Titolo: Finché la barca va...
Pairing: Valerio Scanu/Marco Mengoni
Genere: Slash
Rating: Rosso
Note: As usual, è ancora tutto frutto della mia mente. I personaggi sono reali, la storia no.
Il cielo azzurro, l’acqua cristallina, la persona che amava sdraiata accanto a sé. Tutto questo sarebbe sembrato a Marco uno spicchio di Paradiso, se non fosse stato che il caldo lo stava letteralmente uccidendo.
Era piena estate e il sole era cocente. Probabilmente avevano scelto la giornata più calda d’estate per andare a fare un giro con la barca. Si maledisse mentalmente per aver dato retta a Valerio quella mattina. Si trovavano tranquilli in casa, a letto, con l’aria condizionata, quando Valerio aveva avuto la brillante idea di andare in mare, e non aveva intenzione di ritornare prima del tardo pomeriggio.
L’aria non era solo calda, ma anche afosa e soffocante. Marco quasi non riusciva a respirare e si sentiva mancare per l’eccessiva temperatura. La fronte gli grondava di sudore. Entrò in cabina per prendere un bicchiere d’acqua dal frigo. Lì dentro, al chiuso, la temperatura era addirittura maggiore. Uscì il più rapidamente possibile e si tuffò in acqua per rinfrescarsi.
Il mare era azzurro, limpido, cristallino. Poteva vedere chiaramente le sue gambe sott’acqua e dei piccoli pesci nuotargli vicino. Non sarebbe mai uscito dall’acqua se fosse dipeso da lui.
Invece decise poi di tornare sulla barca, dopo una decina di minuti, per accertarsi che Valerio non fosse morto abbrustolito. Era peggio di lui in quanto ad abbronzatura. La sua quantomeno era naturale, mentre Marco preferiva andare di lampade solari. Meno fatica e meno sofferenze.
Trovò Valerio dove lo aveva lasciato, sdraiato a pancia sotto a prendere il sole. Indossava un costume a slip nero, e teneva i capelli legati per il caldo e per evitare che gli finissero sulla nuca e gli rovinassero l’abbronzatura. Non si era mosso di un millimetro durante l’ultima ora, segno che probabilmente si era addormentato.
“Vale” Marco gli mise una mano sulla spalla per svegliarlo.
Nessun segno di vita.
Il suo ragazzo era capace di dormire in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. Lui si giustificava sempre dicendo che era sonno arretrato, e che prima di diventare famoso dormiva regolarmente e non quando gli capitava. Probabilmente aveva ragione, ma il sonno pesante lo aveva sempre avuto, gli aveva confermato Sonia.
Con un secchio prese un po’ d’acqua dal mare e gliene verso un po’ con la mano sulla testa per rinfrescarlo. Rischiava l’insolazione.
Il ragazzo si svegliò di colpo e si sollevò un po’ guardandolo confuso.
“Ti sei addormentato” si giustificò Marco.
“Lo faccio sempre” gli disse rimettendosi nuovamente sdraiato.
“Sì ma ti sei bruciato la schiena. Non hai messo la crema?”
“No, l’olio.”
“Ma che genio. Avevi intenzione di friggerti con questo caldo? Non mi piace lo Scanu fritto” si alzò per andare a prendere la crema solare poi si mise a cavalcioni su di lui.
“Che fai?” chiese Valerio girando di poco la testa per guardarlo e mettendo una mano davanti agli occhi per coprirsi dal sole.
“Ti metto la crema. E nel frattempo…”
“Nel frattempo che?” rise.
Marco appoggiò il suo busto interamente sulla schiena di Valerio.
“Sei bagnato e freddo” protestò il ragazzo.
“Ti sto rinfrescando” gli sorrise.
Si avvicinò al suo orecchio e cominciò a mordicchiarlo, passandoci sopra anche la lingua. Poi toccò alla guancia e alla bocca.
“Sei salato” Valerio si leccò le labbra. “Mi piace il salato.”
Stavolta fu lui a prendere interamente le labbra di Marco con le sue. Gli passò la lingua su ogni centimetro della bocca per assaporarne il gusto salato, misto al sapore della sua saliva che ormai conosceva bene ed era come se fosse la sua, e alla morbidezza delle sue labbra carnose.
Marco gli diede un ultimo bacio prima di staccarsi e dedicarsi al collo e alle scapole. Cominciò a baciare pure lì, carezzandogli, nel frattempo, le braccia con entrambe le mani.
