Info: Sequel di " Ombre che inghiottono ".
Spoilers, quindi.
Personaggi: un po' tutti
Rating: NC-17
Capitolo 22
Il cappio si stringe
Hermione si rigirò nelle coperte, ormai in dormiveglia.
La stanza era in penombra, e per un attimo pensò di trovarsi ancora all’Accademia. Ma poi vide il letto a baldacchino, attorno a lei, protettivo ed elegante con le sue colonne in vecchio legno di mogano…e le tende che accarezzavano le sue gambe, e dall’altra parte il braccio di Harry, steso morbidamente verso il bordo del materasso.
Si ritrovò ad arrossire. Era stato bellissimo, bello oltre ogni immaginazione, oltre ogni possibile descrizione. La tenerezza, quasi il timore con cui le aveva chiesto se ne fosse convinta. Ma soprattutto la dolcezza con cui si erano scoperti, con si erano amati…Non era caduta in volgarità, nemmeno quando si era tramutata in passione.
Era stato un qualcosa di naturale, di graduale…come se tutti i giorni passati delle loro vite - quelli belli e quelli più terribili - fossero esistiti per arrivare a quello, e far si che lo apprezzassero ancora di più.
Con emozione, ma anche con una certa ansia, si chiese come la vedesse lui. Cosa accadeva ora, nella sua mente cullata dal sonno? Chissà se avrebbe avuto il coraggio di chiederglielo, una volta alzati? Cosa sarebbe cambiato, nel loro rapporto?
Hermione si avviò alla volta del bagno e socchiuse la porta. Resistette all’istinto di riaprirla, di controllare che fosse tutto successo, che Harry dormisse in quel letto.
Sul ripiano del lavello, Harry aveva lasciato il suo orologio. Erano appena le sei di mattina. Si risciacquò il viso e impugnò la salvietta, immergendovi le guance ancora imporporate dal ricordo.
Era così felice, così convinta che nulla di male potesse più accadere, che scosse la testa, quando quella voce sibilò nella sua mente. “ Il ricordo striscerà tra i suoi pensieri, nella sua vita, liberato dalla morte di uno di noi come un serpente esce dal vincolo dell’uovo frantumato. E il ricordo avanzerà, senza più nulla che lo possa frenare, portando con sé gli eventi predetti in quel palazzo…millenni fa. Nulla potrà più frenare questo processo, che porterà alla Loro rinascita. ”
Le mani tremanti di Hermione si lasciarono sfuggire la salvietta, le sue gambe persero ogni capacità di reggerla, tradendola prima che potesse appoggiarsi a qualsiasi mobile.
Mentre perdeva conoscenza, Hermione vide un’immagine nella superficie dello specchio. Una figura incappucciata le porgeva un collare di ferro. I suoi occhi rossi, ancora prima della voce, le ordinavano di indossarlo. Un istante prima di svenire, nella sua mente, quell’essere si avvicinava, e il cappuccio che lo celava cadeva indietro.
Aveva creduto si trattasse di Voldemort, ma ora Hermione vedeva chiaramente la saetta sulla fronte, e il taglio degli occhi, e la forma del sorriso. Non era Voldemort, a ordinarle di indossare quel collare, ma il suo Harry.
Lord Voldemort era in attesa.
All’inizio non era stato disposto a crederci. All’inizio lo aveva quasi ferito scoprire che Black e Piton - per la precisione le loro Ombre - avevano osato provare a ingannarlo. Era stato lui ad attribuire loro il potere di inghiottire le due prigioniere, ma i due le avevano portate su un’altra dimensione, in un futuro molto vicino alla Stanza del Velo, eppure abbastanza lontano da lui per permettere di comunicare con loro e rassicurarle.
Furibondo, diede le spalle all’ingresso dei propri appartamenti.
“ Nagini…hai ragione, sai? Dovrei andare oltre questa rabbia. Quel che conta è che Lucius Malfoy li abbia scoperti. E soprattutto, che ora lui e Macnair mi stiano portando le due ragazze. Qui, nessuna Ombra traditrice potrà più raggiungerle, fino a che non le avrò completamente asservite. ”
Il serpente sciolse le proprie spire e strisciò verso la sua piccola reggia personale.
“ Mi sto pentendo di aver accordato a Lucius il possesso della Weasley. Me ne sto veramente pentendo. Ma non posso venir meno alla mia parola, dovrò accontentarmi della Granger. Eccole che arrivano…”
“ Che dobbiamo farne della Jordan? ” domandò Macnair, che teneva stretta la piccola Weasley.
“ Portatela qui, nei miei appartamenti. Ma non ora, più tardi…”
Sorrise, nel vedere con la coda dell’occhio che Hermione Granger impallidiva.
