[HP] At sixes and sevens ~ Draco/Harry [17/18]

Apr 18, 2009 16:57

Titolo: At sixes and sevens
Capitolo: Diciassette di diciotto: Capitolo 16: Interferenze, maledette interferenze.
Lista capitoli, note e disclaimer: qui.


At sixes and sevens
Capitolo 16: Interferenze, maledette interferenze

Ronald Weasley amava ancora scherzare, dopo tutti questi anni. Perciò, ogni tanto, prendeva la Polvere Volante fino a casa di Harry, compariva nel suo soggiorno, saliva di soppiatto al piano superiore, apriva silenziosamente la porta della sua camera, si avvicinava al letto con passo felpato e, chinandosi sul corpo incastrato tra le lenzuola, svegliava allegramente il suo amico. Urlando a squarciagola.
Perché quella mattina sarebbe dovuto essere diverso, quindi? Anzi, Ron aveva addirittura pensato di svegliare quell’essere spregevole con una secchiata d’acqua, visto il modo in cui lo aveva abbandonato la sera precedente. Era stato costretto ad apprendere la notizia del matrimonio di Ginny con Nott, da solo, senza neanche la consolazione del proprio migliore amico! E perché, poi? Perché Harry, come aveva riferito Theodore, si era offerto di riaccompagnare il povero Malfoy malaticcio a casa. Insomma, gliela doveva proprio far pagare.
Così eseguì il piano come al solito. Comparì nel soggiorno di casa Potter, salì di soppiatto al piano superiore, aprì silenziosamente la porta della sua camera, si avvicinò al letto con passo felpato e, chinandosi sul corpo incastrato tra le lenzuola…
“AAAAAAHHHHHH!” strillò.
E un altro strillo, che di certo non apparteneva a Harry Potter, gli giunse in risposta.
“WEASLEY?!”
“Merlino mio… MALFOY?!”
Draco Malfoy era lì, completamente nudo, sdraiato comodamente nel letto in cui avrebbe dovuto esserci Harry. Perché quel letto apparteneva a Harry, vero? Non era mica impazzito improvvisamente!
Oh, sicuramente c’era una spiegazione. Sì, doveva esserci una spiegazione.

*

Harry Potter aveva bisogno di una cosa sola, quella mattina: caffé. Era sveglio da almeno quindici minuti e in piedi da cinque, esattamente il tempo necessario a scendere in cucina e mettere su la caffettiera, alla Babbana (perché è questo l’unico modo in cui il caffé va preparato!). Poi aveva giustamente pensato che a Draco il caffé non sarebbe certo andato bene e allora aveva messo sul fuoco anche una teiera piena d’acqua. Beh, forse sarebbe apparso un’inguaribile ragazzina romantica, ma l’idea di portare al biondastro la colazione a letto lo stuzzicava parecchio.
Più che altro, era perfettamente a conoscenza del desiderio di Draco di essere servito e riverito e sperava vivamente che quella sua buona azione lo convincesse a concedergli un lauto premio.
Chiuse gli occhi, poggiandosi al ripiano della cucina, godendosi i freschi ricordi della notte appena passata. Le mani di Draco su di lui, nella doccia, che si infilavano dovunque, o la sua lingua sul collo, o, ancora, la sua bocca avvolta intorno alla propria erezione. E poi il modo in cui lo aveva trascinato a letto, ancora bagnati, dove avevano appurato che la doccia era stata totalmente inutile, visto che avevano ben presto trovato il modo di sporcarsi di nuovo.
Una notte intera di sesso, anzi, di Sesso, con la S maiuscola. Una notte di quelle che pensi di riuscire a trascorrere solo una volta nella tua vita e che, quando passano, continui a rivivere nella mente ammazzandoti di seghe.
Con Draco, in fondo, non poteva essere altrimenti. E, per il bene della propria salute mentale, Harry avrebbe fatto di tutto per continuare a tenerlo con sé. Perché, beh… era perfettamente conscio che quello tra loro non era solo sesso e che, se ci avessero provato, qualcosa di buono ne sarebbe venuto fuori. E lui… lui era dispostissimo a provarci!
Quello fu l’ultimo pensiero che riuscì a formulare, prima che un urlo, di una voce che conosceva bene, ma che, in quel momento, non avrebbe certo dovuto trovarsi lì, lo raggiungesse dal piano di sopra. Spense con un gesto rapido il fuoco (la teiera aveva appena cominciato a fischiare) e corse fuori dalla cucina.
Giunto nell’ingresso si ritrovò di fronte la scena più strana che avrebbe mai avuto la fortuna di vedere.
Ron correva giù dalle scale con una mano ben piantata sugli occhi, chiamandolo a gran voce, e Draco lo seguiva, caracollando avvolto nel lenzuolo, con i capelli che svolazzavano intorno alla sua testa.
Harry si premette una mano sugli occhi e si preparò mentalmente a quello da lì a poco sarebbe successo.