Scese seguendo una linea retta immaginaria fino all’elastico del costume che era messo al limite proprio per permettergli di abbronzarsi il più possibile.
Posò entrambe le mani dapprima sui suoi fianchi, poi sulle sue natiche piene e sode, mentre Valerio lo stuzzicava ricordandogli che si trovava sopra di lui solo per mettergli la crema.
Marco lo accontentò subito, tirandosi su e aprendo il tubetto poggiato accanto al ragazzo.
Ne versò un po’ sulla schiena di Valerio, e cominciò a spalmarla per bene.
“Brucia” si lamentò Valerio.
“Certo che brucia, sei rosso come un peperone” disse continuando a spalmare.
Prese poi a massaggiargli le spalle muovendo ritmicamente i pollici sulle scapole. Valerio chiuse gli occhi e si rilassò mentre Marco continuava a massaggiargli interamente la schiena con movimenti lenti delle mani.
Continuò per qualche minuto, finché non gli lasciò un bacio al centro della nuca per avvertirlo che aveva finito.
“Di già?” chiese Valerio mettendosi sdraiato su un fianco dopo che Marco si fu alzato.
“Come di già? Saranno quindici minuti che spalmo , bacio e massaggio. Il signorino è viziato.”
“Ma” obiettò “Mi stava piacendo” mise il broncio.
“Certo che ti stava piacendo, sono o non sono un genio con queste mani?”
Valerio gli sorrise malizioso prima di prendergli una mano e tirarla per farlo avvicinare a sé.
“Lo sei, eccome se lo sei” cominciò a baciargli il palmo per poi passare alle dita.
“Non intendevo in quel senso” lo guardò storto. “Okay, anche, ma non in questo caso” si inginocchiò accanto a lui.
Valerio si mise seduto e gli passò una mano tra i capelli bagnati. Marco ricambiò il tocco, la testa di Valerio scottava e gli consigliò di farsi un bagno per rinfrescarsi.
“Dopo” gli rispose.
“Dopo cosa?” domandò nonostante sapesse già la risposta. L’aveva letta negli occhi di Valerio e ne aveva avuto conferma quando la sua mano si era spostata dai suoi capelli al suo costume.
Valerio con una mano allargò l’elastico per permettere all’altra di esplorare al suo interno. Prese il membro di Marco e cominciò a toccarlo, accarezzarlo, stringerlo, facendolo sussultare.
“Per ringraziarti del massaggio” disse provocante.
Poi gli fece togliere il costume per permettere all’erezione di Marco di liberarsi da quel tessuto che lo stringeva e lo reprimeva. Cominciò a muovere ritmicamente la sua mano avanti e indietro lungo tutto il suo sesso. Gli toccò la punta con un dito, premendo e stringendo nuovamente per farlo gemere di piacere.
“Vale” disse ammonendolo. Anche se non era del tutto un ammonimento. Gli piaceva, nonostante fosse una completa tortura per lui. L’eccitazione gli stava esplodendo, e gli effetti potevano vedersi in tutto il suo corpo. Le orecchie gli erano diventate rosse e i muscoli erano tesi.
Il ragazzo ignorò totalmente le lamentele dell’altro, e continuò a toccarlo aumentando la velocità dei movimenti. Poi, dopo avergli leccato lentamente il torace per prendere con la lingua tutto il sale e alcune gocce di acqua ancora presenti sulla sua pelle, si soffermò un poco sull’ombelico e scese sul bacino poggiando la sua lingua sul basso ventre. Lentamente, indugiando per svariati secondi su ogni lembo di pelle che lo separava dall’oggetto del suo desiderio, scese fino al suo sesso turgido e nel pieno dell’eccitazione, cercando di portarlo al limite.
Gli consentì, infine, l’accesso alla sua bocca calda ed accogliente, continuando a muovere la sua lingua sul pene umido ed eccitato dell’altro. Marco chiuse gli occhi e lasciò andare la testa all’indietro, abbandonandosi totalmente al piacere che l’altro gli stava provocando con la sua lingua. Strinse con forza le mani sulle spalle di Valerio, fino a che le nocche non gli divennero rosse.
Il ragazzo, invece, cominciò a succhiare e, quando decise di affondare non proprio delicatamente i denti sul membro di Marco, l’altro non riuscì a non farsi scappare un mugolio gutturale che non sapeva dire se di piacere o di dolore. Forse un po’ tutte e due. Sapeva solo che aveva necessità di esprimere la sua eccitazione il prima possibile e che il limite stava per essere oltrepassato prima del dovuto.
