Titolo: Asteria dagli occhi acquamarina (2/2)
Fandom: nessuno, è un racconto originale
Rating: verde
Personaggi: Richard, Amil, Asteria, vari comprimari
Riassunto: Il giovane Richard sbarca sulle coste del regno di Antara alla ricerca di fortuna e del suo destino. Non può immaginare a cosa lo porterà questo viaggio in quella che è nota come "la terra degli stregoni".
Disclaimer: "Antara" is mine! Tutto, ambientazione, personaggi e trama.
Note: Vedi prima parte :p Ho riflettuto parecchio prima di postarlo, poichè si tratta di materiale originale che mi seccherebbe molto se finisse in mano a qualcuno che potrebbe farne uso senza il mio permesso. Quindi si prega di non toccare.
Beta: nessuno. Si tratta di roba vecchia che sono troppo pigra per rileggere completamente. Infatti ci saranno sicuramente in mezzo dei "bhè" al posto di "beh" e altre amenità del genere...
7.
Per allontanarsi dagli appartamenti reali Allina seguì un percorso diverso da quello fatto da Asteria e Richard in precedenza, attraversando altre stanze a altri corridoi. Il giovane seguiva la ragazza in silenzio rimuginando tra sé sullo strano comportamento della Signora. A volte aveva l’impressione che qualcuno attraversasse di corsa il corridoio alle sue spalle ma preferiva non badarci.
“Sei davvero maldestro.” disse ad un tratto Allina.
“Che cosa?” fece Richard riscuotendosi dai sui pensieri.
“Beh, non è da tutti venire invitati da mia sorella nelle sue stanze private, ma rovesciare proprio la teca della corona… non saresti riuscito a combinare un disastro del genere neanche volendolo!”
“Si sta prendendo gioco di me.” pensò Richard leggermente irritato. “Avrei voluto vedere una qualunque altra persona al mio posto! Un attimo… La Signora si è attribuita la responsabilità dell’incidente ma la Nobile Allina ne parla come se sapesse chiaramente che sono stato io. Come fate a…”
“Oh, andiamo, è ovvio! Mia sorella era imbarazzata, proprio lei che non ha mai fatto cadere neanche un bicchiere. Se tu non fossi stato così goffo avresti potuto trascorrere più tempo con lei.”
Richard sentì che stava per arrossire e nel tentativo di darsi una parvenza di contegno rispose: “Mi dispiace, non avrei voluto mettere in imbarazzo la Signora. Vi prego di scusarmi con lei, se potete.”
“Io? Non ci penso nemmeno!” esclamò Allina trattenendo a stento una risata. “ Dovrai farlo tu, del resto ti sei già dimostrato abbastanza intraprendente. Sono davvero contenta che mia sorella abbia conosciuto una persona come te!”
“Come? Intraprendente? Vi assicuro che non ho fatto niente.”
Allina si fermò davanti a una porta secondaria e si voltò a fissarlo negli occhi.
“Davvero? Allora come spieghi la reazione di mia sorella? Difficilmente un telepate resta insensibile a un desiderio sincero, specialmente se espresso con quell’intensità.”
Spalancò la porta.
“Spero solo che tu abbia il buonsenso di essere serio in questo tipo di desideri. Buonasera, Dick.”
Richard attraversò la soglia poi si voltò di nuovo.
“Un momento, Nobile Allina, cosa significa…”
“Buonasera, Dick.” si limitò a ripetere Allina, e chiuse la porta lasciandolo solo nel cortile mentre il sole spariva lentamente dietro l’orizzonte.
Telepati.
Telepati?
Stregoni.
Persone in grado di leggere la mente.
Individui avvezzi all’uso della magia.
Gente potente.
Pericolosa.
Da evitare.
Perché?
Richard si destò da un sonno agitato. Erano trascorsi tre giorni dalla sua visita all’appartamento reale e non aveva più visto né Asteria né Amil. Non che la cosa facesse una grande differenza perché, dopo l’ammonimento dell’amico a non immischiarsi nelle faccende private della famiglia reale, non avrebbe mai trovato il coraggio di fare domande dirette.
Si voltò ad osservare Kerdis con il quale divideva il piccolo alloggio nell’area riservata ai dipendenti del palazzo. Il ragazzino dormiva beatamente, il viso appena illuminato dal primo raggio di sole che filtrava dalla finestra. Richard si chiese se sapesse qualcosa dei cosiddetti poteri dei suoi padroni e cosa pensasse del fatto di essere circondato da persone in grado di leggere i suoi pensieri. Forse non ne era al corrente e la notizia lo avrebbe sconvolto o, più probabilmente, essendo nativo di Antara era abituato a questo genere di cose e non lo disturbavano per niente. Era inutile pensarci, non gliene avrebbe parlato comunque. Ed era inutile anche tentare di riaddormentarsi, tanto si sarebbe dovuto alzare a minuti. Pensando questo allontanò le coperte e si vestì il più silenziosamente possibile, poi uscì nell’aria fresca del mattino.
Mentre attraversava lo spiazzo ancora deserto che divideva gli alloggi dalle scuderie, la sua attenzione venne attirata da due persone che bisbigliavano accanto a una parete. Dalle voci riconobbe Doria Lamor e Mira Delleran e quasi senza volerlo si fermò dietro l’angolo ad ascoltare.
“Non è venuto nemmeno all’appuntamento di questa notte.” stava dicendo Mira con voce triste.
“Dice che non intende più vederti perché ora appartieni ufficialmente a Marvin, anche se questa cosa gli costa molto.” rispose Doria.
“Io non appartengo a nessuno!” esclamò Mira alzando la voce.
“Lo so, ma sapevate entrambi che prima o poi sarebbe successo. Mia madre ha sempre desiderato stringere i legami di parentela con la famiglia reale in modo da rafforzare la nostra posizione. Il tuo matrimonio con Marvin era già stato stabilito alla vostra nascita.”
