Titolo: Scelte
Fandom: Puella Magi Madoka Magica
Rating: verde
Personaggi: Sayaka Miki, Kyoko Sakura, comparse: Madoka, Hitomi
Pairings: Kyoko/Sayaka
Riassunto: "«Semplicemente loro hanno fatto tanto per me e non voglio dargli una delusione. Non è difficile da capire! »
«Quello che non capisco è se per te è più importante un’effimera delusione o la tua vita da ora in poi! »"
Disclaimer: Madoka Magica e tutti i suoi personaggi appartengono al Magic Quartet.
Note: AU in un mondo senza Puellae Magi.
Beta:
mystofthestarsWord count: 3743 (fdp)
Per tutta la vita Sayaka si era sforzata di essere la figlia perfetta, quella che ogni genitore desidera, che ogni madre invidia se non ha avuto la possibilità di averla: brava a scuola, magari non con voti eccelsi ma sufficienti a mantenere una buona media, eccellente negli sport al punto da diventare portabandiera al festiva della scuola, gentile ed educata in pubblico, allegra nel privato in modo da non provocare nessuna preoccupazione in chi le stava accanto. Tra le sue amicizie si potevano annoverare solo persone tranquille, non aveva mai frequentato cattive compagnie e non si era mai cacciata nei guai. Insomma, una vita di tutto rispetto, serena, pacifica ed incredibilmente noiosa. Solo una piccola nota stonata spezzava la sua routine quotidiana, una nota di cui, tuttavia, non avrebbe mai saputo fare a meno: aveva lunghi capelli rossi, un tono di voce sfacciato e lavorava al bar sulla strada per la scuola. Kyoko era stata una sua compagna di classe anni prima ma, a causa di un incidente, si era improvvisamente trovata sola al mondo e aveva presentato domanda di interruzione degli studi per poter iniziare a mantenersi. All’epoca non erano state molto vicine, ma la realtà era che non si erano mai davvero perse di vista. Conoscendola più a fondo, come solo fuori dalla scuola si può fare, si era sempre rammaricata di non esserle stata vicina in quel frangente, ma Kyoko non era il tipo da far pesare quel genere di cose. Ora i loro incontri giornalieri erano diventati qualcosa a cui Sayaka non avrebbe rinunciato per nulla al mondo.
Quella mattina il cielo era cupo e le nuvole cariche di pioggia sembravano pronte a rovesciare il loro contenuto sulla città da un momento all’altro. L’umore della ragazza era altrettanto grigio e sapeva che avrebbe rischiato di bagnarsi se non si fosse affrettata verso la scuola, tuttavia si era alzata presto apposta per potersi fermare al bar per fare colazione. Seduta in un tavolino isolato, dopo aver ordinato il suo consueto cappuccino, non riusciva distogliere lo sguardo dal cielo oltre la vetrina. Presto la scuola sarebbe finita, i suoi giorni da liceale sarebbero giunti al termine e sarebbe arrivato il momento di prendere una decisione. Sayaka sapeva bene cosa voleva fare, ma i suoi genitori non erano del medesimo parere e questo metteva in crisi tutto quello che aveva costruito intorno a sé con grande sforzo in tutti quegli anni. Per una qualunque altra persona forse sarebbe stato facile mandare al diavolo tutto e per una volta seguire i propri desideri, ma questo avrebbe comportato una serie di problemi che non era affatto certa di essere in grado di affrontare.
Per questo indugiava con lo sguardo fisso su quel grigiore che sembrava avvolgere tutto come indugiava sul suo stesso futuro.
«Hai l’aria di qualcuno che sta per crollare addormentato sul tavolo! »
Un lampo rosso fuoco attraversò il suo campo visivo e un sorriso si dipinse sulle labbra di Sayaka.
«Non potrei mai addormentarmi mentre aspetto il mio caffè, Kyoko! » esclamò.
La ragazza si sistemò una lunga ciocca di capelli dietro l’orecchio e posò il vassoio sul tavolo.
