Titolo: Piedi scalzi
Personaggi: Sirius Black, Remus Lupin, la famiglia Potter (in special modo Lily)
Pairing: Remus/Sirius (implicito)
Rating: PG13
Avvisi: angst, h/c, slash, spin-off di
Chasing butterflies (se non l'avete letta capirete poco, insomma XD)
Parole: 1938 (Word)
Riassunto: La finestra è aperta.
Note: scritta per
miki_tr che nello
Spin-off Meme mi ha chiesto qualcosa di collegato a "Chasing butterflies". Io temo che questa storia non sia all'altezza dell'orginale, forse perché quella era una novità e questa ormai non lo è più, ma comunque spero che sia carina lo stesso e soprattutto che a Miki piaccia ugualmente :)
Inoltre, la storia partecipa al
Festival delle Maschere di
wolfstar_ita ♥
Ah, sì: è venuta natalizia perché... beh, l'ho pensata sotto Natale, che ci posso fare? XD
C'era un tipo che viveva in un abbaino per avere il cielo sempre vicino.
(Extraterreste - Eugenio Finardi)
Quando si sveglia, Remus si rende subito conto che c’è qualcosa che non va. Innanzitutto è ancora notte, se ne accorge dal buio che lo circonda e dal fatto che la finestra è illuminata dalla tenue luce dei lampioni della strada. A svegliarlo, comunque, è stato il gelo dicembrino che entra dalla finestra spalancata.
Gli ci vuole solo un attimo per realizzare quello che è successo e sentire il cuore piombargli giù dal petto, andando ad annidarsi da qualche parte nel suo stomaco. Gli sembra di muoversi al rallentatore mentre scosta le coperte, si siede sul letto, si alza, incurante dei piedi nudi sul pavimento freddo, e si avvicina alla finestra con un solo pensiero nella testa: non può essere successo questo.
Chiama James, sperando che almeno Lily - che ha il sonno più leggero di suo marito - si svegli e vada ad aiutarlo.
Quando si affaccia alla finestra la prima cosa che fa è abbassare la testa, ma non riesce a guardare in basso. Non è come quella volta in cui Sirius è scappato senza dire niente a nessuno, per andare a prendere le farfalle; non sente nessun sollievo, sa solo che se, aprendo gli occhi, vedrà ciò che teme, il dolore lo farà crollare.
Ripete nella sua testa ti prego, ti prego, ti prego, e gli sembra sciocco farlo, perché non ha mai creduto in Dio, né in qualcosa di più grande di loro; quando apre gli occhi, giù, nel cortile ben curato di casa Potter, non vede nulla, se non le belle di notte.
Gli sembra allora che il suo cuore sia tornato a battere e torna a sentire i suoni tutt'intorno a lui, come se fino a quel momento fosse stato sordo.
“Sirius?” Chiama, guardando la coltre di neve che circonda la casa. Davvero un bel Natale, con la neve e quel freddo non troppo gelido che li avrebbe dovuti cullare nel sonno durante tutta la notte.
“Remus! Remus, guarda!” Esclama la voce di Padfoot, da qualche parte sul tetto della piccola villa. In quell'esatto momento un assonnato James fa capolino dalla porta della camera, accompagnato da una Lily preoccupata.
“Cos'è successo?” Domanda il padrone di casa, un lampo d'orrore che gli attraversa gli occhi quando lo vede alla finestra. “Dov'è Sirius?”
“Remus!” Lo chiama ancora Black, facendo finalmente la sua comparsa, appollaiato su uno degli abbaini.
Indossa il pigiama, ma ha i piedi scalzi ed ha già il naso rosso di freddo, le labbra che sembrano vagamente bluastre nella luce notturna. Non appena lo vede, però, Remus si sente assalire dalla rabbia e poi dalla frustrazione. Quasi vorrebbe tirarsi dentro casa, chiudersi nel bagno e gridare; ma non lo fa, perché né James né Lily, per quanto vogliano bene a Sirius, sanno come gestirlo in situazioni del genere.
“Sirius, cosa stai facendo lassù?” Chiede, sperando che la sua voce non suoni così nervosa come teme; farlo sentire rimproverato in quel momento sarebbe controproducente.
“Aspetto Babbo Natale.” Risponde, tentando di sedersi sullo spigolo dell'abbaino e poi tornado ad accovacciarsi nell’angolo.
James, affacciatosi accanto a Remus, lo vede alla loro sinistra. “Quella è la finestra della camera di Harry.” Dice e per un attimo entrambi vengono assaliti dall’orribile pensiero che Sirius abbia potuto coinvolgere anche il bambino.