“Quindi dovrei essere disposta a scarificare la mia e la sua felicità solo per i piani e la soddisfazione personale di Maia Lamor?! Non ho la minima intenzione di farlo!”
“Anche se ora sei così decisa prima o poi sarai costretta a cedere.”
Richard, dietro l’angolo della parete, strinse il manico della ramazza che aveva afferrato per apparire occupato. Era una vera crudeltà costringere una ragazza a sposare un uomo solo per motivi dinastici quando era innamorata di un altro. Stava già per mettersi a urlare che quella Maia Lamor era ignobile quando si ricordò che stava ascoltando di nascosto la conversazione di due nobili e che probabilmente erano entrambi lettrici del pensiero. Si trattenne a stento e tornò a concentrarsi sulle parole tentando di non pensare.
“Quello che mi preoccupa è la sua reazione a lungo termine.” stava dicendo Doria. “Ora dice di non volerti vedere a causa dello shock per l’ufficializzazione del fidanzamento tra te e Marvin, ma so che non potrà resistere a lungo. Mira, tu per lui sei come l’aria, sei la sua vita. Non è mai stato apprezzato da nessuno ma tu lo hai accettato per quello che è. Ora che Marvin gli ha portato via anche te temo che faccia qualche sciocchezza.”
“Non commetterà nessuna sciocchezza per il semplice fatto che Marvin non mi porterà via da lui. Lui… si scredita sempre, dice di essere poco importante e poco apprezzato… ma per me è indispensabile! Anche per me lui è come l’aria! Vogliono che sposi Marvin? Se non avrò altra scelta forse lo farò, ma non potranno mai costringermi ad allontanarmi da chi amo davvero!”
In quel momento Richard provò un’ondata di ammirazione verso Mira ed ebbe l’impressione che, a modo suo e sfidando la convenzioni, quella ragazza stesse quasi tentando di salvare la vita a una persona.
Le due giovani si erano zittite e voltandosi Richard si accorse che altre persone stavano lasciando gli alloggi del personale. Riprese la ramazza e finse di spazzare i cortile appena prima che le due voltassero l’angolo. L’ultima cosa che sentì prima che si allontanassero fu Mira che sussurrava alla compagna: “Ricordati di dirglielo.”
“Sì, diglielo!” pensò Richard. “Di’ a quel povero ragazzo che la sua principessa non lo abbandonerà e sfiderà le tradizioni per lui! Che donne queste Delleran!”
Una pacca sulla spalla lo fece tornare in sé.
“Si può sapere dov’eri finito?” brontolò Kerdis. “Quando mi sono svegliato e non ti ho visto mi sono preoccupato, di solito non esci così presto. Dovremo fare qualcosa per questa tua mania di sparire.”
8.
Un’altra giornata era passata e di Asteria nessuna notizia. In serata venne a far loro visita Amil, che appariva particolarmente sciupato. Richard notò che era pallido e sembrava dimagrito, tanto che si chiese se non fosse malato. Il giovane non diede nessuna spiegazione ma si lasciò cadere su un mucchio di fieno fresco.
“Va tutto bene?” si arrischiò finalmente a chiedere Richard.
“Gli appartamenti dei Lamor sono nel caos per l’imminente arrivo di mio fratello e mia madre è su di giri.” spiegò Amil. “Siccome lui ha sempre vissuto a Birghas, la nostra tenuta di campagna, vuole che il suo trasferimento a palazzo sia in grande stile. Uff… sono stremato. No, la parola esatta è nauseato.”
“Quindi te la sei data a gambe e sei venuto a trovarci.” esclamò Kerdis. “Ottima idea! Non ti si vedeva da un po’ e iniziavamo a preoccuparci, specie Dick che, da quando è stato invitato dalla Signora, muore dalla voglia di riempirti di domande!”
“Che cosa?” intervenne Richard. “Io non ho mai detto…”
“Bhè, non c’è bisogno di essere un telepate per capirlo. Ti si legge in faccia.” lo liquidò Kerdis.
Richard rimase di stucco: quindi anche il ragazzino era a conoscenza dell’esistenza dei telepati. Amil non sembrava dell’umore adatto per rispondere a delle domande ma le chiacchiere di Kerdis avevano attirato la sua attenzione.
“La Signora ti ha invitato, Dick? Dove?” chiese.
“In teoria sarebbe un segreto, ma tanto ormai lo sanno anche i sassi.” lo precedette Kerdis. “Dick ha visto l’appartamento reale.”
Amil rimase per un attimo senza parole e Richard approfittò di quel silenzio per raccontare velocemente quello che era successo.
“… e questo è tutto.” concluse. “ Niente di straordinario, come vorrebbe farti credere Kerdis.”
Si accorse che Amil lo fissava con gli occhi sgranati e abbassò lo sguardo senza sapere che pesci pigliare.
“Sì, so di aver fatto una pessima figura e di essere davvero maldestro. L’ha detto anche la Nobile Allina. Tra tutte le cose in cui potevo inciampare…”
“Ti sei innamorato della Signora?!” lo interruppe Amil quasi urlando.
Richard rimase a bocca aperta, completamente spiazzato, mentre Kerdis spostava lo sguardo da uno all’altro senza perdersi una virgola del discorso che si stava facendo interessante.
“Eh? Ma no… io…” balbettò Richard.
Amil si lasciò ricadere all’indietro sul mucchio di fieno con un sospiro di esasperazione.
“Se c’è una cosa che non sopporto degli atelepati,” disse passandosi una mano tra i capelli dorati. “è questa tendenza a mentire a sé stessi. Dick, tu sei innamorato della Signora e negare la realtà dei fatti non servirà a cambiarla.”
Richard colse la palla al balzo e decise di lasciare da parte ogni remora: dopotutto era stato lo stesso Amil a introdurre il discorso.
“Come fai?” chiese direttamente. “Come fai a leggere dentro di me come se fossi un libro aperto, a sapere esattamente cosa sto provando e a cosa sto pensando?”
