Titolo: Decode
Fandom: Heroes
Parte: 2/2 (Completa)
Series:
DecodePersonaggi: Gabriel Gray, Elle Bishop [menzione di altri]
Pairing: Sylar/Elle
Rating: PG15/R
Parole: 1046 (W)
Prompts: Amanti, Lei @
fanfic100_itaWarnings: SPOILERS FINO ALLA 3x11 INCLUSA
EFP:
LINK.Riassunto: Un brivido le era corso lungo la schiena, perché nonostante Gabriel fosse solito farsi innumerevoli scrupoli quando si trattava di soddisfare le richieste dei suoi genitori, Sylar non avrebbe esistato a prendersi tutto quello che voleva.
Tabella:
TABELLA. Note.
- Non betata. Se ci sono errori, fatemelo sapere!
- SPOILERS FINO ALLA 3x11. Cercando di dare un senso a quello che è successo, visto che gli writers si divertono a mettere alla prova i nostri (già provatissimi) neuroni.
- English version available
here.
Decode
- 2 -
Do you see what we've done?
We've gone and made such fools
Of ourselves
Do you see what we've done?
We've gone and made such fools
Of ourselves
How did we get here?
I used to know you so well, yeah
How did we get here?
Well, I used to know you so well
I think I know
I think I know
There is something I see in you
It might kill me
I want it to be true
Paramore - "Decode"
*
- "We can't take what we want anymore."
- "Says who?"
Elle si rese conto solo in quell'istante della straordinaria capacità che Gabriel aveva di mutare repentinamente espressione.
Era questione di un battito di ciglia, e i suoi occhi si illuminavano di una luce totalmente diversa, sembravano diventare più cupi e profondi.
Un brivido le era corso lungo la schiena, perché nonostante Gabriel fosse solito farsi innumerevoli scrupoli quando si trattava di soddisfare le richieste dei suoi genitori, Sylar non avrebbe esistato a prendersi tutto quello che voleva.
Solo quando le sue labbra si scontrarono bruscamente con quelle di lui e la presa sul suo viso si serrò prepotentemente, realizzò che Sylar voleva lei.
Aveva pensato a quel momento ogni sera prima di addormentarsi davanti alla televisione. Fingeva di detestarle quelle maledette commedie romantiche, ma sotto sotto aspettava impazientemente che accadesse anche a lei, con un misto di terrore ed eccitazione.
Solo più tardi si sorprese di non aver minimamente rammentato quegli attimi, perché il suo odore era ovunque, le sue mani si insinuavano dappertutto, il suo sapore le aveva riempito la bocca, e le sue labbra erano così dannatamente morbide che, ne era sicura, nemmeno tra un miliardo di anni ne avrebbe avuto abbastanza.
Si era lasciata prendere dall'entusiasmo, aggrappandosi al suo giubbotto.
Non si curò delle mani che le tremavano, e nemmeno si rese conto che quelle di lui non erano da meno.
Voleva soltanto che non smettesse di toccarla.
Erano scivolati a terra, fingendo entrambi di essere perfettamente padroni della situazione.
Si erano spogliati tanto in fretta da finire per confondere chi stava facendo o sbottonando cosa. La sovrastava, e la schiacciava a terra col peso del suo corpo, e poi si ritrovava a fare altrettanto, senza lasciare i suoi occhi nemmeno per un secondo.
Li aveva visti farsi liquidi e umidi man mano che si esploravano a vicenda, ci si era specchiata senza riconoscersi.
Aveva visto le sue labbra contrarsi e il suo viso mutare ancora in un'espressione che mai gli aveva vista dipinta sul volto, mentre scivolava dentro di lei.
Il pensiero che fosse merito suo la fece sentire bene, onnipotente.
Mai aveva creduto che ci si potesse sentire tanto vicini, mai si sarebbe sorpresa a sentirsi maniacalmente osservata da qualcuno che non era né Sylar, né Gabriel, ma qualcuno che conosceva solo lei.
Si era abbandonata a quel ritmo lento e bollente che la faceva avvampare e rabbrividire in rapida sequenza, si era persa nei suoi baci e nei suoi sguardi, aveva tremato convulsamente sotto di lui, si era stretta tra le sue braccia, e poi - così come era iniziata - quella danza inaspettata si era interrotta.
Si era sentita sospesa in un microscopico secondo innaturalmente dilatato, aveva sentito le spalle di lui tendersi bruscamente sotto le sue mani, e tutto quello che li circondava immobilizzarsi bruscamente prima che quell'assurdo equilibrio senza tempo si infrangesse di colpo, facendola sospirare contro le sue labbra umide e arrossate.