“Ok, ma sei solo, vero?” Chiede Remus, cercando di tenere la voce su un tono neutro.
“Non è ancora arrivato!” Scuote il capo, poi alza la testa verso l’altro, come aspettandosi di vedere improvvisamente la slitta tintinnare sopra la sua testa.
“Vado a prenderlo…” Gli sussurra James, prima di infilare la testa dentro e uscire dalla camera, mentre Lily resta al suo fianco, guardando la scena da dietro le tendine. È spaventata e Remus anche, ma sa che lei ha bisogno di credere che abbia il controllo della situazione. Non ce l’ha, ma finge bene da sempre.
“Sirius, ascolta… Babbo Natale è già passato.” Dice, cercando di mostrarsi comprensivo con la delusione che immediatamente sboccia sul viso di Sirius. Lily gli mette una mano sul braccio, in cerca di rassicurazioni. “Non sei curioso di vedere che regali ti ha portato?”
L’altro non risponde; resta raggomitolato nell’angolo dell’abbaino e fissa Remus con disappunto. “Volevo vedere lui, perché non mi hai svegliato? Perché non me l’hai detto?”
Remus non sa che dire. Dovrebbe spiegargli che Babbo Natale non è mai passato, perché in realtà non esiste, ma Sirius ha la mente di un bambino e non può accettare quella verità. Non quando è seduto sul tetto innevato di casa Potter; non quando starà scartando i regali che James, Lily e Remus hanno sistemato sotto l'albero mentre lui e Harry dormivano.
Prongs apre la finestra, allora, e si sporge verso il lato di Sirius; Remus vede Harry che, assonnato, guarda suo padre, dal letto.
“Sirius, avanti, dammi la mano.” Dice, e gli trema leggermente la voce, anche se il licantropo non capisce se sia per il freddo, per la paura o per la rabbia.
“NO! Dovevate dirmelo che era venuto! Dovevate dirmelo che era già passato e aveva già portato i regali!”
Remus è terrorizzato e arrabbiato. Non sa come far scendere Sirius dal tetto e non riesce a perdonarsi il fatto di non aver bloccato la finestra prima di addormentarsi. Ma la cosa peggiore è che non sa come calmare Sirius, quand’è così lontano da lui: di solito basta abbracciarlo, accarezzargli i capelli e baciargli la fronte per farlo calmare, ma non sa se le parole faranno lo stesso effetto.
“Sirius, ti prego…” Mormora James, allungando la mano verso l’amico. Remus sa che è spaventato quanto lui e Lily, e quando si volta a guardarlo sente tutto il peso della situazione sulle sue spalle; sente le ginocchia tremare e si sente troppo stanco per riuscire a sopportare ancora altre responsabilità.
“Non me l’avete detto!” Piagnucola Sirius e quando il licantropo lo vede piangere e dondolare su sé stesso, sa che deve agire.
“Sto venendo da te.” Dice ed è già con un piede oltre il davanzale, quando Lily gli afferra il braccio.
“Remus hai i piedi scalzi.” Gli dice, come se fosse quella la cosa più terribile in quel momento, ed i suoi occhi verdi lo guardano con una punta d’agitazione molto materna.
Non gli importa avere i piedi scalzi, pensa tra sé, sorridendo all’amica e scivolando fuori dalla finestra. La neve gli ghiaccia le gambe quasi immediatamente, ma non se ne cura: scivola lentamente verso l’abbaino, sotto lo sguardo esterrefatto di James e quello ansioso di Lily. Quando ormai è vicino a Sirius, gli si inginocchia accanto, in modo precario, e gli accarezza i capelli, esitante. L’altro mantiene la sua espressione crucciata, ma non si sposta, il che è un buon segno.
“Sei freddo.” Gli sussurra piano, mettendogli una mano sulla guancia. “Babbo Natale non vorrebbe vederti qui su, infreddolito e raffreddato.”
Sirius non gli risponde, ma si protende leggermente verso di lui; incoraggiato, Remus gli passa un braccio intorno alla spalla, attirandolo nel suo abbraccio. “Torniamo in casa, vuoi? Così potrai scartare i regali.”
“Non dobbiamo aspettare la mattina?” Domanda e vede che gli occhi gli brillano d’eccitazione.
“No, per questa volta no.” Concede, sentendo il suo cuore stringersi in una morsa conosciuta, un miscuglio di tenerezza e amarezza, qualcosa che solo Sirius, da sempre, gli dà. Almeno questo non è cambiato.
