She's so lovely

Dec 09, 2006 13:36

Rieccomi con una storia delirante...prendetevela con morgana82 che mi asseconda e che mi incoraggia a postare!

Titolo: She's so lovely
Autrice: Eowyn
Rating: R
Pairing: House/Wilson, Foreman/Chase
Disclaimer: Purtroppo questi puccini non sono miei.
Avvertenze: La storia è idiota e c'è qualche piccolo spoiler a proposito della terza stagione.



SHE’S SO LOVELY

Era una bella mattina di primavera: il cielo era azzurro e il sole splendeva allegro e luminoso. Il dottor Robert Chase era sdraiato, completamente nudo, tra le lenzuola di un letto matrimoniale largo e confortevole. Un raggio di sole, filtrando attraverso gli scuri della finestra, finì per colpirlo proprio sulle palpebre chiuse e lo svegliò.
Il ragazzo si stiracchiò pigramente e allungò un braccio, come se stese cercando qualcuno che pensava di trovare sdraiato acconto a lui.
“Allison? Allison, dove sei?” chiese con voce dolce senza ricevere però nessuna risposta. Allora il giovane medico, stropicciandosi gli occhi e sistemandosi i capelli arruffati, si alzò dal letto, indossò qualcosa e uscì dalla camera da letto.
Dopo aver gironzolato per un po’ per la casa, arrivò davanti alla porta della stanza che era stata adibita a studio e la aprì. Allison Cameron, vestita solo con una camicia da uomo, era seduta davanti al computer, intenta a scrivere quella che aveva tutta l’aria di essere una formula chimica.
Chase la osservò per un po’ in silenzio con gli occhi a forma di cuore. Cameron era così bella e adorabile! Sospirò estasiato e poi si decise ad attirare l’attenzione della donna. “Allison”, chiamò con voce dolce. “Tesorino, ecco dov’eri sparita!”.
La donna si voltò lentamente sulla poltrona girevole della postazione al computer e lo fissò con aria profondamente seccata. “Tesorino lo dici a tua madre, imbecille!”, rispose con malcelata rabbia.
Chase la fissò a bocca aperta. “Allison, cosa ti prende?”, chiese smarrito.
La giovane dottoressa lo fulminò con lo sguardo. “Allora, vediamo di ricapitolare: quante volte ti ho detto di non chiamarmi in questo modo melenso? Eh, idiota?”, chiese con voce stridula.
Gli occhi del ragazzo si riempirono di lacrimoni e il labbro inferiore cominciò a tremargli impercettibilmente. “Ma Allison, dopo stanotte io credevo che…”.
Cameron alzò gli occhi al cielo con aria esasperata e sbuffò. “Uffa, ma che ho fatto di male per meritarmi un tardone simile?”, si domandò spazientita. Poi si alzò e camminò verso Chase con le mani sui fianchi. Aveva un’aria decisamente minacciosa. “Chase, caro”, cinguettò sbattendo affettatamente le ciglia, “sarai anche un bel pupino, ma io vengo a letto con te solo per sfogare lo stress”. Detto questo incrociò le braccia sul petto e si fermò con aria meditabonda. “Cos’è che mi aveva detto l’analista? Ah, sì! Che una donna dominante come me a volte poteva anche essere attratta da uomini passivi cronici. E chi è più uketto di te?”, concluse strizzando l’occhio al ragazzo.
Chase la osservò perplesso. “Uketto?”
Cameron alzò gli occhi al cielo, spazientita. “Lascia perdere, è troppo complicato da spiegare ad un idiota come te!”.
Gli occhi del biondino si riempiono di lacrime e il labbro inferiore cominciò a tremargli in modo più evidente. “Ma…ma…”, balbettò con l’aria di un cucciolo ferito.
La donna lo fissò con esasperazione. “Oh, ti prego! Adesso non metterti a piangere come la femminuccia che sei! Credi davvero che una donna bella, intelligente e rampante come me potrebbe innamorarsi di un miserabile come te?! Povero illuso!”. Detto questo rovesciò la testa all’indietro e scoppiò in una risata diabolica.
Chase ormai era in lacrime e parlava singhiozzando. “Lo so che non posso competere con House, però, però…BUUUUUUUUUUHHHHHHHHHHHHHHH!”. A questo punto il ragazzo non riuscì più a parlare e scoppiò in un pianto dirotto.
Cameron rimase ad osservarlo per un po’, senza parole, poi scrollò le spalle. “Non posso credere che tu sia così idiota!”, sbottò. “Oh, e va bene! Vuoi sapere la verità?”, chiese.
Robert la guardò con i suoi occhioni da cucciolo e tirò su col naso. La donna alzò gli occhi al cielo: non poteva credere che quel cretino fosse tanto infantile!
“Bè, ovviamente ho finto anche con House!”, spiegò spazientita. “Pensavi davvero che quel vecchio zoppo buzzurro potesse interessarmi?”. Davanti all’espressione incredula di Chase la donna arricciò il naso con disgusto. “Che schifo! Bleah! Ho finto di avere un’adorazione per lui solo perché ho bisogno del suo aiuto per completare la mia formula”.
“Formula? Quale formula?”, chiese il biondino, stupito, sbattendo le palpebre.
Cameron assunse un’espressione compiaciuta. “La formula del farmaco che mi permetterà di sottomettere l’umanità e di conquistare il mondo!”, spiegò. “Tutti mi ameranno disperandosi! MWAHMWAHMWAHMWAH!!!”.
Chase la fissò, terrorizzato. “Ma dov’è finita la dolce Cameron che conoscevo?”, chiese demoralizzato e spaventato.
“Oh, andiamo, idiota! Non è mai esistita, ovviamente!”, fu la risposta seccata della dottoressa. “Ho finto con tutti per non destare sospetti!”.
“ Ma…ma…e allora perché lo dici a me?”
“Ovvio! Nessuno crederà mai ad un idiota come te!”, spiegò con condiscendenza. “Io sono la dolce Cameron e piaccio a tutti, mentre tu sei solo uno sfigato! Foreman ti ritiene uno stupido, a Wilson fai pena e House ti ignora!”. A questo punto Cameron scoppiò di nuovo in una risata isterica. “MWAHMWAHMWAH!”.
Le parole della donna colpirono profondamente Chase, che aveva sempre avuto un complesso di inferiorità verso i suoi colleghi, tanto profondamente che il ragazzo scoppiò di nuovo a piangere. “Ma House non è innamorato di te! In ospedale lo sanno tutti che lui ama Wilson!”, esclamò col tono di un bambino ferito che tenta di prendersi la rivincita facendo un dispetto al suo persecutore.
Cameron lo guardò con sufficienza. “Ho già provveduto, ovviamente! Chi credi che abbia mandato al vecchiaccio la lettera anonima che gli raccontava di come Wilson gli aveva tenuto nascosta la guarigione del paziente della scorsa settimana?”.
Chase tirò su col naso. “Ma allora è colpa tua se hanno litigato?”.
La donna, sempre più annoiata davanti all’ottusità del collega, tirò fuori dal nulla una limetta e cominciò a sistemarsi le unghie. “Ovvio, Einstein!”, rispose con sarcasmo. “Avresti dovuto sentire quell’idiota di Wilson e le sue metafore tratte dalla mitologia greca! Patetico!”. Poi rovesciò la testa all’indietro e scoppiò nell’ennesima risata da pazza isterica.
I singhiozzi di Chase si fecero sempre più disperati e Cameron, annoiata, gli si avvicinò. ”Adesso levati dai piedi, se avrò bisogno di sfogare di nuovo lo stress saprò dove trovarti. Au revoir, imbecille!”. Detto questo lo spinse verso l’uscita, lo fece andare fuori e gli sbatté la porta in faccia. “Più sono idioti, più sono seccanti!”, commentò tra sé, sconsolata davanti a tanta stupidità. Poi fece spallucce e sedette di nuovo davanti al computer.
Chase, rimasto solo davanti alla porta chiusa, scoppiò di nuovo a piangere disperatamente. “BUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUHHHHHHH!”.