Pensò che quella era perfezione, e che mai e poi mai avrebbe provato qualcosa di altrettanto totalizzante.
Si era limitata ad abbandonarsi su di lui.
Non poteva sapere che quello era, allo stesso tempo, quanto Gabriel era in grado di darle e tutto ciò che Sylar non si sarebbe potuto permettere.
*
- "You were wrong. Nobody ever really changes."
- "You did. I saw you."
- "That was temporary. And then I got my powers back. And I understand now... that I'm never gonna change. Neither are you, because we're both just damaged goods."
- "You're hurting me."
- "I know."
C'era Bennet davanti a lui, tutto ciò che sarebbe voluto diventare, ed Elle alle sue spalle, tutto ciò che gli bastava per raggiungere quel tanto agognato equilibrio.
Gli era bastato un secondo per sentirsi privato di tutte le sue certezze.
Di nuovo le sue azioni mancavano di proposito, ancora si era ritrovato circondato da estranei, facce sfocate che a malapena poteva dire di saper riconoscere.
E poi era arrivato Hiro, e il profumo del mare gli aveva riempito le narici assieme al suono cadenzato e rassicurante delle onde che andavano e tornavano sul bagnasciuga, in una lenta carezza sulla sabbia.
Era apparsa poco dopo, e - per la prima volta - gli sembrò di non conoscerla affatto.
Gli si era avvicinata con passo incerto e le aveva chiesto spiegazioni, alla disperata ricerca di un barlume di sincerità nei suoi occhi.
Solo allora capiva, solo allora la vide per quello che realmente era.
Spaventata.
Aveva allungato una mano per poterle accarezzare il viso, e il modo in cui si era scostata in un attimo di smarrimento improvviso, gli aveva fatto più male di qualsiasi altra cosa.
Perché aveva visto la paura attraversarle lo sguardo, e l'aveva sentita tremare sotto il palmo della sua mano.
Si era limitato a seguire l'istinto, finendo per intrappolarla sotto di sé per l'ultimo bacio, nel disperato tentativo di costringerla a cambiare espressione.
Solo in quel momento comprese che niente sarebbe più stato lo stesso.
Che era stata tutta finzione e nient'altro. Soltanto un piacevole siparietto, nella vita di due psicopatici dimenticati sia da Dio che dal genere umano.
Si ritrovò a fissare un'estranea, e, nonostante il sorriso che le illuminava debolmente il volto, sapeva perfettamente che Elle stava pensando altrettanto.
Si era cullato nella dolce consapevolezza di poter combattere il mostro, di potersi riscoprire più umano di quanto credesse, ma l'incantesimo sembrava essersi infranto, e quel meccanismo così perfetto, definitivamente inceppato.
Era un ticchettio stonato quello che aveva ripreso a riempirgli le orecchie. Un ticchettio familiare e distorto, il segno che quel mostro aveva riaperto gli occhi dopo un lungo sonno.
Non sarebbe mai cambiato ed Elle non lo avrebbe mai perdonato per averle strappato suo padre, mai si sarebbe fidata completamente di lui.
Ancora lo ricordava il dolore lancinante che l'aveva scossa quando, nel Livello 5, aveva cercato di ucciderla.
Poteva conoscere Gabriel senza ricordarsi di Sylar?
Il gelo di quella risposta, scese crudelmente sul suo viso, deformandogli i tratti del volto.
Elle era esattamente come tutti gli altri. Si era presa gioco di lui, assecondando quella recita che, solo in quel momento, gli si rivelò grottesca ed agghiacciante.
Gli stava facendo dannatamente male.
Intrecciò le dita con le sue e la sentì tremare.
Realizzò che aveva ancora addosso il suo odore. Lo sentì mischiarsi pigramente al profumo di salsedine, e il dolore al petto si acuì prepotentemente, trascinandolo di nuovo nella prigione della sua testa.
Non voleva vederlo più, quello sguardo.
Non voleva sentirlo più, quell'odore.
Quella bugia l'aveva tradito. L'avrebbe cancellata e affogata nel suo sangue.
Se Elle aveva paura di Sylar, Sylar era tutto ciò che avrebbe avuto.
Nemmeno si rese conto di quel battito cardiaco che lentamente si affievoliva e si spegneva, perché il tic-tac nella sua testa si stava amplificando a dismisura.
Percepiva ogni cosa con rinnovata consapevolezza.
Era stata la più bella menzogna della sua vita.