il mio futuro lavorativo: post vago per scaramanzia e per completa impossibilità di progettazione

Jul 20, 2011 00:09

è iniziato il balletto "cerca un lavoro".
ogni giorno ne spunta una: la miglior dicitura per il curriculum, progettino da sistemare, ipotesi di stage, nuovo ente a cui farsi viva, offerte su internet che non si capisce quanto serie sono (questo per la precisione)...non saprò niente di certo fino a ottobre, e in ogni caso non tutto quello che sarà certo sarà anche pagato, ma oggi ho avuto il primo dei tre incontri di questa settimana, ne ho avuto un altro mezzo non preventivato, e mi devo ancora abituare, se permettete. so che mandando avanti quattro o cinque cose è molto più probabile che ne parta solo una, o nessuna, ma dato che queste cose sono in conflitto tra loro il panico al pensiero che me ne riescano anche solo due non riesco a farmelo passare.
In ogni caso, non appena arrivo a casa mamma mi bersaglia di possibili posti a cui fare domanda, considera un'offesa personale il fatto che alcuni enti a cui ho inviato il curriculum si siano permessi di non rispondermi, così come non sopporta qualunque consiglio non venuto da lei. Tanto vale che le do i documenti, trova lei e poi mi dice dove andare, a mo' di marionetta. e forse nemmeno così sarebbe contenta.
Il mio sogno bucolico di dare stabilmente una mano in campagna a mio padre è sfumato con la dura realtà della vita: VOGLIO e DEVO trovarmi un altro lavoro perchè non sono tagliata per lavorare fissa in campagna o in magazzino. Alla lunga mi abbruttisco. è più forte di me. Reggo anche bene per un mesetto, poi basta.
Tuttavia, ho una paura tremenda di abbruttirmi anche in una banca o alle poste o come segretaria, che sono i posti che vorrebbero i miei (e a mente lucida, vorrei anch'io, perchè equivarrebbero a una situazione economica e lavorativa stabile non eccessivamente faticosa così che io per il resto possa continuare a studiare per diletto personale o lavoricchiare nella traduzione). Mi fa una tristezza infinita il pensiero. E lo so che questo è un punto di vista adolescenziale scollegato dalle concrete necessità della vita e a 27 anni dovrei vergognarmene (perchè vogliamo mettere rispetto 1 alla danza degli stage non pagati, 2 rispetto alle concrete possibilità di impiego di sti tempi e 3 si trata di lavori dignitosi). Ma anche qui, non riesco a farmi passare la sensazione di rifiuto istintivo. Fermo restando che non devo per forza arrivare ad adorare questi lavori, vorrei almeno arrivare a riuscire a pensare alla questione con la mente lucida, e non in questo modo.
Per insegnare alle superiori forse ci sarebbe una possibilità remota, ma ho ahimé sviluppato fortissimi pregiudizi sui "ciofini" in particolare sui/sotto i 18 anni (inversamente proporzionale rispetto a quanto studiano e a quanti libri leggono, e direttamente proporzionale rispetto a quanto bevono e fumano), e questo secondo me non costituisce uno spirito giusto di insegnamento. farei come i primi antropologi che andavano a studiare i selvaggi pieni del loro disprezzo per questi popoli primitivi.
Per qui eviterei.
Per lavorare seriamente col giapponese, dovevo studiarlo meglio e tenerlo allenato, punto. Posso sfruttarlo comunque (e mi sto muovendo per farlo), ma ci sono dei limiti. Almeno, sembra che questa volta lo stia riprendendo in mano sul serio. Chissà quanto dura.
Per quanto studiare e approfondire siano azioni in cui mi sento al sicuro (perchè sono 21 anni che lo faccio e bene) contemporaneamente comincio a sentirmene stufa, e ad accettare che per quante cose io sappia di non sapere, non posso continuare a tirarmi indietro dicendo "non sono abbastanza pronta per farlo" perchè sulla carta ho due lauree e varie altre certificazioni, e fosse anche solo per i solid che i miei ci hanno speso (che è un motivo assolutamente valido in sè) devo farci qualcosa con tutto questo, punto. Spero quindi di riuscire a cammuffare la mia performance più o meno bene in quelle situazioni in cui sarà difficile mantenere la parola sulle mie reali capacità.
Cotninuo a spendere soldi non miei, cosa che in questo momento mi fa sentire molto in colpa.
Per adesso preoccupiamoci dello stage, ho la basilica di san marco nella sua interezza da memorizzarmi per il 29,

Oggi pomeriggio ho tenuto mio fratello (ha compiuto da poco sei anni XDDD) e sono particolarmente fiera di come è venuto furoi il pomeriggio. Per fermare i suoi capricci per il fatto che non poteva uscire con la mamma e mia sorella V che andavano per negozi (ancora non capisco perchè li facesse, si sarebbe annoiato da morire), gli avevo detto che se fosse rimasto con me avremmo giocato a nascondino (questo per lui vuol dire "tu corri e io ti prendo") e al bimbo-statua (gioco che presuppone una massiccia dose di inventiva da parte mia). Ma io non ne avevo granchè voglia.
Incredibile ma vero, sono riuscita a dirottarlo sul fare una fila per tutta la casa con i suoi animaletti. il fatto che abbiamo l'intero zoo storico e preistorico in casa, il fatto che suddetto zoo si trovasse disperso in due panche di giocattoli, e il fatto che ho insistito perchè dividessimo gli animali in branchi della stessa specie, hanno permesso di dedicarci a questa amena attività dalle 15.30 alle 18, io in veranda che scavavo nella panca e convincevo a stare in piedi i cavalli che non ne vogliono mai sapere, e lui che mandava avanti la fila in saletta. Dopodichè abbiamo trasformato la scala a chiocciola con la sua moquette verde nei "terreni di cova" utilizzando ongi gioco che vagamente potesse fare da tana, dei fazzoletti azzurri, verdi e grigi per fare il lago, la prateria e il ghiacciaio, il berretto color verde militare di mio fratello per fare la pozza di fango dei maialini. due valigie di carpisa, due sgabelli e una poltrona sono diventati le montagne dove stavano i lupi e gli stambecchi, con tanto di ponti tibetani di collegamento fatti con dei lego di legno. Le varie storie che si è inventato lo hanno tenuto piacevolmente occupato per le successive 2 ore e io mi sono molto divertita ad "arredare" lo scenario.  
Queste si che sono soddisfazioni.

growing up, dibattersi incastrati nei propri limiti, everyday life

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