[HP] At sixes and sevens ~ Draco/Harry [9/18]

Apr 18, 2009 16:50

Titolo: At sixes and sevens
Capitolo: Nove di diciotto: Capitolo 8: Piccoli inconvenienti della vita.
Lista capitoli, note e disclaimer: qui.


At sixes and sevens
Capitolo 8: Piccoli inconvenienti della vita

Harry era tornato a casa da appena dieci minuti e vi rimase esattamente il tempo necessario per lasciare i bagagli e mangiare un paio di Cioccorane prima di uscire di nuovo.
Aveva bisogno di parlare con Remus, decisamente: una chiacchierata con lui era l’unica cosa in grado di rimettergli in ordine i pensieri dopo quei sette giorni d’inferno. Sperava vivamente che quei due fossero a casa. L’orario era quello giusto: Remus doveva aver chiuso la libreria da una mezz’oretta e, se avessero deciso di scroccare la cena a qualcuno, sarebbe stato in tempo per fermarli.
Così, in brevissimo tempo, ricomparve proprio fuori da casa dei suoi due amici e si avvicinò alla porta con passo svelto. Bussò e attese.
Inizialmente sembrò che nessuno venisse ad aprirgli, poi Remus comparve finalmente al posto della porta con un cipiglio infastidito che, quando lo riconobbe, si trasformò rapidamente in sorpresa.
“Ha-Harry,” lo accolse, sgranando gli occhi.
“Ciao, Remus. Scusa se piombo qui così, ma ho proprio bisogno di parlarti. Hai ricevuto la mia lettera? È successo di tutto in questi giorni, non mi sono mai sentito così confuso. Io…” e blaterando in questo modo, Harry sgattaiolò dentro la casa, passando di fianco al licantropo che sembrava stranamente impietrito.
“Harry, veramente…” lo sentì cominciare, ma alzò una mano per interromperlo.
“No, no, lo so che è tardi e magari avevate altri progetti per la serata. Mi offro di preparare la cena, in compenso. Ma il punto è, indovina un po’?, Malfoy! Ovvio che sia lui, no? Ultimamente è sempre lui. Io, davvero, non so cosa--”
“Harry, aspetta un attimo,” cerco nuovamente di interromperlo Remus, gli occhi che saettavano dal ragazzo al corridoio e poi di nuovo su di lui.
“Remus, credimi, sono nei guai. Ieri mi stava fissando ed era così… così… oh, non lo so,” continuò Harry, con voce lamentosa.
“Ti credo. Ma, sul serio, se mi dessi appena cinque minuti, potrei--”
Si interruppe, voltandosi verso il corridoio; il ragazzo sentì rumore di passi, probabilmente Sirius che arrivava. Ecco, meglio così, pensò, parlare con entrambi non gli avrebbe certo fatto male. Ma Sirius, inizialmente, non sembrò vederlo; si poggiò con naturalezza al muro e Harry sobbalzò nel notare che era nudo, fatta eccezione per un lenzuolo rosso avvolto intorno al corpo. Sgranò gli occhi e, in quello stesso istante, si accorse che anche Remus non era vestito in modo ordinato come al solito: la camicia era chiusa solo da tre bottoni, infilati, peraltro, nelle asole sbagliate.
“Ehi, lupastro, cosa stai aspettando? Cappuccetto Rosso è pronto per venire nel bosco con te,” sussurrò il suo padrino, con voce arrochita per risultare - Harry non credeva alle proprie orecchie - sexy.
Sentì le gambe cedergli e la mandibola staccarsi e finire sul pavimento con un tonfo. Remus sbiancò così tanto che parve sul punto di svenire, mentre faceva cenno verso di lui al compagno senza però riuscire a proferire parola, con lo sguardo più sconcertato possibile. Solo in quel momento Sirius si accorse di lui. Arrossì, tentò di coprirsi col lenzuolo (che mentre parlava aveva fatto scivolare quasi totalmente a terra) e scappò via urlando qualcosa tipo: “Merlino porco, il mio figlioccio mi ha visto nudo!”
Remus si schiarì la voce, riacquistando leggermente colore. Harry recuperò la propria mandibola, provando un livello di imbarazzo mai sperimentato prima.
“Uhm. Non era proprio il momento adatto, eh?” mormorò fissandosi le punte delle scarpe.
Il licantropo scosse la testa.
“Allora è meglio se… ecco, vado.”
Il licantropo annuì.
“Scusate per il, uhm, disturbo,” concluse e, senza aspettare alcuna risposta, si fiondò fuori dalla porta e si Smaterializzò a casa. Di certo, concluse, non sarebbe mai più andato a trovare quei due senza avvisare. Mai più.

*

Draco si svegliò accaldato, sudato e con un’evidentissima erezione. Ok, niente di nuovo: non era la prima volta che gli capitava di fare un sogno erotico e di svegliarsi in quello stato. In un gesto quasi automatico, infilò lentamente una mano sotto i pantaloni del pigiama, poi sotto i boxer e cominciò ad accarezzarsi. Chiuse gli occhi e cercò di riportare alla mente alcune immagini del sogno, mentre la mano cominciava il familiare movimento.
Ricordava una lingua che percorreva l’interno coscia, lentamente, lasciando una scia umida che, concentrandosi, avrebbe potuto sentire anche da sveglio. Poi arrivava lì, all’altezza dell’inguine e il fiato cominciava a solleticargli il pene. E poi ecco che la lingua tornava, percorrendolo dalla base al glande… e la bocca si apriva, per accoglierlo tutto.
E poi, non c’era più solo la lingua, ma due occhi verde smeraldo lo stavano fissando. Bene, aveva buon gusto in fatto di donne anche nei sogni.
Ma ricordò altro. Non c’erano solo gli occhi; poco al di sopra di essi, Draco aveva visto dei disordinati capelli neri e, tra i ciuffi, sulla fronte, una fin troppo familiare cicatrice.
“Potter!” urlò, con quanto fiato aveva in gola, allontanando immediatamente la mano dalle sue parti basse come se si fosse scottato.
Si sollevò, scalciò le coperte e si mise a sedere sul bordo del letto, con i piedi ben piantati sul pavimento.
Oddio. Aveva sognato Potter.
Theodore irruppe nella stanza nel medesimo istante. “Draco? Draco, stai bene?!”
Lo guardò sconcertato, cercando di nascondere come meglio poteva l’erezione che non accennava minimamente ad affievolirsi.
Aveva sognato Potter.
“Draco?” chiese di nuovo Theo, muovendo qualche passo nella stanza.
Aveva sognato Potter. Che gli faceva un pompino.
“Draco, sembri sconvolto… Un brutto sogno?”
Potter! Un pompino!
“Bruttissimo!” riuscì a sussurrare, verso il suo coinquilino.
Theodore assunse la sua migliore aria professionale e si avvicinò ancora. “Vuoi raccontarmelo? Di solito fa bene, aiuta ad esorcizzarli.”
Draco si mostrò dir poco terrorizzato. Raccontargli il sogno? Certo, solo che poi, ad essere esorcizzato sarebbe stato lui!
“No, no! Non c’è bisogno!” disse in fretta. “E adesso scusa, ma… vado in bagno. A sciacquarmi! ‘Notte!” balbettò, alzandosi in piedi rapidamente, superando Theodore e filando fuori dalla stanza come una furia.

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