Fandom: One Piece
Titolo: Abstract | A prologue
Parole: 1507
Warning: modern!AU, thief!AU
Prompt: Venezia
Scritta per la Week 5 | M2 | CoW-T 10
Le calli rimbombarono del rumore dei suoi tacchi.
Forse non era stata l’idea migliore, ma Nami non era il tipo di donna da accettare compromessi e i tacchi erano il suo marchio di fabbrica, da sempre. Certo svaligiare appartamenti con un paio di sneakers era più semplice, ma era forse di classe? Assolutamente no.
Si sistemò i capelli arancio in una coda alta, scuotendo piano il capo per evitare che le rimanessero ciuffi ribelli di fronte al viso. Il suo contatto la stava aspettando in piazza San Marco e non poteva lasciarlo attendere oltre. Law era un uomo di poche parole e poca pazienza e Nami aveva imparato che con gli uomini così nemmeno il suo fascino funzionava come arma. Fece capolino dal colonnato di marmo della piazza, i tavolini disposti ordinatamente erano affollati da turisti, le loro voci confuse ed eccitate riempivano l’aria, già pesante per il caldo e l’umidità. Nami adorava la ressa di quel posto, era perfetta per sfilare dalle tasche di ignari passanti portafogli e orologi, in fondo lo sapevano tutti che a Venezia c’erano troppi turisti, lei si limitava a fare quello che qualsiasi cittadino di buon senso avrebbe dovuto fare: alleggerire la città dal turismo sfrenato. A dirla tutta avrebbero dovuto farle un encomio pubblico, magari anche una statua, in oro possibilmente, così che avrebbe potuto rubare anche quella.
Uscì dalla penombra rinfrancante del colonnato, percependo il calore del sole aggredire nuovamente la sua pelle. Meno male che sua sorella le aveva regalato, anche quell’anno qualche tonnellata di crema protettiva a fattore 50+, non fosse mai che rischiasse di rovinare la sua carnagione da principessa sissi. Che comunque si abbronzava anche, doveva solo stare attenta che il primo strato non si trasformasse in un arrosticino bruciato.
In ogni caso, per essere giugno la temperatura era ancora sopportabile,a tratti addirittura piacevole, almeno per lei, ma lei era sempre stata un animale estivo, al contrario del suo contatto.
Law la aspettava ai piedi dell’immenso campanile, i mattoni rossi splendevano sotto il sole caldo, trattenendone il calore. Il giovane indossava una camicia leggera a maniche lunghe, la sua carnagione - se possibile - era ancora più sensibile di quella di Nami motivo per cui ogni estate era una cazzo di tortura.
«Volevi farmi aspettare ancora un po’?»
«Non rompere» rispose la ragazza storcendo il nasino «Muovi quel culo da red carpet e vieni con me a bere qualcosa».
«Costa».
«Non dire stupidaggini, ovviamente non paghi mica tu» gli fece notare Nami agitandogli sotto il viso il portafoglio di qualcun altro.
«Ah già, che imbecille. Non ci avevo pensato» ammise, seguendola a passo lesto verso uno dei loro locali preferiti.
Il caffè Florian era uno dei locali storici di Venezia, con i suoi decori art noveau e i camerieri in livrea, era il simbolo di una Venezia turistica e ricca, oggetto di desiderio e di attrazione turistica. Era anche una piccola miniera d’oro perché il viaggiatore ingenuo, attirato dalla bellezza del luogo, vi entrava senza pensare a quanto avrebbe speso, ritrovandosi con il portafoglio notevolmente alleggerito.
I tavolini esterni erano baciati dal sole, ma non in modo fastidioso.
Si sedettero e ordinarono due caffè insieme a un vassoio di colorati e dolcissimi macarons, dolci che Nami amava moltissimo. Le ricordavano la sua città natale e la Francia, sapevano di casa, profumavano di infanzia e li considerava sempre di buon auspicio.
«Quindi? Di cosa volevi parlarmi?» domandò girandosi verso Law, inclinò il capo leggermente, con fare inquisitorio.
«Come tu ben sai stanno per aprire una nuova mostra, si tratta di un evento unico mai visto prima che unisce indissolubilmente due mondi: quello dell’arte e quello della medicina».
«Ugh. Sento che sta per arrivare una lezione di storia».
«Se vuoi lavorare con me ti becchi gli spiegoni, altrimenti torni in Francia».
«Non sia mai, les escargot mi mancano, ma qua c’è la pasta al forno. E lo spritz a 3 euro».
«Soprattutto lo spritz a 3 euro. Comunque, come stavo dicendo, la curatrice della mostra si chiama Robin ed è la nostra fonte principale, mi ha fatto pervenire innumerevoli abstract sul tema e sul concept della mostra e tu meglio di tutti dovrai diventare un’esperta del settore».
«Perché sempre io?» si lamentò la ragazza storcendo il naso e finendo il caffè.
«Perché rimani la più intelligente, Nami. Paga che andiamo, ho tutti gli appunti a casa».
