Fandom: Frozen
Parole: 745
Prompt: Sacred sexuality
Note: historical AU!, celtic lore!AU, HansAnna - week 6, M1
La sacerdotessa sospirò piano, osservando il fuoco della pira che bruciava lento salendo verso il cielo.
La notte era calata già da diverse ore e il cielo si era coperto di stelle che insieme alla luna, piena e apparentemente gigantesca, andavano a illuminare la notte.
Non avevano acceso torce, non quell’anno, avevano deciso che non era necessario e che dopotutto non ve ne era alcun bisogno i quanto già l’enorme falò illuminava l’intera radura.
Senza contare, pensò Anna osservandosi le mani candide, che quella luna così immensa avrebbe potuto illuminare la strada di qualsiasi viandante, perfino tra le spesse fratte delle foreste britanniche.
«Sei pronta?» le domandò la somma sacerdotessa avvicinandosi silenziosamente alle sue spalle «È qui».
No, Anna non era pronta, ma aveva poca importanza, si era offerta volontari, dopo tutto e il rituale della rinascita era essenziale per l’arrivo della primavera e doveva essere portato a termine, quindi annuì piano.
La somma sacerdotessa non vide lo sguardo di rassegnazione nei suoi occhi; non perché priva di empatica, ma perché i suoi occhi non erano oramai che cavità vuote, incapaci di vedere qualsiasi cosa, ma illuminati dalla saggezza della dea.
«Andrà tutto bene, vedrai bambina» le disse accarezzandole il capo.
Anna le credette, perché così le avevano insegnato a fare. Si strinse nella tunica candida, tremando leggermente per il vento fresco della notte estiva, quindi si incamminò verso il centro del tempio dove l’aspettava il sacerdote del dio.
Era un uomo anziano, il sommo sacerdote, così anziano che dicevano avesse veduto la discesa degli dei stessi, molti anni prima; Anna non ci credeva più di tanto, ma questo non le impediva di sentirsi intimorita da quella lunga barba argentata e dai suoi occhi vacui.
«Muoviti ragazza, ti sta aspettando» la riprese l’uomo «Dovresti sapere quanto è importante questo rituale».
«Non intimorirla, vecchio pazzo squilibrato» lo ammonì la somma sacerdotessa «Sai bene quanto me quanto può essere spaventoso per una vergine della dea».
Quindi si rivolse verso Anna, sorridendole con fare materno.
«In questa notte di Beltane, bambina, segui la dea in questo momento di fertilità e rinascita, è un sacro rituale che vede la tua sessualità e il tuo corpo diventare il corpo della dea e quello del tuo amante il corpo del dio. È un grande onore».
Anna annuì piano, non era ancora del tutto convinta, ma non stava certo a lei negare l’importanza di quel rituale sacro.
Si incamminò lentamente verso l’esterno del tempio, quindi seguì il sentiero oltre i fuochi di Beltane verso la radura sacra, dove sapeva aspettarla il suo amante. Per un momento ricordò le parole di sua madre, parole che le giungevano da anni passati, da una vita lontana.
Il sesso, le aveva detto una volta, può essere un atto così privo di senso, Anna, una sensazione così superficiale, sebbene piacevole. Può essere come un campo di battaglia, la rappresentazione più dolorosa della distanza tra due persone. Però può anche essere la porta di accesso per la più profonda connessione di due anime, può condurre a un’intensità di emozioni in grado di spazzare via la vita come la conoscevamo per lasciare spazio a qualcosa di nuovo, che possiamo raggiungere solo attraverso la condivisione della propria vulnerabilità.
Erano anni che non ci ripensava, sua madre dopo tutto, come lei era stata una vergine della dea ed era stata scelta per la notte dei fuochi di Beltane.
«Sei in ritardo» la voce arrivò dalla sua destra, ci volle qualche secondo perché Anna fosse in grado a mettere a fuoco chi le stesse parlando. Era Hans, e chi altri se non lui poteva venire scelto come tramite del dio? Dopotutto Hans aveva tutto, era nato in una famiglia prestigiosa, ognuno dei suoi dodici fratelli era stato scelto prima di lui, e probabilmente il suo valore in battaglia lo avrebbe presto condotto a guidare una parte dell’esercito.
