Harry Potter
Cascando - Capitolo III
Draco/Hermione
Parole: 2182
Prompt: Rosso
Hermione aveva sempre pensato che Diagon Alley fosse un luogo pieno di fascino. Non solo le vie principali, fin dal mattino animate da una variopinta folla di persone vestite in modo bizzarro e in colori variegati, ma anche per i suoi vicoli e per le strade secondarie meno trafficate e più caratteristiche.
Il piacere di passeggiare nei viali silenziosi, accompagnata solo dal rumore dei suoi passi sul selciato, era uno dei pochi lussi che la giovane Auror si concedeva ogni giorno, consapevole che per via del suo lavoro nessuno l'avrebbe importunata; era diventata, suo malgrado una figura molto conosciuta, soprattutto per via delle interviste che rilasciava spesso alla Gazzetta del Profeta. Qualcuno l’aveva definita il Presagio Scarlatto, per via del fatto che ogni volta che compariva su un giornale, da qualche parte nel mondo magico britannico qualcuno era stato brutalmente ucciso.
Era da molto che non le capitava di alzarsi così presto la mattina. Quel giorno il suo orologio biologico aveva deciso di svegliarla alle cinque ed Hermione, che non aveva mai amato poltrire nemmeno ai tempi della scuola, aveva preferito uscire di casa e andare a passeggiare. Amava perdersi nei suoi pensieri mentre, senza prestare attenzione alla meta, si dirigeva là dove i suoi piedi decidevano di condurla. Era capitato più volte che si perdesse, altre volte invece, quelle volte in cui si ritrovava a Diagon Alley, dopo innumerevoli giri, finiva sempre con l'entrare in qualche libreria. Proprio come ai vecchi tempi non aveva perduto il suo amore per le pagine scritte, per i vecchi tomi polverosi, per l'odore della carta e il fascino delle parole, le davano un senso di pacatezza, di armonia, di pace.
Pace era ciò che cercava quella mattina, ma, si sa, quando si desidera ardentemente qualcosa non è così semplice trovarla. Soprattutto non se sei una strega, sei associata al rosso per via del tuo lavoro e ti chiami Hermione Granger.
Così mentre girava in una piccola stradina all'interno di una cupa Nocturn Alley si accorse che poco dietro di lei, da una becera e malridotta locanda erano fuoriusciti due individui incappucciati. Si chiama deformazione professionale, è quel comportamento che ti porta ad estendere particolari atteggiamenti o modi di fare tipici del tuo lavoro anche nella vita di tutti giorni; quei due, che camminavano in modo tanto guardingo, lanciando lunghe occhiate alle loro spalle, facendo ben attenzione a non mostrare il viso, non potevano non attirare la sua attenzione.
Dentro di sé si ritrovò ad imprecare per quell'imprevisto poco gradito, avrebbe perso tempo prezioso, poteva dire addio al suo cappuccino e al giro in libreria. Rallentò, cercando di farsi notare il meno possibile, sentiva i loro passi accelerare in modo quasi convulso, come avessero fretta di fuggire da qualcuno. Quando pensò fossero sufficientemente vicini, quasi prossimi a superarla, si fermò di botto e, nemmeno lo avesse calcolato precisamente, sentì un peso andarle a sbattere contro la schiena, seguito un'imprecazione.
«Per tutti i fulmini infami e i babbani maledetti!» disse la voce che Hermione si rese conto conoscere molto bene.
«Malfoy?» domandò girandosi quasi a rallentatore.
«Granger? Dovevo immaginarlo che quei capelli da pazza fossero i tuoi. Ora potresti levarti? Sei in mezzo al passaggio e noi avremmo fretta,» rispose brusco senza nemmeno degnarla di uno sguardo.
«Non prima di avermi detto cosa ci facevi in questo posto a quest'ora della mattina, prima di venire in ufficio.» Borbottò Hermione, che si era già seccata per come le stava parlando e per l'idea cretina che aveva avuto per fermarli, idea che le aveva procurato un leggero mal di schiena.
Mentre Draco cercava di arrabattare una scusa convincente, il cappuccio della sua compagna scivolò di lato e, quei pochi secondi che furono concessi alla giovane Auror, prima che venisse risistemato in fretta e furia, furono sufficienti per riconoscere nella figura incappucciata Gertrude Robertson.
Di nuovo.
Non era difficile capire cosa temessero o chi. Quello che davvero la Granger si stava chiedendo era come. Come si poteva essere così stupidi da provarci ancora con la donna più vacca dell'intero Ministero della Magia britannico? Soprattutto quando eri stato l'unico imbecille che era riuscito a farsi cogliere sul fatto dal marito, che oltretutto era anche il tuo capo?