Qualche ora dopo Eric Foreman stava guidando in direzione del PPTH. Stranamente sembrava molto allegro e fischiettava. Arrivato a destinazione parcheggiò l’automobile, scese e aprì il portabagagli. All’interno c’era una grossa scatola di cartone marrone su cui campeggiava un adesivo multicolore con la scritta a caratteri cubitali “ACME: diffidate dalle imitazioni”.
Foreman si sfregò le mani e accarezzò il pacco, guardandolo con occhi adoranti e luccicanti. “Finalmente sei qui!”, sospirò estasiato. “Ti ho aspettato tanto ma ora sei qui! Ora potrò attuare il mio piano diabolico! MWAHMWAHMWAH!”.
Dopo essersi calmato l’uomo scaricò il pacco dalla macchina, si guardò intorno con aria furtiva e si diresse velocemente all’interno dell’ospedale.

Nello stesso momento House arrancava con una certa fretta lungo uno dei corridoi del PPTH, mentre Wilson lo seguiva con aria disperata e tentava di attirare la sua attenzione e un gruppetto di infermiere osservava la scena con preoccupazione.
Wilson finalmente raggiunse House e lo afferrò per il braccio, costringendolo a voltarsi verso di lui. “House, ti prego!”, esclamò. “Lo sai che le mie intenzioni erano buone!”.
House lo fissò con sguardo scettico e annoiato. “Oh, andiamo! Quanto sei patetico da uno a dieci? E’ ovvio che hai agito così perché sei sempre stato geloso di me!”.
L’amico lo guardò sbigottito. “Ma, House! Lo sai che ti ho sempre voluto bene! Perché dovrei essere geloso di te?”, chiese con disperazione.
House sbadigliò, sempre più stufo. “Oh, andiamo, è ovvio che invidi la mia intelligenza e il mio charme! Ho più fan di te tra le infermiere e questo tu non lo sopporti! Non ho ragione infermiera Brenda?”, chiese con aria piena di autocompiacimento.
L’infermiera Brenda lo fissò con aria imbarazzata: non è facile dire al tuo capo che trovi molto sexy immaginarlo mentre si spupazza Wilson, ma che quest’ultimo è comunque più carino di lui! “Ehm…”, borbottò la donna a mezza voce.
Wilson, senza volerlo, tolse la donna d’impiccio interrompendola. “House, ti prego, lo sai che ti voglio bene!”, esclamò con gli occhi pieni di lacrime.
House era sempre più seccato. “Oh, andiamo! Dopo anni di battutine a doppio senso non me l’hai mai dato! Questo è voler bene ad un amico, secondo te?”. E detto questo scosse la testa con aria sconsolata.
“Ma Greg!”, esclamò l’amico diventando paonazzo per la vergogna.
House sbadigliò. “Basta, mi hai seccato! E’ finita tra noi! Non voglio più vederti!”, disse.
Il gruppo di infermiere cominciò a piangere disperatamente. “Noooooooo! E adesso noi chi slasheremo?!”, chiesero le donne all’unisono.
Wilson, con le lacrime agli occhi, si avvicinò all’amico. “Ma ora chi tormenterai? Di chi boicotterai la vita privata? E a chi scroccherai le cene?”, chiese affranto.
House lo freddò con uno sguardo pieno di sufficienza. “Oh, andiamo!”, esclamò. “Un figo come me non avrà problemi a trovare qualcun altro. Addio!”. E detto questo si allontanò senza più degnare Wilson di uno sguardo.
L’uomo tirò su col naso e scappò via in lacrime. “Buuuuuuuuuuuuhhhhhhhhhhh!”
Il gruppo di infermiere rimase per un po’ senza parole, poi una delle donne sbottò. “Sigh, erano una coppietta così carina!”, disse.

Nel frattempo la dottoressa Allison Cameron camminava verso la stanza di un paziente, meditando su come portare a termine il piano per sedurre House, quando la sua attenzione venne catturata da un oggetto luccicante che pendeva dal soffitto.
La donna, incuriosita, toccò l’oggetto con un dito. “Uh? Che roba è?”, si chiese. Poi esaminò l’oggetto con più attenzione. “Sembra una mela d’oro…e c’è una scritta: ‘Alla più bella’.” La donna assunse un’aria compiaciuta. “Uhm”, commentò, “la più bella sono senz’altro io! Sarà sicuramente il regalo di un ammiratore! MWAHMWAHMWAH!”.
Detto questo tirò la mela d’oro verso di sé: improvvisamente si sentì un “clic” e dal soffitto si staccò un incudine di piombo. Cameron lanciò un urlo terrorizzato e si scansò, cadendo a terra. L’incudine precipitò sul pavimento con un tonfo rumorosissimo, attirando l’attenzione di personale di vario genere che si precipitò in soccorso della dottoressa.
“Tutto bene dottoressa?”, chiese un infermiere, chinandosi verso la donna.
Cameron lo fissò con occhioni luccicanti e si mise una mano sul cuore. “Sì, tutto bene, non si preoccupi!”, esclamò sbattendo le lunghe ciglia con fare angelico e seducente allo stesso tempo.
L’infermiere la guardò con gli occhi a forma di cuore. “Io la amo!”, esclamò con passione.
Cameron assunse un’aria compiaciuta. “Lo so, caro, lo so!”, disse, dandogli delle pacche sulla testa, come si fa con i cani. Poi si alzò da terra e si sistemò il camice. “Bè, per fortuna non è successo niente, ora devo tornare dai miei pazienti bisognosi”, esclamò con aria soave.
Tutto il personale la guardò con occhi luccicanti. “Oooooooooh, è proprio un angelo!”, sospirarono tutti all’unisono.
Senza badare a loro Cameron a quel punto si allontanò. “Dev’essere tutta opera di quell’idiota di Chase! Ma se lo trovo lo anniento!”, borbottò tra i denti.

Nello stesso momento il detective Michael Tritter camminava con aria furiosa verso l’ufficio di House e parlava da solo.
“House, maledetto zoppo isterico!”, andava sibilando mentre un ghigno malefico gli deformava la faccia. “Nessuno aveva mai osato trattarmi così! Ma troverò il modo per fartela pagare!”.
Il detective, giunto a destinazione, entrò nell’ufficio ma non vi trovò nessuno. In compenso dall’ufficio accanto, quello di Wilson, si sentiva provenire un pianto disperato: incuriosito, Tritter decise di andare a dare un’occhiata.
L’uomo aprì la porta e vide Wilson seduto alla sua scrivania che piangeva a dirotto. “Buuuuuuuh! House non mi vuole più bene! Buuuuuuuuh! E come al solito la colpa di tutto è mia! Buuuuuuuh!”. Il giovane medico a quel punto afferrò una matita e tentò di piantarsela nella coscia destra.
Tritter, sconvolto, corse in avanti e afferrò il braccio del medico. “Ma dico, sei impazzito? Che diavolo vuoi fare?”, gridò.
“Sniff, e tu chi diavolo sei? Lasciami in pace, io merito di soffrire!”, esclamò Wilson tra i singhiozzi.
Tritter gli tolse la matita di mano e lo guardò allibito. “Ma che diavolo dici?”, chiese.
“La verità!”, rispose Wilson tirando su col naso. “E’ sempre colpa mia! Qualsiasi cosa io faccia sbaglio! E adesso House non mi vuole più bene! Buuuuuuuh!”.
Tritter, sentendo pronunciare il nome di House, osservò Wilson incuriosito. “Uhm, a quanto pare io e te abbiamo un nemico comune!”, disse.
Wilson assunse un’aria indignata. “House non è mio nemico! Lui è il più bravo, il più affascinante e il più intelligente medico del mondo!”, esclamò con passione.
Tritter era allibito: il giovane medico, chiaramente, era completamente fuori di testa! Ma d’altronde chi va con lo zoppo…
“Ehm, certo, hai ragione!”, balbettò senza troppa convinzione. “Ma senti, vorrei aiutarti a riconquistare la sua amicizia, che ne dici?”, e fece una faccia amichevole, pregando di risultare convincente.
Wilson lo guardò con occhi luccicanti e speranzosi. “Sniff, dici davvero?”, chiese.
“Ehm, certo!”, rispose Tritter. “Sono sempre sensibile alle storie d’amore, io!”. Il tono era talmente falso che il detective maledisse il giorno in cui si era rifiutato di accompagnare la sua ex moglie a quel corso di recitazione. Ad ogni modo era possibile che tampinando quel cretino di Wilson sarebbe riuscito a scucirgli qualche segreto inconfessabile su House e ad incastrare lo zoppo malefico, per cui valeva la pena tentare! Tritter passò con esitazione un braccio sulla spalla di Wilson. “Vieni, ti offro il pranzo, così potremo parlare”, disse senza eccessivo entusiasmo.
Wilson tirò su col naso. “Sniff, va bene”, rispose seguendo il massiccio detective.

