recensioni

Jul 29, 2010 20:31

Ieri ho avuto a che fare in rapida successione con due cose che si sono rivelate, detta in parole semplici, una stronzata.

Il film The Box

Il manga Guin Saga The Seven Magi della Ronin Manga

TOTAL SPOILER

Film The Box

Anni ’70. Natale. Famiglia medio borghese americana. Casa medio borghese americana (villetta con giardino, albero di natale gigante, poltrone imbottite e centrini ovunque, tv sempre accesa su sitcom dalla risata registrata e dall’idiozia assoluta).

Padre: sui 35 anni credo, dall’aspetto un po’ fanciullesco, uomo non bellissimo forse ma accattivante. Lavoratore alla Nasa, sogna da sempre di andare su marte per scoprire se ci sono nuove forme di vita. Buon rapporto con i colleghi, premuroso nei confronti della moglie (le prepara un plantare per il suo piede menomato come regalo di natale), la prende in giro e la punzecchia un po’ ma alla fine segue cosa dice lei, adorato dal figlio con cui condivide le ore di svago in una cantina piena di oggetti pseudoscientifici da lui raccolti. Comportamento un po’ infantile, piu’ portato all’azione sconsiderata che alla riflessione ponderata.

Madre: bella, molto stile nel curare la propria persona, dignitosa in tutto quello che fa, insegnante di filosofia (o di letteratura) al liceo, ha un piede menomato che la fa soffrire molto e di cui si vergogna ma che non esita a mostrare alla classe quando uno studente piuttosto spostato mentalmente la provoca accusandola di avere paura. Con il figlio si rapporta in modo forte ma non autoritario, e gli e’ molto legata. Ama molto suo marito e lo stima, ma si vede che lo considera un po’ meno forte di lei e piu’ bambino. E’ il pilastro emotivo della famiglia.

Figlio: sugli 11 o 12 anni, un po’ arrogantello ma buono, eternamente con la domanda o la battuta sulla punta della lingua. Con la madre parla da pari a pari, con il padre parla poco ma passa molto tempo insieme in cantina e lo vede come un Grande Scienziato. Protettivo nei confronti dei genitori, piuttosto sveglio e attento ma non abbastanza da capire cosa sta succedendo. Frequenta la stessa scuola dove lavora sua madre.

La famiglia riceve una scatola di legno dall’aspetto curioso da un certo Signor Stuard. Sulla scatola, protetto da una cupola di vetro che si apre con una piccola chiave, c’e’ un bottone: premendolo si entra in possesso di un milione di dollari, e contemporaneamente una persona sconosciuta muore. L’offerta e’ valida per 24 ore, dopodiche’ la scatola viene ritirata e consegnata a persone sconosciute a cui sara’ fatta la stessa offerta. Parlare a qualcun altro di questo patto o indagare sull’identita’ del Signor Stuard fa decadere l’offerta.

Il dilemma di avere quei soldi a patto della morte di un altro essere umano e’ pesante, ma il fatto che nonostante l’aspetto benestante l’arrivare a fine mese e’ sempre un po’ azzardato, la necessita’ dell’operazione al piede per la moglie, e la revoca della borsa di studio per i figli dei genitori degli insegnanti (revoca che potrebbe essere stata provocata apposta per mettere la famiglia sotto pressione in vista della scelta) fanno si che alla fine la moglie prema il pulsante. Il giorno dopo il Signor Stuard arriva, consegna i soldi e se ne va portandosi via la scatola.