Padfoot allora smette il suo broncio; Remus lo aiuta a scivolare verso James, che lo afferra saldamente per le braccia, e legge sul suo volto sollievo. Quando hanno di nuovo tutti i piedi per terra, Lily li accoglie con due vestaglie calde e li obbliga a sedersi sul divano, facendo loro immergere i piedi in due bacinelle di acqua bollente. Prima però James abbraccia Sirius di slancio, sciogliendo in quel modo la sua preoccupazione, e Remus, per la prima volta dopo tanti anni, ha l'impressione di rivedere qualche briciola della loro antica amicizia, soprattutto quando Sirius ricambia l’abbraccio con una pacca sulla spalla dell’amico.
Poi si scartano i regali: Harry, seduto accanto a Sirius, gli mostra con pazienza tutti i suoi giocattoli nuovi e gli dice che possono giocare insieme ogni volta che vorrà; Sirius gli sorride emozionato e lo abbraccia, dandogli un bacio sulla fronte. Harry accetta sempre di buon grado quelle dimostrazioni d’affetto ed anche quella notte lo abbraccia e, dopo qualche minuto, gli si addormenta addosso, troppo insonnolito per reggere ancora.
Sirius lo imita dopo un po’, mentre gli altri tre sorseggiano del tè caldo; nessuno dice nulla su quello che è accaduto e dopo un po’ James prende in braccio suo figlio per metterlo a letto.
Solo allora Lily si avvicina a Remus, che sta sistemando meglio una coperta addosso a Sirius, e gli mette una mano sulla spalla.
“Come stai?” Gli domanda e Remus vorrebbe davvero rispondere che sta bene, che è tutto passato.
Quando prova ad aprire la bocca, però, non dice niente, perché non riesce ad emettere un singolo suono. Posa una mano tremante su quella della donna ed allora Lily lo attira in un abbraccio che di solito riserva solo ad Harry, di quelli protettivi e rassicuranti. Con la fronte poggiata sul suo ventre morbido, Remus si lascia andare per un momento, prendendole le braccia e stringendo forte.
“Ho avuto paura di perderlo definitivamente.” Ammette e sente il cuore ripiombargli nello stomaco, solo ripensando ad un’ora prima, quando ha visto la finestra aperta. “Ed è stupido, no? Perché così l’ho già perso…”
Lily lo culla appena, accarezzandogli i capelli; non sa che espressione abbia e forse non vuole saperlo, perché avrebbe paura di vedere rassegnazione, compassione e dolore. Tutti sentimenti che sa essere giusti, ma che lo terrorizzano.
“Non è vero, sai?” Gli dice, con la voce ridotta ad un sussurro che è come un balsamo sulle ferite. “Sirius è qui, anche se non è quello di una volta. Ci sono un sacco di cose che non può più fare, magari, ma ce ne sono altrettante che potete fare insieme. E poi è intelligente, ha-”
“Ha solo delle crisi che non so più come gestire. Ho avuto così tanta paura, prima, che per un momento ho pensato di non avere le forze di riportarlo indietro.” Confessa e solleva il viso; Lily lo guarda seriamente, e poi sposta lo sguardo su Sirius che dorme, ignaro di tutto. Cosa sta pensando l’amica in quel momento, Remus non riesce ad immaginarlo; si volta a guardare Padfoot e pensa che gli manca la sua risata, i suoi dispetti, i suoi scherzi stupidi e le occhiate complici.
“Ma Sirius torna sempre da te, Remus.” Gli dice all’improvviso Lily, semplicemente. “Forse non è sempre facile, ma lui cerca te; vuole compiacerti e starti accanto e questo, se ci pensi, è quello che ha sempre fatto. Forse ora lo fa in modo diverso, ma ti ama come ti amava allora.”
Remus pensa a quelle parole tenere, e non riesce a percepirle come bugie bianche; sa che la donna ha ragione e che lui ha sbagliato, perché ha ancora la risata di Sirius, i suoi dispetti, i suoi scherzi e le occhiate complici. Non basta questo a renderlo come prima, ma è abbastanza per far sì che sia ancora Sirius, il solito pazzo Sirius che sarebbe salito sul tetto comunque, pur di vedere Babbo Natale.
Si volta verso di lui e gli si accoccola contro; Lily sorride, prende un’altra coperta e li avvolge entrambi con quella. Poi, prima di andare a dormire, dà un bacio sulla fronte di ciascuno dei due e augura a Remus la buonanotte.
Non basta a mettere le cose a posto, a mettere Sirius a posto; ma basta per sciogliere il nodo che aveva nel petto e per rimettergli a posto il cuore.