Probabilmente, pensò Anna tra sé, si stava chiedendo chi mai avesse potuto scegliere una ragazza tanto scialba e dimenticabile come lei per un avvenimento così importante.
«Perdonami» borbottò appena.
Hans scosse il capo porgendole la mano e attirandola più vicina.
«Ti stavo aspettando, Anna».
«Aspettavi… me?»
Hans annuì appena «Sei pronta?»
Anna osservò le pelli gettate nella radura, il profumo fresco dei fiori giunse fino a lei sospinto da una leggera brezza notturna.
«No» sussurrò piano, lasciando che le sue mani la spogliassero.
Ed era vero. In lei non c’era niente di pronto, ma di quello se ne rese conto solo molti anni più tardi.
Fandom: Frozen
Parole: 251
Prompt: Movement
Note: HansAnna - week 6, M1
La gonna a pieghe di Anna si solleva con grazia ad ogni giravolta ed Hans pensa che per lei, forse, la testa potrebbe anche perderla.
Le mani candide afferrano saldamente le sue spalle, mentre la giovane principessa volteggia tra le sue braccia e lascia il giovane la guidi in quella danza per cui si è allenata così poco. Hans è deciso ma delicato, la conduce con sicurezza, senza fretta, senza farle percepire di essere fuori tempo.
«Devi perdonarmi» gli sussurra piano «Non ho mai avuto molte occasioni per imparare».
Una parte di lui la capisce, quasi comprende, Anna ha un modo di fare genuino e quasi adorabile, che lo colpisce dritto al cuore anche se non osa ammetterlo, non può farlo.
Oramai il piano è in corso, ogni cosa si sta muovendo nella direzione giusta, un po’ come loro due su quella pista da ballo. Sospira piano e le sorride, cercando di celare il turbinio di emozioni contrastanti che lei gli provoca sorridendogli a sua volta.
Avrebbe preferito avere a che fare con Elsa. Certo sarebbe stato più difficile, forse impossibile, ma sicuramente di Elsa non si sarebbe innamorato a prima vista… Che cosa diamine sta pensando? Non è questo quello che prova per Anna.
Non prova niente e il subbuglio interiore che sente non è che agitazione, eccitazione al pensiero che si stia avvicinando sempre di più alla sua agognata meta.
Forse, pensa fugacemente prima di muovere la sua attenzione su altro, Anna potrà rimanere in ogni caso al fianco…
Fandom: Frozen
Parole: 852
Prompt: The Outlaw
Note: Old Wild West!AU, supernatural beings!AU, Ade/Persephone!AU, Ade!Hans, Persephone!Anna, HansAnna - week 6, M1
L’ultima volta che lo ha visto penzolava da una forca.
Lo ricorda come se fossero passate solo poche ore; ha avuto incubi per mesi, sognando il suo corpo privo di vita penzolare senza forza da quella corda logora. Si è svegliata urlando nel cuore della notte, gridando il suo nome alla ricerca di qualcuno che sapeva non esistere più.
Assottiglia lo sguardo e afferra il fucile nascosto sopra il bancone, sa bene che non può fidarsi dei suoi sensi, e - ancora di più - non può fidarsi di lui, sempre che quello sia davvero lui.
«Ti ho visto morire» sussurra con la voce rotta, sta facendo del suo meglio per non cedere a una crisi isterica, per non mettersi a piangere, a gridare, correndo tra le sue braccia scossa dai singhiozzi.
La vecchia Anna lo avrebbe fatto, senza esitazione alcuna, ma la vecchia Anna viveva di sogni (ora infranti) e di illusioni (ora svanite). Lei è più disillusa, ha visto il mondo e questo l’ha cambiata, ha visto le ombre e cosa si celava al loro interno e non nutre più i timori della sé stessa del passato.
«E ora sono qui» risponde Hans, sedendosi su uno degli sgabelli sbilenchi e fissandola da dietro il cappello da cowboy.
