[Disney Pocahontas] The face of my substitute for love

Jan 12, 2012 16:50



Fin da quando era un bambino, Kokum era sempre stato abituato ad ottenere tutto ciò a cui ambiva. Che fosse vincere una corsa con i coetanei, o uccidere l’orso più grosso della foresta, Kokum riusciva sempre ad avere ciò per cui lottava.

Ma con lei era diverso. Lei era orgogliosa, tenace, presuntuosa forse perfino più di lui. E soprattutto era coraggiosa: aveva avuto il coraggio, l’ardire, di rifiutarlo, di opporsi a lui.

L’aveva desiderata, in un primo momento. Aveva avvertito l’insensata e irrazionale voglia di possederla, di piegarla sotto di sè, di assaggiare la sua pelle, scoprire se era morbida e calda come appariva.

Poi l’aveva odiata e disprezzata, per la sua arroganza e per il suo atteggiamento così terribilmente supponente e altezzoso. O almeno era ciò che si raccontava per poter dormire la notte. La verità, la verità che tentava di negare perfino a se stesso, era nettamente più semplice. L’aveva detestata perchè era stata l’unica a non accettarlo, a rifiutare i suoi tentativi di avvicinarsi, di essere, per quanto il suo stato di guerriero gli permettesse, gentile. Si era sentito umiliato, tradito e respinto come un ragazzino alle prime armi.

E infine aveva iniziato ad ammirarla, per la sua tenacia, per il suo infinito orgoglio, per la forza che dimostrava in ogni gesto e affermazione. Anche quando lo aveva guardato negli occhi e gli aveva detto di amare un altro uomo, lui aveva sentito di apprezzare la sua sincerità e il suo coraggio. Nessun’altra donna, lì o altrove, avrebbe mai osato arrivare a tanto. Dopo quelle parole, pronunciate con tanta freddezza e decisione, non avrebbe mai immagianto che un giorno si sarebbe ritrovato a fissare immobile l’entrata della loro tenda, in attesa di entrare per consumare la loro prima notte di nozze.

Kokum deglutì rumorosamente stringendo i pugni e alzando il mento, come era solito fare prima di uno scontro con i nemici. Sembrava pronto ad andare in battaglia, anzichè verso il proprio giaciglio, l’unico posto al mondo che avrebbe dovuto chiamare “casa”. Ma forse quello che lo attendeva era proprio una battaglia, la più importante della sua vita. E aveva paura. Non l’avrebbe mai ammesso neppure a sé stesso, ma aveva una paura folle di essere rifiutato da lei ancora una volta.

Una parte di sè sapeva che Pocahontas lo aveva sposato esclusivamente per seguire il volere del padre e la tradizione di famiglia, e la sola idea di poter vedere sul suo viso ancora una volta sdegno e sconforto, proprio quella notte, lo atterriva.

Con lo sguardo deciso di chi è in grado di uccidere un cinghiale a mani nude e ottenere i favori di una donna semplicemente con una parola, entrò nella tenda. Era buia e calda, quasi soffocante, ma Kokum nemmeno ci fece caso poichè la sua attenzione era completamente rivolta verso la nuova e giovanissima moglie, che lo attendeva seduta ai piedi del giaciglio. In quel momento, nel vederla tesa, rigida e vagamente ansiosa, il guerriero comprese che Pocahontas era la donna perfetta per lui. Nessun’altra donna sarebbe mai stata alla sua altezza, nessuna gli avrebbe mai spezzato il respiro in gola con un solo sguardo, nessuna gli avrebbe fatto battere il cuore così forte da essere assordante.

Deglutì e si avvicinò a lei a passo deciso ma silenzioso e lento, per non spaventarla. Sapevano entrambi quello che avrebbero dovuto fare quella notte, quali fossero i rispettivi doveri, eppure sembrava che nessuno dei due sapesse da dove incominciare.

Con tutto il coraggio che possedeva, il ragazzo sfiorò con la punta delle dita la guancia di Pocahontas, per poi spostarle dal viso una ciocca di capelli corvini. La sentì rabbrividire sotto il suo tocco e allora tornò a passarle una mano tra i capelli, cercando di tranquillizzarla, di dirle che non le avrebbe mai fatto del male. Non intenzionalmente, almeno.

