Titolo: I just called to say how much I care
Generi: Generale, slice of life
Avvertimenti: Flashfic
Personaggi: Kelly Hernandez, Pete Lattimer
Wordcount: 652
Rating: Verde
Note: Scritta per la maritombola della community Mari di challenge, per il prompt n° 31: "I just called to say I love you - Stevie Wonder"
‹‹Pete!›› sibilò Myka, fulminandolo con lo sguardo. Pete si guardò i piedi, evitando platealmente i suoi occhi. Myka aveva di nuovo quel tono da “Pete, cosa hai combinato? Se non fai il bravo di mando dal preside” e quello sguardo inquisitore che gli faceva venire voglia di confessare di essere stato lui a rubare le caramelle.
Frugò freneticamente nelle tasche, lottando contro carte di cioccolatini e scontrini appallottolati e mai buttati che intralciavano la sua ricerca, tentando di seguire il suono del telefono che trillava imperterrito, inconsapevole dei guai che gli stava causando.
‹‹Mykes, prima che tu mi sgridi, vorrei solo dire che-››
‹‹Quale parte di “in incognito” non è chiara, Pete?›› lo interruppe Myka. ‹‹Se ci fossimo introdotti nella casa di O’Connor e il tuo telefono fosse suonato, cosa sarebbe successo?››
‹‹Tenicamente siamo per strada››
‹‹Sulla strada per la casa di un sospettato! E rispondi, per l’amore del cielo›› sospirò Myka, scuotendo la testa.
Pete aprì la bocca, sul punto di dirle che stava cominciando a somigliare sempre di più ad Artie, ma in quel momento le sue dita si strinsero attorno al telefono.
‹‹Kelly!›› esclamò, portandosi il cellulare all’orecchio e scoccando un sorriso radioso a Myka. Myka alzò gli occhi al cielo, voltandosi per dargli teatralmente le spalle.
‹‹Ti disturbo?›› domandò Kelly dall’altro capo del telefono. Pete poteva sentire il tintinnio di provette di vetro che si scontravano fra loro nell’ambulatorio, e si accigliò. Se Kelly lo chiamava dal lavoro, poteva trattarsi o di notizie molto buone o di notizie davvero pessime. E considerando la piega che la sua vita aveva preso da quando aveva cominciato a lavorare al Warehouse, Pete non era esattamente pronto a scommettere sulla prima opzione.
‹‹No, no, figurati, nessun disturbo›› esclamò, e poté sentire lo sguardo di Myka trapassarlo ancora prima di vedere i suoi occhi fiammeggianti. ‹‹È successo qualcosa?››
‹‹Volevo dirti che accetto›› rispose di getto Kelly.
‹‹Accetti?››
‹‹Di venire da te per passare il weekend. Accetto.››
‹‹Oh, ma è… è fantastico!›› esclamò Pete. Myka gli trotterellò al fianco, cercando di accostare l’orecchio al telefono. ‹‹Cos’è fantastico?›› scandì con le labbra, senza emettere un suono. Pete fece una mezza piroetta si se stesso, portando il telefono fuori dalla portata di Myka.
‹‹Bene. Allora… ho dei pazienti che mi aspettano, ed è il tipo di pazienti che non amano aspettare in un modo da “se non mi fai entrare ti sporcherò tutto il pavimento”, quindi...›› disse Kelly.
‹‹Oh, certo, certo.››
‹‹Ciao.››
‹‹Ciao.››
‹‹E… Pete?›› aggiunse Kelly all’improvviso, proprio mentre Pete stava per allontanare il telefono dall’orecchio.
‹‹Sì?››
‹‹In realtà, non ho chiamato proprio per dirti questo›› disse, e se non la avesse conosciuta Pete avrebbe giurato di sentire una traccia di esitazione nella voce.
‹‹No?››
‹‹No. In realtà, ho chiamato perché… sì, insomma… ti amo. Ciao.››
Pete rimase con il telefono incollato all’orecchio per diversi secondi prima di rendersi conto che Kelly aveva chiuso la comunicazione. Riprendendosi, infilò il telefono in tasca e rivolse un sorriso smagliante a Myka.
‹‹Che c’è?›› domandò Myka, diffidente. ‹‹Cos’hai fatto?››
‹‹Pete il fantastico ha colpito ancora! Ah, non si può resistere al fascino di un uomo del governo. Mi ama, Mykes. Mi ama. Oh, sì, ah-ah.››
‹‹Tu non sei un uomo del governo, Pete. Tu lavori per un magazzino che contiene bambole di pezza che possono appiccare incendi con gli occhi. Non è esattamente la stessa cosa.››
‹‹Ma lei mi ama lo stesso! Oh, mi ama, baby, mi ama!›› gongolò Pete, gesticolando come un ragazzino emozionato. Myka roteò gli occhi, sospirando.
‹‹Non essere gelosa, Mykes. Non tutti possono avere questa meraviglia, ma anche tu non sei male›› esclamò, ammiccando.
Myka strinse i pugni. Se lo uccidi è colpa tua, Myka. Trattieniti. Sfortunatamente non conterebbe come legittima difesa, anche se dovrebbe, si disse.
Quando venti minuti più tardi si ritrovò sull’auto insieme a Pete che cantava a voce alta qualcosa di molto simile a I just called to say I love you di Stevie Wonder, però, si disse che in fondo se l’avesse ucciso probabilmente il giudice sarebbe stato clemente.