I suoi speroni tintinnarono debolmente contro il legno, un filo di terra scivolò silenzioso a terra mentre con un gesto rapido e sbrigativo Hans spostò il pesante soprabito per sedersi più comodamente.
«Ti ho visto morire» ripetè debolmente Anna, senza appoggiare il fucile. Si appoggia con fare aggraziato alla vetrata dietro di sé, alle sue spalle bottiglie e bicchieri rumoreggiano debolmente, la giovane si premura solo che l’uomo di fronte a lei noti bene cosa ha in mano.
«I proiettili sono d’argento» mormora piano senza smettere di fissarlo «Benedetti in acqua santa, incisi in enochiano».
«Ah la lingua degli angeli» sorride appena ed Anna si sente mancare il fiato perché quel sorriso per lei è stato tutto per così tanto tempo «E cosa pensi che potrebbero farmi, Anna? Sono solo un fuorilegge».
«Forse, ma anche un semplice fuorilegge muore per un colpo di fucile, Hans… o spezzandosi il collo cadendo dalla forca».
«E quando mai hai pensato che ci fosse qualcosa di semplice in me?»
La giovane si morde il labbro.
«Forse quando mi hai dato asilo quando mi nascondevo dopo avere rubato tre mandrie di vacche dalla fattoria dei Corona?»
Si allunga oltre il bancone, afferrando un bicchiere che Anna ha lavato da poco, quindi allungandosi ancora un poco afferra una bottiglia di whisky e se ne versa due dita.
«O quando mi hai vsto far saltare la miniera abbandonata? O forse quando abbiamo assaltato la diligenza che attraversava il canyon? Dimmi Anna, quando mai sono stato “semplice”?»
«Mai» conviene lei, avvicinandosi piano e appoggiando il fucile solo un momento - giusto per strappargli la bottiglia di mano, perché vivo o morto, umano o meno, nessuno si serve da bere da solo nel suo saloon.
Gli versa da bere e riappoggia la bottiglia dove dovrebbe stare, ovvero lontano dal bordo del bancone.
«Ti ho visto morire, Hans. Sei un fuorilegge, ti hanno arrestato, ti hanno processato e ti hanno ucciso, e siccome sei anche un assassino non hanno lasciato che nessuno recuperasse il tuo cadavere, lo hanno gettato lontano, nel deserto dove solo i corvi e gli sciacalli sarebbero potuti arrivare».
«E per tre notti e tre giorni sei scivolata fuori da queste mura, allontanandoti silenziosamente nel cuore della notte, varcando i confini della città fino a raggiungere le estremità più lontane del deserto per coprire il mio corpo con la terra del tuo giardino; per tre giorni e tre notti hai attraversato il fiume e hai attraversato il deserto per piangere sul mio cadavere finché non hai avuto più lacrime o non ti hanno bloccata».
Anna lascia cadere il fucile e si avvicina appena.
«Come fai a...»
«Oh Anna, davvero non ti sei ancora resa conto di nulla? Davvero non ricordi? Vuoi sapere come faccio a saperlo? Lo so proprio come so quanto dura una strada, quanto lungo è il sole e larga la rugiada che si posa la mattina sui pomodori del tuo orto; so quanto pesa il tempo e quanto è vasta la sera, quanto misura un’ora e quanto sottile è una frontiera».
Lo vede dai suoi occhi che non ha capito, che ancora non ricorda.
«Anna io non posso morire… e nemmeno tu» mormora a mezza voce bevendo di getto il suo whiskey «Davvero non ricordi chi sei?»
Anna scuote il capo senza capire, l’unica cosa che è riuscita a comprendere di quel discorso è che Hans è ancora vivo e che è davvero lì, davanti a lei e non è un changeling, non è un doppelganger o un faerie, è davvero Hans.
«Anna» le chiede l’uomo alzandosi in piedi e guardandola fissa negli occhi e per la prima volta Anna li guarda e nota che non sono verdi come ha sempre pensato, ma sono del colore della notte, brillanti come il sangue, profondi come l’oltretomba «Anna, ti sei mai chiesta perché dove passi tu crescano i fiori?»