Nel frattempo Chase era nel laboratorio, intento ad esaminare un vetrino al microscopio.
“Sniff, non riesco proprio a capire cos’ha il paziente”, sospirò con gli occhi pieni di lacrime. “Cameron ha ragione, sono stupido! Per questo nessuno mi ama! Sob!”.
La suddetta Cameron entrò come una furia proprio in quell’istante e afferrò il ragazzo per il colletto del camice. “Allora, idiota! Cosa credevi di fare?”, chiese sbatacchiandolo con violenza.
Chase la fissò con gli occhi spalancati per il terrore. “Ma Cameron, io non ho fatto niente!”, pigolò con aria da pulcino.
“Ah, no?!”, sibilò la donna, sempre più furiosa. “E allora chi è stato a farmi cadere un’incudine in testa?! Solo tu conoscevi i miei piani per la conquista del mondo!”, ringhiò continuando a sbatacchiare il povero Chase.
In quel momento Foreman entrò nel laboratorio. “Che succede qui?”, chiese osservandoli con sospetto e con la solita faccia arrabbiata.
Cameron assunse in un lampo la consueta aria adorabile. “Ecco fatto Chase”, cinguettò. “Il nodo alla cravatta è a posto ora!”
Chase era terrorizzato e continuava a fissare la donna senza dire una parola.
Cameron si voltò in direzione di Foreman e sorrise. “Buongiorno!”, esclamò con dolcezza. Poi guardò l’orologio. “Ops”, esclamò. “Com’è tardi! Devo proprio scappare ora!”, disse affrettandosi verso l’uscita. Arrivata alle spalle di Foreman lanciò uno sguardo minaccioso in direzione di Chase, mimando il gesto di tagliargli la testa se avesse spifferato qualcosa, ed uscì.
Foreman si avvicinò al collega e si accorse della sua espressione sconvolta. “Tutto bene?”, chiese.
Chase tirò su col naso. “Sì, sto bene”, mormorò. “E’ solo che Cameron ha detto che non le interesso”.
Foreman lo guardò con occhi pieni di tenerezza: il ragazzo era così delizioso che a guardarlo così ferito e vulnerabile gli si aggrovigliavano le budella! “Davvero?”, chiese tentando di darsi un contegno. “Eppure sembrava che andaste d’amore e d’accordo ultimamente”. La qualcosa non gli aveva fatto per niente piacere, tutt’altro!, pensò con rabbia.
Chase ormai era sull’orlo del pianto. “Bè, ecco…”, balbettò. “Il fatto è che Cameron non è proprio quella che sembra”.
Foreman, sempre più intenerito e tentando disperatamente di resistere alla tentazione di saltargli addosso, poggiò una mano sui capelli del ragazzo e iniziò ad accarezzarli. “Povero cucciolo!”, sospirò in tono adorante.
Robert spalancò gli occhioni, stupefatto. “Cucciolo?”, chiese a bassa voce.
Foreman tentò di mascherare l’imbarazzo. “Ehm, cucciolo? Chi ha detto cucciolo?”, chiese, facendo lo gnorri e guardando a destra e a sinistra, come se stesse cercando qualcuno.
Chase tornò improvvisamente triste. “Hai ragione, devo aver sentito male”, sospirò, avvilito. “Che motivo avresti avuto per chiamarmi così?”. Tirò di nuovo su con il naso. “Nessuno mi ama, sigh!”, pensò. D’altronde Cameron gliel’aveva detto, no? Foreman lo considerava solo uno stupido.
Eric gli sorrise incoraggiante. “Su con la vita!”, esclamò. “Che ne dici di tornare dal paziente ora? E se vuoi dopo”, e qui fece una pausa, incerto e speranzoso allo stesso tempo, “potremmo pranzare insieme, che te ne pare? Magari fare due chiacchiere ti aiuterà a stare meglio!”, concluse.
Chase lo fissò con gli occhioni che si erano nuovamente riempiti di lacrime. “Sniff, grazie!”, singhiozzò.

House intanto era in giro per l’ospedale completamente fuori controllo: ingoiava pillole di Vicodin come se fossero caramelle, saltellava aiutandosi col bastone e cantava a squarciagola. Le infermiere lo osservavano allibite e preoccupate.
“Dah, duh, dah! Sono il figo più figo che ci siaaaaaaaa! Stupido James Wilson fila viaaaaaaaa!”, stava urlando in quel momento, evidentemente convinto di essere Placido Domingo.
L’infermiera Brenda era sconvolta. “Ormai è andato!”, sospirò. “Ed è anche stonato come una campana!”, disse tappandosi le orecchie e facendo una smorfia disgustata.
“Il Vicodin gli ha fritto il cervello!”, commentò laconicamente l’infermiera Kate consultando con una certa indifferenza una cartella clinica.
L’infermiera Emily tirò su col naso e si asciugò gli occhi. “Ma non capite? Soffre per amore, povera stella! Gli manca Wilson! Sniff!”, esclamò con voce rotta dalla commozione.
Cameron arrivò e si fermò accanto alle infermiere, osservando la scena. “Bene, il vecchiaccio è impazzito del tutto!”, ghignò. “Questa è la mia occasione!”
Poi la dottoressa si avvicinò ad House con occhi luccicanti e pieni di finta ammirazione. “Oh, House, che voce meravigliosa che hai!”, sospirò estasiata.
House la guardò con occhi dalle pupille spaventosamente dilatate. “Cameron, tu sì che mi capisci! Sono o non sono un figo?”, chiese facendo una risata isterica.
La donna gli prese le mani e lo guardò con ammirazione. “Sì, sei il figo più figo che ci sia!”, esclamò.
House ingoiò un’altra manciata di pillole. “E non sbaglio mai una diagnosi!”, proclamò puntando un dito verso il cielo.
“La tua mente superiore non conosce errore House! Io ti amo!”, esclamò Cameron con entusiasmo.
L’uomo la prese per la vita, facendole fare prima una piroetta e poi il casqué. “Finalmente una persona che apprezza il mio immenso genio!”, ghignò. “Altro che quell’idiota di Wilson! Considerati invitata a pranzo Cameron!”, esclamò. “E ora devo andare a salvare le vite dei miei pazienti!AHAHAHAHAHAHAHAH!”, urlò con voce stridula. Poi si allontanò a passo di danza, continuando ad ingoiare pillole.
Cameron sorrise perfidamente. “Finalmente! Finalmente il mio piano diabolico sta per trovare compimento! MWAHMWAHMWAHMWAH!”, esclamò allontanandosi dalla parte opposta.
Le infermiere, sconvolte, avevano osservato tutta la scena in silenzio. “Qui finisce male!”, sospirò Brenda.