Sentì fisso su di sé lo sguardo perplesso di Kerdis ma continuò: “Scommetto che sai che quello che ti ho raccontato non è neanche la metà di quello che è successo. E’ così, vero?”
Amil abbassò gli occhi poi tornò a sedersi in modo da essere di fronte a lui.
“L’hai capito. Di solito la gente pensa che si tratti di semplici coincidenze ma del resto vivendo tutti i giorni a contatto con noi è impossibile non notarlo.” disse. “Beh non è un segreto quindi non vedo perché non parlartene. La famiglia reale e tutti i suoi discendenti sono dotati di facoltà telepatiche.”
“L’intera famiglia reale?” si sorprese Richard. “Pensavo che solamente alcuni di voi fossero stregoni.”
Kerdis balzò in piedi con aria indignata.
“Come osi riferirti a loro con quell’appellativo insultante?” esclamò.
“Calma, Kerdis. Dick non può saperlo, è uno straniero e al di là dei nostri confini sono diffuse false dicerie.” disse Amil. “Non siamo stregoni, siamo telepati. La magia non c’entra niente, si tratta di particolari capacità mentali ereditarie che vengono tramandate di generazione in generazione e che noi chiamiamo semplicemente Potere.”
“Ti chiedo scusa se in qualche modo vi ho mancato di rispetto ma mi è sempre stato detto che eravate gente pericolosa.” disse Richard mortificato. “Ora so che non è così e vorrei saperne di più su questo vostro potere. Non potresti essere più chiaro?”
Amil sorrise con aria indulgente e si apprestò a spiegare la situazione nei dettagli.
“Esistono diversi tipi di Potere. Oltre alla telepatia che in genere si sviluppa in tutti i membri della famiglia, esso si suddivide in facoltà specifiche a seconda degli individui. Abbiamo così semplici telepati, empati, telecineti, sognatori, esaminatori, meteoropati e, al di sopra di tutti, i detentori del cosiddetto Potere dei Delleran. Se sei stato nel palazzo immagino tu abbia visto gli affreschi dell’ingresso. Quella è la rappresentazione, sebbene esagerata dalla fantasia dell’artista, delle doti dei nostri antenati. Per essere più chiari, i telepati leggono la mente e comunicano tra loro tramite il pensiero, gli empati, come me, sono in grado di percepire lo stato d’animo e le sensazioni altrui, i telecineti muovono gli oggetti con la forza di volontà, i sognatori hanno visioni del futuro, gli esaminatori sanno riconoscere il Potere altrui e anticiparne l’utilizzo, mentre i meteoropati hanno la facoltà di controllare alcuni fenomeni atmosferici. Ora capisci perché tendo a non toccare le persone se non è strettamente necessario? Il contatto fisico facilita molto un rapporto di tipo empatico. In genere il Potere si sviluppa durante l’adolescenza, cosicché ai cambiamenti del corpo subentrano quelli della mente che deve adattarsi alle nuove facoltà. Questo a volte provoca delle vere e proprie crisi sia fisiche che psichiche ma che, se vengono affrontate nei tempi e nei modi giusti, non provocano nessuna conseguenza negativa.”
Richard ascoltava la spiegazione completamente rapito dalle parole di Amil: il quadro globale era molto più complicato di quanto si aspettasse.
“Hai nominato anche i Delleran, in cosa consiste il loro Potere?” chiese alla fine.
“Si tratta di un dono piuttosto raro che si manifesta solo nei discendenti diretti, figli di un precedente Delleran che ne era dotato e a lungo andare è diventato il simbolo del legittimo erede al trono. E’ chiamato il Potere che salva e uccide. Non se ne conoscono appieno tutte le potenzialità ma è stato appurato che chi lo possiede è in grado sia di rimarginare le ferite che di distruggere qualcosa o uccidere tramite shock mentale. Dalla tua faccia direi che sei piuttosto impressionato.”
“E’ così infatti. Mi stavo chiedendo se…”
“Sì. Sia la Signora che la Nobile Allina e l’hanno ereditato dalla loro madre.”
Richard abbandonò la balla di fieno su cui era seduto e, insieme a Kerdis, si sdraiò accanto ad Amil. Quella spiegazione era esattamente ciò che voleva sentire eppure in quel momento si sentiva piuttosto spaesato.
“E’ per questo motivo che quando sono arrivato, Asteria ha chiesto un parere su di me proprio ad Amil. Per questo lei si fidava di me!” pensava. “Quando ho conosciuto Amil al porto, quando Asteria affermava di sapersi difendere da sola, quando ho incontrato la Nobile Mira per la prima volta, quando la Nobile Allina parlava di reazione ai desideri… hanno sempre fatto uso delle loro facoltà. Che posto posso trovare io tra persone come queste?”
9.
L’oscurità era scesa velocemente e ormai solo la luce della luna e delle stelle illuminava debolmente l’interno della stalla. Gli stallieri erano rientrati ai loro alloggi per la notte e gli unici rumori che si sentivano erano lo sbuffare dei cavalli e il leggero russare di Kerdis.
“Sei sveglio?” chiese Richard.
“No.” rispose Amil.
Il giovane sorrise.
“Non avrai dei guai rimanendo qui?”
Amil si rigirò, sistemandosi meglio sul mucchio di fieno profumato.
“Scommetto che mia madre non si è nemmeno accorta della mia assenza.”
Richard ripensò alla conversazione tra Mira e Doria e decise che se aveva così scarsa considerazione del figlio, Maia Lamor era decisamente ignobile.
“Stai leggendo i miei pensieri?” chiese improvvisamente preoccupato.
“No. Quando ti rispondo è perché colgo per caso un tuo pensiero particolarmente intenso che a me giunge come espresso ad alta voce. Noi telepati veniamo educati fin dall’infanzia al rispetto dell’intimità altrui. Sappiamo chiudere la nostra mente in modo che non venga invasa dai pensieri degli altri o, viceversa, spiata senza il nostro permesso.”
“Mmm… comodo.”
“Dipende, può essere faticoso. In linea di massima comunque è impossibile mentire a un telepate.”
