Titolo: Do you believe in life after love?
Rating: NC-17
Fandom: Hetalia
Paring: Roma Antica / Germania Antica
Avvertimenti: sesso esplicito tra due uomini e qualche accenno di violenza (lettore avvisato) .
Genere: introspettivo, storico, angst, erotico.
Trama: «Un ottimo tempismo, Germania» esclama con la sua voce baritonale l’Impero, ed ora sembra decisamente meno ubriaco di un attimo prima. « Rapirmi alla vigilia delle mie nozze» spiega mettendosi seduto e appoggiando la schiena muscolosa alla parete fredda « Se non ti conoscessi bene direi che sei geloso».
Note: I personaggi ovviamente non mi appartengono e non ci ricavo niente.
Scritta per il V p0rn fest (Prompt: Hetalia, Antica Roma/Germania Magna, Odi et amo ).
Do you believe in life after love?
“Ma era Roma che amavo, la Roma imperiale,
questa bella regina che si rotola nell'orgia,
sporcando la sua nobile veste con il vino della depravazione,
fiera dei suoi vizi più che delle sue virtù”.
Flaubert
Rimani a lungo sulla soglia ad osservare quello spettacolo indecoroso.
Sempre più spesso fatichi a riconoscere Roma, a rivedere in lui i tratti dell’uomo che è era un tempo.
Mentre lo osservi scolarsi l’ennesima brocca di vino direttamente dal seno di una schiava, torni a domandarti cosa possa averlo cambiato così tanto.
Lo conosci da quando eravate entrambi due ragazzini, il moro già destinato alla grandezza e tu invece solamente un territorio incolto e burrascoso.
Lo hai osservato, ammirato, per secoli da lontano, senza osare attraversare i confini. Sei rimasto a scrutarne l’inarrestabile ascesa in silenzio, sperando di divenire un giorno come lui, di poter sedere al suo fianco, combattere dalla stessa parte.
Ricordi perfettamente gli anni di gloria di Roma. Ricordi il suo volto abbronzato e solcato dalle cicatrici di guerra, il suo sorriso spavaldo e vittorioso, il suo sguardo arrogante e terribilmente sicuro di sé, così tanto da far tremare il mondo. Ricordi il suo modo di cavalcare, tenace e aristocratico, e ricordi i suoi Trionfi, visti da lontano ma sentiti direttamente sulla tua pelle troppo chiara, troppo limpida, per uno come lui.
Lo ricordi perfettamente, e pensi di non aver mai visto qualcosa di più bello.
Per questo ora lo odi così tanto. Ogni volta che lo vedi ridotto in questo stato, con vestiti troppo lussuosi per cavalcare attraverso campi di battaglia, troppo ubriaco per tenere una spada in mano, ti domandi come abbia potuto scendere così in basso.
Eppure un tempo eravate così simili, non è vero? Anche lui era serio e poco avvezzo a fronzoli e lussi, guardava al futuro pronto a sporcarsi le mani e il volto, benché dentro di sé abbia sempre covato il desiderio di ricchezza e un’innata propensione verso la bellezza. Tuttavia non avresti mai pensato che un giorno avresti assistito a quello scempio.
Con un sospiro rassegnato ti fai largo tra la folla della taverna e lo raggiungi appena in tempo per sorreggerlo ed evitargli una brutta caduta dal triclinio.
« Ma guarda che sorpresa...» ridacchia insensatamente Roma quando alzando il volto riconosce i tuoi occhi di ghiaccio.
« Vieni con me» sibili sollevandolo senza sforzo e trascinandolo senza premura fuori da quel postribolo. Non ci sono guardie a difenderlo, e neppure lui oppone resistenza. Si lascia portare via come se non avesse nulla da temere, come se la tua fosse una visita di piacere.
Una volta fuori da lì Roma corruccia la fronte per qualche istante, gli occhi scuri lucidi e in parte annebbiati dal vino, e poi scoppia in una risata ringhiosa.
Ti viene naturale serrare la mascella e stringergli con maggior forza il braccio, sperando di fargli almeno un po’ male. Odi la sua risata, bassa e rauca, ma comunque prepotente. È una risata virile e antica come il mondo, la risata di un uomo nato da briganti di montagna e cresciuto nei palazzi più splendidi della terra. È una risata che ti scende nel ventre, ti fa tremare le mani e bruciare il sangue in corpo.
Le strade della città sono scure e silenziose, e l’unico rumore sono i vostri passi affrettati.
