Titolo: Last Chance To Lose Control
Fandom: Heroes
Beta:
iosonosara (la mia betapignola! ♥)
Postata il: 22/10/2007
Personaggi: Claude Rains, Peter Petrelli
Pairing: Claude/Peter
Rating: Nc17
Conteggio Parole: 1.738 (W)
Avvertimenti: Scene di sesso descrittive, Linguaggio, Slash, PWP
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Note:
Fic per
eowie, ma ammetto di avere un po’ forzato le cose sull’idea, c’è il mio zampino. È una cosa che non si fa, lo so, ma avevo bisogno di scrivere una Claude/Peter e la sua richiesta si prestava bene. E lei, poi, è stata così buona da non chiedermene un’altra :P
Ora, passiamo alle chiacchiere, perché ci sono un bel po’ di cose che dovete sapere su questa fic (mangiacervelli, esattamente come la coppia).
1) Prima di tutto, devo ringraziare per il supporto nell’ideazione, per la piantina di casa di Peter e per avermi sopportata (cosa non irrilevante xD) la stessa
eowie e
vedova_nera; mie lovvose compagne di sclero, sapete già che vi adoro!
2) L’altro ringraziamento enorme del caso va, com’è facile immaginare, a
iosonosara che mi ha sopportata, incoraggiata e, cosa più importante di tutte, mi ha betapignolato la fic, aiutandomi, come al solito, a risolvere alcuni spinosi problemi.
3) Sappiate, poi, che questa fic ha avuto un periodo di produzione pazzesco, per i miei canoni. È andata a sfiorare la settimana e, considerando i miei normali tempi e il fatto che ci abbia messo mano praticamente ogni giorno, la cosa è stata frustrante. In compenso, però, mi è venuta di una lunghezza assurda che adesso apprezzo - ma, lo ammetto, all’inizio ero in crisi da prolissità.
4) Durante la stesura, ho praticamente consumato le canzoni dei Muse. I risultati si vedono anche, visti citazione e titolo. Beh, seppiatelo: Hysteria è la canzone di Claude e Peter. È loro.
5) Oltre alla musica del punto 4), durante la stesura ho guardato a ripetizione i dialoghi tra Claude e Peter della puntata 1x14. Io amo quell’uomo, davvero. Lo amo. E amo questa coppia. ♥
6) Tanto per chiarire riguardo l’ambientazione della fic, visto che finora ho parlato a vanvera, siamo proprio dopo la puntata 1x14.
7) Guardate la tag ‘heroes: claude/peter’ e amatela. L’ho tanto desiderata e ora finalmente c’è!
Penso di aver concluso. Sì, dovrei.
Last Chance To Lose Control
*
'Cause I want it now
I want it now
Give me your heart and your soul
I'm not breaking down
I'm breaking out
Last chance to lose control
~ Hysteria, Muse.
*
La prima cosa che Peter avverte, appena riapre gli occhi, è il dolore alla mandibola, una fitta acuta che lo riporta immediatamente alla realtà e gli permette di ricordare ogni particolare di quella sfiancante giornata.
Claude?, si chiede immediatamente e fa per sollevarsi sui gomiti.
La testa gli gira e il formicolio che avverte in tutto il corpo non gli facilita i movimenti. Teoricamente, avrebbe bisogno di riposo; teoricamente, dovrebbe lavarsi il sangue secco che ha ancora addosso e farsi una dormita. Sarebbe quello che gli direbbe Nathan, ad esempio; probabilmente, lo accompagnerebbe fino alla doccia e gli preparerebbe un tè caldo e si assicurerebbe che stesse bene. Ma Nathan non c’è e Peter ha un folle uomo invisibile che l’ha buttato giù da un palazzo di tredici piani in casa - o, almeno, crede di averlo in casa.
Sbuffando, si mette seduto sul bordo del letto, chiedendosi come c’è arrivato fin là. La stanza sembra vuota, ma sa benissimo che questo non significa che non ci sia nessuno.
“Claude?” chiama, premendosi una mano sugli occhi. “Claude?!” a voce più alta.
L’uomo spunta proprio allora nell’arco della porta del bagno, braccia incrociate al petto e solito ghigno strafottente sul viso.
“Ben svegliato, principino.”
“Quello è mio,” constata Peter, indicando l’accappatoio che l’altro indossa con estrema naturalezza.
“Lo sospettavo,” taglia corto, uscendo definitivamente dal bagno. “Ho approfittato del tuo pisolino per darmi una lavata.”
Peter si incupisce. “Quanto tempo sono rimasto incosciente?”
“Un paio d’ore.”
Il ragazzo scatta in piedi, un leggero accento isterico nella voce. “Cosa?! Mi hai steso per due ore?!”
“Preferivi forse tornare in coma per due settimane?” risponde Claude, sollevando le sopracciglia.
