Info: Sequel di " Ombre che inghiottono ".
Spoilers, quindi.
Personaggi: un po' tutti
Rating: NC-17
Capitolo 25
Magia distorta
“Hermione, sve…”
Gli occhi grigi di Malfoy senior la fulminarono.
Nello stesso istante, il dolore del marchio ricominciò a pulsare nella spalla, strappandole la voce per avvertire l’amica, e il respiro stesso. Disperata, Ginny volse lo sguardo a Malfoy. Non capiva perché quella mattina il suo Signore, Lucius, l’avesse svegliata con quella violenza e l’avesse smaterializzata di nuovo lì, negli appartamenti di Voldemort.
Perché Draco era incatenato al muro, imbavagliato e ricoperto di graffi sul viso e di segni di frustate sul resto del corpo?
Hermione aveva ancora gli occhi chiusi, Ginny cominciava a pensare che non fosse affatto addormentata. ‘Svegliati, ti prego svegliati’, pensò. Non poteva andarle accanto, perché Lucius l’aveva spinta e chiusa in un angolo della stanza.
Macnair era andato a chiamare Lord Voldemort, e ora lo precedeva nell’entrata.
Il mago spinse da parte i suoi Mangiamorte e fissò Ginny, il volto di gesso sempre più emaciato, dominato da quegli occhi rossi.
“C’è qualcosa che mi devi confessare, Weasley, prima che sia io a dovertelo chiedere?”
Ginny scosse la testa. Non capiva cosa volesse dire. Di cosa la incolpava?
Voldemort le ordinò di alzarsi in piedi e le afferrò il mento. “No? Immagino di no…Non ricordi niente dell’accordo che hai stipulato con quel traditore, il figlio di Malfoy?”
“Si…Signore, io non ho fatto nessun acco…”
“Bugiarda!” Il contraccolpo dello schiaffo ricevuto fece rimbalzare Ginny contro il muro, e la fece accasciare contro l’angolo della stanza. Voldemort la volle di nuovo in piedi. “Ora sentiremo la versione della mia mezzosangue.” La appoggiò alla parete e si avvicinò ad Hermione.
La ragazza non avrebbe potuto evitare il calcio neppure se fosse stata già sveglia. Vincolata al pavimento di pietra con delle catene, urlò e gemette quando lo stivale di Voldemort la colpì al fianco.
“Ho un paio di domande da farti, apri bene le orecchie.”
“Sì, padrone.”
Ginny serrò le palpebre. Viveva in prima persona l’umiliazione che quelle due parole erano capaci di sottolineare. Questo loro futuro voluto da Voldemort era peggio della morte, molto peggio.
“Ti è stato fatto un incantesimo, circa quattro o cinque ore fa. Immagino tu non ne sappia niente, come la Weasley…”
Hermione, terrorizzata, fece cenno di no.
“Da questo…essere.” Dal punto in cui si trovava, Hermione poté vedere appena di striscio il ragazzo incatenato alla parete. Riconobbe la sua chioma bionda nell’istante in cui tentò di gridarle qualcosa, inutilmente a causa del bavaglio.
“No?”
Cosa dovevano rispondere al loro padrone? Ginny si tendeva conto che Voldemort giocava con loro come non aveva mai fatto da quando le aveva marchiate. Un gioco subdolo che, per Lucius Malfoy e per Macnair, si rivelava molto divertente.
Ma Voldemort non rideva, non si divertiva affatto. Era piuttosto offeso, offeso dalle risposte che lei ed Hermione avevano dato.
“Nessuno può cercare di ingannarmi, Granger. In questa cella, come in quella della Weasley a Malfoy Manor, ci sono ancora tracce potenti di quell’incantesimo. Ma non riesco a capire quale incantesimo sia stato fatto. E’ nascosto, capisci? E io non posso” - un altro calcio - “tollerare” - un altro ancora - “di essere deriso, e tu lo sai.”
Hermione ormai gemeva soltanto, ad ogni calcio, non aveva più nemmeno la voce per urlare.
“Basta, la prego!” gridò Ginny. Non poteva sopportare di vederla ridotta in quello stato.
“Basta?” Lord Voldemort camminò verso di lei. “Ho appena iniziato a punirvi, Weasley.”
“Ma noi non sappiamo nien…”
Il dolore della magia le strappò un urlo.
“Silenzio! Non ti ho dato il permesso di parlare. Non voglio disporre di te, visto che ti ho donata a Lucius. Ma non osare intervenire nelle decisioni che riguardano la mezzosangue!”
Tornò da Hermione.
“Non so più cosa farmene di te, Granger. Sei ineducabile, irrecuperabile.”
Ginny represse a stento un singhiozzo.
Hermione era indifesa, sotto la figura di Voldemort, gli occhi sgranati dal terrore.
“Questa sera, dopo che Potter avrà sostituito la Clessidra del Richiamo, sarai consegnata ai Dissennatori.”
“No!” urlò Ginny, fuori di sé, subito immobilizzata da Lucius Malfoy.
Voldemort la ignorò, questa volta. Fissava Hermione, sfidandola a emettere qualsiasi lamento, pronto a punirla. “Cerca almeno di vivere il tuo ultimo giorno senza provocare altro dolore alla tua amica.”
Fu allora che Ginny vide l’aria della stanza incresparsi, e per un attimo ebbe la netta impressione che una figura, semi-trasparente e tralucente, osservasse la scena, spostando lo sguardo da loro due all’altro prigioniero, Draco Malfoy.
