Titolo: Di mappe, castelli e altre stanze mai scoperte
Prompt: 05. Mappa del Malandrino della
mia tabellina della Scalata verso il Wolfstar di
wolfstar_ita.
Personaggi: Sirius Black, Remus Lupin (Wolfstar implicito ♥)
Rating: PG13
Avvisi: slash
Parole: 922 (Word)
La Mappa era perduta per sempre. Sirius pensava che c’era qualcosa di karmico nell’averla persa proprio durante l’ultima malandrinata ad Hogwarts, ed in fondo anche James aveva dovuto ammettere che lasciarla lì nella scuola aveva più senso che portarsela dietro. Peter aveva avuto troppa paura anche solo per commentare, perché era lui quello che aveva rischiato di venir mangiato da Mrs. Purr, giusto un attimo prima di perdere la Mappa.
Remus invece era rimasto imbambolato a guardare la mani che fino a qualche minuto prima stringevano la loro preziosissima Mappa del Malandrino; anni di ricerche, incantesimi andati male ed altri andati ancora peggio erano stati perduti nel giro di mezzo secondo. Non era stata propriamente colpa sua, visto che qualcuno doveva pur andare a salvare Peter, ma… C’era un senso più profondo in quella perdita, gli sembrava: la Mappa restava ad Hogwarts e loro… Loro no, semplicemente.
“Non fare quel broncio, Moony.” Lo chiamò Sirius, mentre si intrufolava nel suo letto, quella stessa notte.
“Sto cercando di dormire, non ho nessun broncio.”
“Come no? La tua faccia è tutta triste e bronciosa.”
“La mia faccia è quella di uno che cerca di dormire. È dormentosa, al massimo… Oh, devi smetterla di farmi dire scemenze.”
Padfoot rise, mentre scivolava sotto le sue coperte e gli metteva una mano sulla pancia, accarezzandolo piano attraverso la maglia del pigiama. “Lo so che ti senti in colpa, però alla fine è giusto così. Non ce ne saremo fatti nulla portandocela dietro e potrà essere utile alle future generazioni di malandrini.”
“Lo so. Non è questo… “ Si scollò dal palato Remus, guardando il buio sopra di loro: era un po’ come guardare il loro futuro.
“Cosa, allora?” Domandò Sirius, curioso, mentre si avvicinava un altro po’. Non era mai stato bravo nella seduzione, ma le coccole gli riuscivano sempre bene.
“Niente.”
“Certo.” Commentò ironico l’altro, smettendo le carezze per fargli un piccolo pugno sul petto. “Avanti, Moony, non farti pregare.”
“Un po’ di nostalgia.”
“Guarda che siamo ancora qui, sai…”
Remus sbuffò, voltandosi di schiena, ma Sirius lo costrinse e girarsi verso di lui, ridendo. “No, scusa, ho capito… Anch’io.”
“Cosa?”
“Ho già il magone…” Borbottò, prima di baciargli il collo.
“Non mi sembri uno in preda alla tristezza.” Commentò Remus, non potendo però impedirsi di sorridere.
“Come no? Non vedi che sto cercando di distrarmi?”
C’era qualcosa di innegabilmente vero in quello che stava dicendo Sirius e il licantropo lo sapeva; sapeva che lì dentro, in quel letto con le tende tirate, come nel resto della stanza, tutti, chi in un modo chi in un altro, avevano le palpitazioni al pensiero del domani. Era normale, solo che la perdita della Mappa l’aveva reso più reale, almeno agli occhi di Remus.
“Poi pensavo… Questa è la nostra ultima notte ad Hogwarts, no?” Borbottò Padfoot contro la sua guancia.
“Mhm…” Remus sorrise, già aspettandosi di sentirgli dire qualcosa di assolutamente volgare e fuoriluogo. Rimase basito quando si sentì tirare su, venendo trascinato per un braccio verso la porta della stanza. “Cosa…?”
“Non possiamo passarla a dormire!” Esclamò; corsero giù per le scale del dormitorio, attraversarono la sala comune e poi fuori dal ritratto della Signora Grassa. Sirius aveva i piedi scalzi e Remus solo una pantofola, ma corsero per tutto il castello, come se fossero inseguiti da qualcuno, col cuore che batteva a mille, perché c’era il rischio di venire scoperti eppure quasi non aveva importanza; quando Padfoot si voltò a guardarlo, con le guance rosse per la corsa ed il fiatone, il licantropo lo guardò sbarrando gli occhi e allora Sirius rise, gettando la testa all’indietro e correndo più velocemente.
Si arresero solo una volta arrivati in un corridoio sperduto del settimo piano; stanchi morti, si accasciarono tutti e due per terra, con il cuore che rischiava di saltar fuori dalla gola di Remus da un momento all’altro, e la mano di Black che ancora gli stringeva il braccio.
“Sei impazzito?” Chiese il licantropo dopo aver recuperato un po’ di fiato.
“È stato divertente, no?” Disse per tutta risposta Sirius, chiudendo gli occhi con un sorriso soddisfatto.
Remus scosse la testa, pensando che non sarebbe mai riuscito a tornare in dormitorio e che gli sarebbe tanto piaciuto aver un letto lì, a portata di mano.
“Ho bisogno di un letto…”
“Sporcaccione!” Lo prese in giro Sirius, ridacchiando stupidamente.
“Dico sul serio, idiota. Non riuscirò mai a tornare indietro, ho bisogno di un letto qui e ora.”
“Non pensavo che la corsa ti eccitasse, Moony…” E Sirius avrebbe continuato con le sue scemenze, se una porta non fosse comparsa proprio di fronte a loro in quel momento.
“Cosa diamine…?” Domandò allora Padfoot, alzandosi in piedi e tirandosi dietro l’amico. Prima che Remus potesse intimargli di non aprirla, si ritrovarono già dentro la stanza: c’era un letto addossato sulla parete e tutto l’arredamento, in rosso e oro, faceva credere di trovarsi nel dormitorio di Grifondoro, il che era impossibile, visto che la torre era da tutt’altra parte del castello.
“Non posso crederci…” Mormorò Moony, stupito.
“L’abbiamo trovato! È l’ultimo giorno e l’abbiamo trovata!”
“Non abbiamo la Mappa per scriverlo!”
“Ma l’abbiamo trovata!”
“Oh, peccato che non ci siano Prongs e Wormtail…”
“Scherzi?!” Esclamò Sirius, indignato. “Questo è l’unico posto di Hogwarts in cui non abbiamo fatto sesso! Se ci fossero James e Peter non potremmo colmare questa incresciosa lacuna!”
Remus lo guardò incantato da tanta stupida perversione, ma gli bastò il sorriso malandrino e gli occhi entusiasti di Padfoot per capitolare con un: “E allora che cosa aspettiamo?”