Titolo: In the cold cold night
Fandom: A song of ice and fire
Beta:
vedova_neraPostata il: 01/07/2008
Personaggi: Jon Snow, Satin
Pairing: Jon/Satin
Rating: Pg15
Conteggio Parole: 769 (W)
Avvertimenti: Slash!
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Note:
1 - Prima di tutto, questa fic appartiene a
vedova_nera. Tutta quanta, ecco. Per lei l’ho scritta e a lei la dedico, ringraziandola anche per il betaggio e per avermi trovato il titolo.
2 - Il titolo, appunto, viene da Cold cold night dei White Stripes.
3 - Ambientata all’incirca durante i primi capitoli de Il dominio della regina, subito dopo la partenza di Samwell dalla Barriera.
4 - Asoiaf mi sta succhiando l’anima. Non riesco a smettere di scrivere o_ò.
In the cold cold night
“Sei peggio del solito, di questi tempi, Lord Snow.”
Jon sposta lo sguardo sulla finestra della stanza, osservando una striscia di cielo scuro che si intravede attraverso i bordi delle tende.
“Lo so,” si limita a rispondere, rafforzando la presa delle braccia intorno alle ginocchia strette al petto.
Satin allunga le gambe davanti a sé e fa aderire la schiena alla spalliera della sedia. “L’importante è esserne consapevoli,” sospira.
Jon si chiede per l’ennesima volta per quale motivo continua a permettergli di restare nella propria camera.
La preoccupazione e il peso che l’essere Comandante ha portato con sé non fanno altro che gravare sulle sue spalle e renderlo più silenzioso e meditativo del solito. E gli sforzi dei suoi amici per farlo ridere e riportarlo a com’era un tempo - ora che anche Sam è partito e ha dovuto rinunciare persino alla sua silenziosa presenza - si rivelano, nella maggioranza dei casi, totalmente vani.
Eppure, ci sono notti in cui è proprio lui a non poter accettare quella completa solitudine in cui si costringe. E, in notti del genere, Satin trova sempre il modo di sgattaiolare fino alla sua stanza - quella del Lord Comandante - e restare lì finché il sonno non lo obbliga a tornare alla propria branda.
Il rumore della sedia che gratta sulla pietra del pavimento lo riscuote: l’altro ragazzo si alza e, rabbrividendo per il freddo, va verso la finestra per chiudere completamente le tende.
“Ogni tanto dovresti dimenticarti di essere il Lord Comandante,” gli dice subito dopo, appoggiandosi alla parete lì accanto.
Jon gli rivolge uno sguardo scettico, osservandolo realmente per la prima volta da quando è entrato. “Non è facile, Satin,” afferma, ben sapendo che l’altro non potrà mai capirlo e che, soprattutto, vista la delicatezza della situazione, lui stesso non potrà mai concederselo.
Il ragazzo più grande muove alcuni passi in avanti, raggiungendo il suo letto e sedendosi sul bordo, gli occhi bassi, fissi sul pavimento.
“Potrei aiutarti,” propone in tono incerto, guardandolo brevemente.
“Non credo,” è la risposta vaga di Jon. Sta per aggiungere un ringraziamento e ripetere di non preoccuparsi, che ha tutto sotto controllo, ma Satin si avvicina improvvisamente a lui, salendo in ginocchio sulla branda.
“Io penso di sì,” ribatte, scivolando in avanti, per poi appoggiare le mani sul suo viso e baciarlo.
L’altro resta immobile per la sorpresa, gli occhi spalancati, nonostante le labbra morbide che premono contro le proprie. Solo quando Satin si stacca indietreggiando, deciso a sfilarsi la tunica di lana nera, riesce finalmente a parlare di nuovo. “Perché l’hai fatto? Non ho bisogno di…”
Ma il resto della frase viene tagliato via da un altro bacio, questa volta maggiormente irruente e accompagnato dal premere dello stesso corpo di Satin sul suo. Ed è difficile non lasciarsi coinvolgere, questa volta; Jon si ritrova a succhiargli la lingua e ad accarezzargli la schiena nuda e coperta di pelle d’oca senza che la voce della propria ragione possa opporsi.
Quando, però, si separano per riprendere fiato e le mani fredde di Satin si insinuano sotto la sua tunica, i suoi pensieri trovano il modo di venire fuori.
“Aspetta,” gli dice, il respiro leggermente spezzato dall’affanno. “Non devi … Non sentirti obbligato a …” si interrompe, attendendo che l’altro sollevi lo sguardo verso di lui. “Non sei più a Città della Talpa.”
Satin sorride in risposta e, “Zitto, Lord Snow,” mormora. Si sporge in avanti per baciarlo ancora, sistemandosi meglio nello spazio tra le sue gambe, e poi scende a succhiargli il collo.
“Non l’ho mai fatto con qualcuno di cui m’importa davvero,” sussurra sulla sua pelle. “Saresti il primo.”
Qualcosa, nello stomaco di Jon, si smuove a quelle parole e i rabbiosi sibili della ragione e della coscienza vengono spenti definitivamente. All’improvviso, mentre lascia che il suo confratello lo spogli e lo spinga a sdraiarsi, la costante preoccupazione delle responsabilità e dei problemi dovuti a Re Stannis sembra sparire, così come il freddo notturno che entra dalla finestra e quello che avverte dentro di sé da quando ha lasciato Grande Inverno.
“Possiamo spegnere le candele, se vuoi,” riprende Satin, bisbigliando al suo orecchio, mentre, steso per metà su di lui, armeggia con i lacci delle sue brache. “Al buio sono in grado di essere chi chiedi, me la cavo bene in questo.”
Jon si ritrova a gemere, quando la mano - adesso calda - si stringe attorno alla propria erezione. “No,” ribatte subito dopo, in un soffio. Volta la testa per guardarlo negli occhi e ripete, con maggiore forza,“No.”
L’attimo successivo, al movimento del polso di Satin, per la prima volta da mesi, si perde nel calore e dimentica tutto il resto.