[Good Omens] Sia fatta la luce

Aug 27, 2023 23:21

Rating: NC-14
Genre: fluff, introspettivo
Warning: spoiler season 2
Disclaimers: I personaggi appartengono a chi di dovere.
Scritta per Corsa delle 24h - XII Edizione @La torre di carta


Crowley compare dal nulla, come un gioco di magia ben riuscito - un serpente uscito dal cilindro, che Aziraphale guarda scivolare tra particelle di pulviscolo, portando la notte nel suo mondo di luce.
Cammina claudicante, gambe lunghe e skinny jeans, una biscia su due piedi che danza seducente sul filo del peccato. Si ferma, fa una giravolta - fallo un’altra volta - e a braccia spalancate s’affloscia sul tappeto, crocefisso dal tormento.
«Questa storia di Gabriel mi ucciderà, angelo. Sono così stressato che perfino le ali mi prudono. Seimila anni a non sentire più questi inutili affari piumati e come Gabriel compare, diventano un supplizio.»
E quale supplizio è stato, quando Gabriel ha comandato la morte del suo angelo e Crowley, odio in pancia e occhi da cherubino, ha obbedito.

Aziraphale s’accoccola vicino, braccia a circondar le gambe come un bimbo accanto a un cucciolo ferito, con la voglia d’adottarlo - sarò bravissimo, Madre, non portarmelo via - ma di tutte le parole, una è quella udita.
«Non dovresti definire “inutili” le tue ali» parla soffice, come erano le nuvole su cui Crowley piroettava quando rispondeva a un altro nome. Quando ancora sapeva volare - e Aziraphale è vento sotto alle ali, è cielo e infinito.
Crowley chiude gli occhi, lo sente.
«Oh!» esclama l’angelo; davanti a sé il manifesto della colpa: ali profumate di cenere e stelle.
«Per Satana!»
Crowley s’accorge d’averle spalancate. «Il punto è che non servono a niente. E pizzicano. Ok?»
«Io le trovo magnifiche.»
Il demone sospira.
Perché tuoi sono gli occhi che le guardano.


«Mi è venuta un’idea brillante!»
Aziraphale batte le mani e a brillare è lui - sorriso a labbra chiuse, bocca d’estasi e un demone che sogna a occhi aperti il suo sapore.
«Seguimi, presto!»
Con un versetto eccitato stringe la mano di Crowley, lo trascina in piedi, raccogliendolo da terra come se mai avesse meritato di Cadere. Corrono per le scale a dita incrociate, sfilano oltre la stanza in cui Jim sorseggia cioccolata calda, fino alla porta di un bagno piastrellato di bianco.
Al centro una vasca in ceramica, rubinetti di bronzo e zampe da leone.
«Et voilà!»
Dietro le lenti scure, Crowley è un’occhiata perplessa - e questo cosa dovrebbe significare? -, ma le linee della vita e del cuore s’incollano al palmo di Aziraphale e la lingua s’annoda.

Aziraphale saltella a passo di Gavotte: raccoglie barattoli profumati, sali colorati e spumosi asciugamani.
«Ho scoperto che è buona pratica degli umani concedersi un lungo bagno caldo quando si è avvinti dallo stress» spiega e butta tutto tra le braccia di Crowley, passando un testimone di gloriosa morbidezza arcobaleno.
Il demone resiste all’impulso di gettare tutto a terra, miracolare colonne di granito nero, pavimenti di marmo portoro e un soffitto-
«Ma quello…?»
«L’hai notato, finalmente!» L’angelo sistema il panciotto e a mani unite in grembo guarda in alto insieme a lui.
Sul soffitto vorticano galassie intere, stelle nascono e muoiono in cascate d’oro e cristalli di ghiaccio e ancora si riuniscono in un ciclo infinito.
Crowley sorride amaro, in bocca, le parole di quel giorno bruciano.
Sia fatta la luce.

