltarti per controllare se il tuo piano sta funzionando ma lo fai comunque d’istinto quando il rumore di qualcosa che cade ti fa involontariamente sobbalzare.
Castiel è disteso sul tavolo a faccia in giù; probabilmente nella fretta di volerti seguire è inciampato in una delle matite che Sam ha lasciato sparse per tutto il ripiano e, cadendo, ha urtato il portapenne che è finito sul pavimento.
Dedichi a quest’ultimo giusto un’occhiata veloce, prima di tornare a concentrarti sull’angelo in miniatura.
Cas si sta massaggiando il naso con la mano sempre sepolta nella manica del trench, ma appena si accorge che lo stai fissando si affretta a tirarsi su, sedendosi sui talloni, e tende nuovamente le braccia verso di te.
Non sai se ridere o piangere; seriamente.
« No, Cas » lo ammonisci di nuovo, sentendoti inspiegabilmente un mostro davanti allo sguardo da cucciolo bagnato che ti rivolge.
Nonostante tutto ti riavvicini al tavolo, anche se con ancora un po’ di circospezione, come se fosse lui il gigante che con una semplice manata potrebbe schiacciarti.
Quando Cas si rimette in piedi e si avvicina troppo pericolosamente al bordo del tavolo, tu abbandoni addirittura la birra sul pavimento, così da avere entrambe le mani libere per poterlo prendere al volo nel caso ce ne sia bisogno, e ti inginocchi in maniera tale che il tuo viso sia più o meno alla sua altezza.
Non sei ancora del tutto convinto sia quello vero, ma è sempre meglio non rischiare.
Castiel si ferma ad un passo - cioè, un suo passo - dal bordo e tende le braccia.
Quando gli fai per l’ennesima volta cenno di no con la testa, si imbroncia.
Si guarda intorno come se fosse alla ricerca di qualcosa, poi stringe i pugni al petto e strizza gli occhi, come se si stesse concentrando.
Quando li riapre, un minuscolo paio di orecchie scure da coniglio sono spuntate tra i suoi capelli.
Torna ad aprire e chiudere i pugni verso il tuo viso, questa volta sorridendo orgoglioso.
Non riesci a trattenerti dall’inarcare un sopracciglio, seriamente divertito.
« Cas, sul serio? » borbotti. « E secondo te questo dovrebbe farmi cambiare idea? »
Lui si limita a tendersi pericolosamente oltre il bordo.
Sbuffi, scuotendo la testa.
« No, Cas. Andiamo, guardati! Non potrei abbracciarti nemmeno volendolo: sei minuscolo, rischierei di schiacciarti ».
Il piccolissimo angelo ti fissa ancora per qualche secondo, poi, senza apparente motivo, i suoi enormi occhioni blu cominciano a riempirsi di lacrime.
Sgrani gli occhi.
« Cos… Cas? »
Deglutisci.
« Oh, no. No, no, no, no. Per l’amor del cielo, Cas, non starai sul serio per metterti a piangere, spero ».
L’unica risposta che ottieni è un’enorme gocciolone trasparente che scivola lungo la sua guancia.
« Oh, ma andiamo! »
Senti la risata isterica pruderti in gola, perché, seriamente, non può essere vero.
Alzi gli occhi al cielo e ti sfreghi le labbra con il palmo di una mano, imprecando tra i denti.
« ‘Fanculo! Perché quell’idiota non c’è mai, quando ho bisogno di lui? » sibili.
Senza dire una parole, e sentendo già l’imbarazzo e la vergogna bruciarti quei pochi neuroni che la sbornia non era riuscita ad arrostire, apri bene la mano e la avvicini al bordo del tavolo.
Cas ti sale subito sul palmo - senti le suole delle sue minuscole scarpe farti un po’ di solletico, mentre si sistema - senza nemmeno preoccuparsi di asciugarsi le guance e, appena la avvicini al petto, comincia ad arrampicarsi sulla tua maglia.
Quando riesce, un po’ ansimante, a raggiungere finalmente la spalla, lo senti sedersi con le gambe a penzoloni dentro al colletto e abbracciarti il collo per quel che gli è possibile.
« Sì, sì, okay » sbuffi imbarazzato, picchiettandogli con delicatezza la punta dell’indice sulla schiena.
Se non altro ha smesso di piangere.