Info: Sequel di " Ombre che inghiottono ".
Spoilers, quindi.
Personaggi: un po' tutti
Rating: NC-17
Capitolo 19
Il processo - Parte prima
“ Non sono per niente soddisfatta di te, cucciolo ” pensò a voce alta il demone, voltando le spalle alla preda sulla quale aveva sfogato la propria insoddisfazione.
Era sull’Auror, che avrebbe voluto potersi sfogare, ma al momento non era possibile.
Non erano molte le cose che andavano male nel suo piano, ma il suo maestro le aveva insegnato a riconoscere quali problemi - anche se piccoli, per altri insignificanti - avrebbero potuto mandare a monte l’intero progetto.
Quella missione non poteva fallire, era troppo importante.
Si avvicinò alla finestra del suo rifugio, un palazzo abbandonato dal quale poteva tenere d’occhio i visitatori che entravano e uscivano dal S.Mungo. Proprio là, in una di quelle stanze ospedaliere, riposava il suo cucciolo, forse illudendosi di averla in qualche modo sconfitta.
Dolce illusione.
Il termine illusione le ricordò di doversi scusare con la ragazza che aveva alle spalle.
Si voltò e si avvicinò alla figura costretta in piedi e legata con la schiena contro il muro. Aveva dovuto imbavagliarla, perché non aveva fatto altro che urlare tutta la notte.
Pensierosa, il demone allungò le belle mani ad accarezzare la guancia della sua preda, una comune babbana.
Una studentessa incontrata in un caffè nei pressi del campus universitario.
Era una pittrice, per terra sul pavimento giaceva la sua cartellina di schizzi a carboncino, il suo zaino e un cavalletto portatile che la ragazza aveva chiuso, poco prima di sentirsi osservata e di tentare invano la fuga.
La bellezza non era solo in quegli schizzi, che il demone si era divertito a sfogliare poche ore prima. Era anche negli occhi castani della ragazza, nel suo corpo slanciato. Nei suoi setosi capelli biondi.
Era stato tutto questo a sviare la concentrazione del demone, a mandarla pericolosamente fuori dal seminato, lontana dalla meta che sapeva di dover perseguire. “ Mi hai distratta, lo sai? La tua bellezza mi ha distratta…”
La ragazza mugugnò qualcosa, cominciò ad ansimare contro il bavaglio che le segnava le guance rosee.
“ Ma anche se sono arrabbiata con te, per la resistenza di stanotte, devo comunque scusarmi. Per averti illuso. Ti ho illusa che avresti potuto essermi utile. Vedi, ti ho vista così bella…e per un attimo ho pensato che saresti stata la madre migliore per i Figli dell’Azzurro. ”
La ragazza sbarrò gli occhi castani, e ricominciò a dibattersi nei legacci che la costringevano al muro.
“ Per un po’ avevo cullato l’idea che il mio ultimo cucciolo, la Auror, facesse al caso mio anche per questa parte del piano. Ma è riuscita a sfuggirmi, è più forte di quanto pensassi…
“ Mi sono vista alle strette, capisci? Il mio padrone non ammette sbagli. Il mio tempo sta per scadere. Ho pensato, ho creduto che la cosa più importante fosse trovare al più presto la madre per i due Principi…Così ho pensato a te.
“ No, sarebbe troppo rischioso, temo. I Figli dell’Azzurro non possono avere una comune madre babbana…Forse dovrò sfruttare meglio il legame che ho creato sui giovani maghi già incontrati. ”
Babbana?
Cosa voleva dire?
Non capiva nulla di tutto quello che stava dicendo la donna che aveva di fronte. Cominciava a capire che non sarebbe mai tornata al campus, che non avrebbe più potuto fuggire. Ci aveva provato, naturalmente, e aveva venduto cara la pelle.
Dalla terrazza del caffè dove si era fermata per fare un ritratto, e dove si era sentita fissare alle spalle, aveva corso fino al vicino London Bridge. Ma presto aveva capito che quegli uomini massicci non si erano parati davanti a lei per pura sfortuna, ma per bloccarla e assicurarsi che non sfuggisse una seconda volta alla loro padrona.
Anche una volta riaperti gli occhi, in quella stanza spoglia, si era difesa dalle attenzioni di uno di quegli uomini. Ma contro quella donna non aveva potuto fare niente. L’aveva subito inchiodata con quello sguardo, con l’incredibile luminosità di quegli occhi neri, truccati vistosamente alla maniera egiziana.
