[HP] At sixes and sevens ~ Draco/Harry [13/18]

Apr 18, 2009 16:54

Titolo: At sixes and sevens
Capitolo: Tredici di diciotto: Capitolo 12: Durmstrang (Parte III: Il risveglio).
Lista capitoli, note e disclaimer: qui.


At sixes and sevens
Capitolo 12: Durmstrang (Parte III: Il risveglio)

Draco aprì gli occhi che era ancora notte. Si guardò intorno e, tra il buio e gli occhi impastati di sonno, non gli fu facile riconoscere la stanza dove si trovava. Ah già, era a Durmstrang, vero. Eppure quella non sembrava la sua solita stanza. Beh, quelli sul pavimento erano i suoi vestiti, certo. Ma che ci facevano i suoi vestiti sul pavimento? Era sempre attento a ripiegarli e…
Un respiro, qualcuno al suo fianco si rigirò nel letto. E si accorse di essere nudo. E, in un lampo, tutti i ricordi della notte presero forma dettagliatamente nel suo cervello.
Porco, porchissimo Merlino!
Ecco cos’era quel dolorino che sentiva in mezzo alle gambe!
Cautamente, si voltò verso la figura addormentata alla sua destra. Potter era lì, dove era stato per tutta la notte, gli occhi chiusi e la guancia spiaccicata dal cuscino. Nudo quanto lui, da quello che poteva vedere.
Niente panico, continuava a ripetersi, niente panico Draco. Va tutto bene, tutto bene.
Respirare, doveva respirare. E smettere immediatamente di rivedere il viso di Potter mentre… mentre… non riusciva nemmeno a dirlo! Cosa aveva fatto? Cosa aveva fatto? Non solo si era fatto… no, non riusciva proprio a dirlo! Ma aveva anche… No, non poteva pensarci.
Doveva andarsene. Adesso. Immediatamente.
Si premette le mani sugli occhi e si alzò di scatto, spostando le coperte con troppa forza. Stai calmo, Draco, si ripeteva.
Passo uno: trovare i boxer. Bene, fatto, non era stato difficile. Passo due: indossarli. Fatto anche questo. Passo tre: i pantaloni. Ecco. Adesso li aveva infilati e doveva solo abbottonarli. Bene. Un bottone… due bottoni…
E poi qualcosa lo costrinse ad alzare lo sguardo verso il letto: Harry lo stava guardando. Gli occhi, semichiusi, erano fissi sul suo viso e Draco si sentì avvampare.
“Umh… è… meglio che torni in camera… eh…” balbettò.
Harry non rispose, annuì quasi impercettibilmente prima di voltarsi nuovamente, dandogli le spalle e tornando presumibilmente a dormire. Fece finta di non accorgersi del groppo insistente che gli era appena salito in gola nel vedersi così ignorato e si dedicò al passo quattro, dimenticando l’ultimo bottone dei pantaloni: trovare la camicia. Fece finta di non notare nemmeno il leggero brivido che lo aveva scosso da capo a piedi, quando aveva sfiorato l’asciugamano di Potter nel raccoglierla. E, infine, fece finta di non sentirsi qualcosa di troppo simile ad uno straccio, mentre si dirigeva verso la porta, l’apriva ed usciva.

