Info: Sequel di " Ombre che inghiottono ".
Spoilers, quindi.
Personaggi: un po' tutti
Rating: NC-17
Capitolo 17
Cambiamenti
“ Malfoy si sta riprendendo. ”
Tutti, compreso Harry, sospirarono di sollievo all’udire queste parole dalla voce tesa della Preside.
Ron strinse forte la mano della sorella. Finalmente ci sarebbe stata anche per Bill la possibilità di difendersi. Draco avrebbe parlato, avrebbe confermato che Bill l’aveva salvato da quel demone.
Ora il rosso si sentiva in grado di affrontare anche l’eventualità di un processo, che probabilmente ci sarebbe comunque stato. Ma ora c’era speranze…ora ci sarebbe stata giustizia.
“ Purtroppo non posso ancora dirvi dove si trovino Bill e Malfoy, ma McHayden mi ha voluto dire almeno questo. ”
“ Stanno bene? Veramente…bene? ”
“ Per quanto riguarda Bill, posso dirvi di sì. Ve ne parlerà anche Arthur, appena gli sarà possibile verrà a trovarvi ” disse Lupin, rivolto soprattutto ai due fratelli. “ Ma per quanto riguarda Malfoy…la cosa è un po’ più complessa. ”
“ Una maledizione, immagino. ”
“ Credo si tratti di questo, Signorina Lovegood. ”
“ Ma non è possibile per nessuno vedere Bill? Nel mondo babbano arresti domiciliari non significa isolamento completo! ” Harry era alquanto spazientito, il pensiero di quello che stava affrontando il maggiore dei Weasley, dopo quello che già gli aveva fatto passare Voldemort…era insopportabile. “ Avrà pure il diritto di vedere almeno i fratelli?! ”
“ Credimi, Potter, se non sarà il giudice a farlo, provvederò io stessa, in un modo o nell’altro. Sto cominciando davvero a perdere la pazienza, che resti tra noi. ”
“ Ma per ora è meglio non sbilanciare la situazione a sfavore di Bill ” aggiunse Lupin. “ Professoressa, ha saputo di…? ”
“ Ylena Swennson? ” Minerva McGrannitt si voltò a incontrare gli occhi azzurri di Ron. “ Sì. Ho sentito Remus. Weasley, ai tuoi amici possiamo dirlo. ”
Ricordando che Ron e Lupin erano entrati insieme, e piuttosto trafelati, nello studio del Preside, Hermione ed Harry li guardarono aspettandosi la spiegazione.
Fu Lupin a parlare di quanto era accaduto quella notte, e delle ricerche dell’Auror e insegnante per tutte le strade della Londra babbana. “ Anche se potrebbe essere andata ovunque, con la polvere volante ” concluse.
“ Ma non in così breve tempo. ” osservò la McGrannitt. Riprese il suo tono pratico e autorevole: “ I vostri test sono ormai finiti, a eccezione del suo, Weasley, quello in Incantesimi. ”
“ Non lo dica…dovrò darlo con Jacques? ”
“ Temo di sì, Weasley. Si è reso disponibile per questa sera, alle sette e mezza. ”
“ Magnifico, davvero. ”
“ Io e il professor Vitious abbiamo piena fiducia, in lei. E sappiamo che è ben riposta. ”
Ron annuì, ringraziandola, mentre Seamus gli dava una pacca sulla spalla.
“ Domani sera avrebbe dovuto esserci il lieto evento, ma possiamo essere ottimisti. Non dovremo attendere molto per poter festeggiare doppiamente. In qualsiasi data voi decidiate di sposarvi, ragazzi, il Preside del Master si comporterà di conseguenza e vi darà il permesso per tornare qui ad Hogwarts. ”
Neville guardò la strega, visibilmente preoccupato. “ Dipende da chi è il Preside del Master. ”
“ Il Signor Glowen, non ve lo avevo detto? ”
Lo sposo riprese il suo colorito. Tutti capirono che aveva temuto un nome ben diverso.
“ Bene, non mi resta che lasciarvi alla preparazione dei bagagli. In bocca al lupo a voi per il Master e voi due, Lovegood e Weasley, per l’ultimo anno. ”
Il gruppo ringraziò e si alzò rumorosamente dalle sedie. Mentre stringeva la mano alla sua ex-insegnante di Trasfigurazione, Harry sentì come una porta che si chiudeva per sempre dietro di lui.
“ Lupin, ti chiederei ancora un attimo, se non ti dispiace. ”
“ Certo, Professoressa ” sentì rispondere dall’insegnante.