Qualche ora dopo Wilson era seduto insieme a Tritter nella mensa dell’ospedale. Poco lontano c’erano Foreman e Chase.
Il detective, conformemente alla sua stazza, mangiava con la stessa delicatezza di un ippopotamo che era rimasto a digiuno per dieci giorni. Nonostante l’ingordigia, però, si accorse che Wilson non aveva toccato niente. “Cosa c’è, non hai fame?”, chiese con la bocca piena e perdendo pezzi di cibo.
Wilson tirò su col naso. “No, sniff! Mi manca House! Buuuuuuuuuuuh!”
Tritter alzò gli occhi al cielo. Quel tipo era decisamente anche più strano dello zoppo malefico!
“Su, su! Coraggio!”, esclamò, tentando di sembrare affettuoso. “Vedrai che House ti perdonerà! Non penso che lui sia davvero infallibile! In passato avrà commesso qualche errore anche lui!”, suggerì con fare insinuante.
“Come osi parlare male di House?! Lui è il più intelligente, astuto, affascinante…”, cominciò Wilson con gli occhi luccicanti e l’aria indignata.
Tritter, terrorizzato, lo interruppe. “Sì, sì, ok! Va bene, ti credo! Nessuno è meglio di House!”, esclamò, mettendo le mani avanti.
Wilson tirò su col naso. “Ecco, così va meglio!”, disse con l’aria di un bimbo imbronciato. “Ma tu perché ce l’hai tanto con lui?”, chiese poi.
Il detective rimase interdetto, incerto su cosa dire. “Uhm, ma io non ce l’ho con lui”. Wilson lo guardò malissimo e Tritter sospirò. “Cioè, quando mi ha umiliato così durante la visita avrei voluto strozzarlo, ed effettivamente il suo arresto è stato un modo per vendicarmi, ma ora non lo odio più!”, disse. Poi fece un sorriso a cinquantadue denti, pregando di essere convincente. “Hai ragione tu, è decisamente il più figo e intelligente dottore del mondo!”, concluse.
Wilson sorrise tra le lacrime. “Vero?”, chiese con aria orgogliosa. “Ma lui non mi vuole più beneeeeee! Buuuuuuuuuuuuuh!”
Tritter era esasperato. Quel cretino era davvero una causa persa! Il detective alzò gli occhi al cielo e decise di giocarsi la carta della seduzione. “House non sa quello che si perde”, disse con voce che voleva essere bassa e accattivante. Maledizione! Avrebbe dovuto dare ascolto alla sua ex ex moglie e iscriversi a quel corso di doppiaggio! “Tu sei così carino!”, concluse.
Wilson diventò rosso come un peperone. “Ehm, dici davvero?”, chiese incerto.
Tritter gli strizzò l’occhio pregando di sembrare seducente. “Certo che dico sul serio! Se fossi il mio ragazzo non ti perderei di vista nemmeno per un istante!”, sussurrò con voce roca.
Wilson era imbarazzato, ma allo stesso tempo compiaciuto. “Bè, grazie”, sospirò dolcemente e con tristezza. “Io non sono il ragazzo di House, comunque”.
“Ah, no?”, chiese Tritter stupito. “Dire che è evidente che quel vecchiacc… ehm, che lui è cotto di te!”, esclamò.
Gli occhi di Wilson si riempiono nuovamente di lacrime. “Forse lo era, ma adesso non mi vuole più! Buuuuuuuuuuuuuuuh! Nessuno mi vuole perché sono una pessima persona! Buuuuuuuuuuuuuuuuh!”.
Tritter, esasperato, nascose la faccia tra le mani. “Oh, santo cielo!”, esclamò con disperazione. Poi tentò di darsi un contegno. “Wilson, tu mi piaci!”, disse senza troppa convinzione. “Visto che con House è finita, dammi una possibilità!”. Detto questo gli prese le mani e lo guardò con occhioni luccicanti.
Wilson arrossì di nuovo. “Ehm, non saprei…”, balbettò abbassando lo sguardo timidamente ma senza allontanare le mani da quelle del detective.
Proprio in quel momento House e Cameron fecero il loro ingresso nella mensa. House era completamente su di giri, mentre la donna lo fissava con occhi fintamente adoranti. House improvvisamente vide Wilson che stringeva le mani di Tritter e gli occhi gli fuoriuscirono dalle orbite per la rabbia.
Il medico si avvicinò di gran carriera alla coppia e puntò il bastone contro Wilson. “E così ora fai pure comunella con questo bastardo che vuole rovinarmi?”, ringhiò. “Sei proprio una zoccola!”. Poi premette il bastone contro il petto di Tritter. “E poi vuoi spiegarmi cos’ha questo energumeno più di me?”, chiese con furia, mentre il detective tentava di darsi un contegno e di non strangolarlo lì, su due piedi e a mani nude.
Wilson fissò l’amico con occhioni da cucciolo. “House, ti prego, posso spiegarti!”, lo supplicò.
“Non voglio sentire niente! Va’ all’inferno, Wilson!”, ringhiò il medico più anziano afferrando il braccio di Cameron. “Andiamo via, tesoro!”, le sussurrò con aria seducente e stando bene attento che Wilson sentisse l’ultima parola.
A Cameron sembrava troppo bello per essere vero. “Ma certo, amore!”, cinguettò, e i due uscirono.
Wilson cominciò a singhiozzare e si buttò tra le braccia di Tritter. “Buuuuuuuuuuh!”.
Il detective gli diede delle pacche incoraggianti sulla schiena. “Su, su!”, mormorò alzando gli occhi al cielo, in preda allo sconforto. Davvero, non li sopportava più! L’uomo sperò che almeno tutta quella situazione delirante si risolvesse in suo favore. Sempre continuando a dargli delle pacche sulla schiena il detective trascinò Wilson fuori dalla mensa.

Foreman e Chase, nel frattempo, avevano osservato tutta la scena in silenzio. Vedendo Cameron in atteggiamento confidenziale con House, Chase ricominciò a tirare su col naso: a quanto pareva Cameron era riuscita finalmente ad attuare il suo piano. “Se non fossi così stupido di sicuro troverei un modo per fermarla…ma io sono stupido, sniff!”, pensò sconsolato il ragazzo.
Foreman lo fissava preoccupato. “Mi dispiace che Cameron ti abbia spezzato il cuore, Robert”, disse gentilmente prendendogli la mano.
Chase lo guardò stupito. “Come mai ti preoccupi per me?”, chiese confuso.
Foreman arrossì, imbarazzato. “Bè…ehm…siamo colleghi, no? E’ normale tenere l’uno all’altro”, balbettò senza troppa convinzione.
Chase tirò su col naso. “No, è che Cameron diceva sempre che tu mi consideravi uno stupido, per questo mi sono stupito”, spiegò.
Eric assunse un’aria furiosa. “Come hai potuto credere ad una scemenza simile? Non ho mai pensato che tu fossi uno stupido!”, esclamò con veemenza.
Chase lo guardò con i suoi occhioni azzurri luccicanti e un’aria speranzosa sul visetto angelico. “Davvero? Cameron sembrava così sicura di quello che diceva”, disse a bassa voce.
Foreman era sempre più arrabbiato. “Cameron non sa un bel niente!”, esclamò sbattendo il pugno sul tavolo e facendo trasalire Chase. “Si crede tanto intelligente, ma solo una stupida poteva lasciare un ragazzo carino e dolce come te!”. L’uomo aveva parlato tutto d’un fiato e solo allora si rese conto di quello che aveva detto. Imbarazzato si tappò la bocca con una mano e abbassò gli occhi. “Ehm…”, balbettò.
Chase era diventato rosso come un pomodoro. “Allora secondo te io non sono poi così male?”, chiese con aria speranzosa.
Gli occhi di Foreman avevano assunto la forma di un cuore. Oddio, Chase era adorabile! Come si faceva a non saltargli addosso?!
Chase, notando la strana espressione del collega si preoccupò. “Ehm, Foreman? Che ti prende?”, chiese con dolcezza.
L’uomo si riscosse. “Ehm, niente, niente!”, esclamò con una risatina isterica. Poi si alzò in piedi. “Chase, tu sei un ragazzo dolce e intelligente!”, proclamò energicamente. “Qualunque persona sana di mente sarebbe orgogliosa di stare con te!”
Chase arrossì e abbassò lo sguardo. “Ehm, grazie, sei gentile”, mormorò.
“Uhm, ti andrebbe di cenare con me stasera? A casa mia?”, chiese Foreman con aria speranzosa.
Robert gli sorrise con aria adorabile. “Ma certo, molto volentieri! Sei davvero un amico, Eric!”.
Foreman diventò rosso e lo guardò con gli occhi a cuoricino. “E tu sei meraviglioso, come faccio a non sbatterti contro il muro qui e ora?!”, mormorò a bassa voce.
Chase lo guardò stupito. “Hai detto qualcosa?”, chiese sbattendo gli occhioni.
“Ehm, niente, niente!”, balbettò imbarazzato. “Ora devo scappare! Ti aspetto stasera a casa mia! Ciao!”, esclamò e poi corse via, lasciandosi alle spalle un Chase piuttosto confuso.