*

Harry, invece, si svegliò (svegliò davvero) quando il sole era già sorto, anche se non da molto. Era un pallido, pallido sole invernale, che faticava ad entrare dalla finestra e, in momento di pura trance, Harry si perse ad osservare la polvere che volteggiava accanto al davanzale della finestra.
Poi gli venne in mente qualcosa di molto strano.
C’era stato un sogno, durante la notte. Non era sicuro di cosa fosse, ma aveva la certezza che non rasentasse molto la normalità. C’era Malfoy, questo lo ricordava abbastanza bene, ma era lì, in quella stanza, e questa era già la prima cosa che non capiva. E poi, ovviamente la memoria lo stava ingannando, gli sembrava di ricordare che fosse mezzo nudo.
Era evidentemente un sogno, no? Cosa avrebbe potuto farci Malfoy nella sua camera di notte?!
Ma lo sguardo cadde sull’asciugamano bianco ai piedi del cassettone e tutto divenne improvvisamente chiaro. Malfoy c’era stato eccome nella sua stanza! E non solo mezzo nudo, ma tutto nudo. E certo Harry non era stato da meno… e poi avevano anche…
Oddio.
Affondò il viso nel cuscino e tentò di soffocarsi, mentre una serie di immagini gli si affacciava alla mente. E in tutte, Draco gemeva sotto di lui o era in ginocchio e… no, no, no! Smetti di pensarci, smetti di pensarci!
Ok, niente isterismi. Era successo e non si poteva certo tornare indietro. Bisognava giusto impegnarsi un momentino per analizzare la situazione. Un’analisi razionale, una maledettissima spiegazione, era quello che ci voleva.
Avevano fatto sesso, questo era innegabile. Ma era stato la follia di una notte, no? L’alcol di Ingolfsson, la noia, il fatto che si trovassero solo loro due lì… Eppure, se Draco avesse voluto solo fare sesso, avrebbe potuto chiamare la tizia francese. Non gli era affatto sembrato gay, né tanto disposto a sperimentare! E poteva dirlo con sicurezza, visto che aveva passato un bel po’ di tempo a cercare di capirlo.
Un attimo. Da quando aveva cominciato a chiamarlo Draco?! Oh, sì, lo ricordava. Esattamente quando aveva aperto la bocca e… no, non poteva pensarci! Ritrovarsi con un’erezione di prima mattina non gli avrebbe certo giovato…
“Zignor Potterr! Se lei folere cendere, colazione è serfita! Sua Passaporta funzionerà tra una ora!”
La voce di Ingolfsson dall’altro lato della porta, lo fece sobbalzare. Si affrettò a rispondere che sarebbe arrivato a momenti e sperò che lo lasciasse in pace, almeno per quell’altra ora che gli restava.
Meditò a lungo sull’andare o meno a colazione, ma giunse alla conclusione che probabilmente Malfoy sarebbe stato lì. E doveva assolutamente parlarci.

*

Mezzora dopo, Harry era nella Sala da Pranzo, lavato e vestito di tutto punto, con il baule ben chiuso al seguito. Sperava vivamente che il Preside e i vari ospiti non lo assillassero, perché davvero non sarebbe riuscito a sostenere una conversazione con nessuno. Anche se, più di tutto, sperava che alla vista del biondastro non gli venissero le gambe molli e la tachicardia. Doveva rimanere calmo e concentrato, essere dignitoso e pregare che Draco non si facesse beffe di lui. Come era finito in quella tremenda situazione? Era stata una notte memorabile, certo, il miglior sesso, se non della sua vita, almeno degli ultimi cinque anni, ma il guaio in cui si era cacciato, vi era direttamente proporzionale!
Si guardò intorno, ma di lui non c’era la minima traccia. Come se avesse appena avvistato il proprio dolce preferito, però, Ingolfsson veleggiò verso di lui.
“Zignor Potterr, lei è fenuto!”
Harry sorrise educatamente, nascondendo un brivido lungo la schiena che persino il solo sentire la parola venire, benché pronunciata in quel modo, gli aveva provocato.
“Preside, emh… è già arrivato il Signor Malfoy?” chiese, ostentando indifferenza.
Ingolfsson scosse energicamente la testa. “No Zignor Potterr, Zignor Malfoy non folere cendere per colazione.”
Incassò il colpo silenziosamente, mentre, in realtà, si sentiva come se gli avessero appena dato un pugno dritto nello stomaco. Si mosse verso la McGranitt, unico volto amico in quel posto odioso, rendendosi conto che non avrebbe mai fatto in tempo a salire fino alla camera di Draco e a parlargli. L’enorme orologio appeso alla parete dietro il tavolo degli ospiti segnava le 8:45 e la sua Passaporta si sarebbe attivata per le 9:00.
E forse era meglio così. Si sarebbe lasciato il tempo di riflettere, di capire cosa effettivamente quella notte era stata e di decidere la sua prossima mossa. Sperava solo che, nel frattempo, Draco non decidesse di sfuggirgli.

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