La spogliò con calma, senza fretta e senza trovare ostacoli da parte sua. Le fece scivolare il vestito fino ai piedi e fece lo stesso col suo perizoma, rimanendo perfettamente nudo ed esposto di fronte al suo sguardo. Non aveva mai avuto vergogna nel trovarsi nudo davanti ad una donna, ma con Pocahontas era tutto diverso, tutto ancora da scoprire.

Lo guardava come se si aspettasse qualcosa da parte sua, come se dovesse dimostrarle di essere alla sua altezza. E Kokum sapeva di non essere affatto perfetto, di essere un uomo impulsivo e troppe volte prepotente, di essere terribilmente geloso e irascibile. Ma era lui l’uomo che aveva sposato. Forse non l’aveva scelto, ma alla fine aveva accettato di diventare sua moglie.

Pensando a quello quasi si perse il movimento lento e delicato della mano di Pocahontas verso di lui, verso il suo cuore.

Kokum sgranò gli occhi scuri, sopreso. Non si era aspettato quello. Abbassò lo sguardo sulle dita lunghe e sottili di Pocahontas, intentente ad accarezzargli la lunga cicatrice che gli deturpava il petto. L’unico segno tangibile dello straniero e del suo bastone che sputava fuoco.

Pocahontas la percorse tutta, con silenziosa devozione, e infine sospirò debolmente « Mi dispiace. È stata colpa mia».

Con un gesto secco Kokum le afferrò il polso e lo allontanò da sè. Non voleva che Pocahontas avesse più nulla a che fare con quelle persone, nemmeno attraverso la sua cicatrice. La distese sotto si sè, bruciandola con lo sguardo, e le si distese sopra senza gravarla col suo peso.

In silenzio e con la determinazione di un guerriero iniziò a baciarle il collo, a morderle piano la pelle tenera delle spalle, ad annusare il profumo selvatico dei suoi capelli. Sapevano di buono, di famigliare, di sensualità. Si sentì improvvisamente eccitato e istintivamente spinse il bacino contro quello della ragazza, che forse nemmeno si rese conto di ricambiare il gesto.

Kokum chiuse gli occhi, assaporò il suo odore femminile e vitale, e non potè bloccare il flusso di ricordi. Gli tornarono alla mente quelle immagini che aveva tentato per mesi di dimenticare e che invece torrnavano continuamente ad ossessionarlo, anche in un momento intimo come quello.

Li aveva visti per sbaglio, una notte, nella radura vicino al grande Salice. Non li stava cercando, ma aveva sentito dei rumori insoliti per una tiepida sera d’estate, e si era avvicinato.

Aveva scorto la pelle pallida, inconfondibile, di quello sporco straniero e poi quella più scura, perfetta e vellutata, di Pocahontas. Troppa pelle e troppi ansiti, e il suo istinto di uomo aveva avuto la meglio su ogni altra cosa.

Si era nascosto nell’erba alta e li aveva osservati fare l’amore nella penombra, aveva ascoltato i loro rumori umidi, i gemiti rochi dello straniero e le urla a stento trattenute di Pocahontas.

Non era riuscito a staccare lo sguardo dal suo corpo nemmeno per un istante, maledicendosi per tutta la durata dell’amplesso. Eppure era rimasto inchiodato lì, immobile e silenzioso come durante la caccia, cercando di carpire più dettagli possibile.

Ed ora, nella loro nuova tenda, ora che si trovava lui al posto di Smith, tutto quello che desiderava era non pensare più a quelle immagini e sostituirle con nuovi ricordi. I suoi ricordi. Voleva che i gemiti di piacere di Pocahontas fossero solo per lui, che il suo sguardo languido fosse rivolto unicamente a lui, che le sue dita sottili e forti tirassero i suoi capelli, non quelli chiari dello straniero. E se per farlo doveva sfruttare quei ricordi rubati lo avrebbe fatto, dannazione.