Cameron e House nel frattempo erano nella camera di un paziente che aveva un coltello piantato nelle costole. House continuava a ridere e ad ingoiare pillole.
“Sono o non sono un genio?”, chiese l’uomo, euforico. “Ho trovato la soluzione! La malattia misteriosa era semplicemente un raffreddore! Per questo il paziente stava morendo dissanguato!”.
Cameron lo fissò con aria seccata. Quell’imbecille era completamente partito! Cosa le toccava sopportare pur di portare a termine il suo piano!
“Sei sempre così intuitivo, caro!”, cinguettò la donna guardandolo con occhi adoranti. “Allora, che mi dici a proposito di quella formula di cui ti avevo parlato? Secondo te è realizzabile?”, chiese con apparente noncuranza.
House aveva gli occhi che scintillavano in modo malsano. “Ma certo! Niente è impossibile per me!”, urlò con voce gracchiante e distorta.
“Ehm, allora se vado a prenderla ci daresti un’occhiata?”, chiese la donna, speranzosa.
“Ma certo!”, rispose il medico con aria da figo. “Vedrai che in quattro e quattro otto la sistemerò!”
Cameron gli saltò al collo e lo baciò sulla guancia. “Grazie, ti adoro! Corro a prenderla!”, esclamò, uscendo dalla stanza.
La ragazza si affrettò verso l’ufficio di House per recuperare il suo portatile. Una volta entrata, però, la sua attenzione venne attirata da un enorme pacco regalo che campeggiava sulla scrivania dell’uomo. Cameron incuriosita si avvicinò per dare un’occhiata.
“Alla più intelligente”, lesse sul bigliettino. “Bè, la più intelligente sono decisamente io!”, disse con sufficienza, facendo spallucce e scoppiando in una risata isterica. “MWAHMWAHMWAH!”. Mentre stava per aprire il pacco, però, si fermò all’improvviso. “Uhm, non sarà mica un’altra trovata di quell’idiota di Chase?”, si chiese meditabonda. “Ma no, impossibile!”, esclamò scrollando le spalle dopo averci riflettuto per un po’. “Lo avevo avvisato di non riprovarci! Non può essere così stupido da sfidare la mia ira due volte! MWAHMWAHMWAH!”.
A quel punto la ragazza tirò il nastro e il pacco cominciò a vibrare. “ARGH!”, esclamò. “Non sarà mica una bomba?!”.
Terrorizzata Cameron si slanciò verso la porta e, proprio in quel momento, il pacco esplose. La dottoressa si ritrovò sdraiata sul pavimento, coperta di polvere e calcinacci.
Dopo aver superato lo shock dell’esplosione Cameron si sollevò a sedere furibonda, scrollandosi la polvere di dosso. “Porca puttana!”, sibilò tra i denti. “C’è mancato poco!”.
Le infermiere, udito il rumore della detonazione, accorsero preoccupate. “Dottoressa Cameron, tutto ok?”, chiesero.
Cameron le guardò con aria angelica. “Ma certo, care!”, cinguettò. “Per fortuna non è successo niente!”
Le infermiere la fissarono adoranti. “E’ sempre così gentile! E la messa in piega non le si guasta mai!”, squittirono estasiate.
L’infermiera Brenda le guardò con scetticismo. “Sarà, ma io preferisco Wilson con House! E poi tutti questi incidenti intorno a lei cominciano ad essere sospetti!”, commentò.
“Oh, andiamo, Brenda! Devi sempre pensare male!”, sbottò l’infermiera Lilian indignata. “E poi rassegnati, tra House e Wilson ormai è finita!”.
“Io continuo a non essere convinta!”, esclamò Brenda con ostinazione. “La vedremo!”, aggiunse poi, prima di allontanarsi.
Cameron nel frattempo si era alzata in piedi. “Se solo riesco a mettere le mani addosso a Chase! Per fortuna avevo memorizzato la formula anche su un altro computer!”, sibilò tra i denti e se ne andò.
Le infermiere la guardarono allontanarsi ammirate e con gli occhi luccicanti. “E’ una donna di classe anche quando è arrabbiata e piena di polvere!”, strillarono estasiate.

Ormai era scesa la sera. A casa di Foreman il medico di colore e Chase erano seduti a tavola e stavano finendo di cenare. Il biondino era pensieroso e si passava languidamente una mano tra i capelli serici. Foreman non riusciva a togliergli gli occhi di dosso e sbavava come il cane di Pavlov.
“Ehm, Foreman, che ti prende?”, chiese Chase stupito, notando la reazione del collega.
L’uomo tentò di darsi un contegno. “Uh, niente, niente!”, esclamò facendo una risatina isterica. “E’ che questo dolce è così buono che mi fa aumentare la salivazione! AHAHAHAHAHAH!”.
Robert sospirò. “Foreman, tu hai detto che pensi che io sia una persona intelligente e in gamba”, qui il ragazzo si interruppe arrossendo. Poi guardò il collega negli occhi e continuò. “E dai tuoi discorsi mi è parso di capire che Cameron non ti sta eccessivamente simpatica”.
Foreman arrossì. “Bè, non ci posso fare niente se non riesco a trovarla adorabile come tutti gli altri!”, disse col tono di un bambino che è stato colto in flagrante mentre stava facendo una marachella. “E comunque sì, io ti ritengo intelligente e in gamba!”, sbottò tutto d’un fiato.
Chase lo fissò con occhi luccicanti di commozione. “Allora mi crederesti se ti confidassi un segreto?”, chiese con esitazione.
“Segreto? Quale segreto?”, domandò Foreman incuriosito.
“Bè, ecco, Cameron mi ha rivelato che sta elaborando un farmaco che le permetterà di sottomettere l’umanità! Ha detto anche che House è un vecchiaccio isterico e che lei gli fa gli occhi dolci solo per farsi aiutare a portare a termine il suo piano!”, disse Chase di getto.
Foreman era rimasto senza parole: aveva sempre pensato che Cameron fosse una megera, ma non credeva che sarebbe arrivata ad un punto tale! E quella donnaccia stava anche facendo soffrire il suo dolce Chase.
Robert però interpretò male il suo silenzio. “Ecco, lo sapevo che non mi avresti creduto!”, singhiozzò con gli occhioni pieni di lacrime.
Foreman scattò in piedi sorridendo. “Lo sapevo! Lo sapevo che quella bagascia tramava qualcosa!”, esclamò con entusiasmo. Chase lo fissò sconvolto. “Ba…bagascia?”
Foreman gli afferrò le mani con impeto. “Sì, la verità è che io odio Cameron! Per tutti è adorabile, ma io non l’ho mai sopportata!”, esclamò.
“Allora mi credi?”, chiese timidamente Chase.
“Certo che ti credo!”.
Robert, in lacrime, si buttò tra le braccia del collega. “Buuuuuuuuuuh, sei un vero amico, Eric!! Buuuuuuuuuuuh!”.
Foreman cercò di darsi un contegno, ma non era facile trattenersi con il biondino che continuava a piangere e a stringersi a lui.
“Sigh, sigh! Ti voglio bene Foreman!”, singhiozzò Chase.
Foreman a quel punto perse ogni contegno e allontanò da sé Chase quel tanto che gli bastava per guardarlo negli occhi. “Oh, cucciolotto, sei adorabile! Anch’io ti voglio bene!”, disse con enfasi.
“Cucciolotto?”, chiese il biondino arrossendo.
Foreman ormai aveva gli occhi a forma di cuore. “Sì! Ho tentato, ho tentato di resistere ma non è stato possibile! Sei adorabile!”, esclamò con passione. Poi attirò Chase a sé e lo baciò con ardore.
Robert, stupefatto, tentò di divincolarsi. “Ehm, Foreman, ma che fai?”.
L’uomo gli mordicchiò languidamente un orecchio. “Adorabile, sei adorabile!”, sospirò iniziando a leccargli il collo.
Chase, per quanto imbarazzato, cominciò ad opporre sempre meno resistenza. “Foreman, non so se è il caso…”, ansimò senza troppa convinzione.
Foreman adesso aveva iniziato a succhiargli la giuntura tra spalla e collo. “Sì che è il caso. Non sai da quanto desideravo saltarti addosso, biscottino!”, mormorò con voce bassa e profonda.
Chase, completamente rosso in viso, arrovesciò il capo all’indietro. “Bis…biscottino?”.
Foreman smise di succhiare e lo guardò negli occhi, sorridendo. “Oh, taci!”, mormorò con affetto e ardore prima di ricominciare a baciarlo appassionatamente e di spingerlo contro il tavolo.
Robert lasciò che l’uomo lo mettesse seduto sul tavolo e gli fece spazio tra le gambe. “Va bene”, sospirò eccitato, piegando la testa da un lato e lasciando che Foreman tornasse ad occuparsi del suo collo. Noi ora per discrezione lasceremo i due piccioncini da soli.