L’appartamento di Law si affacciava sul Canal Grande, le finestre sbilenche lasciavano entrare la brezza estiva, spalancandosi sull’acqua salmastra della laguna. Dal basso saliva il vociare della folla incessante, gondole, vaporetti e piccole imbarcazioni sfrecciavano veloci sulla superficie inquieta del canale più famoso della città.
«In pieno contrasto con le epoche precedenti, che avevano visto uno sviluppo incredibilmente avanzato della scienza medica - arrivata a dividersi tra medicina legale e sociale dopo avere trovato il suo posto nella società con l’organizzazione di vere e proprie strutture ospedaliere -»
«Hai appena iniziato e stai già divagando, ti prego».
«No, ma guarda che davvero, è molto interessante. Robin è una donna affascinante, ha una competenza tecnica notevole e un modo di parlare molto avvincente, anche quando parla di arte».
«Vuoi trombartela, ho capito. Possiamo però andare avanti? Sto prendendo appunti e se continui a divagare ogni cinque minuti rischiano di diventare quarantasette pagine invece che tre».
«Nami… sai essere più noiosa di Kidd alle volte».
«E tu non hai negato...»
«Stronza» borbottò Trafalgar, tornando al soggetto del loro discorso «Come stavo dicendo, in epoca medievale, a seguito del deterioramento dell’organizzazione imperiale, tali strutture ospedaliere andarono a sfaldarsi, portando alla perdita della circolazione e dell passaggio delle nozioni scientifiche. Già nel IV secolo la decadenza della medicina è completa, e le conoscenze mediche rimaste, oramai esigue, non sono che scarne nozioni mutuate dai pochi trattati di medicina sopravvissuti dal periodo greco-romano. Questi ultimi sono testi frammentari, studiati per lo più da individui privi di una appropriata preparazione di base, che fanno affidamento su conoscenze precarie che vanno sempre più mescolandosi alla convinzione che la benignità divina, più che la sapienza umana, sia ciò che può portare alla salvezza fisica, e non solo spirituale».
«Un po’ come adesso insomma...»
Law la ignorò.
«La maggior parte della popolazione affidava le sue speranze di guarigione alla Chiesa e si rivolgeva a Dio per ottenere salvezza; a Dio erano dedicate preghiere ed ex voto, e la concezione della malattia rimaneva indissolubilmente legata all'idea del destino immutabile dell'uomo, alla nozione di peccato. La volontà divina manteneva un ruolo di primo piano nella società risultando forza motrice di ogni avvenimento».
«Mi correggo» lo interruppe Nami nuovamente «Esattamente come ora».
«Hai finito?»
«Oh andiamo, lo dici sempre anche tu no? So benissimo che prima di fare questo lavoravi come medico, non mi dire che la gente non veniva da te per chiederti di curarla e poi ringraziava il suo amico immaginario per avergli salvato il culo»
Silenzio.
«Come sospettavo».
Law sospirò sconsolato, chiudendo con un tonfo il pesante manuale che stava utilizzando per spiegare a Nami la situazione.
«Si può sapere cosa dobbiamo rubare?» domandò la rossa, fissandolo dritta negli occhi e diventando improvvisamente serissima «Fino ad ora ho sentito un mucchio di bellissime parole, un sacco di storia, ma non ho ancora sentito le paroline magiche».
«Ovvero?»
«S O L D I » scandì bene Nami, piegandosi verso di lui e gesticolando platealmente con la mano.
«Ok, ok, non serve essere così venale».
«Sei scemo? sono una ladra, certo che serve essere così venale!» gli ricordò Nami «E ora fammi il santo favore di smetterla di prendermi in giro e parliamoci chiaro».
«Molto bene» commentò Law diventando improvvisamente serissimo «Il valore di questa collezione è inestimabile, tuttavia non ci interessa di certo rivenderla a un museo quanto più al mercato nero. Robin ha trovato un possibile compratore, io ne ho un’altro, entrambi sono disposti a sganciare diverse centinaia di milioni di euro per impossessarsi di questi manoscritti minati».
«Cosa non mi stai dicendo?»
Law aggrottò le sopracciglia e storse il naso in una smorfia di disgusto.
«Non è che non voglio che tu lo sappia, Nami, ma avrei preferito non approfondire troppo».
«Cos’è improvvisamente non ti fidi più di me?»
«Non è quello, non è che non mi fidi… davvero...»
Nami aggrottò a sua volta la fronte e fisso il giovane dritto negli occhi, si sporse in avanti e i suoi capelli aranciati le ricaddero oltre la spalla.
«Law? Chi è il compratore?»
Il ragazzo si morse un labbro.
«Uno si chiama Crocodile, è un russo dall’aria poco raccomandabile, so solo che Robin ci ha avuto a che fare qualche anno fa, credo abbiano avuto una relazione o qualcosa di simile».
«Law...»
«Cosa, ti ho risposto!»
«Hai detto che ce n’erano due e hai abilmente glissato sul secondo, so che mi stai nascondendo qualcosa. Forza, sputa il rospo».
«Nami...»
«Niente “Nami” con quel tono da cane bastonato, forza!»
Law sospirò, si passò una mano sul viso con aria stanca, quasi sconfitta, quindi riaprì gli occhi e si girò verso la sua collega e amica.
«Donquijote Doflamingo… È Doffy, Nami...»