Seguendo l’esempio di Smith, Kokum si abbassò a lappare con la punta della lingua uno dei capezzoli scuri e perfetti di Pocahontas, osservandolo sorpreso indurirsi e rizzarsi, come chiedendo altre attenzioni. Con un mezzo sorriso soddisfatto tornò a leccarlo e succhiarlo, massaggiando allo stesso tempo anche l’altro seno. Pocahontas si inarcò con un ansito spezzato, probabilmente sorpresa lei stessa per quell’improvviso e inaspettato piacere.

Le mani che la stavano percorrendo non erano rudi e brutali come si era immaginata, ma forti e calde, esperte e decise. Ed erano terribilmente simili a quelle di John, così tanto che se chiudeva gli occhi poteva quasi immaginare che fosse lui l’uomo sopra di lei. A quel pensiero istintivamente allargò leggermente le gambe, e Kokum lo prese come un tacito invito.

Scese con la bocca nel solco tra i seni, giù verso l’ombelico e poi ancora più in basso, sfiorando appena il pube scuro.

La ragazza rabbrividì sotto le sue mani tremando da capo a piedi e lasciandosi sfuggire sempre più gemiti sottili e lievi, che scivolavano sulla sua erezione come carezze.

Kokum scese ancora più in basso, tra le sue gambe socchiuse, e decise di mettere per qualche attimo a tacere l’orgoglio e imitare ancora una volta le mosse dello straniero.

Nell’assoluto silenzio della tenda le sfiorò il clitoride prima con la punta del naso, e poi con la bocca. Pocahontas quasi urlò, sgranando gli occhi scuri, e si contorse tutta quando avvertì la lingua umida di Kokum sfiorarla e penetrarla. Non avrebbe mai, nemmeno nei suoi sogni più arditi, potuto immaginare che il guerriero potesse fare una cosa del genere. Aveva sempre pensato che fosse il genere di uomo che pretende il suo piacere senza lasciare nulla alla compagna, che si occupa solo di sè stesso e poco altro. E invece si sbagliava. Kokum voleva farla godere, godere davvero, ed ad ogni secondo che passava le ricordava sempre di più John...

Quello fu il suo ultimo pensiero razionale prima di abbandonarsi completamente alle attenzioni del marito.

Quando Kokum la sentì letteralmente sciogliersi sotto di sè, e udì i suoi mormorii e incitamenti sommessi, sorrise sornione. Si sollevò su di lei, restanto fermo, sospeso sugli avambracci, per qualche istante a guardarla persa nel suo mondo di piacere e fremiti, e infine la penetrò completamente con una sola spinta. Non voleva farle male o essere brutale, ma quando si trattava di sesso vero, e non di preliminari, allora davvero non conosceva mezze misure. Era un uomo paziente, come tutti i cacciatori, disposto anche a lunghe attese per condurre la preda nel posto giusto. Ma quando l’aveva in pugno, quando finalmente era sua, allora non era proprio capace di aspettare oltre. Si tirò leggermente indietro e spinse in lei facendola sussultare e sgranare gli occhi, ma non c’era nè dolore nè rifiuto nei suoi occhi. Alla spinta successiva la ragazza allacciò le gambe attorno alla sua vita, così strette da fargli quasi male, e si spinse verso di lui.

Kokum non attese oltre. Con forza, decisione e passione si seppellì in lei per quanto gli era concesso, godendo di ogni singola vibrazione, di ogni suoi ansito, ogni sua preghiera.

Ma fu solo dopo essersi riversato in lei, all’apice del suo appagamento, che tornò a guardarla negli occhi e vide il suo sguardo vibrante di piacere ma allo stesso tempo lontano, distante. E in un attimo tutto gli crollò addosso, perchè si rese conto che tutti i suoi sussurri e le preghiere non erano rivolti a lui, ma al fantasma di un altro uomo perduto oltre l’oceano.

Quel bastardo di Smith aveva mantenuto la sua promessa, dopotutto. Per quanto potesse essere lontano, anche in un altra terra, la sua inopportuna presenza era sempre accanto a loro.

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