Titolo: Won't you come back home?
Fandom: DC Comics
Beta:
namidayumeChallenge:
Il calendario dell’Avvento +
Evil Xmas @
comics_italiaPrompt: 6 dicembre: il regalo perfetto
Personaggi: Tim Drake (Red Robin), Ra’s Al Ghul
Rating: Pg15
Conteggio Parole: 746 (W)
Avvertimenti: Future!fic, speculazione, what if?
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Note:
• Bla bla bla, speculazione, mi sono inventata tutto, tutto questo non succederà mai anche se io un po’ ci spero, sono tutti morti, bla bla bla.
(Non ho voglia di scrivere le note, scusate. XD)
• Titolo da Can't Take It dei The All-American Rejects, trovatomi dalla Nami. ♥
• Sesto giorno del challenge e sono stremata. XD Ma non mollerò. ♥
Won't you come back home?
È il ventiquattro dicembre e quella che dovrebbe essere una città illuminata a festa è invece una città che brucia. Le fiamme si propagano di edificio in edificio, lambiscono le strade, ardono case benestanti e rifugi dei criminali indistintamente, con la medesima intensità.
Tim osserva tutto questo dalla cima della Wayne Tower, l’unico edificio ancora rimasto indenne. È immobile, lascia che quelle immagini di devastazione gli riempiano gli occhi e non riesce a pensare, non riesce a realizzare cosa stia accadendo, come se stesse solamente assistendo ad un film, una pellicola già fissata, immutabile, che gli scorre davanti.
Dentro di sé non trova il dispiacere che dovrebbe esserci; non trova tristezza né malinconia, e sa istintivamente che non le troverà mai, non per quella città che ha fatto di tutto per distruggerlo. Gotham gli ha tolto ogni cosa - gli ha tolto Bruce -, lo ha costretto a fuggire, ad abbandonare i propri affetti, lo ha costretto a cambiare, a vendere la propria anima. E adesso gli appare solo giusto che la città paghi, che la città bruci.
«Cos’è successo a Dick e Damian?» La voce gli esce all’improvviso, in una domanda che è quasi un morso di coscienza, quasi una punizione, perché è certo di sapere già che la risposta non gli piacerà.
Le parole di Ra’s al Ghul hanno un suono melodioso e possente, capace di sovrastare il crepitio delle fiamme, le urla della folla.
«Hanno cercato di proteggerli,» comincia, sprezzante, e Tim chiude istintivamente gli occhi per sopportare il dolore di ciò che seguirà. «Damian era un traditore del proprio sangue, non poteva sopravvivere. E Grayson… sai bene quanto me che non aveva le capacità per raccogliere l’ombra del Detective. Si sarebbe annientato da solo, prima o poi, le mie azioni non hanno fatto differenza.»
Il dolore arriva, acuto e rapido come un graffio, portandosi dietro le immagini del lampo di un mantello giallo che attraversa il cielo notturno, di un sorriso rassicurante, di una risata contagiosa, di uno sguardo che mai lo perdeva di vista, per quanto potessero allontanarsi. Porta con sé le immagini di un passato morto - proprio come Dick, come Bruce, come tutti, come il suo stesso cuore - e che non tornerà mai.
Tim riapre gli occhi e riprende a guardare le fiamme; così come si è riempita, la sua testa si svuota di nuovo, le sue emozioni evaporano tanto in fretta come sono comparse. «Perché mi stai mostrando questo?» domanda.
«Tra poche ore sarà Natale, non è ciò che aspettano tutti quei comuni mortali?» replica il demone alle sue spalle, una nota di scherno nel tono. «E il Natale è nascita, speranza... Esattamente ciò che io sto regalando a te, a loro.»
Si interrompe, compiendo qualche lento passo in avanti. Raggiunge il parapetto del tetto e indica la città infiammata di sotto. «Non è perfetto?» ride. «Quello che ti sto dando, Timothy, è la possibilità di riprenderti Gotham City, di salvare ciò che ancora di puro è rimasto al suo interno, di ricostruirla pietra per pietra sotto l'ombra del Nuovo Detective. Non ci sarà più nessuno ad ostacolarti e sarà la città che abbiamo sempre voluto, ideale, innocua. Sarà tua.»
Un brivido gli accarezza la schiena e, lì, in mezzo a tutto quel nulla provato finora lo sconvolge più di quanto farebbe in normali condizioni. Si muove senza rifletterci, affiancandosi al demone e guardando in basso, a destra, a sinistra, esaminando i contorni bruciati della città. Pensa che non ha mai creduto di poterci davvero tornare; pensa di averlo sempre desiderato, in fondo al cuore, fin da quando ha rinunciato alla propria ricerca di Bruce e ha accettato l’aiuto della Lega degli Assassini; pensa di rivolere Gotham, rivolerla disperatamente - perché è tutto ciò che gli rimane.
Sta già per accettare, per lanciarsi a salvarla, ma c’è ancora un briciolo di prudenza dentro di lui che gli fa chiedere: «Perché io?»
Il sorriso di Ra’s è tagliente, pericoloso - il sorriso del diavolo. «Perché eri il suo erede, e questo ti rende il mio.»
Quella risposta suona come l’ultima firma sul contratto, come l’urto contro il suolo duro dopo una lunghissima caduta. Suona come la fine - di ogni speranza di tornare indietro e recuperare il passato, di ogni possibilità di redenzione - e suona incredibilmente sensata.
Tim non dice più nulla: il suo assenso è silenzioso, un breve cenno del capo; l'attimo dopo sta già correndo verso di lei, per salvarla, per farla rinascere, perché Gotham, adesso, ha di nuovo bisogno di lui.