Nel capire tutta la storia, fino all’arrivare alla decisione/impulso di premere il pulsante, il marito fa lo scettico inconvincibile, smonta e rimonta la scatola, prende in giro la moglie per aver creduto al Signor Stuard, fa domande provocatorie ma non si pone mai in maniera decisa o seria. La moglie questo lo fa, e anche se e’ chiaro che ha il supporto del marito in questo, si vede che affronta la questione con lui in modo diverso: dei veri problemi finanziari che la preoccupano parla ad un’amica, mentre con il marito parla di cose vaghe (tipo la stabilita’ familiare) o di sogni (tipo un viaggio o un trasloco), senza dirgli per esempio della revoca della borsa di studio (almeno a me non e’ sembrato). Alla fine preme il pulsante quasi d’impulso, con un’espressione sul viso che e’ al contempo determinata, colpevole, e terrorizzata. Accetta le regole del gioco, e le segue nel giocare.

Portata via la scatola e finito il gioco, il marito si sveglia improvvisamente dalla sua apatia, e decide che deve assolutamente dimostrare qualcosa: fa una mezza scenata al Signor Stuard, prende la targa della macchina e comincia a indagare, si agita e corre di qua e di la’, senza considerare minimamente il pericolo in cui rischia di mettere la sua famiglia.

La moglie parla spesso con il Signor Stuard, e per quanto lei sia in una posizione di inferiorita’ e impossibilita’ di reagire, viene sempre trattata da lui con rispetto e dignita’. Sapendo cosa si prova ad avere un corpo che fa soffrire cosi’ tanto, il fatto che l’uomo ha una grossa ustione sul viso che gli ha portato via meta’ faccia le fa provare affetto per lui. Si fida di quello che le dice e cerca di discutere in modo ragionevole senza appellarsi a soluzioni o aiuti impossibili come invece fa il marito.

(Se la mia descrizione della moglie risulta troppo coperta di zucchero, e' perche' cosi' appare nel film. personalmente mi da fastidio tutto questo zucchero, ma se mi metto a criticarlo non finisco piu' di raccontare. E poi ancora mi sfugge cosa voglio criticare)

Ma il gioco non e’ finito, perche’ la scelta di ottenere del denaro a scapito della morte di un’altra persona ha una conseguenza: alla fine del film, il marito e’ costretto a uccidere la moglie con un colpo di pistola, per farle espiare la colpa di aver premuto il pulsante, e poi perche’ questo e’ il solo modo con cui il figlio, che e’ stato rapito e reso cieco e sordo, possa tornare normale. I soldi saranno’ intestati al figlio e gli verranno consegnati al momento della maggiore eta’, mentre il padre finira’ in galera. Anche qui c’e’ da fare una scelta: i genitori possono vivere con i soldi e tenersi il figlio in quelle condizioni. Che la moglie si uccida da sola non e’ consentito, deve morire per forza per mano del marito. La morte della moglie coincide con la premuta del pulsante da parte di un’altra coppia (notare che dei tre casi fatti vedere nel film, e’ SEMPRE la moglie a premere il pulsante).

Questa e’ grosso modo la parte sensata della storia.

Parte Completamente Fuori Come Un Balcone

Il corpo del Signor Stuard e’ un contenitore: ospita un marziano che ci si e’ installato dopo che l’uomo era morto colpito da un fulmine. Il marziano sta facendo degli esperimenti sugli esseri umani in ogni parte del mondo, per verificare la presenza del cosiddetto ‘coefficiente di altruismo’: se viene verificato, ovvero se un numero sufficiente di persone non premera’ il pulsante, i marziani ritarderanno la distruzione della specie umana. Per svolgere i suoi esperimenti, e per scongiurare qualsiasi intralcio non richiesto (tipo mariti che giocano a fare i detective), egli si serve di un numero impressionante di persone di cui prende il controllo e che fa agire come marionette (un segno del fatto che le sta controllando e’ che perdono sangue dal naso). Per cui a un certo punto il film diventa una serie di 
-       volti spiritati che appaiono all’improvviso alla finestra,
 -   automi che ti seguono silenziosamente senza dire una parola,
-       improvviso cambio di sguardo da persona normale a persona posseduta,
-       rivelazioni in stato di trance,
-       riprese dal pov di una persona che spia nell’ombra e che sembra pronta a assalire i 
     protagonisti,
-       indizi inquietanti e collegamenti improbabili.

