Questa volta si fa sul serio e andiamo sul pesante, signori. Dal capodanno più grasso e alcolico che abbia mai fatto:
Titolo: Cosa resterà di noi
Rating: NC-17 (questa volta spinto spinto)
Fandom: Harry Potter
Paring: Remus/Sirius
Avvertimenti: sesso esplicito e piuttosto violento tra due uomini, quindi se non vi gusta, non proseguite, please.
Trama: - James è morto, Peter ci ha tradito, Voldemort è tornato e noi moriremo tutti - disse con la sua voce così simile ad un latrato - Che cosa ci rimane, Remus? Che cosa resta?-.
E allora comprese che non era il solo ad essere rimasto attaccato al passato, a piangere ogni notte ricordando quello che avrebbe potuto esserci.
Sirius soffriva quanto e più di lui, praticamente da sempre.
Note: I personaggi appartengono a J.K.Rowlig, e grazie. Io ovviamente non ci ricavo un tubo.
Scritta per il IV p0rn fest (Prompt: HARRY POTTER Remus Lupin/Sirius Black, Cicatrici) e partecipa alla sfida p0rnodrillo vs p0rnofante. Devo ringraziare
sonia_sama per avermi sfidato con questo prompt perché è la prima volta che scrivo su questi due personaggi, e ho scoperto che mi piace da morire…
Cosa resterà Di noi
Remus osservò i piatti accatastati nel lavandino con la coda dell’occhio e sospirò pesantemente.
Rivolse un’occhiata carica di significati all’amico appoggiato scompostamente su una sedia.
- Hai mangiato qualcosa o hai solo bevuto?- mormorò con aria di rimprovero alla quale Sirius non fece neppure caso. Scrollò le spalle sottili e biascicò - Come se ti interessasse…-.
Remus ebbe il buon senso di non rispondere a quella palese provocazione e scrutò l’uomo con amarezza. Aveva i piedi accavallati sul tavolo e con una mano si stuzzicava un taglio quasi cicatrizzato sull’avambraccio.
- Smettila di grattarti, Felpato- disse a voce alta, sperando di risultare almeno un po’ credibile - Se continui ti rimarrà la cicatrice-.
Sirius alzò gli occhi su di lui, inchiodandolo sul posto. Sbuffò sonoramente e senza distogliere lo sguardo si alzò in piedi e lo oltrepassò per dirigersi in salotto.
Lupin avvertì chiaramente una zaffata di alcol provenire dall’amico.
- Come se facesse differenza…- celiò Sirius oltrepassando la soglia del salone buio, subito seguito dal licantropo - Una più, una meno-.
L’ex professore si passò stancamente una mano tra i capelli striati di grigio, imprecando mentalmente contro quel dannato Black. Era così irritante vederlo ridotto in quello stato, nient’altro che un ammasso di pelle e ossa, senza la minima voglia di vivere.
- Sirius, te l’ho già detto- sussurrò con un filo di voce morbida - Devi finirla con questo atteggiamento disfattista…-.
Il moro si voltò di scatto verso di lui, fulminandolo con gli occhi. Per un solo istante a Lupin parve di rivedere il fuoco ardere in quelle pupille d’ebano. Un brivido caldo, insolitamente piacevole, gli percorse l’intera colonna vertebrale.
Forse non tutto era perduto.
- Non ho intenzione di starti ad ascoltare, damerino del cazzo!- esplose all’improvviso Sirius cercando inutilmente di snebbiare la mente dai fumi dell’alcol.
Gli puntò un dito ossuto contro e urlò - Che cazzo ne vuoi sapere, tu? Tu hai vissuto in tutti questi anni! Tu continui a vivere anche adesso! Almeno le tue cicatrici le hai ricevute per un buon motivo! Ma io?-.
Remus si morse la lingua e restò in silenzio, quasi rapito nell’osservare uno dei leggendari attacchi d’ira di Sirius Black. Una parte di lui ne aveva paura, un’altra si sentiva inesorabilmente attratta da quel carattere instabile.
- Io sono ancora rinchiuso, non lo vedi? A cosa è servita la mia fuga se poi devo restare in queste quattro maledettissime mura?-.