“ Lascia stare almeno lei, ha so…”
Non la sola mano, tutto il braccio di Voldemort le colpì con violenza la mascella, e a causa dell’impatto Hermione sentì un dente spezzarsi in bocca, annegare in un fiotto di sangue dal sapore metallico.
Tossì e sputò, stando attenta a non farlo addosso a Riddle, per non irritarlo ulteriormente. C’era il rischio che si rifacesse su Ginny, o peggio su Rebecca.
“ Tienila stretta ” sentì ordinare dalla voce gelida alla volta di Malfoy, che già le serrava le braccia dietro la schiena.
I polsi non erano legati, ma Hermione aveva da tempo esaurito le forze per opporsi, e a quel comando le dita del Mangiamorte affondarono ancora di più nella sua carne.
S’irrigidì, aspettandosi un calcio nello stomaco, ma quello che Voldemort aveva in mente era ben diverso.
La mano scarna e bianca - quasi squamata, proprio come quella di un rettile - le spostò dagli occhi una ciocca sudata di capelli, poi scese a sfiorarle lascivamente il collo. Arrivata lì, le strappò con un unico, secco gesto la maglia, che fino ad ora aveva risparmiato ad Harry l’orrore di capire come Malfoy si fosse già deliziato su di lei.
Sotto quella maglia sporca e ruvida, Hermione non aveva nulla.
Ora era rimasta nuda, ad eccezione delle mutande.
“ Questa è la divisa più appropriata alla tua nuova condizione. ”
L’umiliazione le bruciò sin da subito le pareti dello stomaco, e lei dovette pregare di riuscire a nasconderla.
Voldemort fece un cenno a Malfoy, ed Hermione venne spinta a terra, costretta a stare prona sul pavimento impolverato.
Dopo pochi attimi, anche Ginny venne fatta mettere nella stessa posizione. Prima che Malfoy le voltasse la faccia dalla parte opposta, Hermione vide di sfuggita che Macnair scopriva rudemente le spalle di Ginny, sedendosi poi sulla sua schiena per bloccarla del tutto a terra, come aveva fatto Lucius con lei.
Cosa volevano fare? Cosa stava per succedere?
Cercò di vedere meglio, di sottrarsi alla mano di Malfoy che le premeva la testa sulla fredda pietra.
Voldemort era passato dietro di loro, e ora si fermò tra lei e Ginny, chinandosi su un ginocchio.
Nulla, nemmeno la descrizione più accurata, avrebbe mai potuto preparare Hermione al dolore che la attanagliò, quando la mano di Voldemort si posò sulla sua spalla, marchiandola con un simbolo come fosse stata di fuoco bollente.
Hermione urlò dibattendosi, ma solo le gambe, stese dietro al Mangiamorte che la costringeva a terra, poterono muoversi.
Il Signore Oscuro insistette nel tenere i palmi delle mani sulla spalle sua e di Ginny.
Entrambi i Mangiamorte ridevano delle loro urla e delle loro lacrime.
“ Questo serpente vi marchia come mie proprietà. Vi farà sentire vicine anche quando la Signorina Weasley sarà a Malfoy Manor. ” Voldemort si rialzò in piedi e ordinò a Hermione di mettersi in ginocchio.
Libera di muoversi, pur avendo ancora Malfoy alle spalle, lei cominciò ad obbedire.
“ Ora inchinati al tuo padrone e chiedi scusa per aver osato nominare Silente in questo luogo. ”
Hermione era a carponi, le braccia tremanti che ormai non la sostenevano più, la spalla che le pareva esser stata perforata, più che marchiata, da braci incandescenti.
Alzò lo sguardo e decise che no, non avrebbe chiesto scusa per la sua fiducia in Silente. Se lo avesse fatto, se lo avesse tradito in quel modo, non se lo sarebbe più perdonata.
“ Adesso, Granger. ”
Hermione scosse la testa, anche se intorpidita, incapace di rifiutarsi a parole.
Fu allora che quel dolore la dilaniò per la prima volta, distribuendosi dalla spalla a tutto il resto del corpo, come se un grosso artiglio stesse lacerando pelle e carne. Ma la cosa peggiore non fu neanche questo, quanto piuttosto le urla disperate che accompagnarono le sue. Le urla di Ginny, che sgranò gli occhi per la sorpresa di quel dolore e la consapevolezza di condividerlo con lei.
“ Ora comprendi l’importanza di imparare ad obbedire, mezzosangue? ”
Hermione l’udì solo in parte. Il suo corpo era ancora scosso dalle convulsioni, riverso a terra sotto quelle ondate di dolore che lo colpivano. Più lei cercava di rimettersi in piedi, più esse aumentavano.