Quegli occhi non l’avevano più abbandonata, neppure nel sogno, quando - stremata, si era lasciata legare e li aveva visti uscire tutti - donna e gorilla - dalla stanza.
Cosa voleva farle quella donna? Si chiese nuovamente, ora che era faccia a faccia con quella follia. Chi erano questi Figli dell’Azzurro?
“ E’ di Hagrid. ”
Ancora sporco in volto, dopo l’esplosione di una pozione alquanto malriuscita, Harry sorrise mentre apriva la busta portata da Hedwige. Era trascorsa l’ora di cena, e per la sua civetta si avvicinava il momento del volo notturno. Harry prese un paio di biscotti gufaci e li mostrò con un sorriso ad Hedwige, grattandole un pochino il mento.
Ron si avvicinò, mentre lui cominciava a leggere.
Ciao Harry,
spero che all’Accademia va tutto bene! Com’è stata la vostra prima settimana?
Qui ad Hogwarts l’anno è cominciato regolarmente - la McGrannitt sembra molto contenta del mio insegnamento. Trovo che i ragazzi siano molto impauriti dalle creature che faccio conoscere loro. E dire che sto cercando di controllarmi! - Ginny è la migliore del suo corso, sai? Ho dovuto insistere perché scrivesse questa notizia a voi, nelle prossime lettere. Quello che riesce a fare sembra non bastarle mai! E’ sempre stata così perfezionista?
Mi è arrivata una lettera da Rebecca, è entusiasta di passare un weekend al castello, e volevo dire a Ron di non preoccuparsi. L’ho sentita bene, mi ha persino chiesto se le farò fare un volo su un Ippogrifo! ”
Non so se verrò chiamato a testimoniare all’udienza, ma farò in modo di contattarvi e passare anche con voi qualche momento!
Studiate sodo!
Hagrid
Harry ripiegò la lettera e prese in mano il borsone. “ Andiamo, Ron? ”
“ Sì, Hermione e Padma sono già là da un pezzo. ”
Attraversarono i corridoi con una certa stanchezza addosso. La lezione pomeridiana di Incantesimi era stata massacrante. Harry sperava che la vera professoressa arrivasse presto, prima che Jacques li disintegrasse pezzo dopo pezzo, come sembrava aver intenzione di fare.
“ Ci ho pensato, sai? ” disse Ron mentre cominciavano a cambiarsi nello spogliatoio della palestra. “ Credo che la sua sia invidia. Da quando ha visto che hai la bacchetta di Silente, ti ha preso ancora peggio, ”
“ E’ per questo che non avrei mai voluto dover pesare la bacchetta, il primo giorno. ” Prima con la bacchetta che era la sorella di quella di Voldemort, e ora con quella che era stata di Silente, e che si era “sintonizzata” con il suo potere. La persecuzione stava diventando quasi peggiore di quella della cicatrice.
“ Harry, Ron! Ancora lì? ”
“ Arriviamo! Padma si sta prendendo un po’ troppa confidenza! ” sibilò Ron.
“ Andiamo, non essere cattivo! ”
“ Cattivo io? Devo mostrarti il livido che ho sulla gamba? Fuori nel parco mi è caduta praticamente addosso, ieri! ”
“ E il motivo con ti viene in mente? Non mi sembra che la sua vicinanza ti infastidisca poi tanto! ”
Uscirono dagli spogliatoi e si trovarono di fronte Hermione, alquanto accigliata. “ Abbiamo la palestra fino alle undici, e voi vi siete rimpinzati di sformato fino a due minuti fa. ”
“ Tranquilla, ‘Mione. Siamo qui, no? ”
“ Già, ma così abbiamo già perso quaranta minuti. Io devo esercitarmi con il volo, Harry. Jacques mi stordirà di ramanzine, se non sarò migliorata per il prossimo test. ”
“ Non puoi mica diventare un robot, Hermione. Lo sa anche lui! ”
“ Già, e per di più la Swennson aveva detto che i duelli in volo sarebbero iniziati solo a gennaio! ” incalzò Ron.
“ E’ inutile pensarci. ” disse Hermione, “ Ora il nostro insegnante è lui, e può fare quello che vuole. ”
“ Mi sembra di essere tornato al quinto anno, con la rospa Umbridge! ”
Hermione strattonò Harry per una manica. “ Sali sulla tua scopa e cominciamo! ”
“ Ma che cos’ha, di preciso? ” chiese Ron a Padma, quando li ebbero abbastanza lontani.