Allora, aveva visto quella donna sorridere per la prima volta. Ora se la trovava di nuovo davanti, in quella squallida stanza pervasa da un miscuglio fetido di odori.
“Porta pazienza, ragazza. Non resterete immobilizzate ancora per molto.”
Ginny cercò di controllare la respirazione.
Non poteva muoversi, perché? Cosa voleva quella donna da lei e da Hermione?
“Davvero non lo sai? E’ il ricordo che vi immobilizza. I vostri corpi sono altrove, sono un’inutile peso. Io lavoro molto meglio sulle menti.”
“Chi sei?” chiese Hermione.
“Andiamo, mi conoscete bene. Ero con voi, quando Voldemort vi interrogava…Adesso ricordi, vero? La Maledizione prevedeva anche questo: avreste ricordato, lentamente, pezzo dopo pezzo, tutto quello che Malfoy aveva cercato di risparmiarvi. Ma solo verso l’esaudirsi della Profezia, cioè adesso, avreste collegato il tutto.”
“Sei Lei...” la paura di Ginny cominciò a tramutarsi in rabbia, “ …sei il demone. ”
“Avevate timore di quel mio discendente, Voldemort…Vi suggerisco di vedermi allo stesso modo. Voldemort non ha fatto altro che servirmi, senza neppure rendersene conto.
“Non tollererò più simili toni di voce, da voi. Ora mettetevi comode, aspettiamo ancora qualcuno.”
Ginny ed Hermione si scambiarono un’occhiata di puro panico. Qualsiasi ipotesi avessero potuto formulare, cominciavano a comprendere che non si sarebbe avvicinata alla realtà che le attendeva. La Profezia…In cosa consisteva? Chi erano le persone che il demone aspettava?
Cosa sarebbe accaduto ai loro corpi, se non avessero potuto farvi ritorno?
“Stanno morendo, vero?”
“No, Seamus, non arrenderti!”
“Cosa dovrei pensare, Neville? Dimmelo tu. I corpi si stanno disidratando, nonostante tutte le pozioni che la Chips continua a dar loro. Dimmi, come le vedi?”
Luna chinò la testa, afflitta di fronte a quella rassegnazione.
Non aveva voluto crederci, all’inizio non aveva voluto convincersi che il messaggio di Seamus fosse veritiero. Ma quando erano tornati al castello, interrompendo senza pensarci un attimo il loro viaggio di nozze, lei e Neville si erano trovati davanti alle due ragazze, a quei due corpi che lentamente abbandonavano la vita. Non era giusto, non era affatto giusto che la felicità fosse così fragile, capace di spezzarsi per il capriccio di un demone, dopo tutto quello che avevano già affrontato a causa di Voldemort.
“Harry e Ron?” chiese Luna a Padma.
L’amica si morse un labbro. “Sono partiti insieme a Lupin. Volevano parlare con Malfoy. Se ne è andata anche la McGrannitt. E Moody, l’unico che potrebbe dirci la verità, non vuole farlo.”
Seamus fissò per lunghi istanti il viso di Ginny, come in trance. “E io non posso più sopportarlo. Vado da Bill.”
“Cosa credi, che ti dirà tutto?”
“Neville, io devo tentare.”
“Vengo con te.” Neville si voltò verso Luna.
“Resto qui. Andate voi. Vai, Padma…”
I tre si riversarono fuori dall’infermeria. Luna prese tra le sue la mano gelida di Ginny, e si concentrò sul banchetto di nozze, che le aveva viste felici come non lo erano mai state.
Dopo un lasso di tempo incalcolabile, riempito dall’orrore con cui lei ed Hermione avevano distinto i corpi legati alle pareti di quella stanza, tutt’intorno a loro, Ginny riuscì a stento a controllare le ondate di panico che la sommergevano.
“Chi stai aspettando?” sentì chiedere dalla sua amica.
La donna, che stava accarezzando il viso di una ragazza bionda, oramai divenuta cadavere, si volse a fissare la bruna che aveva parlato.
Ginny venne come risucchiata dai pozzi profondi che erano gli occhi di quella donna. “ Hermione, non…”
“Chi stiamo aspettando?”
La donna non rispose.
“Possiamo sapere almeno perché dobbiamo morire?”
“Ma voi non dovete morire, tutt’altro.”
“Smettila di giocare con noi. Non servirò a farti temere di più. In cosa consiste la Profezia?”
“Stai attenta a quello che dici, ragazza…”
“Vendetta? Non sarà molto peggiore di quello che ci ha fatto Voldemort.”
“Lo diventerà, se non imparerai a tacere. La Profezia porta vendetta, sì…ma non per me. Io sono solo una fidata esecutrice. Forse ne trarrò la Vita e altri benefici, e forse lo farete anche voi, se vi sottometterete.”
Ginny sentiva in bocca l’acre sapore della paura. “A chi dovremmo sottometterci?”
“Al vostro destino. E’ già tutto segnato. Voi renderete possibile il riscatto dell’Antico Potere. Voi sarete le madri dei Principi.”
‘I Figli dell’Azzurro’, pensò Ginny. Voleva che loro partorissero gli strumenti della sua vendetta? Decise che piuttosto sarebbe morta.
Un servitore si avvicinò alla bellissima donna. “Padrona, stanno arrivando, hanno scoperto il varco.”
“Bene, ci sono tutti?”
“Anche il vostro nemico” annuì il servitore.
“Molto bene, meglio del previsto. Libera le pareti, fai spazio ai nostri ospiti.”
Il servitore cominciò a liberare i cadaveri dai legacci, sotto lo sguardo attonito delle sue due prigioniere.
Continua…