“ Ti ho detto quello che devi fare, se vuoi che il dolore cessi. Per te e per la Weasley. ”
“ No, Hermio…”
Il dolore ricominciò.
Anche Ginny era stata punita. Per aver tentato di parlarle, solo per aver tentato di…
“ Io posso restare qui senza limiti di tempo, Granger. Educarti alla tua nuova vita è la mia priorità. Il dolore può ancora crescere, sai? Non mi credi?”
Hermione riuscì a sollevarsi di nuovo a carponi.
“ In ginocchio, e parla forte e chiaro. ”
Si mise ritta sulle ginocchia. “ Mi…mi scusi ” mormorò, stringendo i denti per l’umiliazione.
Ma questo a Voldemort non bastava.
Voldemort aveva appena cominciato a divertirsi.
“ Ora sapete cosa accadrà ogni volta che andrete contro ad un mio ordine. Lucius, puoi fare della Weasley quello che vuoi, tranne ucciderla. Puoi portartela via anche subito. ”
Malfoy ringraziò, sollevò di peso Ginny e si voltò verso l’uscita, ma Voldemort lo richiamò. “ Naturalmente me la porterai ogni qualvolta vorrò vederla. ”
“ Certo, Padrone. ” Si inchinò, poi uscì trattenendo la figura scalpitante e urlante di Ginny.
Hermione si sentì strappare il cuore dal petto.
Ginny…Quel vigliacco aveva ottenuto il suo premio, la sua sporca vittoria sui Weasley.
Poi, un altro pensiero orribile si impose alla sua mente: era rimasta sola con Voldemort.
Gli occhi rossi del mago la fissavano.
“ Hai appena iniziato a scontare l’insolenza di cui sei stata capace nella Stanza del Velo. Hai deriso la mia autorità davanti ai miei soldati e agli altri miei schiavi. ”
Era un pazzo. Un pazzo fanatico, ma terribilmente lucido nella sua follia.
“ Ti avevo detto che il nome di Silente pronunciato davanti a me ti avrebbe portato solo dolore. Ora manterrò la mia promessa. Vai contro quel muro ” terminò, indicando con un braccio la parete a destra di Hermione, dove si scorgeva un anello infisso nella pietra, piuttosto in alto.
L’esitazione costò alla ragazza un altro assaggio del dolore portato dal marchio. Lontana, ma ancora udibile dal corridoio, sentì la voce di Ginny urlare insieme alla propria.
Dopo attimi di agonia assoluta e accecante, Hermione tornò a vedere.
Era di nuovo a terra, di nuovo un fagotto che tremava in maniera incontrollabile.
“ In piedi, ora. ”
Hermione si decise ad avvicinarsi al muro sulle gambe malferme, imponendosi di accelerare il passo per evitare altre scariche di quel dolore…per risparmiarlo a Ginny.
Voldemort la guardò, senza dire altro indicò nuovamente la parete.
In pochi istanti, Hermione si ritrovò penzolante da quel gancio, la faccia contro il muro, le braccia tese e i polsi incatenati a quell’ anello di ferro. Alle sue spalle, Macnair si avvicinava con una frusta nella mano destra.
“ Fatemi passare. ”
Madama Chips si fece spazio tra i professori, arrivando infine alle spalle di Harry.
Ron stringeva una mano dell’amico, guardando senza parole Hermione e Ginny, entrambe prive di conoscenza su quei letti di dell’infermeria. Padma si era riversata nella camera in cui dormivano lui e Seamus, gridando di sbrigarsi.
Era successo tutto così in fretta. Mentre Ron era corso alla torre dove quella notte aveva dormito la sorella, dopo i festeggiamenti delle nozze, Padma aveva dato l’allarme al primo fantasma che aveva potuto fermare.
Aperta la porta della camera di Harry ed Hermione, Lupin e Tonks l’avevano trovata vuota. Poi, il pianto del ragazzo li aveva raggiunti, proveniente dal bagno. La scena di Hermione, immobile tra le braccia di Harry, un rivolo di sangue che le colava dalla fronte nel punto in cui aveva sbattuto contro il mobile del lavello, avrebbe strappato un urlo anche all’Auror più gelido.
“ E’ una sorta di coma, aggravato da un’insonnia forzata che deve durare da giorni. Sembra non abbia energie per risvegliarsi, e Ginny…Le sue condizioni stanno peggiorando, come se volesse…”
“ Come se volesse raggiungerla. ”
Era stato necessario somministrare a entrambe una pozione altamente soporifera, perché improvvisamente avevano cominciato ad agitarsi, incapaci di rispondere ai loro richiami.