Peter leva gli occhi al cielo. Si passa una mano sul viso come per cancellare la stanchezza e, “Vado a farmi una doccia, ok?” annuncia a Claude, dirigendosi verso il bagno. “Immagino che non ci sia alcun bisogno di dirti di fare come se fossi a casa tua…” rimarca ironico lanciandogli un’occhiata di rimprovero, prima di sbattersi la porta alle spalle.
Claude sorride apertamente alla porta chiusa; poi, si dirige verso il frigorifero per prendersi una birra.
~
Quando Peter esce dal bagno, avvolto in un semplice asciugamano, visto che qualcuno gli ha fregato l’accappatoio e visto che ha dimenticato di prendersi i vestiti di ricambio, Claude è sdraiato sul letto, vestito questa volta, con in mano una bottiglia di birra.
Peter lo guarda con disappunto per un attimo e scuote la testa di fronte all’alzata di sopracciglia interrogativa che gli arriva in risposta.
“Ti dispiacerebbe uscire? Dovrei vestirmi.”
“Hai paura che ti guardi l’affarino?”
Il ragazzo sbuffa ancora e gli lancia uno sguardo truce che fa ridacchiare Claude. Finalmente, l’uomo si rimette in piedi, mollando la bottiglia vuota sul comodino, e fa per uscire dalla stanza, ma si ferma prima di varcare la porta, voltandosi con un’espressione pensierosa sul viso.
“Ho ascoltato i messaggi nella tua segreteria, mentre eri in bagno,” comincia. “Il tuo fratellone e la tua fidanzatina volubile continuano a cercarti. Mi chiedevo quanto ci metterai a tornare da loro…”
Il tono è duro e cinico; Peter l’ha già sentito riferirsi in questi termini a Nathan e Simone, ma proprio non riesce a contenere il fastidio. Per non parlare dell’immagine di Simone e Isaac che continua a balenargli in mente, alimentando notevolmente la frustrazione. Il bisogno di stendersi sul letto e dimenticare tutto si fa sempre più forte.
“Oddio, no!” esclama Claude, strappando il ragazzo ai propri pensieri. “Hai di nuovo quell’espressione da cagnolino abbandonato. Quando hai intenzione di piantarla?”
“Piantarla?! Sai solo dirmi di piantarla, tu?! Scusa se ho avuto una giornata di merda e sono stanco!”
“E io sono stanco di vederti pensare costantemente agli altri! Sei fastidioso, sempre lì a far dipendere la tua vita da loro.”
Peter avanza verso di lui, sempre più irritato. “Ma non sai dire altro? L’hai visto anche tu che devo pensare a loro per usare i poteri, altrimenti non so fare nulla!” sbotta.
Claude, per tutta risposta, ride. “E quando non si tratta di usare i poteri? Quando c’è la tua vita, in ballo? Anche in quel caso non sai fare nulla e devi reclamare briciole di attenzione?! Sarebbe ora di fare qualcosa di tuo, deciso con il tuo solo cervello, senza chiedere consensi!”
Riesce appena a finire la frase, che si ritrova premuto contro la vetrata che divide la stanza da letto dal salotto, con Peter addosso che lo tiene per i vestiti. Déjà-vu, se non fosse per quella luce diversa nei suoi occhi. Si aspetta un pugno, o una scarica di urla, come prima in strada. E invece no. Invece arriva un bacio, violento e insistente, che non si sarebbe mai aspettato da Peter. Resta fermo, senza nemmeno rispondere, perché, deve ammetterlo, questa volta è rimasto interdetto. Peter si stacca e lo guarda con un mezzo sorriso che sembra vittorioso.
“Così va bene?” chiede sarcastico.
Le labbra di Claude si curvano in un ghigno, prima che lui posi una mano sulla nuca del ragazzo e lo attiri di nuovo a sé. Non attende, questa volta, ma subito forza la bocca di Peter ad aprirsi per incontrare la sua lingua. Se lo attira contro ancora di più, posando l’altra mano sulla sua schiena nuda, e apprezza il modo in cui Peter gli sta rispondendo, con un’urgenza e un bisogno che, indubbiamente, lo eccitano.
Si allontanano per prendere fiato, entrambi con l’affanno, e Claude ne approfitta per ribaltare le loro posizioni. Schiaccia Peter contro la vetrata e, “Allora sai essere audace, quando vuoi…” sussurra al suo orecchio, per poi scendere a mordergli il collo. Contemporaneamente, preme una gamba tra quelle del ragazzo e sorride sulla sue pelle del gemito che quella leggera pressione provoca. Sarebbe interessante trasformare tutto in un gioco, da quel momento, riflette; spingere Peter fino al limite e vedere quanto riuscirebbe a resistere prima di mettersi a implorare di essere scopato.