Passarono nella torre il loro ultimo pomeriggio, tra il bagaglio da riempire e le gabbie dei gufi e degli altri animali da pulire. Hermione scoprì di esser riuscita a invadere la camera sua e di Harry con libri che quasi non ricordava nemmeno di aver preso a prestito. Si affrettò a riportarli in Biblioteca, dove restò fino all’ora di cena.
Nello scendere le scale, il gruppetto la incontrò a mezzavia, impegnata nel vano tentativo di conservare un buon ricordo di Gazza e della sua gatta.
Il custode farfugliò qualcosa di incomprensibile e si ritirò nell’ala proibita.
“ Beh, ci sarei rimasta male se fosse diventato civile tutto d’un tratto. ”
“ Questo salone domani sarà zeppo di studenti ” disse Seamus, con una vena di nostalgia, mentre si sedevano al tavolo.
Neville annuì. “ Temo che mi mancherà persino la canzone del Cappello Parlante. ”
“ Non esageriamo ” commentò Harry.
Risero appena, ma nel complesso nessuno ebbe molta voglia di parlare.
Ginny e Luna si scambiarono poche battute a monosillabi.
Hermione non riusciva a non fissare con freddezza il posto vuoto di Jacques alla tavola degli insegnanti, pensando a quello che doveva accadere a Ron proprio in quei momenti. Sussultò lievemente, quando la mano di Harry ricoprì la sua. “ Vedrai che Ron lo straccerà. Gli farà ingoiare quello che è stato capace di dire sui Weasley. ”
“ Spero non a suon di botte! ” obiettò la sorella.
“ Weasley, stiamo perdendo il tempo in due. Siamo ad un punto morto. Quel suo incantesimo non mi sta facendo altro che solletico. ”
“ Posso sempre passare alla Cruciatus ” si lasciò sfuggire Ron.
“ Stia molto attento, Weasley. Non sono disposto a lasciare che lei mi manchi di rispetto in questo modo. ”
Era da un paio d’ore che Jacques continuava a riversargli addosso incantesimi d’attacco. Le capacità di Ron di mantenere saldo il suo scudo stavano venendo meno, così come la sua pazienza di fronte alle battute sarcastiche dell’insegnante.
“ Una persona deve guadagnarselo, il rispetto. ”
Insegnante…Ad un uomo del genere non avrebbero dovuto permettere di fregiarsi di quel titolo. La crudeltà che per sei anni aveva creduto di vedere in Piton aveva fatto molti meno danni.
“ Cosa vogliamo fare? Io sono un criminale, Weasley. Un criminale che è entrato a Hogwarts e sta minacciando i suoi studenti. Ha intenzione di difenderli, questi studenti? ”
Ron era stremato dalla fatica, non aveva fatto i conti con la disponibilità del professore a occuparsi di lui per un intera sera. Perché questo sembrava esser pronto a fare, anche se - Ron poteva scommettere i pochi galeoni che possedeva - solo per umiliarlo.
“ Stupeficium! ” il getto di luce gialla lo sbaragliò in pieno. Sottile eppure tremendamente preciso per portata e traiettoria.
Uno schiantesimo lanciato a tradimento. Ron boccheggiò, riverso accanto ad uno dei tavolini.
“ E lei dovrebbe diventare un insegnante di Incantesimi? Torni sulla terra, Wea… ”
“ Immobilus! ”
Ron si concesse un sorriso, mentre si rialzava da terra e teneva la bacchetta puntata in direzione di Jacques, bloccato sul finire della sua frase di scherno.
“ Come vede ho capito la lezione, professore. ”
Rimase fermo un attimo, prima di scioglierlo dall’incantesimo. Assaporò il silenzio, prima di essere costretto a sorbirsi la ramanzina vera e propria. Ne era certo, appena lo avesse liberato, Jacques lo avrebbe attaccato con la lingua, se non con un ennesimo incantesimo. In qualche modo, non ne dubitava, avrebbe preteso l’ultima parola.
Ma non seppe mai cosa avrebbe detto Jacques, perché mentre pronunciava l’incantesimo di rilascio, un barbagianni atterrò sul davanzale della finestra.
Questo servì a tenere occupata l’ira dell’uomo, che spinse bruscamente di lato Ron e aprì la finestra.
“ Fermo, Jacques. Quel gufo non è per lei, e lo sa. ”
Minerva McGrannitt avanzava verso di loro, severa in volto come poche volte Ron l’aveva vista.