SIPARIETTO DEMENZIALE
Il Narratore (leggendo da un foglio e parlando in un microfono): Noi ora per discrezione lasceremo i due piccioncini da soli.
Le infermiere (spuntate chissà da dove): Ma noi volevamo vedereeeeeeeee!
Il Narratore (seccato): Razza di guardone! Coraggio, andiamo via! (comincia a spingerle)
Le infermiere: Ma uffaaaaaaaa! (escono)
FINE DEL SIPARIETTO DEMENZIALE

In quello stesso momento, mentre Foreman e Chase davano finalmente sfogo ai bollenti spiriti, Wilson era a casa sua e stava cenando con Tritter.
Il giovane medico bevevo vino e singhiozzava sfogliando un grosso album di fotografie, sotto lo sguardo attonito del detective. “E così al terzo anno di asilo il mio amichetto del cuore non volle più parlarmi perché avevo mangiato una delle sue caramelle senza chiedergli il permesso. Sono una frana nei rapporti sociali…BUUUUUUUUUUH!”.
Tritter alzò gli occhi al cielo, esasperato. Non sopportava più le lagne di quello sfigato! “Ehm, James”, cominciò, tentando di darsi un contegno e di non strangolarlo. “La storia della tua vita è molto interessante, ma…”.
“Vedi, anche tu ti sei stancato di stare con meeeeeeeeeeeeee! Buuuuuuuuuuuh!”, lo interruppe Wilson.
Tritter cominciò a sbattere la testa contro il tavolo. “Ma bastaaaaa! Non puoi credere davvero che la colpa di tutti i mali del mondo sia tua!”, esclamò disperato.
Il medico tirò su col naso. “Sniff, perché no?”, chiese sbattendo le palpebre con aria innocente.
Il detective alzò gli occhi al cielo. “Ma perché è assurdo, no?! Perché invece non mi parli un po’ di House e dei suoi scheletri nell’armadio? Almeno ti sfoghi visto che è tutta colpa di quel vecchiaccio!”.
Wilson lo fulminò con lo sguardo. “Come osi dare del vecchiaccio ad House? Lui è il più intelligente, il più figo…”.
Tritter scattò in piedi esasperato e lo interruppe. “Basta! E’ la duecentesima volta che mi ripeti questa tiritera! Non ti sopporto più! Speravo mi aiutassi a rovinare la carriera di House tirando fuori qualche inconfessabile segreto, ma la verità è che sei un uomo inutile!”, strillò istericamente asciugandosi la fronte madida di sudore con una manica della camicia.
Wilson ricominciò a tirare su col naso. “Ma, ma…”
L’uomo fu interrotto dal suono improvviso del campanello. Tritter lasciò Wilson nella sala da pranzo e andò ad aprire la porta, ritrovandosi davanti l’infermiera Brenda.
La donna lo fissò sospettosa. “E lei cosa ci fa qui?”.
“Ero a cena con Wilson”, rispose laconicamente il detective.
“Uhm, sono qui per vedere proprio lui”, disse seccamente Brenda, e proprio in quel momento Wilson, dopo essersi dato un contegno, si affacciò all’ingresso.
“Infermiera Brenda, che ci fa qui?”, chiese stupito.
La donna lo guardò male. “Mica sta mettendo le corna ad House con questo energumeno, vero dottore?”, chiese acidamente.
Il medico rimase senza parole, mentre Tritter alzava gli occhi al cielo. “Ci mancava pure l’infermiera psicopatica!”, commentò. “Insomma, che diavolo vuoi?”.
“Ehi, brutto armadio ambulante, con chi credi di parlare?!”, scattò l’infermiera.
“Ehm, infermiera Brenda, non faccia caso al mio ospite!”, intervenne Wilson gentilmente. “Come mai è qui, comunque?”.
La donna lanciò un’occhiataccia a Tritter e poi guardò Wilson con occhi adoranti. “Oh, dottor Wilson, sono così preoccupata per il dottor House! Continua ad impasticcarsi, e c’è qualcosa che non mi convince nella dottoressa Cameron!”, esclamò.
Gli occhi di Wilson si riempirono di lacrime per l’ennesima volta e Tritter dovette farsi forza per non strozzarlo una buona volta. “Quello che fa House non è più affar mio, sniff! Mi ha detto chiaramente di stare alla larga da lui! Sniff!”, sospirò il giovane medico.
“Ma dottore! C’è davvero qualcosa di strano! Intorno a Cameron continuano a succedere incidenti sospetti, e l’ho anche sentita che parlava con House! Confabulavano e parlavano di conquistare il mondo!”, insistette l’infermiera.
Wilson la fissò con scetticismo. “Oh, andiamo, avrà sentito male! Oppure House scherzava! Non sarebbe la prima volta che dice una cosa del genere!”, spiegò.
“Invece parlavano seriamente! Perché non vuole credermi?”, chiese la donna.
“Uhm, con quello psicopatico non si sa mai, meglio controllare cosa succede!”, commentò Tritter preoccupato. “Infermiera Brenda, mi indichi la casa di House!”.
La donna lo fulminò con lo sguardo. “No, a lei no! Lei mi sta antipatico!”.
Il detective diventò rosso per la rabbia. “Razza di megera!”, gridò.
“Bue grasso!”, rispose malignamente la donna.
“Zitella inacidita!”.
Wilson li fissava incredulo. “Ehm, ehm, ok, calmatevi!”, esclamò mettendo le mani avanti. “Adesso andremo tutti e tre a dare un’occhiata a casa di House, contenti?”.
“Sì!”, esclamarono i due litiganti all’unisono.
Wilson guardò Tritter, titubante. “Sicuro che non vuoi continuare con la storia della mia vita? Ho ancora tutti gli anni delle elementari, delle medie, delle superiori…”
Tritter, terrorizzato, tappò la bocca a Wilson e guardò l’infermiera Brenda con occhi imploranti. “Andiamo per favore!”, pigolò.
La donna sbuffò seccata. “E va bene”, concesse. “Ma solo perché me l’ha chiesto il dottor Wilson! Tzè!”. I tre si affrettarono verso la porta e uscirono.

Nel frattempo, a casa di House, l’uomo e Cameron stavano lavorando davanti al computer.
“Ecco, la formula è completa!”, esclamò House ingoiando dieci pillole contemporaneamente. “MWAHMWAHMWAH! Sono un genio!”, proclamò con occhi luccicanti.
Cameron lo fissò con finta adorazione. “Oh, caro”, cinguettò, “sei così intelligente!”. Poi tornò seria. “Ma sei sicuro che funzionerà?”, chiese.
House si passò una mano tra i capelli, sembrando la brutta copia di un modello nella pubblicità di uno shampoo. “Ma certo!”, esclamò. “Ho anche migliorato la formula! Non dovrai più somministrarla tramite pillole o sciroppi! Verrà fuori in formato gassoso, ti basterà spargerla nell’aria…e tutti ti ameranno disperandosi! MWAHMWAHMWAH!”.
Allison aveva gli occhi luccicanti. “Finalmente il mondo sarà mio! MWAHMWAHMWAH!”, squittì. “Ma quanto tempo pensi che ci vorrà per produrre la formula?”, chiese poi seriamente.
House, con aria saputella, tirò fuori dal nulla una valigetta e la aprì. “Poche ore. Ho già preparato il mio set da piccolo chimico!”, spiegò.
Cameron adesso aveva davvero uno sguardo adorante. “Ti amo, tesoro!”, esclamò ad alta voce. Poi però borbottò tra i denti: ”Appena lo spray sarà in mano mia potrò toglierti di mezzo! MWAHMWAHMWAH!”.

