[HP] At sixes and sevens ~ Draco/Harry [2/18]

Apr 18, 2009 16:43

Titolo: At sixes and sevens
Capitolo: Due di diciotto: Capitolo 1: La situazione degenera.
Lista capitoli, note e disclaimer: qui.


At sixes and sevens
Capitolo 1: La situazione degenera

Provvidenziale come un’oasi nel deserto, a inizio luglio Draco fu costretto a partire. Il suo impiego al Ministero per la Cooperazione Internazionale Magica lo costringeva spesso a viaggiare in giro per il mondo, e la cosa non gli dispiaceva affatto. Era quello il motivo per cui si era scelto un lavoro simile, dopotutto; quello e il prestigio di cui il suddetto Ufficio del Ministero godeva, di certo non l’interesse per cose come la pace nel mondo.
Comunque sia, quel viaggio, in quella particolare situazione, gli giunse parecchio lieto. Poteva finalmente liberarsi di Theodore e della Weasley (che, non capiva bene secondo quale logica, si era ritrovato più volte per casa) e sperare che, durante la sua assenza, i due rinsavissero e la loro passione scemasse, se non totalmente, almeno in quantità tale da permettergli di vedere la fine di quell’incubo.
Per questo aveva accettato di buon grado di andare fino a Durmstrang. Solitamente, infatti, l’idea di essere sbattuto in un posto freddo, buio, di cui neanche si poteva conoscere la locazione esatta (il nuovo Preside proprio non transigeva su questo argomento) per organizzare uno stupido torneo (il Torneo Tremaghi, che la comunità magica stava cercando di far riprendere, possibilmente evitando i soliti spargimenti di sangue che lo avevano caratterizzato in precedenza) gli avrebbe provocato un lungo brivido di fastidio. Stette via per venti giorni: venti giorni di pace assoluta, nonostante i tre maglioni che era costretto ad indossare e le frequenti riunioni con i vari Presidi delle scuole partecipanti e degli esponenti del Ministero Russo e Francese, allietate, però, dalla presenza della signorina LeFurgey, una moretta con le labbra carnose.
Al suo ritorno a Londra, dunque, Draco si sentiva decisamente più calmo e bendisposto di quanto fosse prima di partire. Trovare Theo, da solo, seduto al tavolo in cucina ad analizzare alcuni appunti sui suoi pazienti, non fece altro che alimentare le sue speranze, causandogli un aumento del buon umore.
Speranze e buon umore a cui fu costretto a dire addio man mano che i giorni passavano.
Ginny e Theodore, infatti, non si erano affatto stancati l’uno dell’altra, ma anzi sembravano più attaccati e, odiava dirlo, affiatati di quando li aveva lasciati. Per di più, la sua lontananza gli aveva fatto perdere alcuni passaggi fondamentali dell’evoluzione del loro rapporto, come l’amicizia con Lenticchia e Zannuta e con i loro figli e l’ufficializzazione della frequentazione tramite una cena insieme all’intera famiglia Weasley, con l’aggiunta di Sfiga-Potter, di quel Lupin Mannaro Qualcosa e del suo presunto parente Sirius Black. E Theo gli aveva raccontato dell’incontro nei minimi particolari, ridendo ancora al ricordo delle battute (penose) e arrossendo al pensiero delle domande più indiscrete (penose anch’esse).
Draco proprio non riusciva a credere come il suo amico fosse riuscito a sopravvivere. Lui, probabilmente, sarebbe ricorso all’auto-Crucio dopo solo cinque minuti in quella casa, con tutti quei Weasley in giro. E Potter, poi! Già se lo immaginava, tutto gentile e premuroso, che cercava di mettere Theodore a proprio agio. In una parola: odioso. Solo pensarci gli faceva venire i nervi… Ecco perché erano anni che lo evitava, che cercava di non averci nulla a che fare. Ma, come al solito, qualcuno doveva pur arrivare a rompergli le uova nel paniere.
Ad ogni modo, quei due erano totalmente in errore se speravano nel suo appoggio. Poteva anche decidere di essere gentile con la Weasley - si trattava pur sempre del suo migliore amico - ma se si aspettavano che cominciasse a fraternizzare con Potter & I Suoi Amici si sbagliavano di grosso.

