Per questa volta i racconti a posteriori saltano e si lascia spazio alle emozioni in diretta.
Ho solo copiato pagine dal diari che ho tenuto là, ho corretto pochissimo e tolto pressochè nulla, ma visto che mentre scrivevo non pensavo solo a me e non certo a postare qui sul lj spero si capisca qualcosa.
E' la terza notte in Irlanda e non ho ancora scritto una riga... Sms sì, quelli tanti.
Tante stelle, nuvole davvero velocissime...
Isole Aran, the oldest religion, the lost world... Il luogo da cui mi aspettavo un segno invece... O forse è questo il segno. Il non sentirsi a casa come a Dublino, Dun Laoghaire, Dalkey o anche, di recente scoperta, Howt...
Le isole Aran sono andate, ma ne scriverò stasera. Siamo a Doolin e ne scriverò, forse, domani. Adesso lascio su queste pagine il timore che dovremo tirarci il collo per essere a Dublino il 6, ma va bene così, anche perché se non va ci attacchiamo visto che abbiamo già comprato i biglietti per il Riverdance!! I'm so happy... And I'm so scared (as usual), ma cerco di non pensare alla paura...
Intanto la Fede fa il bucato e io mi rimetterò delle mutande lavate e asciugate col phon nell'ostello precedente... Che strana, bellissima vacanza.
So che non si può vivere solo di ieri e di domani e bla bla bla, ma per quanto mi stia piacendo non vedo l'ora di essere a Dublino. Poi forse mio fratello ha ragione ed è questa la vera l'Irlanda. La campagna senza fine, l'ovest, le scogliere, però... Bah, ci penserò... Prima o poi.
Ed eccomi qui stasera, come promesso a parlare delle isole Aran. L'arrivo è stato davvero un trauma. I' don't know what I was looking for, ma ho saputo subito che non lo stavo trovando. La sciroccata seduta sul muretto fradicia di pioggia, il gestore italiano dell'ostello, la pazza che non sa l'orario di ritorno del traghetto perché “sono arrivata e non sono più ripartita. Il traghetto di ritorno per me non è mai partito”... Folle? Affascinante? Temo di pensare che sia solo patetico.
Forse non in sé e forse sono solo io che mi sto imborghesendo, ma in quel momento, con noi stanche infreddolite e bagnate, e lei con questo sguardo sognante e i modi di chi si è appena fumato la canna del pomeriggio... Non lo so, l'avessi vista in via Zamboni e mi avesse detto la stessa cosa avrei avuto la stessa impressione. “Bella sì, poi anch'io mi vorrei trasferire ma...”
Ecco, ma.
Ma cosa?
“Ma ne vale la pena?”
Domanda base dell'imborghesimento cronico ne sono sicura...
Va beh, comunque rimango convinta che trasferirsi alle Aran è da rincoglioniti. A meno che tu non vada a fare il pastore di mucche allora lì ti capisco e ti ammiro, ma per andare a fare le pulizie in un ostello italiano?...
Ok, finita la questione “mollo tutto e mi trasferisco alle Aran” torniamo a noi.
Cosa sono queste benedette Isole Aran.
Tre isole: Inis Mor, Inis Meàin e Inis Oìrr (e non sono la versione gaelica delle tre sorelle di Occhi di Gatto).
Inis Mor è dove siamo arrivate ieri e da dove siamo ripartite oggi pomeriggio. Dalle 10,00 alle 14,30 l'avevamo girata tutta e ci eravamo già fermati 15 minuti a pranzo e 20 minuti alle scogliere di Dùn Aonghasa (non chiedetemi come si pronuncia però perché è gaelico): una cosa meravigliosa, un altro po' ed era da Sindrome di Stendhal, di sicuro da attacco di panico visto che quando mi sono sdraiata per guardare giù mi è decisamente mancato il respiro e il solo pensiero di buttarmi mi ha fatto sfiorare la crisi cardiaca.
Cacchio! Sono già le 24 e devo andare a letto!
Domani devo ricordarmi di:
fare gli auguri alla Fede (che compie gli anni il 4 luglio NdR)
dire a Frankie (ragazzo belga conosciuto sul traghetto) di fare glia uguri alla Fede.