- Ma almeno sei vivo…-.
- Io non sono vivo- rispose tetro Black - Io sono morto anni fa’. Sono finito all’inferno e ne sono stato risputato fuori. Ora guardami. Questa ti sembra vita, Remus? Ti sembra una vita che valga la pena di essere vissuta?-.
Remus prese un profondo respiro facendo tremare di rabbia Sirius.
- Sopravvivremo, e le cose andranno meglio, vedrai-.
Le sue parole però suonavano inconsistenti e vuote perfino alle sue orecchie. Sirius fu ben più esplicito. Spalancò la bocca, gettò il capo indietro e rise con amarezza. La sua risata risuonò per i corridoi della casa deserta, riecheggiando tra le stanze buie e polverose.
Ed era bello, mentre rideva. Una bellezza appassita, sofferente, sanguinante e piena di vecchie cicatrici che non se ne sarebbero mai andate.
- Sirius, riprenditi. Devi andare avanti, guardare al futuro, rifarti una …-.
Non terminò mai quella sequenza di stronzate.
Sirius ringhiò come un animale in gabbia e afferrò Remus per un braccio. Lo avvicinò a sé con irruenza e lo strinse forte al petto, facendogli addirittura male. Ma a Remus quel dolore piaceva, era lieve e dolce in confronto a quello che aveva dovuto subire in passato.
La presa del moro era ferrea, intensa, e gli ricordava la forza che un tempo l’amico metteva in ogni gesto, e che ora invece risparmiava accuratamente per le emergenze.
Lasciò che le labbra sottili di Sirius gli scorressero freneticamente sul viso, sulle cicatrici che lo deturpavano, e sulla barba non fatta.
Una mano di Sirius, grande e gelida, scivolò sul suo petto troppo magro e gli accarezzò voluttuosamente il cavallo dei pantaloni, giù teso.
Il ghigno di Black era inconfondibile, così tipicamente suo da far paura. Si allargò come una smorfia sofferente sul suo volto una volta così bello, e Lupin sospirò piano.
- Sei già duro, eh?- sbuffò malizioso Sirius, non nascondendo la propria voglia - Oh, Lunastorta….vuoi che ti scopi, vero?-.
Remus non ebbe tempo di rispondere alcunché. Si ritrovò sbattuto sul tappeto ammuffito e tarlato del salotto e un attimo dopo la lingua umida dell’amico gli stava rovistando nella bocca.
Sapeva di whisky e di fumo, ma anche di malinconia e di sangue. Doveva aver bevuto più di quanto lasciasse a vedere, ma quella non era una novità. Remus poteva ben capirlo. Se anche lui fosse stato costretto a rimanere chiuso in casa mentre fuori imperversava una guerra, probabilmente si sarebbe consolato allo stesso modo: bottiglie su bottiglie di liquori.
Remus avrebbe voluto opporre resistenza all’attacco brutale e senza alcuna delicatezza di Sirius, ma ne era del tutto incapace.
C’era così tanta sofferenza e frustrazione dentro Felpato, che solo un folle avrebbe provato a fermarlo. E poi la sensazione delle lunghe e agili dita del moro che lo spogliavano era talmente eccitante da fargli perdere qualsiasi voglia di ribattere.
L’aria fredda della casa si infranse sulle gambe nude e sul suo ventre quando anche i pantaloni ormai lisi vennero strappati via con un gesto veloce.
Sirius gli concesse solo un attimo di respiro, prima di togliersi a sua volta gli indumenti e posizionarsi tra le sue gambe.
C’era qualcosa di cattivo, quasi di crudele, nei suoi scatti nervosi e ansiosi. Qualcosa di irrimediabilmente Black.
Remus gli afferrò le spalle mentre avvertiva la punta tesa e lucida dell’erezione del compagno giocare con la sua apertura, farsi avanti e poi ritrarsi e poi di nuovo dentro.
Era stressante, ma non certo doloroso come quando Sirius decise di smettere di giocherellare e lo penetrò completamente, facendo scontrare i loro bacini.
Il licantropo strinse le sue spalle con ferocia, trattenendosi a stento dal piangere e dall’urlare.