Lo conduci poco lontano dalle vie centrali, in quella che ormai da qualche tempo è diventata la tua casa. È poco più che una catapecchia, e l’odore di carne cotta si sente a metri di distanza. Tutto attorno sono appostati i tuoi uomini, giganti biondi dalla pelle candida e dalle asce affilate.
Roma non sembra affatto intimidito, li guarda con un ghigno e ogni tanto biascica qualche saluto irriverente. Ma nessuno di loro osa muovere un muscolo, ancora intimiditi dall’antica grandezza di Roma e soprattutto dal tuo sguardo affilato e freddo.
Appena aperta la porta lo sbatti senza premura in un angolo, dove Roma si accascia ridacchiando, e lo osservi con sprezzo mal celato dall’alto in basso.
Il moro prende un respiro rumoroso, tutto l’Impero si scuote, e infine alza il viso verso di te.
Vorresti non pensare che nonostante i vizi e gli eccessi è ancora bellissimo e affascinante, ma non sei mai stato troppo bravo a fermare i tuoi pensieri.
Cerchi di rimanere freddo e impassibile davanti a quegli occhi profondi e scuri, ma sinceramente ti domandi quanto ancora tu possa ingannare quell’uomo, che ti conosce meglio di chiunque altro, che ha visto lati di te che non hai mai mostrato a nessun altro.
« Un ottimo tempismo, Germania» esclama con la sua voce baritonale l’Impero, ed ora sembra decisamente meno ubriaco di un attimo prima.
“Se la recita vi è piaciuta, allora applaudite” aveva detto in punto di morte Augusto, il suo figlio prediletto, e forse Roma ha imparato qualcosa da lui. Sotto quelle tuniche bordate di rosso e quelle corone di alloro, Roma è un attore eccezionale.
Ti limiti ad inarcare un sopracciglio e il moro ghigna divertito.
« Rapirmi alla vigilia delle mie nozze» spiega mettendosi seduto e appoggiando la schiena muscolosa alla parete fredda « Se non ti conoscessi bene direi che sei geloso».
C’è qualcosa, nel suo sguardo, che per un attimo ti lascia spaesato. È una scintilla di malizia e di consapevolezza, come se Roma fosse in grado di entrare nella tua testa e sviscerarla a piacere. Ma per fortuna, Roma ha tante qualità, ma non quella di saper leggere il pensiero. Non ancora, almeno.
« Per fortuna allora che mi conosci bene» rispondi a tono incrociando le braccia al petto e godendoti il fatto di poterlo guardare dall’alto in basso, di averlo in tuo potere. Tuttavia Roma non sembra minimamente preoccupato. Appare come sempre a suo agio, quasi divertito da questa situazione. Continua a fissarti irriverente e con un sorriso felino sulle labbra carnose e morbide.
Un tempo quelle labbra erano screpolate dal vento e dal sole delle campagne militari, rifletti con un velo di malinconia. Ora invece sanno di vino e di sesso, di lusso e di abbandono.
« Quindi è una pura casualità che tu mi abbia portato qui proprio il giorno prima del mio matrimonio...» insinua Roma assottigliando gli occhi e tu ti senti indagato fin dentro l’animo. Dopo tanti secoli ancora non riesci a capire come faccia.
“Lo sa” pensi in un barlume di lucidità “Roma l’ha sempre saputo”.
Certo che Roma lo sa, chiunque lo capirebbe. Roma ti conosce meglio di chiunque altro, e sebbene siate entrambi invecchiati è inutile mentirsi.
« Quello che fai con quella donna non mi interessa» menti « Ma non tollererò altri attacchi da parte tua».
Gli occhi di Roma diventano immediatamente più attenti e lentamente si rimette in piedi. Quando parla la sua voce è ferma e decisa come un tempo « Non sono io quello che varca i confini e saccheggia territori, e lo sai perfettamente».
Non c’è mai stato spazio per le discussioni con lui, solo sentenze e dati oggettivi.
No, non è Roma a sfondare il confine e attaccare i tuoi territori. Ha smesso di farlo da tanto, troppo, tempo. E forse è per questo che ti accanisci così tanto su di lui, per questo che sproni i tuoi uomini con così tanta frenesia.
Serri la mascella e sfidi con lo sguardo il tuo rivale di sempre. Siete più vicini di quanto non lo siate stati da anni. Ci sarebbero così tante cosa da dire, e da fare, che nessuno dei due sa da dove iniziare. Rimanete entrambi immobili a fissarvi negli occhi finché Roma non fa un passo in avanti, ti afferra la nuca con forza e ti bacia con irruenza.