“Oddio” disse gemendo. “Ti odio.”
Valerio lasciò andare con la bocca l’erezione di Marco, tornando ad occuparsene esclusivamente con una mano. Gli mise l’altra dietro la schiena per avvicinarlo a sé e baciarlo. Mentre, quella di Marco, cominciava a muoversi lentamente sul membro di Valerio che era già duro ed eretto.
Mise poi entrambe le mani sulle cosce di Marco, invitandolo ad aprirle. Prese ad accarezzarle dolcemente mentre le posizionava attorno al suo bacino, stringendolo.
Si succhiò due dita e le insinuò all’interno delle sue natiche, cominciando a muoverle velocemente in modo circolare, mentre Marco ansimava pesantemente ad ogni suo tocco.
Ogni centimetro della sua pelle, ogni muscolo del suo corpo aveva preso a pulsare, e il respiro era sempre più corto ed irregolare.
“Lascia” gli disse Valerio invitandolo a togliere la mano dal suo sesso per permettergli di penetrarlo.
Marco annuì e lo lasciò fare. Lo avvolse con entrambe le braccia, mentre Valerio lentamente entrava dentro di lui, tenendogli le mani sui fianchi per aiutarsi a spingere.
Sentiva il suo respiro caldo e affannoso sulla sua bocca, sul suo viso. Valerio continuava a spingere e a baciarlo ansimando, impedendogli di assumere la giusta quantità di ossigeno necessaria per non soffocare. Lo scansò leggermente affondando le dita sulla schiena rossa di Valerio.
Prese a spingere più forte per arrivare in profondità, come se volesse entrare completamente dentro di lui e diventare una cosa sola. Nel frattempo tornò ad avventarsi sulle sue labbra, non riuscendone a farne a meno. Gliele morse tanto da fargli male. Sentì il sapore metallico del sangue di Marco sulla sua bocca, sulla sua lingua. Gliela passò sul labbro ferito, come a volersi scusare per avergli fatto male e volesse rimediare.
Poi tornò ad affondare con la stessa velocità, con la stessa passione. Era insaziabile, quel caldo asfissiante sembrava dargli la carica, piuttosto che stancarlo. Marco invece non ne poteva più, era sudato fradicio e si sentiva soffocare.
“Vale…” lo supplicò chiudendo gli occhi. Sapeva di essere arrivato al limite, e ne ebbe la conferma quando raggiunse l’orgasmo gemendo e ansimando sul collo di Valerio, mentre l’altro venne dentro di lui subito dopo.
Rimasero abbracciati così per qualche secondo muovendo il petto in sincrono, poi Valerio gli passò entrambe le mani sui capelli, portandoglieli indietro e togliendoglieli dalla fronte sudata, mentre Marco gli baciava la punta del naso.
Valerio gli prese il labbro inferiore con due dita per constatare quanto male gli avesse fatto prima.
“Mi dispiace” gli disse increspando le labbra in una smorfia, e dandogli un bacio sulla ferita come si fa con i bambini.
“Non ti credevo così violento, sai?” gli sorrise prima di abbandonarsi sulla sua spalla chiudendo gli occhi. “Credo di stare per morire” disse melodrammatico.
Valerio gli passò dolcemente una mano sulla schiena. “Perché?”
Marco respirava ancora a fatica e cominciava a girargli la testa. “Il caldo.”
“Andiamo in acqua?” gli chiese baciandogli una spalla.
Il ragazzo si alzò e aiutò l’altro a fare altrettanto. Fece per mettersi il costume, quando Marco lo bloccò.
“Senza. Tanto ormai…” ridacchiò.
Valerio rise a sua volta e lo assecondò tuffandosi immediatamente in mare. Marco lo seguì subito dopo e nuotò fino ad arrivare da lui.
“Acqua. Fresca” disse Marco come un assetato nel deserto dopo aver trovato la sua oasi.
Valerio gli circondò la vita con le gambe e lo abbracciò.
“Così affondo” si lamentò sputando l’acqua che gli era finita in bocca, e cominciando a tossire perché ne aveva ingerita un po’.
“Ops” si scusò Valerio, prendendogli una mano e aiutandolo a tenersi a galla.
“Oggi stai tentando di uccidermi? Dillo.”
“Perdono” lo baciò sulle labbra.
“Perdonato” ricambiò prendendogli il viso.