Nel frattempo, a casa di Foreman, l’uomo e Chase erano sdraiati nudi tra le coperte di un letto. Foreman era addormentato, mentre Chase era sveglio e inquieto. Dopo essersi infilato i boxer, il ragazzo si alzò facendo attenzione a non svegliare l’amante, ed uscì dalla camera.
Il biondino aveva un’aria depressa e gli occhi pieni di lacrime. “Sarà meglio andare via”, sospirò tristemente. “Di sicuro anche Foreman mi ha usato come anti-stress e quando si sveglierà mi caccerà via. Tanto vale togliersi già di mezzo.” Il ragazzo sospirò ancora. “Nessuno mi ama! Buuuuuuuuuuuh!”.
Sempre singhiozzando Chase cominciò a cercare un bagno, deciso a farsi una doccia, rivestirsi velocemente e dileguarsi. Dopo aver gironzolato per un po’ senza risultato aprì una porta e accese la luce, ritrovandosi in una stanza tappezzata di foto di Cameron e di biglietti pieni di insulti rivolti alla donna. In un altro angolo, invece, erano appesi progetti per quelle che sembravano trappole. Sul pavimento, infine, c’era una grossa scatola aperta su cui campeggiava l’adesivo “ACME: diffidate dalle imitazioni”.
Chase sgranò gli occhi, sconvolto. “Ma allora gli incidenti che sono capitati a Cameron sono stati architettati da Foreman! Ma perché?”, si chiese ad alta voce.
Spaventato ma allo stesso tempo incuriosito, il ragazzo continuò a gironzolare per la stanza finché la sua attenzione non venne attirata da un quaderno poggiato su un tavolo. Chase lo prese, lo aprì e si rese conto che si trattava di un album pieno di fotografie. Di sue fotografie!
Il giovane medico era sempre più confuso e sconvolto. “Ma…ma…che significa?”, balbettò.
Foreman proprio in quel momento entrò nella stanza e guardò Chase con imbarazzo. “Bè, ecco, io volevo far fuori la megera”, cominciò, “perché ti amo e non sopportavo che tu le scodinzolassi dietro come un cagnolino!”, disse rapidamente tenendo gli occhi bassi per la vergogna.
Chase arrossì. “Cosa? Tu mi ami? E da quanto?”, chiese al culmine dello stupore.
“Bè, dalla prima volta che ti ho visto”, rispose Foreman sempre distogliendo lo sguardo e tossicchiando imbarazzato.
“Ma perché non me l’hai mai detto?”, gli chiese il biondino con voce dolce.
Eric aveva un’aria particolarmente sconsolata in quel momento. “Bè, ecco, sapevo di non avere speranze!”, gemette avvilito. “Anche per quello che è successo stasera, non preoccuparti, non mi faccio illusioni. Lo so che sei venuto a letto con me solo perché eri triste”, disse tirando su col naso.
Chase, terribilmente intenerito, lo guardò con gli occhi a forma di cuoricino. “Oh, tesoro! Sei così dolce!”, esclamò buttandogli le braccia al collo.
“Allora mi vuoi un po’ di bene anche tu?”, chiese l’altro medico col tono di un bambino speranzoso.
Il biondino lo guardò negli occhi con passione. “Ma certo che te ne voglio!”, esclamò prima di baciarlo appassionatamente.
“Tesoro, sei irresistibile!”, sussurrò un Foreman finalmente ringalluzzito, mordicchiandogli il labbro inferiore. “Ho voglia di spupazzarti di nuovo!”, aggiunse in tono insinuante.
Chase lo guardò maliziosamente. “Io non ho certo intenzione di impedirtelo!”, disse a voce bassa. Foreman non aspettava altro: premette di nuovo le sue labbra contro quelle dell’amato e i due uomini ricominciano a baciarsi appassionatamente.
E anche stavolta noi li lasceremo discretamente da soli.

SIPARIETTO DEMENZIALE
Il Narratore (leggendo dal copione): E anche stavolta noi li lasceremo discretamente da soli.
Le infermiere: Ma noooooooooo! Di nuovo?! Noi vogliamo vedere le zozzerie!
Narratore (seccato): Ancora?! Ma basta! (le spinge via)
Le infermiere: Buuuuuuuuuuuuh, come siamo sfortunateeeeeeeee!
FINE DEL SIPARIETTO DEMENZIALE