Sirius non era mai stato un re di delicatezza, ma la clausura forzata e il bere avevano decisamente peggiorato la situazione.
E poi c’era ancora quel ghigno storto, oscenamente bello e accattivante, unico ricordo del Sirius di un tempo.
Sirius grugnì e sospirò il suo piacere puramente fisico, afferrandogli i fianchi e iniziando a muoversi dentro e fuori di lui. Aveva un ritmo cadenzato, collaudato dal tempo, intenso e distruttivo al tempo stesso. Quello stesso senso di distruzione e di smarrimento brillava nei suoi occhi appannati e dello stesso colore delle nuvole prossime alla tempesta.
- Dimmelo Remus- ringhiò Sirius spingendosi con prepotenza dentro di lui - Dimmi quanto ti piace quando ti scopo così, senza dolcezza, senza sentimento-.
Lupin inarcò la schiena, serrando con forza i denti per non rispondere.
- Lo so che ti piace essere scopato come una puttana, essere preso con forza, fino a farti male- continuò imperterrito Sirius leccandogli il collo. La sua voce era calda e roca, e piena di tristezza. E non era solo l’alcol a parlare, ma qualcosa di ben più profondo e intimo, e disperato.
- Ti piace sentirti pieno e senza via di fuga. Ti piace illuderti di non avere alternativa, di essere preso contro la tua volontà, di non poter scappare-.
Un lieve morso seguì le sue parole.
- Ma la verità, Lunastorta, è che tu vuoi tutto questo. Tu ami essere sbattuto a terra e scopato da me. Vero? -.
Sirius ribadì le sue parole con una serie di affondi più violenti, che portarono Remus a gemere impaziente e a stringersi sulla sua erezione pulsante.
- E lo sai perché, Remus? Lo sai?- sussurrò affannato il moro andando a prendergli il sesso tra le dita e masturbandolo con deliberata e terribile lentezza.
Remus negò col capo, inghiottendo aria e saliva.
- Perché almeno così, per qualche istante, riesci a non pensare- concluse con straordinaria dolcezza Black - Riesci a dimenticare quanto faccia schifo la tua, la nostra, vita-.
Lupin chiuse gli occhi, trattenendo a stento una lacrima. Sirius era da sempre quello che riusciva a capirlo meglio di chiunque altro, quello che gli entrava dentro, non solamente fisicamente, e gli mostrava tutta la merda che si teneva dentro.
Ancora una volta aveva ragione, il bastardo dagli occhi grigi. Essere preso così brutalmente gli permetteva di non pensare, di non farsi affliggere dai sensi di colpa e dalla nostalgia.
L’uomo ansimò forte sentendo Sirius aumentare la velocità della mano e del bacino. Socchiuse gli occhi e incrociò lo sguardo spento e lontano di Sirius. E allora comprese che non era il solo ad essere rimasto attaccato al passato, a piangere ogni notte ricordando quello che avrebbe potuto esserci.
Sirius soffriva quanto e più di lui, praticamente da sempre.
- Sirius…- tentò con quello che rimaneva della sua voce, ma il moro scosse il capo e lo seppellì tra collo e spalla.
- James è morto, Peter ci ha tradito, Voldemort è tornato e noi moriremo tutti - disse con la sua voce così simile ad un latrato - Che cosa ci rimane, Remus? Che cosa resta?-.
Lupin singhiozzò forte, abbandonandosi a quelle spinte piene di rancore, e lasciò che l’orgasmo lo segnasse, mentre si rendeva conto che le cicatrici peggiori non erano quelle del corpo, ma quelle dell’animo.
Il corpo guarisce, le ferite si rimarginano, alle volte scompaiono del tutto. Ma l’anima non si ricuce mai veramente, porterà sempre i segni della violenza e del dolore incise sopra.
E loro due ne erano un esempio lampante.
Lasciò allora che Sirius si sfogasse su di lui, che maltrattasse il suo corpo fino ad esasperarlo, e quando finalmente lo sentì venire con un gemito più alto degli altri, lo avvolse tra le braccia con affetto, come solo un amico è in grado di fare.
- Restiamo noi, Sirius. Restiamo solo noi-.