“ Scarica così la sua ansia per il processo. Come sta Bill? ”
“ Meglio, ma Malfoy non fa nuovi progressi. La difesa si mette male. Come credi sia possibile che mio padre sappia così tanto sulle condizioni di Bill e Draco? ”
“ In che senso? ” Padma chinò la testa con uno scatto, quando furono sorvolati da Harry. “ Cosa vuoi dire? ”
“ Voglio dire…EHI, FATE PIU’ ATTENZIONE, VOI DUE! Pericoli pubblici!...Volevo dire, o mio padre mi sta mentendo per mettermi tranquillo, o passa ventiquattr’ore al giorno nella casa dove sono agli arresti! ”
“ Beh, non è vero che…Adesso basta, andiamo fuori di qui, prima che ci accoppino. ”
“ Sì, andiamo. ”
Raggiunsero il prato appena fuori la palestra e si sedettero sull’erba.
Era una delle ultime serate tiepide che l’autunno stava concedendo. La luna in cielo era coperta da appena qualche nube passeggera.
“ Dicevo, ” riprese Padma, cingendosi le ginocchia piegate con le braccia “ …non è vero che tuo padre ti dipinge le cose tutte rose e fiori. Ha detto che Draco non si riesce più a sbloccare. ”
“ Forse Ginny aveva ragione. Forse lei ed Hermione sono le sole che possano sbloccarlo. ”
“ Speriamo proprio di no, Hermione ha già troppi incubi. Credo sia bene cercare davvero un’altra soluzione. ”
“ Ha gli incubi? ”
“ Quasi ogni notte. Non vuole parlarne con Harry, ha paura che lui…”
“ Beh, Harry vorrebbe sapere. E anche io, se fossi al suo posto. ”
“ Lo so, ma deve essere una scelta di Hermione, farglielo sapere o meno. ”
“ Sta male solo di notte? Voglio dire…di giorno come la vedi? ”
Padma si rabbuiò leggermente. “ Stanca, ovviamente. Ma serena…per ora. ”
“ E tu…come stai? ”
“ Ron! ” Un sorriso stava spuntando sulle labbra di Padma.
“ Che c’è? ”
“ Niente, sto…sto bene. ”
Ron si lascio cadere di schiena sul prato e fu grato che la sua apparente indifferenza lo avesse coperto.
Naturalmente aveva notato la sorpresa di Padma, nel momento in cui le aveva chiesto come si sentisse. Non si era mai sentito così confuso, prima d’ora. Aveva bisogno di capire molte cose, sull’atteggiamento della ragazza. O forse era il proprio atteggiamento, che non sapeva chiarire a sufficienza a se stesso…
Sapeva soltanto che il processo concentrava su di se tutte le sue attenzioni, tanto che pensare a qualsiasi altra cosa gli sembrava un tradimento verso Billy. Anche Ron aveva incubi ormai costanti, e riguardavano l’esito del processo. Si avvicinava la data dell’udienza, e forse solo allora - se tutto fosse andato a buon fine - gli sarebbe sembrato concesso sorridere.
“ Weasley…”
Bill alzò lo sguardo sul volto di Malfoy, staccando la ceralacca dal messaggio di Deirdre e allungando la busta all’uomo che l’avrebbe controllata. Era la cosa peggiore che quegli arresti avevano portato con sé: McHayden stava davvero superando se stesso.
Per fortuna Bill non aveva nulla da nascondere, nulla che potesse travisare dalla posta di Deirdre, almeno.
Restava il fatto che, quando tutto questo fosse finito, il giudice se la sarebbe vista brutta, per quella lesione di diritti come la violazione della posta. Per il momento, alla vigilia del processo, era inutile e controproducente irritarlo minacciando di rivolgersi alla disciplinare. Quella corte si sarebbe fatta inviare la documentazione da McHayden stesso, e non c’erano garanzie che non vi fossero favoritismi.
“ Cosa c’è? ” chiese a Draco, riemergendo dai suoi pensieri.
“ Non è necessario che anche tu stia sveglio, se io ho deciso di non dormire. ” Guardò l’uomo che richiudeva la lettera di Bill e gliela riconsegnava. A lui non aveva ancora scritto nessuno. “ Vedi, tra poco anche loro andranno a letto. ”
“ Se io decido di stare sveglio, non sono affari tuoi, Malfoy. E certo non è colpa tua. ”
Draco non disse altro. Il tono di Bill era stato secco, quasi infastidito, ma il viso del rosso non era affatto accigliato, anzi. I suoi occhi avevano ruotato per un istante verso l’alto, lanciando a Draco un messaggio silenzioso.