«Ecco dunque la tua pozione del risveglio, bella addormentata! »
Sayaka le lanciò un’occhiata tra l’ironico e il sarcastico e si sforzò di non apparire persa nei suoi occhi dal colore incredibile. Era pazzesco e assurdo come il suo stomaco si annodasse ogni volta che era in presenza di Kyoko e come, puntualmente, dovesse farsi forza per non raccontarle tutto quello che l’affliggeva. L’idea che la ragazza, ai suoi occhi così decisa e indipendente, la considerasse una debole che non era in grado di badare a sé stessa la infastidiva e la faceva sentire ancora più inadeguata. Kyoko era una persona da ammirare e avrebbe voluto che anche per lei fosse lo stesso o, per lo meno, sperava di non risultarle fastidiosa.
«Allora, che ne è del tuo principe azzurro? » chiese la rossa apparentemente ignara delle sue riflessioni, sedendosi a sua volta al tavolo ed estraendo dalla tasca del grembiule una confezione di pocky.
Sayaka distolse lo sguardo, a disagio: quello era un altro tasto dolente della sua vita. Per anni le era piaciuto un suo vecchio amico d’infanzia, era stato un sentimento forte al punto da perderci il sonno, ma alla fine lui aveva scelto una sua compagna di scuola. Dire che era stata una delusione sarebbe stato come sminuire qualcosa in grado di spezzare il cuore e questo Kyoko lo sapeva. Non era stata capace di nasconderle una cosa così importante, così come non avrebbe mai potuto fingere davanti a lei di stare bene quando non era così. Tuttavia con il passare del tempo se n’era fatta una ragione. Chi non si era rassegnato erano i suoi genitori che, ignari degli sconvolgimenti attraversati dalla ragazza, in collaborazione con la famiglia Kamijo e con quasi infantile entusiasmo, avevano organizzato un matrimonio combinato come nei tempi andati, certi di fare la felicità dei due giovani. Questo aveva provocato in Sayaka non pochi scompensi. Avrebbe significato la fine di ogni loro prospettiva futura in favore di una vita insieme che ormai nessuno dei due desiderava: la ragazza non avrebbe potuto frequentare l’università a Tokyo come desiderava e il giovane avrebbe dovuto rinunciare al conservatorio. Tutto questo, ovviamente, Kyoko lo sapeva e forse era proprio il motivo per cui, nel suo modo a metà tra lo strafottente e lo scherzoso, continuava a tenersi informata sulla situazione.
«Non è più il mio principe azzurro da un pezzo. » brontolò Sayaka finendo di bere il suo caffè. «In ogni caso la situazione è in stallo e dobbiamo decidere il da farsi. Hitomi non l’ha presa bene…»
«Il fatto che tu continui a parlare al plurale è rivelatore, credo. » obiettò la rossa.
«Intendevo noi tre, io Kyosuke e Hitomi. » rispose Sayaka con una smorfia. «E ovviamente anche tu puoi dire la tua. »
Kyoko spezzò il pocky con i denti e le restituì uno sguardo perplesso.
«Io…? »
«Beh, come persona informata dei fatti…»
Sayaka avrebbe sperato in qualcosa di più, ma in un simile frangente non osava esporsi: si sentiva troppo fragile e la delusione poteva essere dietro l’angolo.
«Sai benissimo come la penso su questa stupidaggine, sullo pseudo principino fallito e sulla tua falsa amica. » fu la risposta.
In effetti Kyoko non era certo il tipo da dissimulare quando provava antipatia per qualcuno e nemmeno quello da farsi degli scrupoli se una situazione non le andava a genio. Il suo motto era, più o meno, “vivi per te stessa, per gli altri non ne vale la pena”. Poteva sembrare un atteggiamento freddo ed egoista, ma Sayaka sapeva che la ragazza nascondeva un cuore d’oro, sempre pronto a sacrificarsi per le persone a cui teneva davvero.
«Già, lo so. » ripose quindi. «Ma non è tutto così semplice come lo fai sembrare. I nostri genitori rimarrebbero delusi e io non voglio…»
«… Essere una figlia diversa dalla bambolina che loro vorrebbero. » concluse Kyoko con sguardo che vagava tra il pietoso e il disgustato.
