Titolo: Devo chiamarti Babbo?
Pairing: Valerio Scanu/Marco Mengoni
Genere: Slash
Rating: Verde
Note: As usual, è ancora tutto frutto della mia mente. I personaggi sono reali, la storia no.
“Tra poco è Natale!” disse improvvisamente Valerio, come colto da chissà quale illuminazione divina. Dal suo viso, che era un mix tra lo stupore e l'eccitazione, sembrava aver fatto la scoperta del secolo.
Aveva gli occhiali sul naso lievemente abbassati, i capelli interamente raccolti a forma di chignon con un elastico, tranne le ciocche più corte che gli ricadevano sul viso di tanto in tanto. Era seduto sul divano con le gambe incrociate e un libro universitario sul grembo.
“Embè?” rispose Marco totalmente privo di entusiasmo. Non gli piaceva il Natale. Da piccolo lo aveva sempre odiato: un regalo e una sola festa, con i parenti. Si rendeva conto che si trattava di un odio infantile ma, crescendo, l'antipatia verso quella festa gli era rimasta e non riusciva a farsela passare.
“È Natale ed è il tuo compleanno.” disse come se fosse la cosa più bella e più ovvia del mondo.
“Ma io odio il Natale e odio il mio compleanno” rispose l’altro mettendo il broncio.
Il giudice aveva emesso la sua sentenza: no al Natale.
“Sembri Mercoledì, la ragazzina della famiglia Addams. Dì che hai voglia di omicidi, e siamo a cavallo. Volendo sembri anche il Grinch.”
“Scusa, Vale. Non volevo smontarti.” gli si accoccolò contro il petto.
Valerio gli mise un braccio attorno alla vita. “Ma sarebbe il nostro primo Natale insieme” disse tentando di convincerlo.
“Ma mi spieghi che ci importa di una festa? Noi stiamo bene insieme ogni giorno. A Roma neanche nevica, e la neve è l'unica cosa che adoro di questo periodo - e tu sai perché -, per cui non ho motivo di essere felice per il Natale.” incrociò le braccia al petto.
“Ma... gli addobbi, le luci, le abbuffate, i regali portati da Babbo Natale. Niente di questo ti smuove qualcosa?”
“No” disse serio. “Però, sai, ricordo che c'era una cosa che da bambino mi sarebbe piaciuta: vedere Babbo Natale. A casa mia non si è mai travestito nessuno.”
“Una volta l'ha fatto mio padre, l'ho sgamato subito.” rise.
“Vedi? Per me non l'hanno mai fatto. Odio questa festa” disse incrociando le braccia al petto.
“Mi hai ucciso ogni idea e ogni voglia in due secondi, sappilo.” disse sbuffando.
“Perché tu che volevi fare?”
“Non lo so, qualcosa. Quello che si fa sempre a Natale. Addobbare la casa, fare l'albero, il sesso natalizio...” disse malizioso.
Lo bloccò. “Esiste il sesso natalizio? E che differenza c'è col normale sesso?” si tirò su per guardarlo.
“Uno: esisteva” lo corresse. “Ti ho detto che mi hai ucciso tutto. Due: è speciale, ma non puoi sapere i particolari” stava palesemente inventando tutto sul momento.
“Ma…” l'altro ci pensò su un attimo. “Vabè anche per quello non abbiamo bisogno di una festa.”
“Mi dispiace, durante il periodo natalizio non posso proprio fare sesso con uno che odia il Natale. E’ una regola” disse serio.
“E chi l’ha inventata?”
“Io. Perciò non si sgarra.”
Marco sapeva che Valerio sapeva essere testardo e intransigente quando voleva, e questa gli sembrava proprio una di quelle volte.
“Okay, forse non odio così tanto il Natale, sai?” cercò di rimediare. Si staccò dall’abbraccio e si avvicinò alla sua bocca, cominciando a dargli piccoli baci.