«Suvvia, non c’è nulla di cui aver paura» ha detto l’angelo, ma la testa di Crowley si riempie di naftalina e profumo di Marsiglia. Sulla vasca, un vassoio di legno di cedro, oli essenziali e saponette incartate.
C’è tutto da temere, quando, vestiti e stivaletti ancora indosso, Crowley s’immerge in un monte di schiuma e bolle di sapone color malva. Perché è quando è con Aziraphale che ricorda quanto ancora abbia da perdere - e fa così male sapere di volerlo e non poterlo avere.
«Sei sicuro che non debba preoccuparmi delle strane idee che ti passano tra quei riccioli da putto, angelo?»
«Giammai!» annuncia fiero e gonfia il petto, Aziraphale, sconosciuto alla malizia. «Con me, le tue ali sono al sicuro.»
«Ngk…» Tra sbuffi di schiuma colorata, Crowley sprofonda.

Oltre il bordo della vasca, sul pavimento, si distende un tappeto di piume corvine.
Aziraphale siede a uno sgabello, il sedere su un cuscinetto rotondo di velluto e le dita a torturare le cuciture a mano, le imprecisioni umane che l’hanno reso unico. È così che vede Crowley: unico nel suo genere e, per questo, così perfetto. Così meraviglioso.
«Crowley?» Si schiarisce la gola.
«Mhm?»
«Ehm, posso?»
Crowley si volta a guardarlo, spicchi d’oro e pupilla da serpe lo fissano pungenti. Seimila anni trascorsi in quei corpi, infilati in quella pelle, impregnata del loro odore - ma le ali, quelle sono sue.
«Sarò gentile» promette Aziraphale, mano sul cuore.
Crowley fa spallucce. «Fa’ come vuoi.»
Chissà se l’angelo capisce che, a breve, sarà il suo cuore che quella mano toccherà.

Al primo tocco granelli di cenere stillano tra le dita.
Aziraphale indugia; sembrano piume di vetro quelle di Crowley, così fragili che basterebbe poco per renderle polvere.
«Posso fare da solo, angelo. Ho le mani libere.» Il demone agita le braccia imbarazzato.
«No, vorrei farlo io. Per favore?»
«Tsk. Non capisco perché ci tieni tanto.»
Aziraphale scivola delicato sulle piume marginali, massaggiandole con oli alla mirra.
Crowley incurva la schiena, si piega, si tende, vibra. Dalle labbra un verso nuovo, fusa roche che nessuno ha mai sentito prima.
Ecco, è per questo.
Per il modo in cui Crowley si rilassa sotto le carezze dell’angelo, per il modo in cui occhi di serpente languono e tutto di lui freme, infiammato, vivo; mentre su ali di vetro si posano impronte di luce.

«Ma dove hai imparato, angelo!»
La voce di Crowley s’impasta di piacere - gonfia il cuore e altro, più in basso, dove il corpo umano si fa tabernacolo di desideri e nasce il peccato di lussuria.
«Da quando non ho più incarichi dal Paradiso,» Aziraphale sussurra, se non parlerà troppo forte, forse Lassù ancora lo vorranno. «ho più tempo da dedicare ai piaceri della vita, che naturalmente includono la cura delle ali.»
Crowley scopre i denti, a capo rovesciato ammira l’angelo - tra le gambe, il peccato cresce.
«Uh-uh, l’angelo ha scoperto come darsi piacere.»
«N-non in quel senso, Crowley!»
«Non hai lasciato molto spazio ad altri sensi.» S’aggrappa alla vasca, s’incurva e lo guarda. Osceno.
Cade (ancora?) - negli istinti -, ma questa volta (prega) non vuole essere solo.

«Puoi, per cortesia, smettere di guardarmi così?»
«Così come?»
Aziraphale evapora sotto lo sguardo di Crowley e la trasparenza delle sue voglie. I demoni sono tentazione, ma quella di Crowley - oh, così intensa! - è un richiamo vecchio seimila anni, che di loro porta le voci, i profumi, i sorrisi.
Aziraphale china il capo, tra le mani un cuscino di piume corvine in cui affonda il viso. Si nasconde, ma ogni respiro che affida a quelle ali arriva a Crowley, si trasforma in brividi, ansiti, in un frullio di ali primarie che si curvano sull’angelo e lo toccano.
Aziraphale urlacchia sorpreso.
Crowley, invece, di quel che prova non si stupisce più.
«Così come, angelo?» ripete, ripiegando l’ala intorno a lui, in un bozzo nero di pece, ma caldo d’amore.