“Questa mattina ho fatto una cosa che la tua etica giudicherebbe orribile. Ho spiato una conversazione tra la Nobile Mira e tua sorella.”
Nella scuderia cadde di nuovo il silenzio. Sembrava che Amil avesse trattenuto il respiro. Richard si voltò a guardarlo e si accorse che alla luce della luna che filtrava da una piccola finestra di fronte appariva ancora più pallido.
“Non ti senti bene?” chiese alzandosi su un gomito.
“A volte mi chiedo qual’è il motivo della mia presenza in questo mondo, ma subito dopo mi dico che è una domanda stupida.” mormorò Amil. “Sta bene, Mira? Non la vedo da un po’.”
Richard era sempre più preoccupato.
“Sei sicuro di sentirti bene?”
“Sì. La notte a volte mi rende malinconico e faccio discorsi strani, ti chiedo scusa. Allora, di cosa parlavano?”
“Di tua madre e dell’innamorato della Nobile Mira.” rispose Richard. “Non offenderti se ti parlo così chiaramente, ma io penso che sia spregevole costringere una ragazza a sposarsi contro la sua volontà! Non pensavo che tua madre facesse cose tanto orribili!”
Amil non parve impressionato.
“Si vede che non la conosci bene.” commentò.
“Nel senso che è meglio di quello che sembra?”
“Nel senso che è molto peggio di quello che sembra.”
Richard sospirò.
“Non riesco a capire. Voi fate parte dell’alta nobiltà, eppure anche la Signora ha detto di invidiare la mia libertà. Dovreste essere quelli che non hanno nessun tipo di problema, quelli che danno gli ordini, non che li subiscono, ma mi accorgo sempre più spesso che non è così. Sembra quasi che sia il vostro stesso rango a legarvi e a causa di questo siete soggetti a ingiustizie che in condizioni normali non accettereste mai, o per lo meno avreste la possibilità di scegliere. Non credevo che in nome della ragion di Stato, o in qualunque modo si voglia chiamare l’ambizione personale, foste costretti a sacrificare la vostra stessa libertà.”
Si accorse che Amil lo guardava in modo strano e pensò di aver parlato troppo.
“Accidenti, ho esagerato, vero? Scusa, non volevo insultare la tua famiglia.”
“Hai detto solo cose giuste.” disse Amil. “Esiste un detto secondo il quale il sovrano non è altro che il servo del suo popolo. Non è così. In realtà siamo schiavi di quello che ci si aspetta da noi, delle tradizioni, delle convenzioni, dell’onore di famiglia, della ragion di Stato, dell’immagine pubblica… tutte scemenze!”
Richard notò che si stava infervorando e per un attimo si rallegrò di vedere che l’amico era uscito dallo stato di apatia in cui sembrava caduto.
“Che cosa vuoi che importi al popolo di queste cose?” continuò. “Il contadino nel suo campo sopravvive anche se Mira ha un amante e il primogenito dei Lamor sposa un’altra! Non è necessario che i governanti distruggano la vita di chi dovrà loro succedere, perché il popolo stia bene! Questo succede perché siamo circondati da schifosi ambiziosi e arrampicatori sociali che mirano solo ad aumentare il loro prestigio e il loro potere personale fregandosene sia del popolo che dei loro stessi figli!”
Amil tacque ansimando leggermente. Aveva alzato la voce svegliando Kerdis, che ora si guardava attorno confuso, e le sue guance avevano perso il precedente pallore.
“Questa volta sono stato io a esagerare.” mormorò in tono di scusa. “E’ molto tardi, sarà meglio che rientri.”
Era già sulla porta quando Richard lo richiamò.
“Ehm… volevo dirti… visto che sembra che tu prenda molto a cuore la storia della Nobile Mira… bhè, lei ha detto che, anche se sarà costretta a sposare tuo fratello, non potranno mai obbligarla a stare lontana da chi ama davvero. Ecco, solo questo. Se conosci il suo innamorato, ti prego di farglielo sapere e digli che, se vuole, io sono disposto a fare del mio meglio per aiutarlo.”
Richard si accorse che, nell’oscurità, Amil stava sorridendo.
“Ti ringrazio.” disse. “Sono sicuro che ne sarà molto felice.”
Quando finalmente si coricò nel suo letto Richard non poté fare a meno di ripensare agli avvenimenti della giornata: prima la conversazione tra Mira e Doria, poi la rivelazioni sul Potere, la consapevolezza di amare Asteria e infine lo sfogo di Amil. Per l’ennesima volta si disse che avrebbe voluto fare qualcosa per aiutarlo, ma mentre rifletteva cadde in un sonno profondo.
10.
Il mattino successivo Richard venne letteralmente buttato giù dal letto da Kerdis che saltellava eccitato per la stanza e non sembrava risentire minimamente delle ore piccole della sera prima.
“Ospiti! Ospiti importanti!” esclamò trascinandolo davanti alla finestra. “Non puoi permetterti di restare a poltrire!”
Richard si strofinò gli occhi abbagliati dalla luce e vide che nel cortile interno era ferma una sontuosa carrozza recante l’insegna gialla e nera di un falco e circondata da una numerosa scorta a cavallo. Gli occupanti del veicolo dovevano essere già entrati nel palazzo ma i cavalieri attendevano impazienti di essere guidati alle scuderie e diversi stallieri stavano già correndo verso di loro.
Richard si vestì velocemente chiedendo a Kerdis, che continuava a saltellargli intorno, chi fossero i nuovi arrivati.
“Il principe Ysal Yaranas di Tarsia e la sua scorta a giudicare dallo stendardo del portabandiera.” rispose Kerdis. “E’ sicuramente qui per un motivo ufficiale, tutti sanno che non corre buon sangue tra le famiglie reali di Antara e Tarsia. Chissà cosa combina?”
Richard smise di ascoltare le chiacchiere e le supposizioni del ragazzo e uscì di corsa prima che a qualcuno venisse in mente di sgridarlo per il ritardo.