*

“Cosa diavolo ci fa lui a casa tua, a quest’ora?!” tuonò Draco, puntando un dito contro Ron che, a sua volta, aveva un dito puntato contro di lui e urlava: “Perché Malfoy era nel tuo letto?! E perché è nudo?!”.
Il rosso sembrava sull’orlo di una crisi isterica e Harry continuava a lanciare sguardi dall’uno all’altro indeciso sulla risposta da dare per prima. Gli fece quasi compassione, attaccato in quel modo su due fronti.
“Weasley, piantala di urlare.”
“CHIUDI IL BECCO MALFOY. STO PARLANDO CON IL MIO AMICO!”
“HO DETTO PIANTALA DI URLARE!”
“CHI SARESTI TU PER DIRMI COSA DEVO FARE? FINO A PROVA CONTRARIA, HARRY È AMICO MIO!”
Draco respirò a fondo. Doveva calmarsi. Certo, sarebbe stato più facile senza le continue urla di quella Lenticchia Ambulante.
Si voltò verso il padrone di casa, in cerca di conforto. Anche Ron fece lo stesso, ed entrambi poterono vedere il Salvatore del Mondo Magico Eccetera-Eccetera appoggiato al muro con le braccia conserte e uno sguardo severo sul volto.
“Quando avete finito, mandatemi un gufo…” borbottò atono.
Draco abbassò lo sguardo, sistemandosi il lenzuolo sulle spalle e dondolandosi da un piede all’altro. Sperava ardentemente che Weasley sparisse all’istante. Come si era permesso quell’idiota di venire a rompere le scatole proprio dopo una notte come quella? Maledetta sfortuna che continuava a perseguitarlo.
“Draco… ti dispiace lasciarmi un attimo solo con Ron? C’è il the pronto in cucina…” disse Harry.
Fu colto da un moto d’ira o, forse, solo di paura. Come avrebbe giustificato la sua presenza? Si sarebbe inventato una balla colossale o avrebbe semplicemente detto la verità?
Che poi, qual era la verità?
Scrollando le spalle, entrò in cucina, sbattendo con forza la porta dietro di sé. E maledicendo i Weasley fino alla settima generazione.

*

Harry non si sarebbe mai dimenticato l’espressione sconvolta del suo migliore amico, quando aveva pronunciato le fatidiche parole: “Siamo andati a letto insieme”. Per un attimo, Ron gli era anche sembrato sul punto di svenire, ma poi, per fortuna, aveva ripreso colore e ricominciato a balbettare. Frasi sconclusionate, per lo più, chiedendogli il perché, il come, il quando. E Harry aveva trovato una risposta semplice ed efficace.
“Beh, qual è il problema? Avete insistito così tanto per farci seppellire l’ascia di guerra. Dovreste esserne contenti…”
E Ron, se possibile, era arrossito ancora di più e aveva strizzato gli occhi.
“Ma non immaginavamo che sareste finiti a seppellirla sotto le lenzuola!”
Harry rise e, finalmente, l’amico si congedò, sostenendo di aver bisogno della sua Hermione per riprendersi dallo shock.
Lo salutò vicino al camino e poi si diresse verso la cucina. In realtà, la parte più difficile cominciava adesso. Respirò a fondo e aprì la porta.
Draco era seduto su una sedia, appoggiato allo schienale, con il lenzuolo ancora avvolto addosso e una tazza di the fumante stretta tra le mani. Harry sobbalzò, quando il suo sguardo corrucciato si posò su di lui.
“Allora?” chiese, ostentando indifferenza.
“Gli ho detto la verità. Adesso è andato via. Suppongo che, entro la mattinata, tutti i nostri amici lo sapranno” si fermò per osservarlo un momento. “È un problema?”
Lo vide sollevare le spalle. “Non credo…”
Si diresse verso i fornelli per riempirsi finalmente la sua tanto agognata tazza di caffé. Nel frattempo, il suo cervello si era lanciato in un’affannosa ricerca di qualcosa di intelligente da dire. Qualcosa che, per l’esattezza, gli permettesse di comprendere le intenzioni di Draco.
“Resti per pranzo?”
Ecco, aveva optato per una domanda semplice che non richiedeva grandi impegni. Il primo passo era il pranzo e poi, beh… poi probabilmente gli avrebbe chiesto di restare per sempre.
Draco si voltò verso di lui, inizialmente titubante. Incrociò il suo sguardo ed, evidentemente, qualcosa dentro gli lesse, perché i suoi occhi acquisirono sicurezza e un ghigno dei suoi gli si formò sul volto.
“Mi sembra ovvio, Harry. Dopo aver attentato alle mie riserve energetiche per tutta la notte, il minimo che puoi fare è prepararmi il pranzo.”
Harry posò la tazza sul ripiano della cucina, ridendo, e gli si avvicinò. Con un movimento fluido e inatteso, scivolò sulle sue gambe, sedendosi sul suo grembo. Gli spostò il lenzuolo dalle spalle e prese a baciargli il collo, ridisegnando con la lingua i segni testimoni della notte precedente.
“Penso che… a questo punto… possiamo permetterci di perdere un’altra abbandonante dose di energia…” mormorò, intervallando le parole con morsi e baci.
Draco piegò il collo e gemette, inserendo lentamente le mani sotto la sua maglietta. “Sì. Direi proprio di sì.”