Tutto questo e’ molto ben fatto, almeno secondo me: mi sono trovata a saltare ripetutamente dalla sedia nonostante avessi ormai capito che
1. per quanto la tirassero, non ci sarebbero cmq state scene splatter perche’ non era lo spirito del film,  
2. tutto questo non aveva assolutamente senso.

Non pago di cio’, lo sceneggiatore ha pensato bene di aggiungerci dei portali spaziotemporali di acqua traslucida, e una ‘scelta delle tre porte’ proposta al marito cosi’ dal niente (una e’ la salvezza, le altre e la nonscelta sono la dannazione), con il suo conseguente pacchetto new age viaggio nel tunnel di luce accecante + assaggio dell’aldila’ + ritorno nell’aldiqua, il tutto condito con improbabili teorie cristianoidi su paradiso, purgatorio e perdono.

Per cui alla fine la riflessione etica sulla scelta di premere il pulsante e’ stata completamente annegata in un complotto degli alieni, e la sua risoluzione di tale scelta in un omicidio con la luce del paradiso negli occhi.

Che schifo.

Tutto questo secondo me non era affatto necessario. Nel breve spazio di tempo che c’e’ stato tra la consegna dei soldi e l’apparizione massiccia di giri di trama improbabili, si vedeva benissimo che la psiche dei due stava gia’ cedendo per le implicazioni e il peso di quello che avevano fatto, e per la paura di sapere che un giorno forse avrebbero potuto morire anche loro per la scelta di qualcun altro. Bastava seguire quel filo li’. Probabilmente sarebbe stato psicologicamente claustrofobico e ossessionante, e magari un po’ noioso, ma se lo scopo del film era far riflettere lo spettatore sul dilemma posto dalla scelta (e questo scopo c’era, perche’ altrimenti il film non sarebbe stato impostato cosi all'inizio’), in questo modo l’identificazione con i personaggi e la riflessione etica avrebbero avuto una base piu’ umanamente realistica e senza risoluzioni di comodo. 
O almeno senza GLI ALIENI come risoluzione di comodo.
E scusate se e’ poco.

Un altro elemento e’ stato messo li’ senza svilupparlo in seguito, presumo quindi solo per mettere un po' d'ansia: l’allievo provocatore che ha costretto la moglie a mostrare il piede menomato. Questo ragazzo dallo sguardo folle e dalle movenze da stalker, fortemente misogino o almeno con una mole di odio irrisolto per la figura materna, appare poi al ricevimento per le nozze dei parenti della coppia, quindi puo’ essere un nipote o un lontano cugino. Nella prima parte del film lo si vede parecchio; sembra che sappia qualcosa, non si sa se riguardo alla scatola o riguardo alla follia umana. Poi sparisce e non si capisce perche’. La battuta migliore del film e’ la sua: quando viene affrontato dal marito che gli chiede se e’ tanto divertente torturare la gente che soffre, lui risponde ‘no, non e’ divertente, e’ tragico’.

Guin Saga The Seven Magi, della Ronin Manga

‘Perla idiotica’ di tutt’altro genere, ieri avevo visto in fumetteria che era uscito il terzo e ultimo volume e l’ho comprato, non per amore ma giusto per vedere come finiva (e ormai avevo gli altri due, quindi…).

Se gia’ dopo aver letto i due volumi precedenti ero fortemente dubbiosa, ma in qualche modo speranzosa che la risoluzione della storia sarebbe stata soddisfacente, la lettura di quest’ultimo volume mi ha fatto vedere la distruzione pure di quel poco che c’era di buono prima.