Roma è sempre stato il più coraggioso, il più intraprendente. È sempre stato lui a fare la prima mossa, a rischiare e a mettersi in gioco, sicuro di non poter perdere.
Avverti le sua labbra muoversi contro la tua bocca, e sanno davvero di vino e di oro. Le detesti, ti provocano una nausea incontrollabile.
Ti divincoli e ti liberi dalla presa ferrea del romano. Ti stacchi da lui con più forza di quanta sia necessaria, perchè Roma non è più così forte come un tempo. Adesso puoi tenergli testa, e anche fargli del male, se lo desideri.
Questa consapevolezza ti incendia il sangue e con un rancore che nemmeno sapevi di provare lo spingi indietro e gli assesti un calcio all’addome.
Roma si piega in due, gemendo, e non puoi far altro che disprezzarlo maggiormente. Secoli prima non si sarebbe mai piegato, i tuoi calci gli avrebbero appena fatto il solletico.
Ora invece è debole, appesantito dal bere e dalle donne, dal lusso e dalla ricchezza che ha conquistato combattendo per il mondo.
Tutto questo non fa altro che provocarti ancora più rabbia, e nulla ti può impedire di tirargli un altro calcio solo per il puro gusto di vedere fin dove puoi arrivare con lui.
Roma tossisce e si piega in ginocchio, il capo chino e i riccioli scuri più in disordine che mai. Per un attimo pensi che sia finita, che non valga neppure più la pena combattere contro di lui, quando finalmente Roma alza il viso e ti inchioda con lo sguardo.
Ti senti improvvisamente avvampare e sai che ti è mancato quello sguardo. Ti è mancato da morire. È lo sguardo di un gladiatore che non si dà per vinto, di un uomo che non può lasciarsi sopraffare così facilmente, che ha ancora un onore da difendere.
Nemmeno ti rendi conto che l’altro scatta a testa bassa verso di te e ti stende con un solo attacco.
Ti ritrovi disteso sulla ruvida pietra del pavimento, un dolore lancinante alla testa, e il romano sopra di te, pronto a massacrarti se necessario.
Ovviamente Roma non fa nulla di così scontato come prenderti a pugni, niente di puerile come vendicarsi per l’attacco subito.
Si ferma, ansimante, e ti guarda in viso con la stessa dedizione con cui ammira le statue nel Foro. Lentamente, con una calma che davvero non gli appartiene, ti passa una mano tra i lunghissimi capelli biondi e ne afferra una ciocca. Se la porta alle labbra e sospira, socchiudendo gli occhi.
« Mi sono mancati i tuoi capelli» sussurra pianissimo e tu deglutisci rumorosamente, immobile e disteso sotto di lui.
« Ma soprattutto mi sono mancati i tuoi occhi» sibila un attimo prima di baciarti di nuovo. Cerchi di fare ostruzionismo, di scappare da quel bacio brusco e improvviso, ma per una volta devi accettare la sconfitta. Dopo un’inutile battaglia cedi e ricambi quel bacio afferrando le sue spalle robuste, ora coperte da morbida stoffa anziché da una solida corazza.
Quando lo spogli vorresti dover slacciare un’armatura e non una delicata toga candida, ma quando i vostri bacini nudi entrano finalmente in contatto, non pensi più a nulla.
Senti solo il pube riccio e scuro di Roma sfiorarti gli addominali, farti il solletico, e il suo sesso bollente e teso contro il tuo.
Senza rendertene veramente conto inizi ad ansimare, e solo gli Dei sanno quanto ti sia mancata la pelle caldissima di Roma sotto le dita. La lingua del romano gioca col suo collo e poi scende fino ai capezzoli chiari, facendoti contorcere e rabbrividire.
Roma fa sesso esattamente come combatte: con forza, tenacia, determinazione. E con l’assoluta convinzione di vincere. Non esita a sfruttare ogni debolezza dell’avversario, a giocare sporco se necessario, per ottenere quelle che vuole.
Per questo ti morde il lobo iper sensibile, perchè sa perfettamente come questo riesca sempre a farti capitolare.
Ormai non provi nemmeno più ad opporti, ti inarchi sotto di lui e spingi il bacino verso il suo, lasciando che le vostre erezioni si struscino l’una sull’altra. Ed è una sensazione esaltate, di puro e completo delirio, mentre Roma scende a leccarti il petto e gli addominali contratti. Inizia a giocare col tuo ombelico, leccandolo e penetrandolo finché tu non gli concedi di sentire un gemito lungo e gutturale. Roma ha la lingua bollente e ruvida, esattamente come ricordavi. Ogni suo guizzo è un nuovo ricordo che riaffiora alla mente, una nuova scossa di piacere.