*

“Per le palle di Merlino, allora è vero!”
“Sirius! Ma ti sembra il modo?!”
Harry era appena arrivato al punto clou della situazione (quello in cui Draco si sedeva sul tavolo, mentre il lenzuolo cadeva sul pavimento, e gli infilava famelico le mani nei pantaloni), quando un altro paio di voci, che, di nuovo, conosceva bene, ma che, di nuovo, non dovevano essere lì, lo raggiunse.
Si voltò di scatto per scoprire, sulla soglia della cucina, Sirius e Remus: il primo che li fissava a bocca spalancata e il secondo appeso al suo braccio mentre cercava contemporaneamente di portarlo via e di coprirsi gli occhi con una mano.
“Merda!” mormorò Draco, prima di scivolare via dalla presa di Harry, raccogliere rapido il lenzuolo e metterselo addosso. “Ma in questa casa la privacy non esiste?” continuò, a voce alta.
“Scusate!” cominciò Remus. “Questo cagnaccio rognoso ha insistito per venire a vedere di persona, appena Ron ci ha comunicato la notizia. E non sono riuscito a fermarlo!”
“Harry!” sbottò Sirius, come ripresosi in quel momento da una strana trance. “Con un Malfoy! Ti rendi conto? Il mio figlioccio prediletto con un Malfoy!”
Il Bambino Sopravvissuto Ancora Per Poco (Visto Che Stava Seriamente Meditando Il Suicidio) sollevò gli occhi al cielo. “Possiamo parlarne un’altra volta? Sarei un pelino occupato, al momento…”
Il suo padrino non sembrò badare a quelle parole. “Harry, ti rendi conto?!” ripeté.
Remus sbuffò leggermente e assunse la solita espressione alla adesso-ci-penso-io, a cui Harry era sempre molto grato. Afferrò il suo compagno per un braccio e lo trascinò di peso verso il camino, salutando con una mano e borbottando improperi contro il sacco di pulci con cui aveva purtroppo scelto di condividere l’esistenza.
Quando anche l’ultimo «…Con un Malfoy…!» si fu spento, Harry si voltò verso Draco, ancora immobile e visibilmente basito. Sbuffò e si passò una mano tra i capelli cercando di allentare la tensione. Chi lo avrebbe potuto biasimare se avesse deciso di scappare da quella casa a gambe levate?
“Emh… mi dispiace. Pensi che… potremmo riprendere da dove ci hanno interrotti?”
Draco scosse la testa violentemente. “Prima blocca il camino, spranga la porta e le finestre, metti un bell’incantesimo anti-materializzazione e allora, solo allora, mi toglierò di nuovo questo lenzuolo di dosso!”
Harry rise. “Allora sarà meglio che mi sbrighi.” Si avvicinò a lui e lo baciò dolcemente. “Torno subito.”

} longfic: at sixes and sevens

Previous post Next post
Up