Info: Sequel di " Ombre che inghiottono ".
Spoilers, quindi.
Personaggi: un po' tutti
Rating: NC-17
Capitolo 26
Smeraldi scheggiati
Stavano salendo quelle rampe di scale - oltrepassando porte divenute veri e propri regni per la polvere e le ragnatele - quando Harry venne fermato dal suo ex professore di Difesa. “Voglio che tu mi faccia una promessa, Harry. Non cercare più di leggere nella mente di Hermione, o di Ginny…Promettilo.”
“Remus, non abbiamo tempo di scambiarci prome…”
“No, tu adesso me lo prometti. Subito.”
Gli altri li fissavano, i piedi sospesi sui gradini, incapaci di andare avanti, incapaci di capire fino in fondo cosa stesse succedendo.
Ron era debole, la de-trasfigurazione gli portava via sempre un sacco di energie. Da quando la McGrannitt, Tonks - e purtroppo anche Jacques - si erano uniti a loro, lasciando indietro Draco e Ylena, non c’era stato tempo per le spiegazioni.
La Preside aveva preteso che Ron si de-trasfigurasse, e lui non riusciva a mandarla giù. Sapeva che per lui era una mezza agonia, perché lo aveva fatto? Perché lo aveva costretto ad abbandonare la sua controparte di fenice? Harry era fermo dietro di lui, gli occhi fissi in quelli di Lupin, colmi di ira.
Era stato troppo, quello che aveva udito dalla voce di Draco. Era stato necessario ascoltare tutto quello che il biondo ricordava della Maledizione. Indispensabile, ma davvero…davvero troppo, da sopportare. Anche quel loro tentativo non aveva portato a molto, non aveva rivelato loro il modo per aiutare Hermione e Ginny.
Quello che era avvenuto, appena dopo l’arrivo - in quella stanza del S.Mungo - della McGrannitt e delle persone che la accompagnavano, lo portava a pensare che Lei, il demone, avesse infine voluto chiamarli a sé. Una realtà completamente diversa li aveva avvolti. Era sì una comune strada di Londra, quella sulla quale si erano ritrovati, ma nell’aria si respirava qualcosa di molto potente.
Era stata come una scarica di corrente elettrica, che li aveva condotti lì e ora attraversava i loro corpi e allontanava la gente, spingendola naturalmente a evitare il piccolo gruppo, a camminare ad almeno un paio di metri di distanza.
Erano vicini a Lei. Per sua volontà, stavano per trovare il luogo dove si era nascosta in tutto questo tempo, e dove forse aveva imprigionato le sue vittime…Ylena, probabilmente un paio di babbani, e infine Ginny ed Hermione.
“Sono abbastanza sicuro che sarà fin troppo facile trovare il suo nascondiglio” aveva commentato Jacques.
Tonks aveva messo mano alla bacchetta. “ Basta seguire questa scia di potere.”
“E’ stata Lei a volerci qui, Harry” stava ricordando Lupin proprio ora, “In questo momento è lei a dirigere il gioco, e finché non avremo studiato la situazione non dovrete fare nulla di rischioso.”
Due diverse volontà si diedero battaglia nello sguardo di Harry.
Alla fine prevalse la fiducia in Lupin, ma la risposta arrendevole di Harry non convinse Ron fino in fondo.
Gli occhi del suo amico, mentre accettava di legarsi a quella promessa, erano mortalmente cambiati, privi del loro brillare, come smeraldi scheggiati.
“D’accordo, andiamo” disse Harry.
Quanto gli stava costando, questa promessa, già adesso - pensò Ron, che pure non aveva la minima idea di quanto sarebbe costata a tutti loro, una volta che si fossero trovati davanti ai primi effetti della Profezia.
“Sono qui ” mormorò Tonks, “ne sono certa.”
Erano tutti stipati su quel pianerottolo, ammassati ad una porta scrostata e scheggiata in diversi punti.
“Ne siamo certi tutti” la corresse gelidamente Jacques. “Bacchette in pugno, allora.”
“Le bacchette magiche non vi serviranno” rispose la voce di Lei, mentre la porta si spalancava su un corridoio molto più simile ad una fogna, per la mescolanza di odori nauseabondi che vi regnava.
La luce certo non mancava, ma di quella luce eterea avrebbero fatto tutti volentieri a meno: bianca e splendente, eppure tutt’altro che amica, tutt’altro che rassicurante.
Ron ed Harry avanzavano l’uno accanto all’altro, guardando oltre le porte aperte che si lasciavano le spalle ai due lati del corridoio. Quando arrivarono nella stanza in fondo, varcando la soglia di fronte a loro, trovarono la donna ad aspettarli, seduta su uno sgabello tarlato come fosse un trono, sorridente. Ai suoi piedi, immobilizzate a terra da corde invisibili, Hermione e Ginny gridavano loro di andarsene.
Indossavano anche in quella crudele realtà le camice che Madama Chips aveva scelto, per coprire pietosamente le ferite che si erano riaccese sulla loro pelle, dopo averle medicate. Indossavano quelle camice, che riflettevano la sinistra luce magica che pulsava tutt’attorno a loro.
“Ho detto niente bacchette, qui.”
Harry ebbe appena il tempo di vedere Ron, Jacques, Tonks, Lupin e la McGrannitt venire disarmati e schiantati, finendo spalle contro il muro.
“Da quella posizione non ci disturberanno per un po’.” Il demone portò su Harry i suoi bellissimi occhi, truccati con un’attenzione particolare per l’occasione che attendeva da secoli. La linea della bocca divenne tagliente, quando vide che il ragazzo non aveva ancora abbandonato a terra la sua bacchetta.