Durante tutta la mattinata e il primo pomeriggio non accadde nulla di rilevante. Le guardie della scorta del principe Yaranas bighellonavano distrattamente per il cortile e, con grande disappunto di Kerdis, non sembravano informate sullo scopo della visita. Solamente quando ormai imbruniva il ragazzino riuscì a strappare un’informazione a una domestica diretta la pozzo.
“A quanto pare il principe ha passato tutta la giornata negli appartamenti reali e la Regina Madre ha dato ordine di non disturbarli.” riferì. “Qui c’è sotto qualcosa, Dick! E’ vero che tra le famiglie non corre buon sangue ma il principe di Tarsia è l’unico non sposato tra gli eredi delle famiglie reali dei territori confinati, uno scapolo d’oro insomma! E la Signora Asteria ha bisogno di qualcuno che regni al suo fianco. Oh, Dick, spero tanto per te di sbagliarmi!”
Richard rimase ad ascoltare fino alla fine poi liquidò tutto con un gesto fintamente noncurante.
“In fondo lei è una regina, è ovvio che sposi qualcuno di importante. Non mi ero fatto nessuna illusione. Solo non credevo che potesse succedere così presto. Oh, Asteria, quanto vorrei rivederti! Poterti parlare di nuovo!”
Purtroppo sapeva benissimo di non avere nessuna speranza, lui che era un semplice straniero era già stato fortunato a trovare lavoro al palazzo di Antar e ad essere entrato nelle simpatie della Signora. Per quanto Allina parlasse di “reazione ai desideri” da parte dei telepati, era praticamente impossibile che Asteria si innamorasse di lui, e comunque non glielo avrebbero mai permesso. Stabilito questo, non si sentiva in diritto di essere scontento, ma non poteva fare a meno di sentirsi un po’ scoraggiato.
Un paio d’ore dopo che si era coricato, Richard fu svegliato di soprassalto da alcune urla che provenivano dal cortile. Si vestì per uscire a controllare e sulla porta incrociò un altro stalliere che rientrava.
“Oh, Dick, giusto tu! Stavo venendo a svegliarti. Il principe Yaranas ha deciso di partire in tutta fretta quindi dobbiamo preparare i cavalli della scorta e attaccare la carrozza.” spiegò l’uomo.
Richard annuì sospirando tra sé.
“Io questi nobili davvero non li capisco. Che motivo ha di partire in piena notte? Non può aspettare domattina come farebbe qualunque essere umano?” si chiese.
“Non dovrei dirlo perché si tratta di un pettegolezzo,” fece l’uomo con fare cospiratorio. “ma la domestica che è venuta a svegliarmi ha saputo da una dama di compagnia della Regina Madre che pare che il principe Yaranas abbia avuto un diverbio con la Signora. Forse si tratta solo di voci di corridoio ma…”
Richard sospirò di nuovo, notando che la riservatezza non era decisamente di casa al castello di Antar, ma non riuscì a trattenere un sorriso.
Dopo la partenza del principe di Tarsia la vita ricominciò a scorrere tranquilla per i dipendenti delle scuderie reali: Richard si era tranquillizzato dopo aver constatato di persona la palese irritazione di Ysal Yaranas, Kerdis continuava a struggersi per la Nobile Allina e Amil si faceva vivo più spesso, forse rasserenato dalla posticipazione dell’arrivo del fratello.
Per questo la notizia che giunse in un assolato pomeriggio autunnale li sconvolse come un fulmine a ciel sereno.
C’era stato un gran trambusto all’interno del castello ed erano addirittura accorse alcune guardie, compreso il capitano dei Cavalieri di Antara che Richard aveva conosciuto il giorno del suo arrivo, poi per qualche tempo aveva regnato il silenzio. Alcune ore dopo, Richard e Kerdis videro una giovane dama in lacrime e con le mani legate trascinata attraverso il cortile da alcuni uomini in uniforme. Già in quel momento le parole “tradimento” e “attentato” correvano di bocca in bocca. Richard riconobbe nella ragazza una delle dame che solevano accompagnare Asteria prima delle passeggiate a cavallo e rimase senza parole: possibile che quella fanciulla fosse un sicario? E soprattutto, come potevano i telepati del castello non essersi accorti di nulla? Subito il suo pensiero corse ad Asteria e alla sua incolumità e il suo primo impulso sarebbe stato quello di precipitarsi da lei se Kerdis non lo avesse fermato.
“Entrare nel palazzo ora sarebbe una pazzia. Anch’io vorrei correre dalla Nobile Allina per accertarmi che stia bene, ma i corridoi saranno pieni zeppi di guardie e Cavalieri di Antara, il corpo scelto per la protezione della Signora.” disse. “Cerchiamo di mantenere la calma, se è successo qualcosa di grave si saprà presto.”
Richard non riusciva assolutamente a mantenere la calma e quando giunse la sera senza che avessero nessuna notizia, gli fu impossibile addormentarsi.
L’indomani mattina Kerdis seguì una giovane servetta di cucina diretta al pozzo e tra una lusinga, un sorriso ammiccante e un aiuto con il secchio troppo pesante, venne a sapere quello che voleva. A quanto pareva nessuno della famiglia reale era rimasto ferito ma l’ingresso agli appartamenti della Signora era interdetto a chiunque tranne la Regina Madre e la Nobile Allina e correva voce che la Signora stessa l’avesse presa piuttosto male.
Quando Richard venne a conoscenza delle notizie, non seppe se rallegrarsi o disperarsi. Certamente era felice che Asteria fosse incolume ma il pensiero di come potesse sentirsi in quel momento lo tormentava. Tradita per l’ennesima volta e rinchiusa, proprio lei che anelava solo alla libertà, doveva essere sull’orlo della disperazione. Inoltre, in queste circostanze, per lui diventava assolutamente impossibile vederla. Tutto questo gli dava un senso di impotenza insopportabile: la donna che amava aveva bisogno di lui e non poteva in alcun modo raggiungerla. Quasi per compensare questa mancanza, si diede al lavoro febbrile, tanto che persino Kerdis si sorprese. Spazzolava i cavalli, raccoglieva il fieno, puliva la stalla e spazzava il cortile da cima a fondo anche più volte al giorno, per poi la sera crollare esausto in un sonno agitato e popolato di sogni penosi. Fu proprio da uno di questi sogni che, alcune notti più tardi, lo destò la carezza di una mano fredda.
