Titolo: Sweet Dreams
Autrice:
arial86Beta:
vahlyRating: NC17
Sommario: Potrà Castiel aiutare Dean a liberarsi di ciò che era diventato all'Inferno o i demoni del ragazzo finiranno col distruggerlo?
Pairing: Destiel
Wordcount: 1498
Le braccia inchiodate ai due lati del patibulum, le gambe che cercavano un’inutile presa sullo stipes, l’angelo agonizzante ricordava una grossa e variopinta farfalla.
Il sangue correva sulle sue ali nivee, simile a una sottile pioggerella cremisi; i liquidi occhi azzurri erano velati dal dolore; la sofferenza soffondeva la carne e i tendini a rilievo come un sottile chiaroscuro… Un’opera d’arte, ed era stato lui a dipingerla, con la maestria del più grande degli artisti.
La creatura celeste trasse un breve respiro e le ginocchia, esauste, cedettero. Un tremito visibile scuoteva le sue membra, mentre sudore e lacrime solcavano un viso che ricordava quello degli antichi martiri: languente e bello, già proiettato in un mondo di luce, fede e splendore.
“Hai sete, angelo?” domandò il carnefice, avvicinando una coppa sbreccata alle labbra riarse dell’altro. Posca. Una miscela di acqua e aceto che, quando la fortuna era dalla tua, permetteva al gioco di continuare ancora per parecchie ore.
In piedi su un piccolo scranno, gli tenne il viso sollevato e lo aiutò a sorbire quel liquido acidulo e benefico. L’altro sospirò qualcosa di incomprensibile.
Avvicinando l’orecchio alle sue labbra, il carnefice chiese: “Cosa?”
E in un soffio di fiato l’angelo rispose. Due sole parole, accorate e gentili. “Sei perdonato,” disse.
Il primo scosse la testa. “Il perdono è per quelli che lo implorano,” ribatté, affondando la sinistra nelle morbide piume striate di rosso, “e io non lo sto facendo.”
Le sue dita afferrarono e lacerarono, strapparono e strinsero. “Queste,” alitò piano contro il viso sudato dell’angelo, “sono remiganti primarie. Senza, non sarai mai più in grado di volare.”
Ma neppure questo scalfì la salda convinzione dell’altro. “Non c’è altro posto dove vorrei essere, Dean,” mormorò, chiudendo infine la sua bocca su quella di lui.
E questo fu tutto. Le palpebre calarono pietose su quegli occhi spenti e il corpo di Castiel ebbe un ultimo spasmo; poi si rilassò.
Un freddo sconosciuto scivolò nell’animo del cacciatore e, lentamente, un grido gli salì alla gola. Prorompendogli dalle labbra, ruppe qualcosa dentro di lui. Cadde all’indietro, nel nero abisso che si era spalancato alle sue spalle, urlando ancora e ancora e ancora…
Dean si svegliò con un sobbalzo; le gambe intrappolate nel groviglio di lenzuola ai suoi piedi, le braccia di Castiel a proteggerlo dal bacio frizzante dell’alba. Purtroppo, c’era ben poco che la stretta dell’angelo potesse fare per il gelo che gli serrava il cuore.
Delicatamente, si districò dall’abbraccio. “Sei peggio di una piovra,” disse, a occhi bassi, mettendosi a sedere e dando risolutamente le spalle all’altro, l’erezione fra le sue gambe una vergognosa impellenza.
“Stavi tremando,” rispose Castiel, in un sussurro. Poi, ancora più impercettibilmente. “Dovevo immaginare che non fosse il freddo a disturbarti.”
“Per fare Yoda ti mancano sia il colorito che la stazza, Cas,” ribatté il ragazzo, con un pallido sorriso sulle labbra. Quando quelle dell’angelo si posarono sul suo collo, nel punto in cui esso incontrava la spalla, Dean trasalì. “No,” ordinò, e la destra dell’altro si chiuse sul suo membro.
“Ssshh…” lo blandì Castiel, tutto baci e carezze. “Era un sogno, nient’altro.” Le dita che tracciavano una spessa vena al di sotto del pene, l’altra mano che giocava coi testicoli, sorrise contro la sua pelle. “E per il tuo problema,” mormorò, “credo proprio di poter fare qualcosa.”
Abbandonandosi sul materasso, si trascinò Dean addosso. Atterrarono con un piccolo tonfo, entrambi di schiena.
“Adoro quando usi le maniere forti,” rise il cacciatore, spingendo un paio di volte nel caldo incavo della mano di Castiel. “Ma è qualcosa di più stretto che voglio scopare, moccioso.” Si voltò e gli baciò piano le labbra, stando però attento a non incontrare i suoi occhi. “Io dico che sei già pronto per me, dopo ieri sera,” disse, portandosi le gambe dell’altro sopra le spalle e allineandosi alla sua apertura. “Vogliamo scoprirlo?”
E senza aspettare una risposta, cominciò a forzare la lenta resistenza dell’anello di muscoli. “Così, così,” mormorò, scomparendo dentro l’angelo. Le braccia contro la testata del letto, il fiato corto, Dean affondava ancora e ancora in quel corpo bollente, che a ogni spinta lo accoglieva un po’ di più. Sudato e implorante, tremante e perfetto. Suo.
Con un flebile ‘Cristo’, venne dentro Castiel, aggiungendo blasfemia a blasfemia.
Sentendosi vagamente nauseato, scivolò fuori e si chinò fra le cosce dell’altro, segnate da sudore e anticipazione e sperma. “Tranquillo, risolveremo anche il tuo di problema,” assicurò, percorrendolo con la lingua e assaporandosi sulla sua pelle bagnata.