“ Perché fai questo per me? ” avrebbe voluto chiedergli, “ dopo il dolore che i Malfoy hanno sempre causato. Dopo quello che ti ho fatto io? ”
Attesero che tutti gli uomini a loro guardia fossero andati a letto. Tutti ad eccezione di quello che loro chiamavano “Dado”, visto il suo fisico massiccio tanto da essere quasi cubico. Dado aveva chiesto di poter fare sempre i turni di notte, e questo era un bene, perché da qualche notte Draco e Bill si erano lanciati in una serie di chiacchierate che, per quanto discrete e poco rumorose avrebbero potuto irritare gli altri uomini.
Dado li salutò e si preparò al suo turno di guardia sedendosi sulla sedia, accanto al balcone. I due detenuti agli arresti domiciliari lo avevano abituato e convinto a fidarsi di loro, e l’uomo non vedeva perché rovinare il clima di lavoro con la diffidenza e la severità a tutti i costi.
Loro sapevano che in pochi istanti anche Dado avrebbe potuto diventare scomodo, e l’idea di una seconda evasione non era balenata nemmeno lontanamente nelle loro menti. Erano innocenti - soprattutto Bill - e lo avrebbero dimostrato all’udienza.
Il tempo passò e si fece notte fonda.
Bill era ancora perfettamente sveglio, ben conscio che Draco prima o poi ci avrebbe mollato, e che il fisico lo avrebbe costretto a quel sonno cui il ragazzo cercava di sfuggire. Le sue palpebre sbattevano sempre più lentamente.
Si coprì con un panno e si mise a leggere il libro sulle Maledizioni antiche che si era fatto portare da Deirdre.
Mancava poco.
Sperò solo che l’Animagus fosse un po’ più discreto, questa volta. Stavolta sì, che stavano per correre un bel rischio.
Ma era necessario.
Fu dopo aver osservato per un buon quarto d’ora il sonno disturbato di Malfoy - chiedendosi se non fosse il caso di svegliarlo - che Bill riconobbe il miagolio sul balcone a sud.
Si avvicinò alla porta, guardando alle spalle Dado, assicurandosi che continuasse a dormire beatamente, e aprì i vetri.
“ Buonasera, Bill. ”
“ Professoressa McGrannitt...”
“ Dobbiamo affrettare le cose, questa volta. Non possiamo mantenere a lungo questo tipo di comunicazione mentale, e ho bisogno che tu mi faccia parlare anche con Malfoy. ”
“ Sta dormendo, Professoressa, credo sia meglio…”
“ E’ necessario, Bill. ”
“ Come vuole lei. ”
“ Ora dimmi, come stai? ”
“ Bene, è dell’altro che mi preoccuperei. ”
“ Se permetti, ci preoccupiamo anche per te. Quella di McHayden non è mai stata una severità imparziale. E adesso temo lo sia ancora meno. Bisogna sbloccare Malfoy al più presto, o potresti rimetterci soprattutto tu. ”
“ Non so cos’altro fare, Professoressa. E’ sconvolto, impallidisce non appena accenno alla parola chiudere gli occhi. ”
“ Lei andava da lui di notte…Di notte deve averlo costretto a vedere morire i suoi genitori. In qualche modo temo lo torturasse anche fisicamente, e la malattia che lo ha fatto delirare per giorni era una degenerazione, una conseguenza di quello che avveniva di notte. Posso ben capire che non voglia dormire. ”
“ Appunto, adesso che finalmente è riuscito ad addormentarsi…”
“ Non stasera, forse, ma bisogna insistere. Al processo deve essere in grado di ricordare. Tua sorella ed Hermione Granger si sono rese disponibili per parlargli, e temo che…”
“ No, loro no. Professoressa, non lo permetta. ”
“ Se continua così, potrebbe risultare davvero l’unico modo. Attento, sta uscendo la guardia. ”
“ Ehi, bel micio! ”
L’uomo allungò la mano per accarezzare il pelo, ma la Professoressa McGrannitt se ne andò prima che qualcosa del suo aspetto felino potesse insospettirlo.
“ Buonasera, Dado ” salutò Bill.