È con quell’intenzione che gli succhia la pelle del collo e lo tocca ovunque, mentre si lascia spogliare dalla maglietta e avverte le mani del ragazzo concentrarsi sui bottoni dei suoi pantaloni. Le dita di Peter che si fanno strada nei suoi boxer rischiano, però, di mandargli il cervello in pappa, scatenando un’eccitazione che non pensava potesse provocargli. Dannato ragazzo, pensa, prima di afferrargli i polsi e immobilizzargli le braccia alla vetrata. Sulle labbra di Peter nasce un sorrisetto sfrontato e la bocca si apre per dire qualcosa, ma a Claude basta premere il proprio bacino contro il suo per farlo tacere. Continua a spingere e ad affondare il bacino e a baciarlo e sì, probabilmente, sta per cadere vittima per primo del gioco che ha ideato, lo sa, dovrebbe riprende il controllo, ma quel dannato, dannato ragazzo…
Opta per una breve pausa. Si stacca dal suo corpo improvvisamente, gli libera i polsi e lo fa voltare con un movimento rapido, chinandosi subito a succhiargli la pelle della spalla.
Peter si inarca contro di lui e ansima quando l’altro gli fa scivolare via l’asciugamano che aveva intorno alla vita. Si ritrova nudo, con le mani e la bocca dell’uomo invisibile dovunque. Avrà segni dappertutto, l’indomani, ma, in ogni caso, non ci sarà nessuno a vederli e, se anche fosse, non gli importerebbe. ‘Stanotte vuole lasciarsi andare, dimenticare qualsiasi cosa e pensare solo a se stesso e all’erezione insistente che si ritrova tra le gambe. Con Claude ci riesce, con Claude sembra che non esistano complicazioni, a parte quel carattere di merda che si ritrova. Si inarca e geme “Cazzo”, quando la mano dell’uomo si stringe attorno al suo uccello.
“Cosa vuoi che faccia?” gli sussurra Claude all’orecchio.
Peter riesce solo ad inarcarsi ancora e a spingere il bacino indietro, mugugnando il suo nome e sperando che l’uomo cominci a muovere la mano al più presto.
“Sembri avere le idee chiare… Sai che farà male, vero? È la tua prima volta o hai già fatto pratica con il fratellone?”
Peter reagirebbe, se potesse, se ne avesse la forza; ma la frase tagliente di Claude viene accompagnata da un movimento secco del polso sul suo uccello.
“Cristo,” riesco solo a mormorare. “Vuoi chiudere il becco e scoparmi, stronzo?” aggiunge poi, dopo essere riuscito a prendere fiato.
Claude ridacchia e, finalmente, comincia a prepararlo. Sebbene trattenersi stia diventando difficile, tenta di farlo con calma, evitando di fargli del male. Non ho nessuna intenzione di sentire i suoi piagnistei, si giustifica, tra sé.
Peter si appoggia alla vetrata, puntellandosi sulle mani strette a pugno e spingendo contemporaneamente il bacino indietro, contro la mano di Claude. La sequenza inarticolata di gemiti che emette diventa in breve tempo una serie di “Ti prego, ti prego” che danno il colpo di grazia all’uomo e lo convincono che non può più resistere - che nessuno dei due può più resistere.
Il dolore, inizialmente, per Peter sembra atroce. Claude affonda piano dentro di lui, facendo un’incredibile forza su se stesso. Affonda i denti alla base del collo di Peter e porta la mano destra sul suo uccello, cominciando a masturbarlo. Inizia anche a muoversi, dapprima piano e poi con un ritmo sempre più veloce. Il ragazzo ben presto si scioglie, abbandonando quasi completamente l’appoggio sulla vetrata e inarcandosi verso Claude; gli appoggia una mano sul fianco per attirarselo contro - come se avesse bisogno di incoraggiamento.
Le spinte diventano in breve più frenetiche e rapide e Peter viene mugugnando “Cazzo” e “Dio” alternativamente, imbrattando la mano di Claude e la vetrata, che lo segue poco dopo, stringendogli i fianchi e affondando il viso nell’incavo tra la sua spalla e il collo.
“Cazzo, ragazzino…” sospira dopo qualche attimo di silenzio, prima di sfilarsi da lui.
Peter sorride.
~
“Cosa credi di fare?!” è la prima cosa che Peter chiede a Claude, non appena lo vede sdraiarsi comodamente sul proprio letto.
Nemmeno il tempo di darsi un’ulteriore ripulita che l’uomo ha già ripreso possesso dei suoi spazi come se nulla fosse. Vorrebbe odiarlo. Vorrebbe.
“Dormire?” è la risposta, accompagnata da un’indifferente alzata di spalle.
“Il divano è di là,” precisa il ragazzo, con tono vagamente polemico.
“Il divano è scomodo. Avanti, abbiamo appena scopato, cosa vuoi che sia dormire nello stesso letto?”
Peter scuote la testa esasperato e solleva le mani in segno di resa. “D’accordo,” mormora, prima di raggiungere l’altro lato del letto e infilarsi sotto le coperte.
“Buonanotte,” dice, chiudendo gli occhi.
Claude, dall’altro lato, si sistema meglio il cuscino dietro le spalle e accenna un sorriso. “Buonanotte, principino.”