Info: Sequel di " Ombre che inghiottono ".
Spoilers, quindi.
Personaggi: un po' tutti
Rating: NC-17
Capitolo 23
Aiuto insperato
Vederle entrambe lì, su quei letti, perse nel torpore indotto dalle pozioni di Madama Chips, le loro palpebre che sbattevano impercettibilmente…
E lui seduto, attonito, incapace di fare nulla di più che allungare la mano e toccarle.
Sua sorella, la sua Ginny, ed Hermione, la sua migliore amica…
Come poteva essere successo in quei pochi istanti, in una notte così felice?
Quando Lupin e Malocchio avevano convinto Harry ad allontanarsi un poco dall’infermeria, Ron era rimasto immobile, attraversato da voci che sembravano tenerlo in piedi per pura inerzia, incrociandosi attorno a lui come fili di magia, intessendo una rete di pensieri e di ricordi…Ricordi.
I ricordi stavano per uccidere Ginny ed Hermione.
Rischiavano davvero di morire?
Terrorizzato da quell’ipotesi, Ron aveva corso fino a star male, giù dalle scale, oltre i gargoyle di pietra e le armature, oltre l’ingresso della Sala Grande, giù fino alla casetta di Hagrid. Il cane Thor lo aveva accolto con un latrato, e il mezzo-gigante lo aveva avvolto in un abbraccio.
Aveva lasciato che piangesse, senza chiedergli niente per diversi minuti. Sapeva già tutto, Ron ne era certo.
Quando lo aveva ringraziato, dicendogli però di non aver la forza di parlarne, Hagrid non si era offeso.
Ora che si era calmato, erano tornati insieme nell’infermeria.
“ Ron, vai anche tu a riposarti. Sulla panca qui fuori, se vuoi, ma sdraiati almeno un po’. ” aveva appena detto Hagrid.
Lui si accorse di non aver ancora risposto.
Le voci erano ancora lì. C’era quella di Ginny, che gli parlava felice di lei e Seamus. C’era quella di Hermione, che gli assicurava di vederlo molto maturato, che al banchetto della sera prima gli chiedeva di farla ballare. C’erano le urla di gioia di entrambe, appena represse quando il Giudice MacHayden aveva assolto Billy, mentre Malfoy - che loro avevano capito molto prima di lui ed Harry - veniva portato nell’altra stanza.
“ Malfoy! ”
“ Che c’è, Ron? ”
“ Malfoy, Hagrid!! ” gridò, come se avesse già spiegato tutto, “ Vado da Harry, ” disse in fretta, stringendo la manona dell’amico e allontanandosi di corsa, “ puoi restare tu con loro? ”
“ Certo che resto con loro, ma tu cosa…? ”
Ron era già uscito, e ad Hagrid non restò che voltarsi verso le pazienti. “ Beh, ragazze…io resto finché Madama Chips non mi butterà fuori di qui. Ci manca solo che vi trasmetta tutti i microbi degli Snasi che sto curando. ”
“ Harry, dove sei…? Harry, Malfoy! ”
Quando la voce concitata di Ron gli giunse alle orecchie, Harry alzò gli occhi dal tappetino del bagno, ancora macchiato di sangue. Non lo aveva fatto apposta. Si era ritrovato lì, ad aprire la porta con la testa come imbottita dall’ovatta, e il sangue di Hermione l’aveva quasi accecato, vermiglio sulla lana chiara del tappetino.
“ Draco Malfoy, Harry. Lui può dirci tutto di quella maledizione! ”
Fortunatamente, non occorse altro per scuotere Harry. Meno di cinque minuti dopo, erano già nell’aula di Lupin.
Ma il professore dovette smorzare il loro entusiasmo.
“ Si potrebbe fare, se non ci fosse il problema degli arresti. Non sappiamo dove si trovi Malfoy. La casa non è più raggiungibile neppure da Bill. E’ protetta da un Custode Segreto. Anche tuo fratello ci è rimasto di sasso, quando era andato per fargli visita. Non è più stato capace di trovare il numero civico, e ha scoperto dopo poco di non riuscire nemmeno a ricordarlo. ”
“ Dannazione! ” imprecò Harry.