11.
Richard aprì gli occhi nel buio e vide una sagoma scura china su di lui. Avrebbe lanciato un grido d’allarme se una mano non gli avesse chiuso subito la bocca.
“Sssst! Sono io, mastro Dick!” sussurrò una voce nota.
Richard non credeva alle sue orecchie.
“Mia Signora… Asteria, sei tu? Cosa ci fai qui?”
Lanciò un’occhiata a Kerdis che, nel letto accanto al suo, si rigirava sotto le coperte, forse disturbato dalle loro voci.
“Se qualcuno ti trovasse qui ci sarebbe uno scandalo, non vorrei mai che finissi nei guai per colpa mia… Aspetta, è successo qualcosa di grave? Di nuovo, voglio dire?”
Si guardò attorno freneticamente, sempre più sulle spine.
“Non possiamo parlare qui.”
Si vestì alla meglio raccogliendo gli indumenti nel buio, poi la prese per mano e aprì la porta del piccolo alloggio. Attraversarono di corsa il cortile e si infilarono nella stalla. Solo quando ebbe richiuso la porta Richard si accorse che stringeva ancora nella sua la mano di Asteria e fu con grande riluttanza che la lasciò per accendere una lucerna. Aveva l’impressione di non vederla da un’eternità e si sentiva nervoso.
“Ti chiedo scusa per averti portata qui, ma i cavalli sono molto più discreti di qualunque compagno di stanza anche se addormentato.” disse dandole ancora le spalle.
Finalmente si voltò a guardarla.
“Allora, cosa posso fare per…”
Il sorriso gli morì sulle labbra.
Asteria, che indossava solamente un mantello sopra la veste da camera e aveva i capelli sciolti e scomposti sulle spalle, si era lasciata cadere su un mucchietto di paglia e alzava su di lui i grandi occhi acquamarina rossi e gonfi come se avesse pianto a lungo.
Richard si inginocchiò subito accanto a lei.
“Cos’è successo?” chiese allarmato. “Qualcuno ti ha fatto del male? Lo ammazzo, chiunque sia stato!”
L’immagine della Signora di Antara che aveva conosciuto fin’ora, forte e dal carattere un po’ ribelle, era molto diversa dalla figuretta rannicchiata che aveva davanti e questo lo spaventava ancora di più.
Senza preavviso Asteria gli gettò le braccia al collo e prese a singhiozzare.
“Non ne posso più! Non ne posso più, Dick! Portami via!”
Richard rimase in silenzio osando a malapena accarezzarle i capelli e aspettando che si calmasse. Dopo qualche minuto Asteria sembrò riprendersi e rendersi conto della situazione. Lo lasciò e tornò a sedersi sulla paglia.
“Volevo vederti.” disse asciugandosi gli occhi. “Allina mi ha detto dove stavi ma non è stato facile evitare tutte le guardi che ci sono davanti alle mie stanze e attorno al castello. Sono prigioniera, capisci? Prigioniera in casa mia e per ordine di mia madre! E tutto questo a causa di…”
I singhiozzi le impedirono per qualche minuto di continuare.
“Giorni fa abbiamo ricevuto la visita di Ysal, voglio dire, il principe di Tarsia. Si è presentato con una proposta inconcepibile e mia madre sembrava più che felice di accettarla!” riprese. “Sanno tutti che tra le nostre famiglie c’è sempre stata tensione quindi mi chiedo come sia possibile che mia madre abbia gioito di fronte alla sua proposta di matrimonio! E’ orribile!”
Richard inorridì. Dunque le ipotesi di Kerdis si erano rivelate esatte.
“Non hai accettato, vero?” non poté trattenersi dal chiedere.
Asteria scosse il capo.
“Non sopporto Ysal, è l’essere più viscido che abbia mai conosciuto e dietro la sua proposta c’era tutt’altro che un sentimento sincero. Gli Yaranas non hanno mai fatto mistero del loro interesse per Antara. Certo, Tarsia è più grande ma il nostro territorio è più ricco, i porti sono fiorenti e la pianura del latifondo Mayer molto fertile. Inoltre sono molto interessati al Potere e noi possediamo dei centri di addestramento per telepati tra cui la comunità di Cithya. Sono sicura che se cadesse in mano loro non esiterebbero a sfruttare le persone dotate di Potere anche contro la loro volontà. Per questo motivo non posso permettere che estendano il loro dominio su Antara e per questo ho rifiutato la proposta incorrendo nelle ire di Ysal e di mia madre. Antara è il mio regno e la mia casa e il mio dovere è quello di proteggerlo, ma non avrei mai immaginato che…”
Le parole ragionevoli che sembravano averla tranquillizzata vennero di nuovo sopraffatte dalle lacrime e Richard riuscì a distinguere solo “tradimento” e “Tarsia”.
“Calmati.” le sussurrò circondandole le spalle con un braccio. “Se continui a piangere non riesco a capirti.”
“Sì… sì, ti chiedo scusa… Cielo, che spettacolo pietoso, perdonami…” rispose Asteria tentando invano di ricomporsi. “Avrai sicuramente sentito dell’ultimo attentato. Lei era… una delle mie dame di compagnia… all’improvviso mi ha aggredita con un coltello… ero talmente spaventata che l’ho colpita con il Potere e per poco non l’ho uccisa! Ancora non mi rendo conto di come ho potuto fare una cosa del genere! Dopo che l’abbiamo interrogata ha confessato di essere alle dirette dipendenze di Ysal e che l’attentato era stato commissionato da lui. Questo significa che lo meditava già da prima di farmi quella proposta di matrimonio!”