Nel frattempo, a casa di House, l’uomo e Cameron avevano completato la realizzazione della formula per il dominio del mondo.
Cameron aveva gli occhi che scintillavano pieni di bramosia. “Oh, finalmente!”, esclamò. “Non vedo l’ora di poterla provare!”.
“Bè, basta uscire a fare due passi e cominciare a spargere il gas in giro!”, commentò House con aria di sufficienza.
Cameron scattò in piedi. “Bene, allora! Cosa siamo aspettando?”, chiese con entusiasmo.
House si alzò con l’intenzione di recuperare la giacca dal guardaroba, ma fu interrotto dal suono del campanello.
“Chi può essere?”, si chiese perplesso avviandosi verso l’ingresso insieme a Cameron.
House aprì la porta e si ritrovò davanti Wilson, Tritter e l’infermiera Brenda.
L’uomo aggrottò le sopracciglia. “Oh, guarda chi si vede, lo stupido James Wilson!”, commentò acidamente. “Sbaglio o ti avevo detto di non farti più vedere?!”.
Gli occhi di Wilson diventarono lucidi. “Ecco, lo sapevo che non dovevo venire!”, sospirò.
L’infermiera Brenda, ignorando per un attimo il dramma del suo dottore preferito, si precipitò dentro e afferrò Cameron per il collo. “Maledetta strega”, sibilò, “lo so che stai tramando qualcosa!”.
La ragazza, tentando di divincolarsi, assunse un’aria innocente e stupita. “Ma infermiera Brenda, cosa fa? Qualcuno mi aiuti!”, implorò con voce soave.
House si frappose tra le due, riuscendo a separarle e minacciando l’infermiera Brenda con il bastone. “Ehi, tu, razza di zitella inacidita, lascia stare il mio tesorino!”, ringhiò. “Stai bene, amore?”, chiese poi a Cameron con dolcezza.
Cameron sbatté le ciglia con aria innocente. “Sì, amore! Grazie per avermi aiutata!”, pigolò. A quella scena Wilson sentì il suo cuore che faceva crack. “House non mi ama piùùùùùùùùùùùù!”, singhiozzò.
“Oh, andiamo, puoi darla a bere a quel vecchiaccio bisbetico, ma non a me!”, intervenne l’infermiera Brenda, sempre più seccata.
“Ehi, chi sarebbe il vecchiaccio bisbetico?!”, strillò House.
“Ok, ora vediamo di darci tutti una calmata!”, intervenne nervosamente Tritter che fino a quel momento aveva osservato tutta quella sceneggiata in silenzio. “Allora, cosa sta succedendo qui? Cameron, puoi spiegarmi gli incidenti che ti sono capitati in ospedale?”, chiese con voce sospettosa.
“Oh, non saprei proprio. Sicuramente qualcuno invidioso di me voleva farmi del male”, disse con aria da innocentina. “Sa, ci sono tante di quelle zitelle inacidite e gelose in giro!”, concluse facendo una linguaccia in direzione dell’infermiera Brenda senza che gli altri se ne accorgessero.
La donna, furiosa, si slanciò contro la dottoressa. “Brutta strega, io ti ammazzo”, strillò. Tritter si frappose trattenendola, mentre Cameron si nascondeva dietro le spalle di House. “E tu lasciami, brutto energumeno!”, urlò Brenda contro Tritter.
Wilson nel frattempo aveva notato una strana bottiglietta di spray sul tavolo della cucina e si era avvicinato per dare un’occhiata. La prese in mano e osservò l’etichetta. “Pozione per il dominio del mondo?”, lesse scetticamente. “Ma che roba è?”.
Cameron, resasi conto di quello che stava succedendo, corse verso il giovane medico e gli strappò il flacone di mano. “Lascia stare, idiota!”, sibilò con ferocia.
Sentendola parlare così tutti rimasero stupefatti e sconvolti, tutti tranne l’infermiera Brenda che, compiaciuta, esclamò: “Visto?! L’avevo detto io che quella era una megera!”.
La ragazza sorrise con crudeltà. “Basta!”, esclamò con furia, “è ora di togliermi la maschera! House, idiota, grazie tante per avermi aiutata a portare a termine il mio piano! Ora tutti voi vi sottometterete a me! MWAHMWAHMWAH!”, ghignò cominciando a spruzzare lo spray contro i presenti.
L’infermiera Brenda si accasciò sul pavimento, tentando di coprirsi il naso con un braccio. “Aiuto, soffoco!”, esclamò.
Tritter si chinò di fianco a lei, abbracciandola e proteggendole la testa con la sua giacca. “Cerca di non respirare!”, le disse.
Tutti continuarono a tossire fino a quando finalmente la nuvola di spray si disperse.
Cameron li guardò con crudeltà, puntando un dito contro di loro. “Molto bene!”, esclamò. “E adesso inginocchiatevi davanti a me e disperatevi!”.
L’infermiera Brenda si liberò dall’abbraccio di Tritter e si alzò in piedi. “Non mi inginocchierei mai davanti a te, strega!”, disse con fermezza.
La dottoressa la fissò, smarrita. “Ma…ma…”, balbettò.
Nel frattempo anche Wilson si era alzato da terra e si stava sistemando gli abiti. “Non avrei mai immaginato che tu avessi queste mire, Cameron!”, disse mettendo le mani sui fianchi nella famosa posizione della teiera. “Sembravi una ragazza così carina!”, dichiarò con sgomento.
Cameron, incredula, si voltò verso House. “Razza di imbecille, hai fallito!”, gli urlò contro.
House aveva riacquistato la sua tipica aria da uomo che la sapeva lunga, e anche gli occhi erano tornati normali. “Oh, andiamo!”, disse con tranquillità. “Credevi davvero che fossi così stupido da non capire quali erano i tuoi piani? E’ ovvio che un genio come me non poteva non averlo intuito! E la formula chimica che ti ho aiutato ad elaborare è quella di un ottimo deodorante alla menta!”. Si fermo un attimo per annusarlo. “Ottimo davvero!”, commentò. “Dovrei metterlo in commercio!”.
La ragazza, rossa per la rabbia, gli si slanciò contro. “Ti caverò gli occhi, maledetto!”, urlò.
Tritter la intercettò e la immobilizzò. “Stai buona, signorina!”, disse in tono professionale. “Tu ora verrai a rinfrescarti le idee con me in gattabuia!”.
Cameron lo fissò con l’aria di una bambina a cui era stato strappato il giocattolo preferito. “Ma non è giusto! Buuuuuuuuuuh!”, strillò.
Il detective cominciò a trascinarla via, ma, arrivato sulla porta, si girò e si rivolse ad House. “Continuo ad odiarti cordialmente, ma alla fine ci hai salvati tutti, per cui deduco che il conto tra di noi è chiuso!”, disse laconicamente. Poi uscì portandosi via una Cameron urlante.
Wilson, ancora sconvolto, si avvicinò ad House. “Stai bene?”, chiese preoccupato.
House gli sorrise. “Sicuro! Non mi abbatto certo per così poco!”, esclamò energicamente.
“C’è qualche speranza che tu possa perdonarmi?”, chiese allora il medico più giovane con occhi lucidi.
House gli mise un braccio sulla spalla. “Ma certo!”, esclamò. “Non ce l’ho mai avuta con te! So che avevi agito così per il mio bene. E’ stata tutta una messa in scena per incastrare Cameron.” Wilson sorrise e sentì che il suo cuore spezzato si ricomponeva. “Tuttavia”, continuò House con aria maliziosa, “ devo ammettere che il tuo comportamento un po’ mi aveva ferito. Però potresti cercare di farti perdonare!”, concluse strizzandogli l’occhio.
Il medico più giovane lo guardò con adorazione. “Farò tutto quello che vuoi!”, assicurò.
House gli accarezzò languidamente la cravatta. “Bè, dopo tanti anni di battutine…potresti finalmente concederti!”, suggerì con voce suadente.
Wilson arrossì. “Oh, caro! Temevo che non me l’avresti mai chiesto!”, esclamò buttandogli le braccia al collo e baciandolo appassionatamente.
L’infermiera Brenda li osservava con occhi luccicanti e con le mani giunte sul petto. “Che cariniiiiiiiiiii!”, strillò e fece per prendere la macchina fotografica che portava sempre nella borsa, convinta che prima o poi i due piccioncini si sarebbero fatti venire i bollenti spiriti davanti a lei. Stava proprio per scattare la prima foto dei due medici aggrovigliati in un abbraccio rovente quando sentì un delicato picchiettio sulla spalla.
Con uno strano senso di inquietudine la donna si voltò lentamente e si ritrovò davanti, per l’ennesima volta, il Narratore.
“Che diavolo vuoi?”, chiese biecamente.
L’uomo sorrise. “Su, lasciamoli soli con la discrezione che sempre ci contraddistingue”, disse allegramente, afferrandola per un braccio e cominciando a trascinarla via.
“Ma noooooooooo!”, strillò la donna, disperata, mentre veniva portata via.
House e Wilson non li degnarono di uno sguardo: avevano perso troppi anni e c’erano tante posizioni del kamasutra che attendevano solo di essere provate!

Il giorno dopo al PPTH regnava un’atmosfera da sogno. Foreman e Chase andavano in giro mano nella mano lasciando dietro di loro una scia di cuoricini, mentre House e Wilson non perdevano occasione per sbaciucchiarsi. L’infermiera Brenda era alla reception e li osserva con occhi incantati. Le altre infermiere, invece, spettegolavano come al solito.
“Sono così carini!”, stava dicendo Brenda.
“Sì, sono carini, ma…il dottor Foreman e Chase! Chi l’avrebbe mai detto?”, rispose l’infermiera Kate.
“Quei due sono una coppia davvero sexy!”, commentò con entusiasmo l’infermiera Lilian.
“Uhm, io preferisco Wilson e House!”, intervenne, invece, l’infermiera Eliza.
In quel momento il detective Tritter fece il suo ingresso e si avvicinò alla reception con aria imbarazzata. “Buongiorno Brenda!”, disse sorridendo incerto. Maledizione! Avrebbe dovuto seguire il consiglio della sua ex ex ex ed iscriversi a quel corso per l’autostima!
La donna lo fissò stupita. “Buongiorno detective, cosa ci fa qui?”, chiese.
Tritter sembrava davvero a disagio. “Ehm, mi chiedevo”, balbettò, ”mi chiedevo se ti andrebbe di venire a cena con me stasera”, disse frettolosamente tirando fuori un mazzo di fiori che nascondeva dietro la schiena e porgendoglielo.
Brenda arrossì. “Ma io credevo di non piacerle!”, esclamò.
“Ehm, mai sentito il detto ‘chi disprezza compera’?”, chiese il detective, ormai completamente paonazzo. “Le donne combattive mi sono sempre piaciute!”, confessò.
L’infermiera lo guardò come se lo vedesse per la prima volta. “E a me sono sempre piaciuti gli energumeni che proteggono le donne nel momento del pericolo!”, ammise.
“Allora è un sì?”, chiese Tritter speranzoso.
“Sì”, ammise Brenda in un sussurro.
Tritter la attirò a sé. “Oh, tesoro!”, sospirò prima di baciarla appassionatamente.
Tutte le infermiere, nel frattempo, avevano osservato la scena con occhi estasiati. “Oh, che cariniiiiiiiiiii!”, squittirono all’unisono.
“Vado a prendere la videocamera!”, esclamò l’infermiera Lilian affrettandosi verso lo spogliatoio. La sua corsa però fu interrotta, perché la donna andò a sbattere contro uno sconosciuto spuntato dal nulla.
“Bene”, disse l’uomo misterioso con un sorriso serafico. “Direi che la storia finalmente si è conclusa e che possiamo lasciarli soli, con la discrezione che sempre ci contraddistingue”.
Le infermiere lo guardarono con aria minacciosa. “Maledetto guastafeste!”, ringhiarono, iniziando ad inseguirlo. A quel punto il Narratore decise che fuggire a gambe levate era davvero una magnifica idea.

Nello stesso momento Allison Cameron era seduta sul pavimento della cella che le era stata assegnata e stava scribacchiando su un quaderno su cui era incollata l’etichetta “Piani per l’evasione”.
“Maledetti”, esclamò la donna con occhi spiritati. “Per il momento sono riusciti a togliermi di mezzo, ma io tornerò! Oh, se tornerò!”, disse gettando la testa all’indietro e scoppiando in una risata diabolica.

THE END

rating:r

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