Saint Seiya
Shaina/Seiya
AU: Seiya è un affermato scrittore in crisi, che si reca in Grecia per ritrovare la sua musa ispiratrice…
Prompt | Skyline Pidgeon
1104 parole
Week 7 - M2
Spread your wings
Let me fly to distant lands
Over green fields, trees and mountains
Flowers and forest fountains
Home along the lanes of the skyway
- Skyline Pidgeon
Seiya non si era mai spinto oltre il limitare del piccolo villaggio di campagna in cui era nato e cresciuto; sua sorella lo aveva bonariamente preso in giro per anni, facendogli notare che non c’era nessun mostro ad aspettarlo in città, che i grandi magazzini non lo avrebbero inglobato e che se mai avesse preso un mezzo di trasporto diverso dalla bicicletta il mondo non avrebbe smesso di girare.
Seiya era solito ridere alle sue battute, ma quel coraggio necessario per fare un passo in più non l’aveva mai trovato. Si era stabilito lì, in quel piccolo angolo di paradiso che era tutto quello che conosceva e vi aveva costruito la sua vita. E anche se non brillava per prestanza fisica né aveva doti particolari, era riuscito a diventare uno scrittore abbastanza apprezzato in tutto il Giappone. Non sapeva bene nemmeno lui come fosse accaduto, un giorno era online a scrivere sul suo blog la storia di un cavallo alato, il giorno dopo aveva svariati milioni di followers e un contratto con una casa editrice.
Aveva intitolato il suo primo romanzo “Il Pegaso di Nuova Luxor”, si trattava di una storia per bambini, che aveva come protagonista un piccolo piccione coraggioso e pieno di ardimento che, dopo avere superato numerose sfide, otteneva la capacità di trasformarsi in un cavallo alato imbattibile, era diventato uno dei libri per l’infanzia più venduti di tutti i tempi e ora il suo editore faceva pressioni perché lo trasformasse in una serie o scrivesse almeno un seguito.
«Credimi,» gli diceva sempre, «è la cosa migliore ragazzo mio, devi cavalcare l’onda del successo finché puoi e devi farlo finché la gente si ricorda il tuo nome!»
E lui lo avrebbe fatto, desiderava davvero cavalcare quell’onda, con tutto sé stesso, ma ogni volta che provava a mettersi a scrivere si ritrovava a fissare per ore la pagina bianca, incapace di mettere ordine tra i pensieri vorticosi, sentendosi inadeguato e inspiegabilmente incapace.
Era stata Seika a suggerirgli cosa fare.
«Quando tutto quello che conosci non basta più, allora sai che è il tempo di cambiare. Vai, Seiya, parti, vai in una grande città, attraversa il mare, supera le montagna e queste valli verdi che conosci fin troppo bene, vai all’estero. Non ha davvero importanza la meta, l’importante è che tu ti renda conto che queste quattro mura non sono più sufficienti».
Così Seiya era partito, era entrato in agenzia viaggi e si era fatto dare un biglietto di sola andata per una meta del tutto casuale e, dopo svariate ore di panico trascorse su un aereo scosso dalle intemperie, era finalmente atterrato atterrato all’aeroporto di Atene-Eleftherios.
Aveva preso un taxi, ed esprimendosi in inglese stentato gli aveva dato l’indirizzo a cui desiderava andare, si trattava di un appartamento che aveva preso in affitto nel centro della città; quando era sceso, però, aveva scoperto di non essere assolutamente nel luogo in cui avrebbe dovuto trovarsi, e di non avere la più pallida idea di cosa fare, visto che il tassista era molto conveniente sparito dietro un angolo.
Così, sotto i raggi cocenti del caldo sole di Atene, Seiya si era perso, proprio come aveva sempre temuto, in una grande città di un paese straniero.
«Ecco perché non bisognerebbe mai uscire di casa» aveva borbottato, pestando i piedi per terra.
Si era calato il panama che gli aveva regalato sua sorella in testa e, trascinando dietro di sé un’immensa valigia, si era incamminato in una direzione del tutto casuale; non aveva fatto che pochi metri quando, girando un angolo in modo un po’ troppo impetuoso, era andato a sbattere contro una ragazza, uscita di gran carriera da un vecchio portone scrostato.
«Ma che sei tutto scemo? Scimunito!» gli aveva urlato, tirandosi in piedi dopo essere caduta in terra, massaggiandosi con una mano il didietro.
Seiya non aveva capito niente, l’aveva fissata con due occhi enormi e spalancati e aveva borbottato in inglese, o almeno quello che credeva fosse inglese: «Non parlo Greco, mi sono perso. Aiutami, per favore».
«Quello era italia-, lasciamo perdere» aveva risposto la giovane, fissandosi i capelli di un insolito colore verde brillante in una coda alta «Io Shaina. Tu, dove devi andare?»
Aveva utilizzato lo stesso tono che si usa di solito con i ritardati e Seiya era indeciso se risponderle male, offendendosi, o se darle effettivamente ragione visto che non ci stava facendo una gran figura.
Aveva sospirato, con aria rassegnata, quindi le aveva allungato un bigliettino con segnato l’indirizzo del suo appartamento.
«Sono Seiya, e comunque se parli inglese capisco».
«Dite tutti così voi Giapponesi, poi non capite mai un cazzo. Vieni è di qua.» aveva borbottato, quindi lo aveva afferrato per una manica e, senza nemmeno aspettare una sua risposta, aveva cominciato a trascinarselo dietro.
«Aspetta, aspetta, dove?»
«All’indirizzo che mi hai mostrato, muoviti, non ho tutto il giorno».
Seiya aveva aperto la bocca per dire qualcosa, poi l’aveva richiusa, senza trovare le parole per ribattere un po’ perché non le conosceva, un po’ perché era la prima volta che era ragazza lo trattava in quel modo. Certo forse le ragazze di città erano tutte così, esuberanti, emotive, vive.
«Si può sapere che problema hai? Non hai nemmeno una mappa? Se ti aspettavi che i greci parlassero tutti inglese caschi male, carino».
«Io- No, beh, io non lo sapevo. È la prima volta...»
«Che vieni in Grecia? E quindi? Non ti porti una mappa quando vai in giro? Uno smartphone?»
«No, ecco, è che non ero mai uscito dal mio villaggio prima».
Shaina si era fermata di colpo, si era voltata verso di lui e, dopo averlo fissato per qualche secondo, era scoppiata a ridere.
«Sei veramente uno strano tipo, Seiya» quindi aveva allungato un braccio verso un edificio «Là, quello è il posto che avevi segnato, se poi dovessi perderti di nuovo o se avessi bisogno di una guida io lavoro nella caffetteria in fondo alla strada “Al Santuario”».
«Ok, allora passerò a ringraziarti».
«Ottimo, stacco alle sette!»
Quindi era sparita, con lo stesso impeto con cui era comparsa.
«Seiya? Seiya!»
«Oh, scusa, ero sovrappensiero».
«E a cosa pensavi questa volta?»
«Alla Grecia...»
Sua moglie ride, si piega su di lui e gli lascia un leggero bacio sulla guancia.
«Eri davvero carino, avevi un’aria così sperduta che per un attimo ho pensato di rubarti il portafoglio».
«Ma Shaina, così non sarei più riuscito a portarti a cena fuori!»
«E perché credi non lo abbia fatto?»
Scoppiano a ridere, Seiya fa scivolare la sedia lontano dalla scrivania e tira leggermente Shaina per un braccio, facendola accomodare sulle sue gambe.
«La migliore decisione che io abbia mai preso».