Ora Asteria non tentava nemmeno più di fermare le lacrime. Si strinse a Richard in un gesto disperato.
“Sapevo che lei, come le altre persone, mi stava vicino solo per convenienza, ma non pensavo che potesse arrivare a desiderare la mia morte per proprio tornaconto! Oh, Dick, fa così male! Fa male da morire, come una pugnalata al cuore, scoprire che tutti quelli che hai attorno ti vedono solo come un oggetto da sfruttare. Qui tutti venerano la Signora ma nessuno mi ama. Lo sapevo già ma essere messa di fronte alla verità in questo modo è orribile!”
Richard l’abbracciò.
“Non è vero. Non è vero che nessuno ti ama.” sussurrò.
“Non ce la faccio. Non posso farcela.” continuò Asteria. “Ho solo ventun’anni e la responsabilità di un intero regno grava tutta sulle mie spalle! Mia madre se ne disinteressa, a lei importa solo salvare le apparenze, e mia sorella entrerà in convento non appena mi sposerò. In questo modo mi hanno imprigionata per sempre in questo ruolo che non ho mai desiderato! Il principe di Tarsia, quell’essere ignobile, ha chiesto la mia mano mentre tra le mie dame si nascondeva un sicario inviato da lui e il fatto che io non mi sia resa conto delle sue reali intenzioni non è che una conferma della mia incapacità come regnante e come telepate!”
Alzò lo sguardo su di lui e lo fissò dritto negli occhi con espressione disperata.
“Portami via, Dick. Andiamo nelle Terre al di là del Mare. Portami con te!”
Richard ricambiò lo sguardo sbalordito.
“No, io… non posso farlo. L’hai detto tu stessa, Antara è il tuo regno e la tua casa, non puoi abbandonarlo così. Questa gente ha bisogno di te, come potrebbero andare avanti senza la loro Signora? Sei indispensabile.”
Abbassò gli occhi per evitare quelli della ragazza.
“La tentazione è forte ma non posso cedere.” pensava. “La sua vita è qui e sebbene l’ami non ho nessun diritto di sottrarla ai suoi doveri. Non posso toglierle tutto questo.”
“Tutto questo per me è solo sofferenza!” esclamò Asteria alzando la voce e liberandosi dall’abbraccio. “La Signora! La Signora! Non sai parlare d’altro! Ma a nessuno importa di Asteria e di quanto stia soffrendo in questo momento!”
Strinse tra le mani i lembi della camicia di Richard.
“Tu vedi solo la Signora e invece io mi sono innamorata di te come una stupida!”
12.
Per un attimo Richard credette di essere preda di un’allucinazione o di una di quelle visioni da telepati di cui gli aveva parlato Amil. Era impossibile, nemmeno nei suoi sogni più sfrenati aveva osato sperare che Asteria ricambiasse i suoi sentimenti. Stava per rispondere quando gli tornarono in mente le parole di Allina: difficilmente un telepate rimane insensibile a un desiderio sincero.
Sebbene gli costasse un grande sforzo, si limitò ad appoggiare le mani sulle spalle di Asteria.
“No, no, tu credi soltanto di essere innamorata di me. Oh, non sai quanto questo mi renderebbe felice, sarei la persona più felice del mondo, ma non è così. Si chiama… tua sorella direbbe reazione al desiderio. Sai, i telepati…”
“Sciocchezze!” lo interruppe bruscamente Asteria. “Credi che non sappia distinguerei miei dai tuoi sentimenti? Io ti amo come persona, tu invece mi veneri come Signora… esattamente come tutti gli altri.”
A quelle parole cariche di tristezza Richard mise da parte ogni cautela.
“Usa il tuo Potere per leggere i miei pensieri così scoprirai quali sono i miei veri sentimenti.” disse. “So che violare la mente altrui è contrario all’etica dei telepati, ma io stesso te lo chiedo quindi non dovrebbero esserci problemi. Avanti.”
Asteria rimase a fissarlo con espressione sorpresa per qualche istante poi il suo sguardo si fece più intenso e Richard ebbe l’impressione che quegli occhi color acquamarina potessero scrutare fin nel profondo della sua anima. Un attimo dopo tornò ad appoggiarsi a lui.
“Ti chiedo scusa.” mormorò. “Non avevo capito niente di te. Ora so che non accetterai di portarmi via, per nessun motivo, e conosco i tuoi sentimenti. Ma non posso farcela da sola. Non tradirmi, Dick. Non tradirmi mai! Fa troppo male.”
Il suo tono si era fatto di nuovo ansioso, come se temesse davvero di essere tradita di nuovo da qualcuno a cui concedeva la sua fiducia.
“Non lo farò mai. Mai.”
Improvvisamente Asteria si allontanò da lui e balzò in piedi.
“Bisogna fare le cose per bene.” disse lisciandosi la veste e sistemandosi i capelli. “Forza, in ginocchio.”
Richard la fissò confuso ma eseguì ugualmente l’ordine. Non riusciva a capire cosa le passasse per la testa: un attimo prima erano abbracciati e sarebbe rimasto così per sempre e ora…
“Questa è una richiesta ufficiale.” declamò Asteria. “Tu, Richard Gray, mastro stalliere, sei disposto ad accettare la qui presente Asteria Delleran, Signora di Antara, come tua sposa?”
… e Richard si convinse di essere impazzito del tutto.
Il mattino successivo Richard recandosi alle scuderie con Kerdis tentò di comportarsi come al solito perché Asteria gli aveva chiesto di mantenere il segreto, ma gli occhi del ragazzino erano troppo acuti.
“Tu mi stai nascondendo qualcosa!” esclamò all’improvviso mentre stavano raccogliendo il fieno. “Forza, sputa il rospo! Tanto lo so che si tratta della Signora.”
Richard finse indifferenza e gli voltò le spalle per spostare il fieno con il forcone.
“Cosa te lo fa credere?”