«Non è così! Semplicemente loro hanno fatto tanto per me e non voglio dargli una delusione. Non è difficile da capire! »
«Quello che non capisco è se per te è più importante un’effimera delusione o la tua vita da ora in poi! »
Si stava arrabbiando e se da un lato Sayaka trovava irritante il continuo dover discutere con lei, dall’altro non poteva fare a meno di ammirare quel carattere che prendeva fuoco facilmente e che la portava a dire in faccia quello che pensava. Ogni sua possibile reazione venne però freddata dall’orologio che le indicava quanto in ritardo potesse essere. Non le restò quindi altro da fare che interrompere suo malgrado la conversazione, pagare la colazione e andarsene.
Fuori iniziavano a cadere le prime gocce di pioggia.
La giornata scolastica si rivelò peggiore del previsto. Sayaka non avrebbe chiesto altro che trascorrerla insieme a Madoka, la dolce amica di sempre, ma era impossibile prescindere dalla presenza di Hitomi, terzo elemento del gruppetto che continuava a frequentare nonostante la situazione di disagio. Sayaka non odiava Hitomi, non più almeno, ma la sua compagnia la rendeva nervosa. Allo stesso modo l’altra ragazza sembrava sempre sul punto di dire qualcosa ma alla fine non si decideva e tutta quella tensione diventava quasi palpabile. Quello strano muro di silenzio finì per infrangersi proprio quel giorno, in pausa pranzo, mentre le ragazze si trovavano sotto la tettoia della terrazza e Hitomi, a metà del suo bento, prese inaspettatamente a singhiozzare.
Sayaka e Madoka rimasero a fissarla basite finché non la videro asciugarsi gli occhi e abbozzare un mezzo sorriso.
«Perdonatemi…» mormorò, tornando poi a mangiare come se niente fosse. «A volte la pressione è davvero troppa.»
Sayaka restò a guardarla ancora per qualche istante, chiedendosi perché fosse lei quella che risentiva della pressione. In un moto d’improvviso egoismo, si chiese in base a quale principio fosse questa ragazza quella in diritto di lamentarsi. Lei, in fondo, veniva toccata solo in minima parte da quello che stavano passando, vedeva messa in dubbio la sua storia d’amore non la sua intera vita futura.
«Di quale pressione parli? » si ritrovò a chiedere prima di riuscire a fermarsi.
Entrambe le amiche la squadrarono con tanto d’occhi: di certo una domanda così a bruciapelo e con quel tono di acidità nella voce non era da lei. Hitomi, in particolare, sembrò colpita e a disagio.
«D-di quella delle persone che mi guardano male e parlano alle mie spalle pensando che io stia boicottando la vostra storia, che mi sia messa in mezzo. » rispose con voce tutto sommato ancora calma.
Era qualcosa che infastidiva Sayaka più di quanto pensasse.
«E non è forse quello che hai fatto? In fondo stanno solo sbagliando di un poco i tempi. » commentò freddamente.
Vide solo di striscio Madoka alzare una mano nel tentativo vano di metterle un freno. L’amica detestava i conflitti, lo sapeva, ma ora non riusciva a dare la priorità a questo. Erano troppe le cose che non aveva detto e che ora premevano per uscire.
«Io ti ho dato una possibilità, Sayaka, tu non hai saputo coglierla, quindi ora non dare la colpa a me!»
«Oh, no, certo, forse dovrei incolpare il destino beffardo che ti ha fatta più carina e appetibile di me, con mille doti in più, portafoglio compreso. »
Non era mai stata così crudele, quasi si spaventava di sé stessa, e quando vide Hitomi sbiancare capì di aver passato il limite.
«Tu non hai idea di quello che ho dovuto passare e di quello che passo tutti i giorni, costantemente sotto esame e giudicata perché ho portato via Kamijo alla povera Sayaka! » la sentì esclamare alzando la voce forse per la prima volta in vita sua. «Non sai cosa significa essere sempre la cattiva di turno! Io non ho Sakura-san che mi protegge da ogni malelingua! »
Sakura-san. Che c’entrava Kyoko adesso? E cos’era questa storia delle malelingue? Sayaka non ne sapeva nulla e spostare lo sguardo confuso su Madoka non le fu d’aiuto, perché la ragazza, pallida per la preoccupazione di quell’improvviso scoppio d’ira, si limitò a scuotere la testa desolata.