Si sentiva divisa in due, da una parte sentiva l'impulso irresistibile di insultarlo, dall'altra quello di scoppiare a ridergli in faccia, pietrificarlo e lasciarlo lì in attesa dell'arrivo di Dalbert.
Tuttavia, in quel modo Draco sarebbe sicuramente finito al San Mungo, o peggio morto in una pozza di sangue rosso, e lei avrebbe dovuto non solo compilare tutte le pratiche che lo riguardavano, in quanto suo nuovo capo, ma anche fare il lavoro che non avrebbe svolto in ufficio. Per non parlare delle prese in giro, già continuavano a chiamarla Presagio Scarlatto, se poi uno dei suoi sottoposti avesse deciso di farsi pestare a sangue chissà in che fantasioso modo l’avrebbe chiamata la stampa - che per qualche strano motivo ogni volta la collegava al colore rosso, solo perché era lo stesso colore del sangue. Hermione aveva provato a dire che sì, era stata Grifondoro e capiva che l’associazione mentale fosse inevitabile, ma in realtà nel fondo del cuore avrebbe preferito un soprannome un po’ più altisonante e meno ridicolo. Niente colori insomma.
Decisamente, in ogni caso, perdere Malfoy a causa di un pestaggio molesto, non era qualcosa che sarebbe andato a suo vantaggio (anche se sicuramente l’avrebbe divertita).
Si girò verso la Robertson e con fare per niente affabile, nessuno la pagava per essere gentile dopo tutto, la invitò a levarsi di torno; afferrando poi Malfoy per una manica se lo trascinò lungo una stradina che si affacciava su Diagon Alley: “Ruby Road”, iniziò a pensare che fosse un presagio.
«Di tutti gli imbecilli che conosco tu sei sicuramente il più grande, si può sapere cosa ti è saltato in mente?» gli gridò a sei centimetri dalla faccia dopo essersi fermata prima di immettersi tra la folla nella via principale.
«Prima di tutto non sono affari tuoi, Granger, se hai l'animo della crocerossina sappi che hai sbagliato lavoro; seconda cosa, se urli così attirerai l'attenzione di tutta Diagon Alley, cosa che preferirei evitassi, se pensi di esserne in grado.»
Hermione contò fino a dieci. Era un trucco che aveva imparato quando stava con Ron e che le era servito spesso. Ogni volta che il rosso - anche lui, ma allora era una persecuzione - diceva una cavolata o qualcosa di decisamente fuori luogo, lei prendeva un respiro e si metteva a contare fino a dieci ispirando ed espirando a ritmo regolare. La aiutava a farsi una ragione del fatto che non era colpa del suo interlocutore se aveva un evidente ritardo di qualche tipo, quindi mentre respirava si ripeteva nella testa “non tutti possono essere intelligenti”, come fosse un mantra o una verità universale.
«Malfoy, ora ti dirò una cosa, e non voglio doverla ripetere mai più. Tu lavori per me, e se ti accade qualcosa devo compilare un mucchio di scartoffie, quindi se, e dico per ipotesi, se York ti trovasse con sua moglie e ti facesse fuori dovrei occuparmene io, e sarebbe una gran seccatura, quindi sarebbe il caso che ti trovassi un'altra con cui andare a letto. In caso contrario, vorrei solo farti notare che, fortunatamente per me, sono sufficientemente esperta in omicidi da poterti eliminare senza lasciare alcuna prova, e ti ricordo che Harry Potter è il capo degli Auror oltre che essere il mio migliore amico e non avrebbe alcun problema a fingere che tu sia disperso in una qualche missione segreta in Siberia.» Hermione sorrise amabilmente «Tutto chiaro?»
«Cristallino, Mezzosangue.»
«Perfetto.» borbottò tirando il cappuccio del mantello sopra la testa «Ora, siccome siamo in anticipo andiamo a fare colazione da Fortebraccio, muoviti.»
Harry Potter aveva un dono: era in grado di perdere qualsiasi cosa.
Poca importanza aveva dove si trovasse o cosa avesse in mano, non aveva nessun rilievo quanto la stanza fosse ordinata, e vani risultavano ogni volta i suoi tentativi di mettere ogni cosa al posto giusto; ogni volta che il bambino sopravvissuto cercava un oggetto, soprattutto se importante, finiva con il non trovarlo mai.
Per questo - oltre che per organizzare la sua fin troppo incasinata routine - era stato indispensabile assumere qualcuno che gli facesse da segretaria. I colloqui di assunzione erano stati lunghi ed estenuanti, era necessario non solo qualcuno di competente in ambito burocratico e legislativo, ma anche una persona che fosse in grado di aiutarlo nell’amministrazione dei fondi che venivano concessi al reparto Auror e che fosse in grado sostenere ritmi di lavoro molto pesanti. Certo queste erano solo le qualità principali, oltre a queste serviva una persona coi nervi d’acciaio, che non si sconvolgesse ogni volta che Rogers entrava nel suo ufficio coperto di sangue da capo a piedi, dotata di estrema pazienza e calma, che non desse di matto per le continue battute idiote e richieste di appuntamenti di Neil Rochester, e con una lingua tagliente, per riuscire a tenere a bada alcuni dei suoi peggiori agenti come Cordelia Wilse o Oliver Connors.