Sfiorò la sensibilissima e rosea apertura di Castiel, ma non vi indugiò. Osservandolo compiaciuto mentre gli si offriva con inconsapevole lascivia, risalì invece fino al pene e posò un bacio leggero fra i due testicoli. Schiuse poi le labbra, occupandosi alternativamente dell’uno e dell’altro.
“De-Dean…” mormorò Castiel, implorante e perso. “Ti prego…”
Il ragazzo sorrise, facendo scomparire quel membro pulsante nell’umido tepore della sua bocca e trasformando le preghiere dell’angelo in un basso e indistinto mormorio. E mentre quest’ultimo gli toglieva il respiro e gli martoriava la gola, lasciò scivolare due dita dentro di lui, spingendo a un ritmo che era speculare al suo. Poi Castiel si immobilizzò. Un solo istante, un sospiro strozzato, e gli venne nella bocca con un’ultima, disperata spinta.
Gli si contrasse l’esofago, il suo stomaco si rivoltò e Dean ebbe una brevissima visione di se stesso soffocato dal cazzo di Cas. Poco male, pensò, fra i vantaggi dello scoparti un angelo c’è sicuramente il fatto che si sentirà obbligato a riportarti in vita, dopo un incidente del genere. Poi, finalmente, ingoiò tutto quanto e si lasciò cadere sull’altro, il pene che gli scivolava dalle labbra insieme a uno spesso filo di saliva e sperma, la testa leggera.
“Incredibile,” sussurrò l’altro, ancora scosso.
E Dean rise. “Mi è stato detto,” dichiarò, mettendosi a sedere e sollevando lo sguardo su di lui. Addossato alla testata del letto, le braccia spalancate, il volto pallido e sudato, l’angelo era la perfetta immagine della creatura che si era divertito a torturare. A rovinare per sempre. “Dio,” mormorò soltanto il cacciatore, prima di sporgersi sul pavimento e vomitare tutto quello che aveva in corpo: seme e bile.
All’inizio, non si accorse neppure dell’abbraccio di Castiel, né delle sue dita che gli liberavano la fronte dai capelli sudati. Tremante e sconvolto, fissava un punto davanti a sé, senza vedere realmente nulla, eccetto il bianco delle ali, il rosso del sangue e il nero della propria anima.
Solo quando l’angelo posò l’indice sulle sue labbra secche, si accorse di aver mormorato fino a quel momento. Cosa, non avrebbe saputo dirlo.
“Quante volte ti è stato fatto, prima che arrivassi?” chiese Castiel, sfiorandogli inconsciamente la spalla.
Dean scosse la testa. “Non saprei,” ammise. “Alastair era molto creativo, ma aveva le sue preferenze,” aggiunse, con un sorriso.
“E pensi che sognare certe cose ti renda come lui?” domandò l’angelo.
Il cacciatore si voltò, piantando i suoi occhi tormentati in quelli limpidi e calmi dell’angelo. “Be’, se non lo fa il sogno, di certo ci pensa l’erezione, Cas,” ribatté, pieno di disgusto. “Non ci vuole Freud per capirlo, aveva ragione lui: mi ha trasformato in un animale, il suo.”
“Pensi mai certe cose, da sveglio?” chiese ancora l’altro. “Pensi mai a quello che facevi, a quello che eri diventato, se non con pentimento e vergogna?” Posò la punta delle dita sul suo viso e ne percorse i contorni con qualcosa che somigliava alla venerazione. “Le sensazioni che accompagnano i tuoi sogni sono ciò che ti ha tenuto in vita all’Inferno, sono quello che mi ha permesso di salvare più di un guscio vuoto.” Gli chiuse una mano sul collo, calda e rassicurante. “Non possono ferire nessuno, Dean. Soltanto te.”
Baciandogli i capelli, lo attirò a sé, mentre il ragazzo imprigionava lacrime che non voleva piangere dietro il fragile muro delle palpebre.
Restarono così a lungo, prima che Castiel li distendesse nuovamente e tirasse le lenzuola su entrambi. Le dita sulla sua fronte, lo guardava con un amore impossibile, spaventoso. Ma nei suoi occhi brillava anche qualcos’altro: una risoluzione ferrea. Stava per rimetterlo a dormire, realizzò Dean con orrore.
“No,” implorò. “Per oggi basta, davvero: c’è un limite alla tutine in pelle e ai rasoi che un uomo può sopportare, a patto che non sia un emo.”
Spostandosi sopra di lui, le braccia ai lati della sua testa, l’angelo lo baciò a lungo. “Non volevi farmi provare quella famosa torta di mele?” chiese, con un sorriso.
Dean ricambiò, stanco ma felice. “Un tour gastronomico nella mia testa, eh?” ribatté, con dolcezza. “Be’, ne avremo bisogno per toglierci ‘sto sapore di vomito dalla bocca. Sei disgustoso, amico.” Gli diede una pacca sul sedere e chiuse gli occhi. “E togliti quel sorrisetto da grand’uomo dalla faccia, intesi? Non voglio rivederlo nel mio sogno.”
Castiel gli sfiorò nuovamente il viso; Dean chiuse la sua mano su quella di lui e si strinse un’ultima volta a quello stalker del suo angelo con tanto di impermeabile da pervertito, abbandonandosi a quello che, lo sapeva, sarebbe stato il primo sonno ristoratore da che era tornato. Quando scivolò nel buio, un momento più tardi, il sorriso indugiava ancora sulle sue labbra: era certo che Cas non conoscesse tutti gli usi della panna…