«Non mi dire che non ne sapevi nulla? » continuò Hitomi imperterrita. «Del fatto che Sakura-san ti difenda a spada tratta contro chiunque osi aprire bocca su di te qui a Mitakihara. Del resto non è esattamente un tipetto raccomandabile, quindi tutti ne hanno paura e nessuno apre bocca. Bel difensore che ti sei trovata. »
«Non parlare male di Kyoko, lei non c’entra niente! È una brava ragazza, mi è sempre stata vicina e il fatto che tu non lo capisca, beh, è un problema tuo! »
Si era ritrovata a difendere Kyoko come se fosse la cosa più naturale del mondo, non tollerava che qualcuno parlasse o pensasse male di lei quando in realtà era una persona che aveva solo a cuore il suo bene. Non poteva credere che andasse in giro a minacciare la gente per quella stupida storia e non avrebbe tollerato che vi finisse invischiata anche lei che non aveva colpa.
Ogni proseguimento della discussione venne purtroppo, o per fortuna, interrotto dalla campanella che annunciava il termine della pausa pranzo e di conseguenza l’argomento venne per il momento accantonato. Tuttavia Sayaka non riuscì a togliersi dalla testa le parole di Hitomi per tutto il resto della giornata.
La serata volgeva ormai al termine, il padrone del locale stava per chiudere la cassa e Kyoko si limitava a ripulire sommariamente i pochi tavoli appena lasciati liberi dagli ultimi avventori. Fortunatamente era un semplice bar, non un pub, quindi non si faceva mai troppo tardi la sera e il peggio che si poteva trovare in giro era qualche impiegato stanco che veniva a farsi un bicchierino di sakè con gli amici, niente ubriaconi molesti e di questo ne era grata.
Quello che però proprio non si aspettava di vedere in una serata come quella era Madoka che entrava trafelata e con espressione ansiosa sul volto, facendo tintinnare furiosamente il campanello d’ingresso in un gesto inusualmente brusco per lei.
Kyoko aveva avuto poco a che fare con lei durante gli anni di scuola, ma la ricordava come una ragazza tranquilla e riservata, particolarmente amica di Sayaka. Fu per questo che le si fece incontro con aria sollecita nonostante la stanchezza della giornata.
«Madoka? Che ci fai qui a quest’ora? È successo qualcosa? »
La ragazza le si precipitò letteralmente addosso.
«Kyoko-chan! Sayaka-chan è qui? »
Aveva quasi le lacrime agli occhi e al solo sentir pronunciare quel nome Kyoko s’irrigidì.
«No, non la vedo da questa mattina. Cos’è successo, parla! »
Quasi senza rendersene conto aveva afferrato Madoka per le spalle e la stava scuotendo. Subito la lasciò andare, assumendo un’espressione di scusa, e attese che rispondesse. La ragazza faticò parecchio a mettere insieme delle frasi di senso compiuto, data l’ansia del momento, ma il succo del discorso era che la madre di Sayaka aveva appena telefonato a casa sua perché la figlia non era rientrata e da lì erano scattate la preoccupazione e le ricerche. Preoccupazione che, ovviamente, coinvolse all’istante la stessa Kyoko, che nel giro di un minuto lanciò il grembiule su un tavolo e gridò al padrone che se ne stava andando.
«Non avrai problemi? » si azzardò a domandare Madoka, titubante, ma la risposta fu un secco: «Chi se ne importa, Sayaka è più importante! »
Inaspettatamente vide la ragazza sorridere, con la strana espressione di chi aveva capito molte cose.
«Sarebbe molto contenta di sentirti dire queste cose. » mormorò, e Kyoko le rivolse uno sguardo confuso. «Beh, hai appena detto che è importante, chiunque sarebbe felice di sentire una cosa del genere dalla persona a cui tiene di più. »
Dietro quelle parole si potevano nascondere decine di significati, ma la rossa per il momento aveva in mente solo la sicurezza di Sayaka, quindi decise di non approfondire l’argomento.
«Andiamo a cercarla, mi spiegherai cosa intendi più tardi! » esclamò trascinandola fuori dal locale e non notando il sorrisetto che continuava ad aleggiare sulle labbra di Madoka.