In breve, la storia

Guin e’ un uomo dalla testa di leopardo, dalle formidabili doti di guerriero, non si ricorda niente del suo passato o di come si sia svegliato un giorno con una testa di leopardo. Il suo viaggio per scoprire se stesso e’ raccontato nella serie di light novel fantasy di Kaoru Kurimoto ed e’ veramente una bella storia. Questa lunghissima serie e’ stata davvero un evento in Giappone (parte dell’ispirazione per Berserk Kentaro Miura l’ha avuta da qui, ... poi ci ha messo violenza e perversione di suo).

The Seven Magi e’ un What If della storia originale, quindi si colloca dopo la fine della serie animata di 26 episodi, e indicativamente dopo il 17 volume.

Qui Guin e’ re del regno di Cheironia, grazie al matrimonio con la principessa Sylvia voluto dal sovrano padre di lei, una volta accortosi che Guin sarebbe stato il re perfetto per il regno. La principessina non e’ per nulla contenta del matrimonio: disgustata da Guin, gli ha fatto promettere che non la tocchera’ mai, ma gli porta rispetto in pubblico. E' un po' stronza, e forse un tentativo di introspezione piu' serio avrebbero fatto miracoli. Le sue enormi tette si intravedono sotto la veste e sono completamente staccate dal resto del corpo, due palloni appoggiati li’, gira in camicia da notte e sembra che anche nel resto del corpo l’abbiano gonfiata con un siringa nei punti strategici.

Guin si rivela un buon re, e si comporta cortesemente con la moglie anche se il suo rifiuto lo fa soffrire. Quando il regno viene invaso da un’epidemia di peste che spinge i sudditi a compiere riti di guarigione a base di sangue di persone sane, Guin si reca nel vicolo della citta’ occupato dai maghi per cercare un rimedio. Spuntano gli immancabili compagni di viaggio: uno e’ un ladruncolo/magnaccia un po’ scemotto che per i tre quarti della storia fa la macchietta comica; l’altra e’ una danzatrice dalle vesti succinte e l’ottava di reggiseno, che cerca di mascherare il suo ruolo da ‘riposo per gli occhi dell’affaticato lettore’ grazie a marysuistiche capacita’ sensitive. Una volta scoperto che Guin non si corica a fianco della regale consorte, la gentil fanciulla non perde un’occasione per dimostrarsi, oltre che una suddita devota al re come faceva prima, anche una femmina compiacente al maschio. Tempo tre minuti, e appare il terzo elemento che conferma che questo e’ uno shonen manga: la Strega Nera. Donna dalle tette ancora piu’ enormi delle precedenti, vestita di un perizoma e di vari gioielli dorati che sottolineano cio’ che non c’e’ alcun bisogno di sottolineare ulteriormente, e’ una vergine illibata che finora si e’ trattenuta perche’ attendeva l’arrivo di un eroe si’ degno da potergliela dare senza vergogna. Per convincere Guin che e’ lui l’eroe si’ degno, cerca ripetutamente di togliersi quel poco che ha addosso e di strusciarsi in ogni modo possibile e immaginabile e a ogni cosa possibile e immaginabile.

Ma tutto questo, per una yaoi fan che fin dalla scoperta dei manga e’ dovuta venire a patti con i fanservices d’obbligo negli shonen manga (fanservices che peraltro non hanno MAI impedito di vedere lo yaoi dove INDUBBIAMENTE C’ERA XP) tutto cio' e’ un dettagliuccio trascurabile, un ‘accorgimento scenico’ tutt’al piu’, la cui palese funzione la lascia ancora perplessa sulle capacita’ intellettive di suddetti shonen, che sborsano fior di soldini attirati con questi banali mezzucci.

Segue un rapido susseguirsi di mostri disgustosi, maghi sporcaccioni ma tanto tanto savi, viaggi in dimensioni fuori dal tempo, profezie apocalittiche, complotti su complotti. Che magari hanno anche senso, ma tutto e’ talmente veloce che sembra piu’ una giostra impazzita che una trama ben costruita. Cmq alla fine si scopre che Guin e’ il perno dell’universo (tipo Hercules della Walt Disney) e che Sylvia e’ posseduta da un demone che ha risvegliato la sua parte malvagia.