*

Il campanello suonò e Draco andò ad aprire. Sapeva già che si sarebbe trovato di fronte la Weasley - l’amico gliel’aveva annunciato - però non era preparato ai due marmocchi che la seguivano. Li osservò attentamente, mentre chiudeva la porta alle loro spalle e gli ospiti si dirigevano verso il salotto guidati da Theodore. Identici, pieni di lentiggini, con i capelli mossi e indiscutibilmente rossi: ne aveva sentito parlare, erano i gemelli generati dalla Granger con il contributo di Lenticchia. Ed erano in casa sua, per l’amor di Merlino!
“Ovviamente sei invitato anche tu, Draco.”
Dove? Si era perso l’inizio del discorso, intento a fissare ogni movimento dei due mocciosi. Uno era seduto accanto a Ginny sul divano, guardandosi intorno, ma l’altro si stava pericolosamente dirigendo verso un prezioso lume regalo di sua madre. Già immaginava le impronte di quelle mani sudice e grassocce sul vetro leggero e raffinato. Non poteva guardare, no, non poteva.
“Sirius, non toccare nulla,” la voce di Ginny arrivò giusto in tempo ad ammonire il bambino, che tornò sui propri passi lanciando un’occhiata curiosa a Draco (in piedi, con le mani tra i capelli e gli occhi sgranati).
“Draco, ma ci stai ascoltando?”
Theodore finalmente catturò la sua attenzione, mentre… Sirius?, si sedeva accanto al fratello che, molto simpaticamente, gli tirava una manata. La Weasley li separò rapidamente, alzando gli occhi al cielo.
“Ho detto,” ricominciò, con tono esasperato, “che Harry darà una festa per il suo compleanno sabato. E sei invitato anche tu.”
Cosa?! Draco doveva avere dei problemi di udito, non c’era altra spiegazione. Aveva sentito qualcosa riguardante Potter e una festa e se stesso, ma proprio non riusciva a collegare le tre cose. Sentì il bisogno di conferme.
“Invitato? Io?!”
“Noi, tutti. Harry è stato così gentile da non invitare solo me, ma anche Pansy e Blaise e, se vorrai, anche te. In realtà, non sono sicuro che lui fosse davvero contento della tua presenza. Sai, il modo in cui si guardava le scarpe, mentre lo diceva… non ostentava sicurezza, ecco… e…”
“Theo, credo che la psiche di Harry non ci interessi in questo momento,” lo interruppe la rossa, per poi sgridare nuovamente i bambini: “Sirius, lascia stare Jamie.”
“Giusto. Allora, Draco, immagino che verrai.”
“No che non verrò!” sbottò l’interpellato.
Al diavolo, come poteva andare alla festa di compleanno di Potter? Qui c’era qualcosa che rasentava il ridicolo. Aveva già detto che non avrebbe avuto nulla a che fare con lui e adesso lo avrebbe nuovamente ribadito.
Theodore respirò a fondo. “Perché?”
“Per quale motivo dovrei partecipare ad una festa dello Sfregia-”
“Ehi!”
“--di Potter? Non c’entro niente con lui e non voglio c’entrarci. Tra l’altro, hai detto anche tu che lui non sarebbe esattamente felice di vedermi.”
“Ma ti ha invitato e accettare sarebbe educato,” borbottò Ginny.
“Mi ha invitato perché è uno stupido Grifondoro, solo per questo. Gli faccio forse pena?”
Theodore levò gli occhi al cielo. “Ginny, amore, ho bisogno di parlare con Draco da solo. Ti dispiace se andiamo di là?”
“Non c’è problema, io intratterrò i bambini,” annuì lei, tornando ad evitare che James e Sirius si picchiassero ancora.
Draco seguì il suo amico nella propria stanza. Stava ribollendo di rabbia e se quei due pensavano di fargli cambiare idea, si sbagliavano di grosso. Restò in piedi, mentre l’altro si sedeva sul letto.
“Non pensi sia ora di smetterla con le vecchie distinzioni?” cominciò Theodore. “Le Case in cui siamo stati ad Hogwarts non possono marchiarci per il resto della vita.”
“Non verrò alla festa di Potter,” si limitò a ribattere, in un tono che - sperava - non ammetteva repliche.
“Ti ha invitato.”
“Mi ha invitato perché è dannatamente e odiosamente gentile. Avrebbe invitato anche il Signore Oscuro se avesse saputo che era solo e triste.”
“Draco, credo che tu sia in una fase di rigetto psicologico causato dalla vostra discordia passata.”
“Per Diana, quand’è che ti ho chiesto un consulto?”
“Quello che voglio dire è che dovresti saper mettere da parte il passato e crescere.”
“Crescere?!”
“Crescere.”
Battè le palpebre più volte. Theodore aveva detto proprio quello: crescere. Sentì la rabbia scemare all’istante, sostituita da un senso di oppressione e confusione.
“Noi altri lo stiamo facendo. Guarda Blaise e Pansy, guarda me. E Ginny, Hermione, Ron. Lo stesso Harry avrebbe mille motivi per disprezzarci e, invece, cosa fa? Chiude un occhio e ci invita alla sua festa di compleanno.”
Draco incassò il colpo silenziosamente. Quindi tutti si comportavano in modo più maturo di lui? Fantastico.
“Non lo sopporto,” riuscì a sussurrare; sapeva che sarebbe suonato tremendamente a sproposito, ma non trovò altro da dire.
“Beh, dopo potrai tornare ad evitarlo, nessuno te lo vieta. Sono certo che non ti cambierà nulla,” concluse l’amico. Poi lo osservò in silenzio per un attimo, prima di chiedere, “Allora, verrai?”
Draco semplicemente annuì. Sarebbe andato alla festa, d’accordo, ma non era vero che non sarebbe cambiato nulla. Sarebbe cambiato tutto.

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