“Eh no, caro mio. Adesso è troppo tardi.” Lo allontanò e si alzò dal divano. “Fino al sei gennaio, con me hai chiuso.”
“Vorrà dire che troverò qualcun altro.”
“Provaci.”
***
Era il venticinque dicembre: Natale e anche il suo compleanno. Marco mise le chiavi nella toppa e la aprì, ritrovandosi immerso nel buio della casa. Gli sembrava strano che ci fosse così silenzio. Dovevano esserci Valerio e la sua famiglia. Aveva lasciato quella mattina Valerio intento a cucinare con sua madre, e Tonino e Alex impegnati a giocare alla playstation sul divano con Miranda che gli scodinzolava ai piedi. Lui e Valerio avevano trascorso insieme la vigilia, solo loro due, mentre il 25 avevano deciso di trascorrerlo ognuno con i propri parenti. Più che altro per l'impossibilità di unire le due famiglie, dovuta alla poca disponibilità della madre di Marco. Ormai lo sapevano entrambi e non ci facevano quasi più caso. Anche se, prima o poi, lei avrebbe dovuto farci l'abitudine, visto che non avevano intenzione di lasciarsi e ultimamente andavano d'amore e d'accordo come non mai.
Miranda gli corse incontro abbaiando, lui si chinò e la prese in braccio. Accese la luce e si mise a cercare nelle stanze, non trovando nessuno.
“Oh oh oh, buon Natale!” disse qualcuno imitando la voce classica di Babbo Natale.
Si era nascosto dietro la tenda ed era riuscito a non farsi vedere, merito di Marco, che tutto potevano dirgli tranne che fosse una persona sveglia e attenta.
“Vale?” domandò sconvolto.
“Chi è Vale? Il tuo meraviglioso e bellissimo fidanzato?” chiese con entusiasmo. “Non sono lui.”
Entrò in stanza vestito di rosso, una parrucca, un cappello e una barba finta. Era esattamente un costume da Babbo Natale.
“Okay. Devo chiamarti Babbo?” chiese confuso.
“È il mio nome" disse con assoluta naturalezza, come se fosse una cosa talmente ovvia che era impossibile sbagliarla.
“Certo” cercava di assecondarlo come se fosse pazzo.
Valerio entrò in salotto tenendo sulle spalle un sacco rosso.
“Ti ho portato dei regali, mi hanno detto che sei stato un bimbo buono.” continuò convinto. Si era calato perfettamente nella parte, tanto che Marco si chiese se Valerio non aveva cominciato davvero a credere di essere Babbo Natale.
Marco non riuscì a fare a meno di ridere. Valerio, invece, si sedette sul divano e invitò il suo ragazzo a sedersi sopra di lui.
“Tu sei completamente scemo” e ridendo lo accontentò sedendosi sulle sue ginocchia.
“Tieni il primo regalo” gli passò un pacco rettangolare perfettamente incartato, ricoperto con una carta verde con degli alberelli di Natale. Marco lo scartò velocemente e ci trovò dentro un paio di quelle scarpe ridicole e infantili come quelle di Topolino, solo con un altro soggetto.
“Grazie, sono bellissime!” disse entusiasta tirandole fuori dalla scatola.
La cosa buffa era che a Marco piacevano davvero, mentre a Valerio facevano schifo.
“Il secondo regalo...”
Stavolta gli aveva passato un pacco più piccolo avvolto in una carta rossa con dei Babbo Natale. Lui scartò anche quello, trovandoci dentro un orologio Nixon che sapeva mancare alla numerosissima collezione di Marco.
“Vale! Non dovevi” gli diede un bacio sulle labbra. “Comunque è proprio l'orologio che volevo e mi mancava.”
“Lo so” disse con sguardo fiero.
“Grazie ancora” gli stampò un altro bacio, ma Valerio lo allontanò.
“Guarda che non abbiamo ancora finito.”
“Come no?”