Guin, per quanto i suoi pettorali siano un po’ sproporzionati per sottolineare quanto e’ un Vero Guerriero, e per quanto sia reso molto piu’ ottuso dell’originale (passa il tempo a dire ‘Io sono un guerriero, i problemi li risolvo con la mia spada!’.. ‘Questo e’ un problema che posso risolvere con la mia spada?’ … ‘Questo e’ un problema che posso risolvere con la mia spada?’ … ‘Questo e’ un problema che posso risolvere con la mia spada?’), dicevo, pur con tutto questo, ce la mette tutta per confrontarsi con la valanga che gli capita addosso, tra cui la rivelazione che e’ lui ad aver causato la Peste che ha mietuto cosi’ tante innocenti vittime nel regno.
Inoltre, nonostante tutti, ma proprio TUTTI, gli ricordino che non batte chiodo eppur dovrebbe (cosa che farebbe arrivare CHIUNQUE ad allarmistici livelli di frustrazione verso la dolce meta’), nonostante i vari e decisi tentativi di seduzione, e nonostante il comportamento ostile e deluso della sposa, Guin per i primi due volumi sembra sinceramente affezionato a lei, deciso a salvarla e a costruirci un rapporto umano insieme. Chiaramente e’ Il Guerriero Protettore Infinitamente Forte, quindi la sua considerazione di lei si traduce nel tenerla chiusa in stanza o affidarla a un suo sottoposto (soprattutto quando lei gira nel castello ad assassinare gente), ma insomma, quello e’. L’ultima volta che si vedono, sembra che lei si sia un po’ sciolta e stia cominciando a tenere a lui… poi lui parte (insieme a danzatrice, magnaccia/ladruncolo e mago sporcaccione ma tanto tanto savio) per cercare l’ennesimo mago malvagio.

E a questo punto la storia va tutta a remengo.

Abbiamo di nuovo ‘un rapido susseguirsi di mostri disgustosi, maghi sporcaccioni ma tanto tanto savi, viaggi in dimensioni fuori dal tempo, profezie apocalittiche, complotti su complotti’ piu’ campato per aria del precedente.

La Strega Nera Ci Prova Di Nuovo, poi la sua anima viene (finalmente) risucchiata, e c'e' un flashback che dovrebbe intenerirci sulla sua triste vita, ma e’ fatto troppo male perche’ ci si capisca qualcosa.

Il magnaccia/ladruncolo si scopre essere il Super Villain, mago malvagio che mago piu’ malvagio di lui mai si e' visto. Tenta di assorbire la forza di Guin, ma la danzatrice salva il sovrano e il Super Villain si ritira, lasciando il corpo del magnaccia/ladruncolo che ritorna a essere la macchietta di prima.

A questo punto nessun cenno e’ fatto sulla sorte della principessa, ci sono solo i soldati tanto ma tanto contenti che il re ha ristabilito l’ordine.

E Guin cosa fa come ultima cosa? Afferra romanticamente la danzatrice e la fa salire sul suo cavallo, con lei con gli occhioni ‘non ci speravo davvero piu’, evvai!!’ e la storia finisce qui.

Adesso, ok, facciamo pure finire la storia che si mette con la danzatrice, ma mettete qualche minimo accenno prima. Dopo due volumi che la mena ‘Sylvia di qua, Sylvia di la’, non toccatemi Sylvia’ sta scena non sta veramente ne’ in cielo ne’ in terra ne’ in nessuna altra dimensione.

Dato che si sapeva gia’ che tutto il dramma sul destino e il futuro del regno si concludeva ammodo, quella era tipo l’unica cosa un po’ interessante da vedere come finiva.

Che schifo 2.

...scrivere questo post mi ha distrutta…

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