Vorrei stare qui a scrivere un'altra ora, ma non ce la posso fare...
Buona notte.
Dovrei scrivere fino a domani per recuperare e chissà forse lo farò, visto che stare seduta in un giardino, al sole, in infradito e canottiera qui in Irlanda non è che succede spesso... Dio mio se non lo stessi scrivendo io stessa non ci crederei, dopo giorni a pedalare con il maglione di pile nella speranza, vana, di sudare, ecco una giornata che prova a sembrare estate... Forse “l'unica giornata di luglio” di cui parlava Catherine Dunne. Meraviglia e splendore... Manca proprio solo il bagno, ma visto che la prima spiaggia accessibile dista più di dieci chilometri accontentiamoci.
Il pensiero va a Frankie che abbiamo lasciato stamattina dopo le Cliff of Moher, a quello che lui sta facendo (girare per 20gg l'Irlanda in bicicletta da solo. NdR) e che io forse non farò mai, ma chi lo sa?
Quanto sarebbe bello girare il Belgio con lui l'anno prossimo e forse l'Italia, una nuova forma di scambio culturale! Mitico...
Come ogni diario di viaggio vorrei ricominciarlo da capo, con più tempo, più voglia meno stanchezza, ma credo che questo pensiero sia strettamente legato al momento e al luogo dove sono adesso. Se fossi in una stanza semibuia di un ostello e fuori piovesse col cacchio che avrei voglia di scrivere!
Odio un po' fare questa cosa, lasciare perle sparse di cui poi so che non ricorderò più il contesto e non faranno più né ridere né piangere né tanto meno emozionare, ma qualcosa voglio lasciare lo stesso...
[…]
- Stamattina la nostra prima Irish breakfast, cucinata solo per noi dalla nostra irish granma del b&b, con uova, salsicce, bacon, padding (come sempre intoccato) e pomodori al forno... Pane tostato, burro, marmellata, succo d'arancia e the... Obbiettivamente un suicidio che ci ha sballato tutti gli orari, ci ha fatto saltare il pranzo e cadere in un attacco di fame in mezzo in una landa desolata in mezzo al verde nulla... Siamo due cretine, ma visto che c'era il sole bisognava festeggiare e visto che sono ancora viva per raccontarlo posso dire che ne valeva la pena.
- Ieri ascoltare il Clan Wallace sulle Cliff of Moher è stata un'emozione non da poco. Meravigliose, affascinanti, da scalare più che da raggiungere, anche se con una quantità tale di turisti da impedire un accesso libero e sereno. Oltretutto dopo aver visto quelle delle Aran così da vicino (fino a poter sdraiarsi e guardare giù) il dover vedere queste solo da relativamente lontano un po' di rogna la fa venire... Poi, parliamoci chiaro, col vento che tirava col cazzo che mi sarei sporta un solo centimetro più in là del cartello che limitava la zona visitatori!
- Inis Mor: alla fine giusto delle scogliere e del forte di pietra rimarrà qualcosa, oltre all'impressione che sia una specie di luogo dove chi è uscito dal '68 senza passare dal via vorrebbe creare una comune.
Ma torniamo alle scogliere di Dùn Aonghasa: per tutto il tempo lassù ho avuto in testa il verso dei 30stm:
“Here we are at the start
I can feel the beating of our hearts
Here we are at the start
Ed era così. Era lì l'inizio di tutto.
Della civiltà celtica, del nostro pedalare con Frankie, della bellezza e della paura.
E all'inizio dell'universo credi di sentire il tuo e il nostro cuore, ma non è così perché il tuo è fermo, il nostro perso in qualcos'altro, ma quello del mare si sente bene.
Il battito del mare e della terra, della potenza che resta, dell'erba che si riprende ciò che è suo, ma che non divora lamiera e e petrolio, solo roccia e pietre. Un rispetto per ciò che è più grande che vive. E quasi viene da pensare che sia questa la cosa da cercare: non dio, ma il rispetto per lui. Non dèi, credenze e spiriti, ma la voglia di cercarli e il sapere che stai lasciando aperto il cuore... Anzi no, il sapere che c'è stato qualcuno che ha lasciato il cuore aperto e ci ha creduto. Non il “cosa”, non il credere in sé, ma il credente.