Ti fa aprire le gambe senza troppa gentilezza, e tu lo assecondi con lo stesso entusiasmo di un tempo. Lasci che sprofondi col viso tra le tua gambe, che ti divori le cosce, che ti morda così forte da lasciarti marchi scuri sulla pelle e che ti succhi quei segni subito dopo.
Sotto le sue mani e la sua bocca non puoi fare altro che ansimare e morderti le labbra per non gemere e dargli altre soddisfazioni. Però lasci sprofondare le dita in quei riccioli scuri, accarezzandoli e tirandoli fino a fargli male, come piace a lui. Infatti alza appena il capo per ghignarti in faccia e un attimo dopo ti penetra con un paio di dita. Ti prepara velocemente e rudemente, perchè sa che non sei nè una vergine né un ragazzino.
Siete due uomini, due guerrieri, e non è di dolcezza che avete bisogno.
Spalanchi ancora di più le gambe e lo lasci accomodarsi sopra di te, lo lasci entrare nel tuo corpo rendendoti conto solo ora che era esattamente quello che aspettavi.
Non lo hai portato lì per discutere o minacciarlo, ma per sentirlo ancora una volta sulla pelle, proprio alla vigilia delle sue ennesime nozze.
Roma sembra perdere il controllo fin troppo velocemente. Ti afferra per i fianchi e spinge dentro di te con la sua solita irruenza e furia, e osi sperare che anche tu gli sia mancato.
Lui ti è mancato da morire, e te ne rendi conto ora più che mai. Ti è mancato sentirlo affondare dentro di te con tutto quell’impeto, ti sono mancati i suoi grugniti e i gemiti bassi e rochi. Ti domandi se riuscirai mai a dimenticare quelle sensazioni, se il suo ricordo ti ossessionerà sempre. Ti chiedi se potrà mai esistere una vita dopo di lui.
Lo senti avvicinarsi al limite prima del solito e allora ti lasci andare anche tu all’orgasmo, perdendoti nel suo respiro affannato e le sue spalle, un tempo così possenti, tremano vistosamente sotto le tue mani.
No, non sarà affatto facile ricostruirti una vita dopo di lui.
« Lei com’è? È bella?» domandi a bassa voce, come se non volessi turbare la quiete della notte.
Roma volta il viso verso di te e ti guarda per qualche secondo, poi scrolla le spalle.
« Penso sia la donna più bella che io abbia mai incontrato».
Non puoi trattenere un sogghigno, perchè ha già sentito quelle parole almeno una decina di volte. Non fanno più male, non ti interessano più. Non è una donna come lei a poterti fare paura.
« E la ami?».
« Certo che la amo».
Lo fissi con quegli occhi di puro cristallo e domandi « Come puoi dire di amarla dopo aver fatto sesso con un’altra persona? Hai appena scopato con me e dici di amarla?».
« Non vedo cosa ci sia di male» riflette il romano « Amo tantissime persone. China non può pretendere di essere l’unica persona nella mia vita. Ho dato un pezzo del mio cuore a tante persone: ad Atena, a Egitto, ai miei nipoti, a te».
E dopo un attimo di silenzio che sembra durare un secolo intero sussurra « Nessuno può pensare di avere il mio cuore tutto intero, lo capisci vero?».
Quelle parole sembrano più indirizzate a te che alla futura sposa. E questa volta sì che fanno male.
Rimanete per qualche attimo in silenzio ad osservare il soffitto di legno, persi ognuno nei suoi pensieri, finché non gli assesti una poderosa gomitata nel costato.
Roma sobbalza e geme rumorosamente, tenendosi il fianco indolenzito.
« Sei sempre il solito bastardo» sibila offeso.
Improvvisamente si fa più serio. I suoi occhi scuri brillano di un riflesso che non riesci a capire cosa sia, e questo ti spaventa. Lentamente aggiunge « Prima o poi tu mi ucciderai, Germania». E la sue parole sembrano quasi una profezia.
Vorresti saper dire esattamente cosa ti passa per la testa, ma tra i due non sei mai stato tu quello bravo con le parole. Allora scuoti la testa e preferisci non guardarlo.
« No, ti stai già uccidendo da solo, e lo sai perfettamente».