“ C’è comunque un modo ” disse Ron. “ Ho bisogno dell’aiuto di Fanny. ”
“ Si può fare, Remus ” confermò la McGrannitt, quando arrivarono nel suo studio e riuscirono a descriverle il piano. “ Ma non bisogna illudersi, ragazzi. La presenza di una fenice non è una garanzia per superare il vincolo del Custode segreto. Tuttavia, se la creatura ha visto almeno una volta la persona che si cerca…”
“ La conosciamo sia io che Fanny, se è per questo. E se non riusciremo a trovare Malfoy…andremo al S.Mungo. ”
Minerva McGrannitt annuì. “ Stai pensando a Ylena? ”
Harry comprese subito che per lui sarebbe stato molto difficile, quasi impossibile, impedirsi di nutrire illusioni. Non aveva mai visto Ron così sicuro di se stesso in una situazione di simile urgenza, dal giorno di quella partita sulla scacchiera gigante preparata dalla stessa McGrannitt a protezione della Pietra Filosofale, al termine del loro primo anno a Hogwarts.
Ovviamente Ron era stato capace di molti atti di coraggio, ma il più importante, quello che l’aveva condotto da loro nella Azkaban trasformata da Voldemort e dai suoi Mangiamorte, e che gli aveva permesso di trovarla insieme a Fanny e ai membri dell’Ordine, Harry non aveva potuto viverla in prima persona. Allora, Harry era convinto persino di averlo perduto, il suo amico Ron…
Non c’era tempo da concedere ai ricordi, pensò mentre correvano dietro a Fanny.
Fu il volo più strano che probabilmente gli sarebbe mai capitato in tutta la vita, si ritrovò a pensare, sospeso in aria sull’immensa città di Londra. Il tratto di cielo sopra ad Hogwarts, l’impressione di andare a schiantarsi contro le montagne che circondavano il lago…Non avrebbe mai immaginato che Fanny potesse volare così velocemente, nonostante lo sostenesse già da una buona mezz’ora.
Ma soprattutto, non avevano osato sperare che Ron sarebbe riuscito a trasformarsi di nuovo, una terza volta, nell’altro esemplare di fenice che ora trasportava Lupin. Trovare in fretta una casa nascosta dall’Incanto Fidelius sarebbe stato un miracolo, e Harry sentiva che non c’era tempo per attendere un miracolo.
“ Dobbiamo andare al S.Mungo! ” gridò, senza sapere se gli altri lo avrebbero mai potuto sentire, immersi com’erano in quelle correnti che fischiavano attorno a loro.
Ron e Fanny descrissero un ampio cerchio nel cielo di mezzogiorno, e cambiarono totalmente direzione.
“ Non mi sarei mai aspettata che ti dessero la possibilità di uscire da quella casa. ”
“ Nemmeno io. ” Il biondo occupò l’unica sedia alla destra del letto di ospedale.
Alle sue spalle, Dado sbuffò, insofferente alla penombra opprimente che regnava in quella stanza singola d’ospedale.
“ Perché l’hai fatto? ”
“ Volevo ringraziarla. E’ stato un bisogno…quasi fisico. ”
La donna sorrise appena. “ Sarei io a doverti ringraziare. Quando Tonks mi ha parlato di te, quando mi ha detto quello che il demone ti stava facendo. Se non avessi avuto te, da aiutare almeno un pochino, non mi sarei salvata nemmeno io. ”
“ Quello che avete fatto è stato molto più di un pochino. ”
“ Non sembri affatto il damerino saccente che Bill Weasley e suo fratello Charlie mi hanno descritto. ”
“ Ah sì? Beh, i Weasley mi sentiranno, questa volta. ” Il ragazzo attese un attimo, guardandosi nervosamente le mani pallide, prima di ricominciare: “ Non saremo mai al sicuro, vero? ”
“ Temo di no, almeno fino a che quel demone continuerà a girare per l’Inghilterra. ”
“ Ne ha presa un’altra. Ne sono certo, ha un altro…cucciolo, adesso. ”
A quell’appellativo, la donna prese a tremare visibilmente. Si dominò a stento. “ Devi stare molto attento, allora. Il fatto che tu l’abbia sentito con chiarezza, a differenza di me, può significare solo che…”
“ Che il mio legame con Lei è ancora stretto. Lo so. Non so come fare a spezzarlo. ” Forse, pensò tra sé, aiutando qualcuno come tu hai aiutato me. Ma non ebbe il coraggio di esternare questo pensiero. L’eventualità di doversi mettere in gioco, di dover ricordare…” Come ci sei riuscita? ” le chiese, “ Come hai sopportato l’idea di parlarne all’udienza. ”
“ E’ stato peggiore ammettere a me stessa quello che avevo fatto, credimi. ” Fece una pausa. “ Forse verrà anche per te l’occasione di riscattarti.
Nel ricordo di quella conversazione, trovarsi appena tre giorni dopo lì, in quella stanza di ospedale ora completamente vuota, era ancora più doloroso.