Dopo la scuola e dopo la discussione con Hitomi, Sayaka non se l’era davvero sentita di tornare a casa. Avrebbe di nuovo significato immergersi in un’atmosfera carica di aspettative nei suoi confronti, dove si sentiva come se tutti stessero aspettando una risposta da parte sua da un momento all’altro. Una risposta che, tra l’altro, non si sentiva affatto in grado di dare. Ora sentiva solo la necessità di staccare la spina, sparire per un po’ in modo da poter rilassare la mente, senza pensare a nulla che la mettesse in ansia o sotto pressione. Aveva pensato di andare da Kyoko, ma anche così avrebbe avuto a che fare con qualcuno che le faceva delle domande a cui non avrebbe saputo come ribattere, quindi era finita a vagare lungo il fiume, mentre il cielo si faceva sempre più scuro con l’approssimarsi della sera e della nuova pioggia che minacciava di cadere al pari di quella mattina. Avrebbe dovuto tornare a casa, lo sapeva, quello che stava facendo non era sensato e non sarebbe servito a nulla e a nessuno. I dubbi sarebbero rimasti, le domande avrebbero continuato ad aleggiare dentro e fuori di lei, non era scappando che avrebbe trovato una soluzione. Solo che era troppo debole, troppo spaventata per affrontare l’unica scelta possibile in quella situazione, forse ancora troppo bambina per accettare di poter essere crudele.
Mentre le prime gocce tornavano a ticchettare sul terreno ancora umido, si era resa conto di essere senza ombrello e si era rifugiata all’ombra di un ponte. Seduta lì, dove l’erba non era ancora inzuppata di pioggia, era rimasta ad osservare la sera calare finché non era stato troppo tardi per poter rientrare senza una giustificazione plausibile. E di nuovo sarebbero state domande e scuse da accampare senza un reale motivo. Aveva appoggiato stancamente la fronte sulle braccia incrociate sopra le ginocchia e aveva chiuso gli occhi: che senso aveva tutto questo, che motivo c’era d’insistere tanto? Nulla sarebbe mai stato come lo desiderava, non avrebbe mai avuto la forza per conquistare ciò a cui teneva davvero, quindi tanto valeva abbandonare ogni tentativo e ogni speranza…
«Ehi! Che diavolo stai facendo? »
A quell’esclamazione, Sayaka alzò la testa leggermente stupita, strizzando gli occhi ormai abituati al buio e all’ombra. Kyoko era in piedi accanto a lei, una mano appoggiata al muro e i capelli fradici di pioggia che ricadevano in avanti a causa della posa leggermente chinata. La fissava con rimprovero, ma anche con un’innegabile preoccupazione da sotto le sopracciglia aggrottate. Sayaka si sentì balzare il cuore nel petto, come se improvvisamente le risposte che cercava con tanto accanimento si fossero materializzate davanti a lei: eccolo il motivo, non era necessario cercare lontano. Mentre piccole lacrime spuntavano agli angoli dei suoi occhi, si alzò da quella posizione rannicchiata e si gettò letteralmente tra le braccia della ragazza che, colta di sorpresa, barcollò e per poco non rischiò di cadere.
«Mi hai trovata. » mormorò. «Potevi farlo solo tu…»
Una mano gentile si posò sui suoi capelli, accarezzandoli lentamente.
«Io ti troverò ovunque ti nasconderai. Verrò sempre quando avrai bisogno di me. »
Erano esattamente le parole di cui Sayaka aveva bisogno, quelle che nessuno finora le aveva mai detto e che fecero sbocciare un piccolo sorriso sulle sue labbra. Quelle stesse labbra che un istante dopo erano posate su quelle di Kyoko, finalmente consapevoli che quello era il luogo dove desideravano stare.
L’esitazione e lo stupore dell’altra ragazza durarono solo una manciata di secondi, subito dopo infatti la stinse a sé come si fa con la cosa più importante che si è appena rischiato di perdere.
«Sei una sciocca. » le rispose in tono sottile, quasi esitante, decisamente strano per una come lei. «Adesso cosa mi convincerà a starti lontana? »
«Non devi farlo. » disse Sayaka mentre una piccola risata aleggiava sul suo volto, finalmente più sereno. «Non voglio assolutamente che tu mi stia lontana. Non più di così. »
Strinse le braccia attorno al suo collo e posò la testa sulla sua spalla, ignorando completamente i capelli fradici della ragazza che le solleticavano la fronte e le guance.