Aveva tenuto i colloqui assieme ad Hermione ed alla fine avevano selezionato due gemelle, giudicando più opportuno dividere la mole di lavoro tra due persone e pensando che il livello di conoscenza tra le ragazze avrebbe facilitato la loro sopravvivenza in quel dipartimento che era conosciuto al ministero come “settimo girone dell’inferno”, o anche “la landa del sangue scorrente”, e per i più intimi “il reparto crepa in fretta”. Dicevano anche che la A del reparto Auror fosse rossa proprio come presagio a ricordare a tutti che sarebbero finiti schiantati a terra, coperti nel proprio sangue; non che avessero tutti i torti, in effetti gli assunti del Reparto Auror difficilmente arrivavano interi - o peggio vivi - alla pensione.
Le due gemelle selezionate da Harry ed Hermione si chiamavano Cleo e Malva Moore, entrambe non più alte di un metro e cinquantacinque, paffutelle e dai brillanti occhi verdi; Cleo aveva lunghi capelli color rame, che al sole sembravano completamente rossi, quasi sempre legati in una coda di cavallo che decorava con adorabili nastri colorati ed elastici glitterati, i suoi colori preferiti erano il vermiglio e il bianco e il suo abbigliamento, composto principalmente di tailleur e completi, non mancava mai di ricordarlo al mondo. Indossava gli occhiali per lavorare e la sua montatura spessa e brillantinata non passava certo inosservata. Malva, invece, aveva un pratico taglio a caschetto e ogni settimana si presentava al lavoro con un colore di capelli diverso - Hermione aveva vanamente provato a farle capire che la sobrietà era fondamentale per un membro del ministero, ma aveva rinunciato il giorno in cui Malva si era presentata con una coroncina di fiori su una testa arcobaleno - al contrario di sua sorella Malva preferiva indossare abiti più comodi e pratici, quasi sempre jeans e camice, ma era capitato spesso di vederla arrivare infagottata in terribili maglioni di lana colorata, al confronto dei quali i famosi maglioni Weasley sarebbero sembrati capi d’alta moda. Entrambe avevano uno spiccato senso del dovere e si erano dimostrate fin da subito competenti e affidabili, Harry sarebbe stato perso senza di loro, Hermione e gli altri capi delle sottosezioni del dipartimento Auror le adoravano e quelli dei servizi amministrativi del Wizengamont ne erano terrorizzati.
Quella mattina, che per Hermione era già iniziata male, stava per prendere una piega peggiore. Da sempre esperta di Artimanzia, per cui nutriva una vera e propria passione, la giovane donna aveva negli anni messo da parte la divinazione e soprattutto la chiaroveggenza, per la quale non era mai stata molto portata e aveva quindi perso l’abitudine di riconoscere i segnali. Certo, se fosse stata più sul pezzo avrebbe potuto forse capire che quella spiacevole costante che oramai rappresentava il Rosso nella sua vita, come colore, soprannome, colore dei capelli di chi la circondava, andava rinforzandosi in concomitanza di un evento spiacevole e spesso di un omicidio. Questo voleva dire che, se vi avesse fatto attenzione, avrebbe notato come ogni volta che le circostanze della vita le presentavano in sequenza il lo stesso colore, dal sottotono scarlatto, un omicidio era dietro l’angolo.
In quel caso, siccome le sfighe non vengono mai da sole, Hermione si ritrovò ben presto con due gatte da pelare: un nuovo cadavere e un ex fidanzato pel di carota un po’ troppo molesto.
La sua consolazione fu che, dall’altra parte del reparto, Malfoy, convocato da Harry in persona, non se la stava di certo cavando meglio e, anzi, stava pagando per il mal di schiena che Hermione si era accidentalmente provocata quella mattina, nonché per la sua stupidità.
Prima di diventare un membro del dipartimento Auror, Draco aveva solo sentito voci sul loro conto, voci che le dipingevano come degli esseri senza cuore né anima, disposti a passare sopra qualsiasi avversario pur di accaparrarsi più fondi per il dipartimento. Non che avesse dato troppo peso alle voci di corridoio, quello che si diceva sul “settimo girone” era sempre molto esagerato. Ebbe presto modo di sperimentare sulla sua pelle quanto ognuna delle voci che giravano sulle gemelle Moore fosse assolutamente fondata.