“Quella bacchetta non può farmi niente, ragazzo.”
“Non ne sarei così sicuro” rispose lui. Continuava a gettare rapide occhiate a Hermione e Ginny.
“Sarà la tua scelta a salvarle, non la tua magia. Un’unica scelta.”
“Allora perché temi il potere degli altri, perché li hai immobilizzati?”
Il demone rise. “Sei incredibile, sai? Siete incredibili, tutti voi maghi moderni. Vi illudete di conoscere la magia, ma i vostri sono solo giochetti. Nulla a che fare con la Magia Antica, quella che sta per sottomettervi. Ho aspettato millenni, per arrivare a questo giorno, a questo allegro ritrovo.”
“Ma di cosa stai parlando?”
“Ne è valsa la pena: ora siamo tutti qui. La schiava che imparò la magia, il maestro che gliela insegnò…e colui che la tradì.”
“Lascia subito le mie amiche.”
“La rabbia monta dentro di te, Signore Oscuro?”
“L’unico Signore Oscuro adesso è morto.”
“E’ quello che credi tu, lo so perfettamente. E’ quello che ti piace ripeterti ogni volta che vuoi spezzare le gambe alla tua rabbia.”
La donna sillabò in silenzio una formula che nessuno poté udire, e anche Harry si ritrovò immobile. Il demone prese a girargli intorno, e lui si accorse di esser stato privato anche della bacchetta.
Come poteva essere successo? Non l’aveva mai persa di vista, come poteva essersi distratto a quel modo?
“E’ successo perché doveva succedere. La ruota degli eventi non si può più fermare. Porterà comunque alla nascita dei due Principi. L’unica variante spetta a te deciderla. Vuoi che le tue amiche Li mettano alla luce da donne libere o da schiave?”
Harry si sentì morire. Il demone si era avvicinata ad un tavolo, e ora si era nuovamente voltata, allungandogli due collari.
Sentì gemere Hermione e Ginny, ma anche Ron.
“Tu mi lasceresti una scelta simile?” Stavolta fu Harry a ridere, ma senza alcuna allegria.
“Sei tu che sei incredibile.”
“Non mi sono spiegata. La questione è questa: se ti rifiuterai di mettere questi due collari alle future madri, dopo che io le avrò visitate e che ci saremo trasferiti tutti nella mia terra, loro partoriranno, e subito dopo moriranno. Davanti ai tuoi occhi…Non sarà affatto piacevole. Al contrario, se farai ciò che ti chiedo, i Principi nasceranno da due Regine.”
“Come pensi che possa fidarmi di te?”
“Non mi interessa quello che pensa di me un traditore.”
Harry cominciava a perdere il controllo, pur rendendosi conto della posta in gioco…era difficile mantenere la calma di fronte a questa follia.
“Io, io sarei il traditore?”
“Non conoscete i tre elementi della Profezia, allora? Eppure il vostro esperto - si chiama Weasley? - ci è arrivato. Non avete fatto in tempo ad ascoltare il risultato delle sue ricerche? Che peccato, l’impulsività rischia di condannare queste due ragazze.”
Fissò Harry con aperto disprezzo. “Sì, tu sei colui che ha tradito. Incarni in te un frammento dell’anima che al mio tempo tradì: tradì la schiava e il Maestro, ma anche la Vita stessa.”
“Stai solo cercando di confondermi.”
“No, credimi. Mi sto dominando per non spezzare la tua vita come un fuscello.”
“E gli altri elementi della Profezia?” intervenne Ron, cogliendo tutti di sorpresa, non meno il demone. “Hai detto che sono tutti qui. Chi sono?”
La donna si mosse sinuosamente verso di lui, lasciando perdere per un attimo i collari. Lunghi capelli lucenti ondeggiavano sulla schiena, e lei se li legò con una mano, per allontanarseli dal collo accaldato.
“Stai cercando di guadagnare tempo? Stai pensando che qualcuno possa aver iniziato a cercarvi. Probabile, sai? Ma non farà in tempo a trovarvi, spiacente per voi.”
“Allora rispondi alla mia domanda…”
La donna lo schiaffeggiò. “Qui le domande le faccio io.”
Subito dopo, sotto gli occhi allibiti del più vicino Jacques, il demone baciò Ron con una passione quasi famelica, portando una delle sue belle mani ad accarezzargli da dietro la testa rossa.
Quando lo lasciò andare, Ron boccheggiava. Era stordito, era disgustato.
La donna era tornata davanti ad Harry.
“Sto aspettando, ragazzo.” Gli porgeva ancora i due collari. “Hai avuto il tempo di riflettere.”
“Non sarò io a metter loro un collare. Mai.”
“Come vuoi, prendo atto della tua scelta. Spero tu ti renda conto di aver comunque tradito qualcuno. Era nel tuo destino, d’altronde. Forse esserne convinto ti aiuterà a superare il senso di colpa, per il resto dei tuoi gior…”
Un’enorme esplosione fece trasalire la donna, che si ritrasse dal collo di Harry che stava per sfiorare. “Ero stata chiara, avevo detto che nulla e nessuno avrebbe dovuto disturbarmi! Iqtar, qui!”
Ma il suo servitore non arrivò. O per lo meno, non arrivò sulle sue gambe.
Due figure entrarono dal corridoio, trascinando poco delicatamente il cadavere dell’egiziano. Bill e Neville si sollevarono in piedi, puntando sulla donna le loro bacchette.
Continua…