«Smettila, finirai per prenderti un raffreddore! » protestò Kyoko, ma quello che le giunse in risposta fu solo un dolce sorriso.
Era passata quasi una settimana dalla fuga di Sayaka e la ragazza non si era più fatta vedere la mattina per la solita colazione. Kyoko dubitava che si trattasse di una coincidenza e stava iniziando a figurarsi gli scenari peggiori: magari aveva ucciso Hitomi e Kamijo ed era stata arrestata per omicidio, oppure i suoi l’avevano costretta con la forza a quel matrimonio prematuro, rinchiudendola poi in casa e gettando la chiave, oppure ancora quel disgraziato di un violinista fallito aveva rapito entrambe le ragazze per farsi un harem. Sapeva che si trattava di ipotesi azzardate e parecchio fantasiose e che avrebbe risolto molti dubbi andando a trovarla a scuola, ma in fondo non era certa di averne il coraggio, quindi stava procrastinando. Era assurdo per lei porsi questo genere di problemi, ma si era resa conto che quando c’era di mezzo Sayaka agiva e si comportava in modi a del tutto estranei al suo normale carattere.
La soluzione a tutti questi dubbi giunse una sera in cui il padrone del locale, inaspettatamente raffreddato, l’aveva lasciata a chiudere da sola. Era stata una serata piuttosto fiacca, un paio di aperitivi, qualche birra, i soliti caffè: Kyoko l’aveva rassicurato sul fatto che se la sarebbe cavata egregiamente anche senza di lui ed ora aspettava solo il momento di potersene andare a sua volta a casa. Stava per abbassare la saracinesca quando vide una figura infilarsi nell’ingresso.
«Mi dispiace, siamo chiusi…» iniziò, prima di riconoscere una sagoma fin troppo nota. «Sayaka! »
La ragazza avanzò tenendo gli occhi bassi, un’espressione di imbarazzo sul volto e una mano stranamente nascosta dietro la schiena.
«Cosa stai facendo qui a quest’ora? » continuò Kyoko imperterrita. «Non sarai scappata di nuovo? Vuoi far impazzire tutti di preoccupazione? »
«Non sono scappata! » esclamò Sayaka mettendo su un broncio adorabile e mostrando finalmente cosa nascondeva: uno splendido mazzo di fiori che porse alla ragazza. «Domai ci sarà la cerimonia per la consegna dei diplomi, dopodiché partirò per Tokyo per tentare l’esame di ammissione all’università. » spiegò. «Ho parlato con i miei genitori, ho spiegato loro le mie ragioni, i miei sogni, i miei desideri e mi sono scusata con loro. All’inizio sono rimasti piuttosto delusi, ci hanno messo un po’ a capire che quello che facevo non era rifiutarli o contestare quello che hanno fatto per me, ma adesso sembra che abbiano capito. Mi hanno detto che posso seguire la strada che più sento mia e che se questo significa che mi allontanerò da loro, allora impareranno ad accettarlo. »
Sembrava felice eppure aveva le lacrime agli occhi e Kyoko sentì farsi spazio dentro di sé un sempre più grande senso di perdita.
«Quindi sei venuta a dirmi addio? È difficile che riesca a trovarti in una città grande come Tokyo…»
«Chi è la sciocca adesso? » obiettò Sayaka, lo sguardo sempre fisso sul mazzo di fiori. «Sono venuta a fare la mia parte e a chiederti se vuoi partire con me. »
Aveva le guance rosse, la sua voce tremava leggermente e finalmente Kyoko capì cosa stava succedendo.
«Ehi! La parte del cavaliere senza macchia e senza paura che rapisce la sua bella dovrebbe essere mia! » esclamò accettando il mazzo di fiori.
Lo posò sul bancone alle sue spalle e prese la ragazza tra le braccia, sollevandola da terra in un piccolo volteggio.
«Certo che parto con te! Considerami già là! »
E l’espressione di gioia sul viso di Sayaka fu il più bel regalo che potesse ricevere, ricompensa di per ogni rinuncia e meravigliosa promessa per il futuro.