“ Che nome idiota, mi avete affibiato! ”
“ La infastidisce tanto? ”
“ No, in realtà no. Non riuscite a dormire? ”
“ Può darmi del tu. No, non avevo sonno. ”
“ Sono uscito per dirti che l’altro sembra avere un brutto incubo. ”
“ Oh no, di nuovo. ” Bill si affrettò a rientrare, e Dado lo seguì.
La data dell’udienza parve arrivare troppo presto.
Hermione arrivò con gli occhi ancora chiusi al ripiano dove teneva la lanterna. La accese e si chiuse alle spalle la porta del bagno. Aprì il rubinetto e si risciacquò il viso con l’acqua gelata, alla disperata ricerca del risveglio.
Per fortuna, quella notte non si era ripetuto l’incubo. Quel giorno non avrebbe sopportato di doversi fingere serena, di dover mentire una volta ancora ad Harry e agli altri. Le avrebbero letto in faccia quello che aveva visto in sogno, senza alcun bisogno della legilimanzia.
Dopo qualche minuto di apatia, qualcuno bussò alla porta del bagno.
“ Hermione, stai bene? ” le chiese la voce di Maresol, con quella pronuncia spagnola così affettuosa.
“ Non preoccuparti, ora esco subito. ”
Aprì la porta e vide che Padma scrutava attenta le sue reazioni. “ Sto bene, davvero. ”
“ Sei già pronta per andare? ” chiese Maresol. Aveva i capelli corti e neri, tagliati in un bel baschetto sbarazzino. Quando sorrideva, due buffe fossette contribuivano a farla sembrare ben più giovane dei suoi ventuno anni. Maresol Trueba era all’ultimo anno del Master.
“ Sì, ci rivedremo stasera. In bocca al lupo per il test di Difesa. ”
“ Crepi il lupo. Ma quello che dovete affrontare voi oggi è molto più importante. Anche se non lo conosco, manderò un pensiero al fratello di Ron, perché vada tutto bene. ”
“ Grazie, Maresol. Padma, sei pronta? ”
“ Sì, ciao Maresol! ”
Hermione e Padma raggiunsero i ragazzi all’uscita, di fronte alla carrozza che era stata mandata a prenderli.
Fu un viaggio tremendamente silenzioso.
Ad ogni svolta della carrozza, Hermione sentiva la massa di panico solidificarsi nel proprio stomaco, minacciando di salire su per l’esofago fino a strozzarla. Anche il magone avanzava, e si ritrovò ben presto a stringere la mano di Harry, di fronte all’edificio diroccato che nascondeva in realtà il Tribunale del Mondo Magico.
Entrarono varcando una soglia molto simile a quella del Binario 9 e ¾ di King’s Cross.
Hermione si guardò attorno con crescente disagio, ma quando Ron le fu accanto pensò che doveva essere lui a sentirsi scosso. Individuarono la famiglia Weasley, e si fecero subito avanti. Ginny abbracciò il fratello, poi lei ed Harry. Seamus rimase un pochino indietro, ma lei gli si avvicinò e gli diede un bacio leggero sulle labbra.
Bill era seduto su una panca di legno, poco più in là, accanto a Malfoy.
Draco Malfoy era uno straccio. Nemmeno il vestito più elegante avrebbe potuto distogliere l’attenzione dal volto che pareva di gesso, segnato dalla mancanza di sonno.
Quasi senza accorgersene, Hermione aveva cominciato ad avvicinarsi ai due ragazzi, ma la campanella suonò annunciando il momento di entrare.
Hermione pensò che nessuno di loro si sarebbe mai sentito abbastanza pronto. Si rese conto di non conoscere il nome di chi li avrebbe difesi. Entrò nell’aula alle spalle di Ron, e lei ed Harry si mantennero nella fila dietro a quella occupata dai Weasley, sedendo insieme a Neville, Padma, Seamus e Luna.
Il giudice McHayden entrò, guardando tutti loro con aria di assoluta, tronfia indisponenza.
Imbottito in una toga a dir poco esosa, che evidenziava la mole corpulenta e un po’ flaccida, si sedette al suo posto ed esigette che tutti i presenti si alzassero in piedi. Gli occhi scrutarono la reazione dei due imputati e del loro difensore.
Ma ad Hermione cominciò a importare ben poco l’espressione del giudice, quando riconobbe la strega che si alzava dalla sedia tra i due imputati, insieme a loro. Quei capelli raccolti in un severo concio, quel vestito semplice e rigoroso.
“ Bene, e ora vedremo chi la spunterà ” sussurrò Harry, strappandole le parole di bocca alla vista di Minerva McGrannitt.
Continua…