“ Weasley, non sei ancora a cena? ”
“ Puoi andare, Weasley ” sibilò Jacques. Per qualche motivo, la figura della strega intimoriva molto anche lui, sebbene non fosse un dipendente della scuola. “ Ci rivedremo presto. ”
Mentre scendeva alla volta della Sala Grande, Ron sentì il battito d’ali con cui il barbagianni ripartiva nella notte.
Minerva McGrannitt stava ribadendo con estrema calma che quella posta non faceva parte di quella personale del professor Jacques. Preferì eclissarsi, per raggiungere un luogo dove la tensione non si tagliasse con il coltello.
“ Hai inviato i messaggi? ” borbottava una voce sopra di lei, aspra e frettolosa. La voce di un uomo di mezz’età.
“ Sì, ” rispose una donna, “ tutti e due. ”
Si sentiva portare via le forze, il senno, il respiro, la vita stessa.
Dopo la richiesta d’aiuto - l’ultima cosa che ricordasse - qualcuno le aveva strappato di mano il pezzo di vetro. Mentre lei cadeva nel nulla. I quattro sensi sui quali aveva sempre fatto affidamento, e che aveva disperatamente potenziato per diventare Auror, la stavano abbandonando.
Ma almeno le restava la consapevolezza di quello che era…o era stata.
Una mano rugosa le deterse il viso sudato. L’altra mano, appartenente alla stessa persona, bloccò le sue, quando queste cercarono di arrivare al viso. “ Stai ferma. ” le disse l'uomo. “ Dove sono andati quei due? ”
“ Lo sai, Malocchio, bisognerà pure depistare la polizia babbana! ”
“ Tonks, vieni qui, aiutami. Quando ricorderà del tutto quello che ha fatto…servirà l’energia di tutti e due per impedirle di ferirsi. ”
“ Per la barba di Merlino, che tagli. ” la donna si chinò su Ylena, e cominciò a controllare le fasciature improvvisate alla spalla e ai polsi. “ Guarda anche il collo. Questi non sono stati fatti solo dalla sua vittima. Aveva già cominciato a punire se stessa. ”
Punirsi…Sì, aveva dovuto farlo.
Le urla della vittima avevano echeggiato nella sua testa fino a minacciare di farla scoppiare.
Le urla. Il dolore.
Perché aveva pensato che infliggere altro dolore avrebbe fatto cessare quelle urla? Perché aveva pensato che punirsi sarebbe servito ad allontanarle? Non aveva funzionato, no…Anzi, il dolore cresceva…continuava a crescere, ad alimentare se stesso e la follia. Dio, aveva ucciso…
L’istante in cui le mani del vecchio lasciarono la sua, evidentemente solo per estrarre da una sacca un barattolo che lei sentì tintinnare contro altri, fu fatale: Ylena cedette all’istinto.
I suoi polpastrelli incontrarono il grosso taglio che si era procurata sullo zigomo, e il ricordo si ravvivò in lei.
“ Cosa vuoi fare? Aiuto! ”
Lei non aveva detto niente. Aveva semplicemente continuato ad avanzare.
“ Aiuto! ”
La sua preda - un uomo di colore, che aveva avuto l’unica sfortuna di incontrare in lei la morte - era schiacciata contro il muro di uno squallido palazzo di periferia.
Non poteva sfuggirle.
Era stato un attimo, e quel vetro era nelle sue mani, pronto ad essere usato.
Non aveva più la bacchetta, e in quel momento non ricordava nemmeno di essere una strega, un Auror.
Non lo era più, per la precisione, perché la sua padrona le aveva succhiato tutti i poteri, facendoli suoi.
La collera, l’odio, la voglia di uccidere, avevano riempito il vuoto lasciato dalla magia.
Qual’era stato il comando della sua padrona? Ah sì, ora ricordava - si era detta - …godere, divertirsi, mantenersi in allenamento.
Cos’era accaduto, poi? Era già sopra di lui, perché non lo aveva finito? Perché il vetro non era sceso un’altra volta su quella pelle d’ebano, imperlata di sudore?
Perché non aveva obbedito alla sua padrona? Perché non era riuscita a godere?
L’uccello di fiamma. Era stata colpa di quell’uccello di fiamma.
Aveva squarciato il blu velluto della notte, e contemporaneamente le aveva strappato quell’urlo dalle labbra ferite.
La mano rugosa le aveva bloccato il braccio, come stava facendo ora, e il pezzo di vetro era caduto nel fango.
Tutta colpa di quel maledetto, bellissimo uccello di fiamma.
Ma ora che si rendeva conto di chi era, e di quello che aveva fatto, neppure lei, neppure quel bellissimo esemplare di fenice che la donna chiamò Fanny, poteva impedirle di punirsi, com’era giusto fare.
Continua…