«Se vuoi startene lì dentro per sempre non hai che da chiederlo, angelo.»
Quelle ali che Crowley ha smesso di usare, non sembrano più tanto inutili. Sente ogni fremito dell’angelo, ogni boccata che scivola tra le scapolari, nel punto più sensibile in cui piume e pelle si fondono sotto agli abiti.
«Sto solo aspettando che tu smetta di comportarti da sciocco, Crowley.»
«Sciocco?» Crowley stropiccia angoli di bocca. «Devo ricordarti chi ha voluto toccare le mie ali?»
«Certo, se lo dici così suona…»
«Erotico?»
Aziraphale scuote il capo, le labbra affondate contro la camicia stropicciata, nel punto da cui le ali nascono e il piacere esplode.
«Intimo.» Lo corregge - rende puro tutto ciò che tocca, perfino un demone e la sua lussuria.
«Oh angelo, “intimo” va più che bene.»

Aziraphale chiude gli occhi. Quello che ha trovato è un nuovo Paradiso, un nido dolce come nulla esiste sulla Terra, una tenerezza vergine forgiata da Crowley, come ha forgiato stelle e lune e nebulose. Come ha inventato un nuovo modo di Cadere e poi di vivere e poi d’amare.
Crawley. Crowley. E quel nome mai pronunciato che Aziraphale alle volte sente scivolare sulla punta della lingua, come l’avesse sempre conosciuto - lo so chi sei, caro, carissimo Crowley.
«Come puoi non avere paura di cosa accadrà?» gli domanda.
«A proposito di domanda sciocche, eh.»
«Dico davvero, Crowley.»
Il demone sospira, le piume a disegnare per lui la sagoma di Aziraphale.
«Forse perché non posso Cadere più in basso di così.»
«Non ti credo.»
«Allora la risposta già la sai, angelo.»

«Ora pensi di poter venire qui davanti? Ti assicuro che il panorama è migliore.»
Aziraphale finge di pensarci. Ama la calma, la pazienza, il torpore dell’attesa - ma si chiede, qualche volte, quando Crowley si stancherà d’aspettare.
«Se il tuo è un invito peccaminoso, sappi che tanto non ci stiamo entrambi in quella vasca.»
Crowley schiocca le dita, il miracolo serale è spazio in abbondanza.
Aziraphale spia oltre le sue spalle: la vasca è più grande, in fibra di vetro nero e con idromassaggio.
«Diavolo tentatore.»
Crowley arriccia il naso, lusingato ammicca e gli offre il palmo. «Per te, angelo, solo il meglio.»
Aziraphale, lento, prende tempo. Altro maledetto tempo, perché seimila anni sono un battito di ciglia.
«Angelo?»
Ma si chiede - sempre - quanto ancora Crowley possa aspettare.

«Crowley, io...»
Ancor prima che Aziraphale lo chieda - Non andare così in fretta -, il demone riabbassa la mano.
«Dammi solo un attimo.»
«Seah-seah.»
Ché gli attimi, per loro, si contano in millenni.
Recupera gli occhiali dal bordo della vasca, nasconde delusione dietro vetri opachi - ma non c’è ombra troppo buia o luce troppo chiara che celi occhi come i suoi.
Aziraphale schiude labbra in un sospiro di miele, cannella e caramello, un sospiro lento, oh così maledettamente lento, che Crowley si scopre ad assaggiare.
La bocca dell’angelo preme contro la sua, labbra calde e una lingua timida che lo sfiora appena, senza sapere cosa farne di tutto quell’amore che lo riempie.
Quando il bacio si scioglie, Crowley è stupore a bocca aperta.
Aziraphale sorride. «L’attimo era finito.»

pairing: ineffable husbands, character: aziraphale, character: crowley, [corsa delle 24h], fandom: good omens, [drabble], [challenge]

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