La stessa pozione aveva rischiato di doverla assumere la Signora Granger, quando aveva visto le cicatrici di un anno prima ravvivarsi sulla pelle spenta di Hermione. Ora il marito la teneva stretta tra le sue braccia, su una vecchia cassapanca del corridoio fuori dall’ingresso dell’infermeria.
“ Questo unguento deve essere steso su tutto il corpo. Anche su quello di Ginny, temo scopriremo il suo corpo nelle stesse condizioni. ” Madama Chips guardò Harr, Ron e Seamus. “ Per favore, ragazzi…”
Moody fece spazio ad Harry, che arretrava apaticamente per permettere alla medi-maga di trasportare il separé attorno ai letti. L’Auror gli cinse le spalle con il braccio e lo spinse con descrizione verso l’uscita. Lupin e la McGrannitt lo seguirono, sussurrando qualcosa a voce molto bassa nelle orecchie di Ron e Seamus.
Sentirono la voce di Tonks, che si offriva di occuparsi di Hermione, mentre Madama Chips cominciava a spogliare e a medicare Ginny. Seguì un singhiozzo, represso a stento. “ Questo simbolo…”
Harry non ebbe alcun bisogno di chiedere, per capire di cosa stesse parlando la donna. L’aveva visto anche lui sulla spalla di Hermione, quando nel bagno l’aveva sollevata da dietro per posarle la testa sulle proprie ginocchia, in attesa dei soccorsi che aveva invocato, urlando come un pazzo.
La casacca del pigiama dal taglio maschile era scivolata sulla sua pelle, e la testa di un piccolo serpente impresso sulla spalla aveva strappato ad Harry un vero e proprio urlo di sgomento.
“ Quel serpente, quel…marchio, ” iniziò a dire la McGrannitt,mentre uscivano nel corridoio, “ sono sicura non l’avessero, quando vi abbiamo liberati. ”
Ron deglutì. “ Mia sorella ha ricordato anche quello, quando ha avuto quell’incubo, settimane fa. Ha detto che Lucius Malfoy gliene parlò, dopo aver formulato la maledizione. ”
La Preside scoccò un’occhiata ai genitori di Hermione e ai Weasley, che stavano arrivando dal fondo del corridoio. “ Meglio che vada a parlare io, con loro, prima che…”
Lupin annuì, poi tornò a prestare attenzione a Ron. “ E’ importante che ricordiate tutto quello che è venuto fuori fino ad ora, ragazzi. Ron, parla pure. ”
“ Ha detto che quel marchio lo aveva impresso Voldemort, sulle loro spalle. Allora era tutto quello che fosse riuscita a ricordare, a riguardo. ”
Seamus ed Harry annuirono.
“ Ma come ha fatto a sparire per tutto questo tempo? ” si chiese Seamus a mezza voce, “ I segni delle torture non erano spariti, si erano solo…solo attutiti, come i nostri. ”
“ Dev’essere un qualcosa di molto simile al Marchio Nero ” rispose Moody.
Nell’ora successiva tentarono di mettere insieme tutte le informazioni, ripetendosi quello che Ginny ed Hermione avevano cominciato a riferire, dopo aver promesso di non chiudersi in se stesse. Ma negli ultimi tempi, prima che le cose peggiorassero all’Accademia, Hermione aveva smesso di essere tempestata dai ricordi di quella prigionia, e Arthur disse che per la rossa era stato lo stesso. Lo confermò anche Colin, quando arrivò accanto all’infermeria.
“ Abbiamo troppo pochi elementi, ragazzi. ” disse Ron, “ sforziamoci di ricordare qualcosa di più. ”
“ Non hanno più detto altro ” replicò Seamus.
“ Ma lo faranno ora ” disse Harry.
“ Harry, cosa intendi dire? ” Moody lo guardò come se stesse per impazzire.
“ Lo diranno a me. ”
Il loro ex-professore di Difesa capì al volo, anche troppo bene. “ No, Harry…ascolta, so quello che hai appena pensato, ma non devi farlo. ”
“ Cosa vuole fare, Lupin? ” Malocchio spostò lo sguardo dal collega ad Harry.
“ Vuole usare la lettura della mente. ”
“ Non se ne parla, Harry ” scattò Ron.
“ Vuoi salvare Ginny ed Hermione, sì o no? ”
“ Non così, però. ” Lupin lo spinse a voltarsi per guardarlo negli occhi. “ Non puoi farcela, Harry. Hai visto come siete stati male entrambi, quando lo hai fatto senza rendertene conto, per quei pochi minuti…”
“ Allora a cosa diavolo serve questo maledetto potere, se non posso usarlo per salvare le persone che…Sta morendo, Remus! ”
Lupin lo abbracciò, serrando le palpebre. “ Non dirlo, Harry, non pensarlo nemmeno. ”
Continua…