“No, ce n'è un altro. L'ultimo.”
Tirò fuori l'ultimo pacchetto dal sacco. Ancora più piccolo dei precedenti.
“Questo è un regalo per te ma anche per me.” gli sorrise sornione.
Marco scartò l'ennesimo regalo, trovando due biglietti aerei.
“E questi?” chiese perplesso.
“Sono biglietti liberi, possiamo decidere la data e la destinazione quando abbiamo dei giorni vuoti entrambi. Possiamo partire quando vogliamo. La destinazione, visto che il regalo è tuo, la scegli tu.”
“Vale, non so che dire” lo guardò con aria seria. Valerio aveva fatto davvero troppo e Marco di certo non se lo aspettava.
“Non devi dire niente. Mi piace fare regali e poi oggi è sia Natale che il tuo compleanno...”
“Allora posso chiedere ancora un regalo?” domandò avvicinandosi al suo viso.
“Ancora? Ci hai preso gusto?”
“Posso baciarti? Ho sempre sognato di baciare Babbo Natale. Questa barba bianca è sexy.”
Valerio rise di gusto e annuì. Marco gli abbassò la barba e gli diede un bacio.
“Oddio, ci ho ripensato. Devo ammettere che è un tantino inquietante. Che ne dici se togliamo questi vestiti così da rendere il tutto meno raccapricciante?”
“Si potrebbe anche fare. In fondo è il tuo compleanno ed è pure Natale. Puoi chiedere quello che vuoi.”
“Perfetto...” gli sorrise e cominciò a sbottonargli la casacca.
“Ma in teoria però dovrei portarti da un'altra parte” lo bloccò.
“E dove? Dove?” chiese curioso. Sembrava un bimbo a cui tenevano nascosta una sorpresa. Il che era anche vero, solo che lui non era un bambino.
“Non posso dirtelo.”
“Dai” tirò giù il labbrino e lo guardò con faccino dolce nel tentativo di persuaderlo.
“Okay…” decise di cedere subito. Non sarebbe riuscito a tenerlo a bada per tutto il tempo necessario a cambiarsi e andare al locale. Marco sarebbe riuscito sicuramente a cavargli di bocca qualcosa, per cui tanto valeva dirglielo subito. “Ho organizzato una festa per te in un locale.”
“Ma... non avevi intenzione di andare vestito così, vero?”
“Ma ti pare? Era solo per te. E deve anche rimanere un segreto, chiaro?” disse in tono perentorio e minaccioso.
“Allora questi vestiti vanno tolti in ogni caso...” gli mise le mani sull'elastico dei pantaloni e si avvicinò ancora di più a lui. “Grazie, Vale.”
“Per cosa? Perché ti sto lasciando spogliarmi?” scherzò.
“Per Babbo” rise. “Non dovevi.”
“È stato un piacere” sorrise. “Ma non lo rifarò mai più, per cui sentiti onorato.”
“Lo sono” intrecciò una mano con la sua. “E grazie per i regali...”
“Di niente.”
“E per la festa.”
“Hai sempre detto che non è mai venuto nessuno ai tuoi compleanni oltre i tuoi parenti, così...”
Marco era commosso. Valerio aveva organizzato tutto questo solo per lui, si era pure vestito da Babbo Natale per far avverare quello che era il desiderio di un bimbo un po' troppo cresciuto.
“Non avrai esagerato? A me bastava anche solo poter stare con te stasera.”
“Forse, ma lo meriti. Perché mi hai aspettato e mi hai perdonato anche quando non lo meritavo. Perché ti amo e perché questo è il nostro primo Natale insieme, e anche se non c’è la neve per me è speciale lo stesso.”
Gli mise le labbra sulle sue e gli schioccò un bacio. Marco chiuse gli occhi e poggiò la fronte su quella di Valerio, dopotutto non odiava più così tanto il Natale.
“Buon compleanno, amore.”