Sapere che qualcuno ce la faceva e ce la fa... Scoprire che quel qualcuno sei tu. Che con tutti i tuoi difetti, debolezze, paranoie, lati oscuri e inesperienza sei qui. Sei ancora in sella. Hai pagine da riempire e raccontare. Hai tanta bellezza in più negli occhi, un prato di trifogli dove affondare i piedi nudi, e nuove persone con cui condividerlo. Nel racconto infinito che tiene su l'universo ci sei anche tu. Sorridi... Oh, sì che sorridi...
Ed ecco arrivato il famigerato 7 luglio.
“Quanto state via?” “Dal 31 giugno al 7 luglio”... E il 7 è arrivato.
La giornata a Kinvarra è finita con una cena da film a base di pesce (indescrivibile, indescrivibilmente buono) e brown bread (Umido al punto giusto. Squisito).
Due passi (non di più) al castello che sapevamo già essere chiuso e pub. In assoluto il più irlandese che io abbia mai visto con un'accozzaglia di oggetti appesi al soffitto che andavano dalla scimmia imbalsamata in posizione ninja, alla rete da pescatore, alla palla strobo dello studio 54.
Semplicemente mitico con tanto di uscita sul retro per chi si attarda dopo l'ora di chiusura.
Quando siamo uscite ci siamo fermate sul molo e nonostante fosse quasi mezzanotte il cielo era ancora stranamente illuminato. Le nuvole si riflettevano sull'acqua blu e dove non c'erano il mare sembrava argentato.
Non so (e non credo) che mio fratello abbia ragione riguardo al conoscere o no la vera Irlanda, ma so per certo che quella che abbiamo visto ora è quella dove non potevano proprio non nascere le fate. L'Irlanda dove gli elementi sono davvero vivi e in cui l'unica spiegazione possibile per certi eventi, spettacoli e colori è la magia... Se conti poi che loro li vedono da ubriachi...
Il ritorno di ieri a Galway è stato abbastanza deprimente. Già pronte col costume, dopo aver vivisezionato lo stradario alla ricerca di un accesso al mare, siamo uscite dal b&b ed era tutto grigio. Freddo. Minaccioso.
Ormai pratiche dei capricci del tempo irlandese non ci siamo date per vinte e siamo partite pronte, a male estremo, a fare il bagno a Galway. Beh, che dire? In effetti lo abbiamo fatto il bagno, peccato che l'acqua venisse dall'alto... Porca vacca!
Stazione dei bus con scena alla Superman: arrivate eroineMarvel fradice ma non piegate dagli elementi, uscite dal bagno comuni mortali umidicce e un po' scoordinate.
Cambio sacche/ borsa da viaggio e riconsegna delle bike... Tristezza infinita! Non ero così sad da quando avevano lasciato Frankie a Ennistimon... E quant fatica si fa a piedi?!?! No, no bici vince feet 10 a 1.
Ultimo viaggio in bus a guardar mucche e pioggia e di nuovo la città. Di nuovo Dublino.
Vorrei poter dire di averla trovata diversa, di averla guardata con occhi nuovi, ma la verità è che è sempre la mia meravigliosa Dublino.
L'Avalon House con la connessione gratuita, la cucina, le porte con l'oblò e il porridge a colazione. Il George's con la security davanti alla porta già alle 19,00.
Grafton Street con i suoi artisti moltiplicati di numero.
Lo Stephen's Green Center con i soliti negozi, gli immancabili saldi...
E tutto ciò che non ho fatto / comprato perché la Diana non era con me: il ristorante cinese e la Queen of Tart, Zara e il negozio di carta, il Quay's e un photoreportage di 50 pose dello Stephen's Green park...
Stiamo per atterrare a Bergamo.
Sto per aggiungere un'ora all'orologio e credo che questo sia il primo segno del fatto che l'Italia sia un po' una perdita di tempo...