C'è OT3 nell'aria!

Mar 19, 2008 01:01

Qui la mia BDM.
Adesso, leggete cosa sto combinando da me-si.

Titolo: Yep seems to be the hardest word;
Autore: S. (changingroom ~ chiododaBara);
Lettori: bollino giallo ~ ATTENZIONE;
Capitoli: 1/?;
Personaggi: Death Note ~ L., Mello, Near, Matt;
Pairing: slash and OT3, esplicitamente! ~ Near/Mello/Matt;
Caratteristiche: #001 ~ Inizio;
Trama: ciò che tutti si chiedevano - ed unanimemente - era chi dei due infine L. avrebbe scelto. E che fine avrebbe fatta l'altro, soprattutto.

L. sceglierà Mello senza nessuna esitazione.
Non che abbia chissà quali inumane capacità.
Semplicemente, sa il fatto suo e lo sa bene.
E'bello, prima di tutto - ed L. venera la Bellezza, lo sanno tutti.
Mello ha i capelli dorati, luminosi e liscissimi. Quando va a dormire li raccoglie in un elastico nero, rendendo maggiormente visibile il suo viso bianchissimo, il rosso acceso delle sue labbra sottili di solito parzialmente nascoste dalla perfezione luminosa della frangia bionda.
Ha il corpo snello ed ossuto come quello di una ragazzina ed i suoi movimenti sono sinuosi, incantevoli.
E poi, in secondo luogo, ha una dote non certamente comune tra in ragazzini della sua età: è persuasivo.
Sa sempre ciò che vuole e come ottenerlo.
Ha la stoffa del leader: sa come fare in modo che la gente lo ascolti.
Parla con tutti ed in una maniera ipnotica, apparendo sempre e comunque perfettamente convinto di ciò che afferma.
E'un ottimo bugiardo, poi.
Riesce ad inventarsi ed a propinare alla gente qualsiasi razza di menogna senza destare in chi lo ascolta il minimo sospetto.
Questo, secondo alcuni, è ciò che L. cerca nel suo successore.
Quanto a lui, L., lo trova profondamente fastidioso.
Bello, certo. Elegante, afferma. Cocciuto, innegabilmente. <
Ma quantomeno insopportabile, aggiunge. E per giustificarsi: non fa che mangiare cioccolato. E'insano, aggiunge, ammassando granelli di polvere sulla sua scrivania come fosse l'operazione più impegnativa che abbia mai intrapresa.
Ogni volta che parlano, miracolosamente L. riesce a deviare la discussione sulla faccenda spiacevole del cioccolato.
C'è chi dice - e non a torto - che L. non gradisca particolarmente il suo carattere precisamente perché, ogni qual volta si tratti questa faccenda, Mello la spunti sempre.
- Fa ingrassare.
Valida argomentazione, per alcuni.
- Fa ingrassare te.
- Devi darmi del lei, biondino.
Qui L. arriccia il naso, sorridendo.
- Perché lei è vecchio.
A tredici anni, logicamente, per dato di fatto tutti sono vecchi. Un'altra persona gliel'avrebbe data per buona, togliendo l'occasione. Ovviamente, non L.
- No.
- Non meriti che ti dia del lei solo perché sei grasso.
L. odia le nuove generazioni di ragazzini prodigio.


L. aveva chiesto a Watari che predisponesse tutto affinché crescessero insieme.
Così, sin dal primo pannolino, Mihael e Nate erano stati educati parallelamente: due versanti della stessa medaglia, due scene dello stesso film, due fasi contemporanee dello stesso piano.
Dormivano nella stessa stanza ed in due letti vicini; a tavola sedevano l'uno accanto all'altro; studiavano le stesse discipline e sempre insieme trascorrevano il loro tempo libero.
Ma erano molto diversi.
Presto Mihael divenne Mello - e fu Nate, ovviamente, a fargli il pregiato dono di un nickname, offrendogli direttamente quello che sapeva gli sarebbe piaciuto, perché era fine e riempiva la bocca.
Conosceva tutti i bambini dell'Istituto ed eccelleva nelle materie letterarie. Adorava la filosofia, prima di tutto. E declamava a memoria le sue poesie preferite. Recitava davanti ad un pubblico qualsiasi copione senza il minimo imbarazzo e conversava con chiunque in maniera appropriata e con argomentazioni interessanti. Era un esibizionista. Aveva uno spiccato gusto nel vestire e sapeva come usare il suo corpo. Baciava le ragazzine, ma detestava parlare con loro: le trovava vuote e servili, spesso inutili. Aveva gli occhi di un pazzo.
L. diceva: ha gli occhi di uno che pensa tante di quelle cose da non riuscire a farle entrare tutte nella sua sola testa.
Nate, intanto, si trasformava in Near - Mello lo guardò ed inventò questo nomignolo. Tutti pensarono immeditamente che gli si addicesse, in effetti.
Parlava poco e preferiva la sua compagnia a quella degli altri. Dormiva tantissimo e non sognava mai. La matematica era il suo solo talento e preferiva un buon libro di chimica a qualsiasi altro passatempo. Riusciva a montare un puzzle di cinquemila pezzi in quindici minuti senza guardare l'immagine di partenza ed attraverso il monitor di un computer poteva fare qualsiasi cosa e senza il minimo sforzo. Detestava essere guardato. Parlava spesso con le ragazzine, ma baciarle o toccarle gli interessava veramente poco. Aveva dei movimenti nervosi, perennemente inquieti.
L. diceva: ha i gesti di uno che potendo farebbe tante di quelle cose da perderne del tutto in conto.
Stavano sempre insieme. Sempre.
Ogni gesto, ogni singolo movimento di uno era palese ed immediata conoscenza dell'altro.
Si prevedevano reciprocamente ed ognuno sapeva dell'altro precisamente ogni cosa ed in una maniera precisa, algebricamente esatta.
Ma erano le differenze che andavano sempre più accentuandosi col loro crescere a preoccupare Watari, che continuava ad occuparsi di loro a distanza, come fosse null'altro che uno spettatore esterno.
Near dormiva rannicchiato con i lenzuoli tirati su fin sulla bocca, con un pigiama enorme di un bluette deprimente; Mello dormiva completamnete scoperto ed in mutande, messo al centro del letto come crocifisso, con la bocca spalancata.
Mello parlava continuamente: era logorroico; Near riusciva ad articolare una frase di senso compiuto al mese e per tutto il tempo restante, prediligeva le risposte brevi. Ovviamente, le parole che pronunciava più sovente erano: Mello e no.
Near trascorreva le sue giornate seduto in una maniera contorta e difficile da descrivere davanti ad un monitor; Mello parlava alla gente seduto scompostamente sul pavimento.
Sotto il letto di Mello c'erano scatole da imballaggio piene fino all'orlo di cioccolato al latte; sotto il letto di Near c'erano scatole da imballaggio piene fino all'orlo di giocattoli.
La voce di Near era sottile, iudibile; Mello parlava con un tono pieno e perforante, da oratore.
Mello si metteva sempre in un mare di guai; Near era sempre pronto a tirarcelo fuori a costo di esporsi in prima persona.
Ciò che li legava era la loro determinazione.
E l'affetto in una qualche assurda maniera insano che li legava l'uno all'altro. Indissolubilmente.
Ciò che tutti si chiedevano - ed unanimemente - era chi dei due infine L. avrebbe scelto.
E che fine avrebbe fatta l'altro, soprattutto.

il sesso fa bene alla cistifellea, dannata tavola, mangamania

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