Titolo: The end of the endless
Generi: Drammatico, sentimentale, introspettivo
Avvertimenti: One-shot
Personaggi: Gaia, Lucretia
Wordcount: 506
Rating: Giallo
Introduzione:
Gaia è morta, e con lei si è dissolto l’amore profondo che Lucretia provava nei suoi confronti. Lucretia si sente solo, tradita, desiderosa di vendetta.
Il vento le aggrediva violentemente il viso, frustando le sue guance rosee con lunghe ciocche di capelli che schioccavano contro la sua pelle. La sua veste le volava attorno, sibilando come un cobra furioso.
Veli sottili, quasi impalpabili, frusciavano sotto di loro. Gli abiti riposavano sul pavimento, mentre le donne si riempivano i polmoni del fumo inebriante. Le mani candida di Gaia scorrevano sulla pelle morbida di Lucretia, tracciando linee infuocate al loro passaggio. Lucretia affondò il suo viso nella pelle di Gaia, perdendosi nel suo profumo dolce.
Il vento sapeva di morte e di cattivi presagi. Non era sempre così, a Capua? Un vento crudele e implacabile che spazzava via l’odore del sangue, dei combattimenti, delle vite perdute. Si faceva carico delle anime smarrite che aleggiavano sopra i loro corpi, e le trascinava lontano. Lucretia si sentiva catturata in quel vortice di spiriti irrequieti, senza poterli davvero sentire, ma riempiendosi come una coppa nutrita da una brocca delle loro grida di vendetta. E il loro desiderio di giustizia per le vita che erano state loro strappate senza scrupoli si incollava alla pelle di Lucretia, penetrava nella sua mente urlante, si impossessava del suo sguardo.
Labbra che si stuzzicavano a vicenda, gambe intrecciate, respiri che si perdevano l’uno nell’altro. Gaia era davanti a lei, i suoi occhi neri che scintillavano nella penombra, che la invitavano ad essere sua e a farla sua. E fra un respiro affannoso e un gemito, Gaia era completamente sua e di nessuno. Assaporata da tutti e posseduta da nessuno. Un piacere inebriante, irrinunciabile, una sostanza che provoca dipendenza. Questa era Gaia, che camminava per la strada e catturava gli sguardi di chiunque fosse così sfortunato da posare gli occhi su di lei e venire rapito dal suo oscuro splendore. Radiosa come la notte, insidiosa come la luna. Grazia e malizia, bellezza e astuzia. Una coppa di vino da sorseggiare delicatamente fino all’ultima goccia, sentendo il liquido bruciare la gola, ecco cos’era. Era un vizio bruciante, un peccato carnale così bello da fare male. Era la verità costruita su una tela di menzogne.
E ora la sua verità era stata spenta, interrotta con violenza brutale e inaudita. Era un piacere irrinunciabile, Gaia, ma le era stata strappata dalle mani senza chiedere il permesso.
Era finita. L’intesa, la sensualità, il fascino. L’incantesimo che Gaia aveva gettato anche su di lei, e di cui Lucretia era caduta prigioniera. Finiva lì, in quel momento.
Non sarebbe mai finita. Due corpi caldi e frementi stretti l’uno all’altro, mani intrecciate, pelli bollenti che parevano fondersi. Due finiva l’una cominciava l’altra, e non esisteva un confine. Come poteva un piacere tanto assuefacente avere fine? Era un vortice senza un inizio, un fiume impetuoso che non sfociava mai nel mare. Erano loro, ogni giorno e ogni notte, ogni ora e ogni luogo. Erano loro, senza un principio e senza una fine, senza confini.
Gaia era un piacere infinito, e tuttavia effimero. Senza inizio e senza fine, ma Gaia volava, volava lontano, volava verso le acque spumeggianti e bramose. Volava, e Lucretia rimaneva indietro.