“Oh, andiamo, Dick! Non sono nato ieri!” si indignò Kerdis. “E comunque non è stato molto carino da parte tua sgattaiolare via in quel modo.”
Richard si voltò di scatto.
“Tu… eri sveglio! Hai sentito tutto!”
“L’avrei fatto se non te ne fossi andato. Non fraintendere, non volevo origliare ma ho il sonno leggero e mi sembrava indelicato interrompervi.”
“Buona come scusa…” brontolò Richard.
Un saluto pronunciato con voce squillante li distolse dal loro battibecco e Kerdis corse verso l’ingresso.
“Amil! Ti prego parlaci tu, io non riesco a farlo ragionare.” esclamò. “Questo bellimbusto stanotte si è incontrato in segreto con la Signora e non vuole dirmi cos’è successo!”
Il giovane assunse un’aria sorpresa e quando i suoi occhi azzurri si posarono su di lui, Richard ebbe la netta sensazione che Amil sarebbe stato il primo a fargli le sue congratulazioni.
PARLA RICHARD GRAY:
Asteria mi mandò a chiamare alcuni giorni dopo per presentarmi alla corte come futuro principe consorte. Non seppi mai cos’avesse raccontato ma l’espressione scandalizzata della Regina Madre fu impagabile. Allina invece appariva radiosa e con l’aria soddisfatta di chi finalmente può ritirarsi in silenzio, certa che il regno e soprattutto la felicità della sorella fossero in buone mani.
Restai ad Antar per due anni per prepararmi alla carica che mi aspettava, poi compii un breve viaggio nella mia terra natale che non avrei più rivisto e durante questo presi congedo dalla mia famiglia e dalla mia precedente fidanzata e cugina Amaltea. Al mio ritorno mi stabilii definitivamente al palazzo reale e Asteria ed io ci sposammo con una sontuosa cerimonia al termine della quale venni incoronato re di Antara. Allina entrò nel convento della Santa Maria, alle porte della città, senza mai venire a conoscenza dei sentimenti di Kerdis. Nello stesso anno avvennero anche le nozze di Marvin e Mira, troppo a lungo rimandate e per un po’ non si seppe più nulla dell’innamorato segreto di Mira. I due andavano apparentemente d’accordo e nei quattro anni successivi il palazzo venne allietato dalla nascita di due eredi Lamor, Felix e Syana, e dalle successive nozze di Doria con Frederik Norton, un giovane proveniente dalle mie stesse terre.
A poco meno di un anno di distanza la debole tregua con il regno di Tarsia non resse più e Ysal Yaranas, da poco salito al trono al posto del padre, dichiarò guerra ad Antara. Amil, che era stato investito Cavaliere di Antara dalla Signora in persona, partì con l’esercito e perse la vita al fronte nel tentativo di difendere un compagno di battaglione. Solo mesi dopo, alla nascita del terzo figlio di Mira, Nicholas, venni a conoscenza della verità: era lui l’amante che si era sempre rifiutata di abbandonare e il piccolo era anche figlio suo. Non riuscii mai a perdonarmi di non essere stato in grado di capire la situazione e trovare un modo per essergli d’aiuto. Per anni mi chiesi per quale motivo non me ne avesse parlato e mi tormentai dicendomi che avrei dovuto intuirlo da piccoli accenni che a volte gli sfuggivano. Non riuscii a ricambiare tutto quello che aveva fatto, nonostante fosse per me un amico indispensabile e questo mi peserà per sempre sulla coscienza. La morte di Amil sconvolse Mira profondamente, tanto che tentò il suicidio e solo l’esistenza di Nicholas le permise di sopportare la perdita e tornare a una parvenza di vita normale.
Per quanto riguarda me e Asteria, la nostra vita insieme durò solo sei anni, durante i quali mi resi conto di non essere portato a governare più di quanto non lo fossi a badare ai cavalli, ma furono per me i più felici in assoluto. Nella primavera successiva alla nascita di Nicholas scoppiarono dei disordini ad Antar, provocati da un gruppo di sovversivi che non accettava la presenza di un re straniero, per questo convinsi Asteria a rifugiarsi nel convento presso la sorella almeno fino alla nascita del nostro erede. Non avrei mai immaginato che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei visto la mia amata regina…
Mi allontano dal grande ritratto della mia amata e mi affaccio alla finestra dello studio. Nonostante sia passato tanto tempo lei è sempre bellissima, sulla tela come nei miei sogni e ricordi. Non potrò mai dimenticarla, lei che mi è stata strappata proprio nel momento in cui mi faceva il regalo più grande che un uomo possa desiderare. Sono trascorsi venticinque anni da allora e più di trenta da quella notte in cui mi chiese di accettarla come sposa. Sono accadute molte cose. Ho perso e ritrovato una figlia, la mia Cleonice che assomiglia tanto ad Asteria. Una nuova guerra è scoppiata al confine con Tarsia. Ho dovuto affrontare il rancore della cugina che avevo abbandonato tanto tempo fa ed è stato proprio grazie a questo avvenimento che ho avuto la possibilità di conoscere quello che sarebbe diventato per me un secondo figlio e il futuro capitano dei Cavalieri di Antara: Kei l’Esaminatore, amico fedele e leale di Cleonice. Ho visto mia figlia stipulare il Trattato di Pace tra i quattro regni alleati, Antara, Tarsia, Amarina e Drusiana, stabilendo una tregua definitiva ai conflitti e diventare una sovrana molto migliore di me.
Abbasso lo sguardo sul giardino dove una giovane coppia gioca con un bambino di pochi anni. Mia figlia regna al fianco del figlio di Amil e il loro bambino porta il mio e il suo nome. Sembra che tutte le nostre traversie servissero a portare a questo. La forza di Asteria, il coraggio di Amil, la tenacia di Mira, la gentilezza di Nicholas, l’allegria e la forza d’animo di Cleonice. Il piccolo Amil-Dick Delleran riunisce in sé tutte le loro qualità e noi, mia amata Asteria, mio caro Amil, riponiamo in lui tutte le nostre speranze.