Draco Malfoy si sedette afflitto sul bordo del letto.
“ Com’è possibile? Non sarebbe mai andata via senza comunicarlo agli altri Auror. ”
“ Non so che dirti, ragazzo ” rispose il medi-mago di turno. “ E’ adulta e vaccinata. Ha firmato ed è potuta uscire. Sicuro che non abbia avvertito nessuno? ”
Dado, che ormai lo accompagnava quasi volentieri nelle sue uscite, rimase immobile, incapace di dire qualsiasi frasa di circostanza.
Il biondo fu attraversato da un orribile sensazione.
Ma prima che potesse valutarla, o anche solo accostarsi a quel pensiero senza rimanerne scottato, i raggi del sole pomeridiano si colorarono per un attimo di rosso.
“ Ben svegliata, Granger. ”
Come sempre era accaduto negli ultimi giorni, a strappare Hermione dalle braccia del sonno fu il dolore recato dal marchio.
“ Non sento risposta…”
“ Buon…giorno, padrone. ”
Voldemort si occupò personalmente di staccare dal gancio i polsi incatenati di Hermione.
La ragazza cadde a terra come un sacco.
“ Ho lavorato molto su Potter, questa notte. Ha gridato spesso il tuo nome, lo hai sentito? ”
“ No…padrone. ”
“ In ginocchio, Granger. Ti suggerisco di far scomparire quel tono ironico dalle tue risposte. ”
Le prese un braccio e la sollevò da terra, quando vide che da sola non aveva la forza di alzarsi. Il contatto della mano di Voldemort con la sua pelle, in prossimità di una delle ferite tracciate dalla frusta di Macnair, la fece gemere.
“ Oggi sono tutto per la mia mezzosangue. ”
“ Non posso farlo ” Draco fissò sconvolto il ragazzo moro, il professore e le due fenici che i due ospitavano sulle spalle. “ Non potete pretendere che io…” Si accorse di essere arretrato.
" Non lo pretendo, Malfoy. Te lo sto chiedendo. ”
Gli chiedevano di ricordare, di lasciare i suoi peggiori ricordi liberi di riacciuffarlo…No, non poteva accettarlo. Non poteva consegnarsi a Lei un’altra volta.
“ Draco, ti imploro se è questo che vuoi. ”
Potter era disperato, pronto a rinunciare alla sua dignità? Questo forse no, ma ci andava molto vicino.
“ Hermione e Ginny stanno male, Malfoy, ” iniziò a dire il professor Lupin. “ Questa notte sono cadute in coma. Contemporaneamente, nello stesso istante…Se non riusciremo a trovare la Signorina Ylena, dovremo chiederlo a te. Siete i soli a sapere qualcosa di più sulla Maledizione che la demone ha ammesso di aver formulato sulle due ragazze. ”
Draco deglutì, gli occhi di ghiaccio fissavano increduli Harry Potter, immobile davanti a lui, a pugni chiusi, pronto a implorarlo di aiutarli.
“ Ylena è…”
“ Lo so, è sparita. E potrebbe essere in pericolo anche lei. ”
“ Ti assicuro, avrei voluto avere un’altra possibilità, un altro modo per…” Il Grifondoro non riuscì a terminare la frase.
Draco si sedette sul letto, rimanendo come pietrificato quando le due fenici lo raggiunsero sulle bianche coperte pulite. La luminosità del loro piumaggio quasi lo accecava.
" Harry è un Legilimens, Draco…” spiegò Lupin, “ ma non c’è stato il tempo di addestrare questo suo potere. Senza volerlo, una volta ha condiviso il ricordo nella mente di Hermione. E’ stato orribile per entrambi, e se tentasse di saper qualcosa di più della Maledizione in questo modo - dalla mente della sua ragazza, o da quella di Ginny…”
“ Non deve farlo! ” gridò Draco.
Era chiaro in lui, era lampante il rischio che Potter, ma non solo lui, tutti loro, avrebbero corso con quel tentativo.
Erano certezze che non riusciva a spiegarsi, eppure erano scolpite in lui come in un blocco di pietra.
Questo, però, significava che nemmeno lui poteva più tirarsi indietro. Comprendeva sempre meglio quello che doveva provare Potter, se era vero che la Granger era la sua ragazza…E Weasley, sempre protettivo nei confronti della sorella minore…Weasley doveva essere lacerato dal dolore.
Mentre si rendeva conto di aver già deciso, Malfy pensò che i tempi dei loro battibecchi, della stupida rivalità tra i Serpeverde e i Grifondoro, erano irrimediabilmente passati.
Continua…