Titolo: First flight
Fandom: Sword Art Online
Rating: verde
Personaggi: Kirigaya Kazuto/Kirito, Yuuki Asuna, nominate: Suguha/Leefa, Yuui
Pairings: Kirito/Asuna
Riassunto: "Lei era Asuna “il Fulmine”, colei che ad Aincrad era più veloce di chiunque altro ed in grado di abbattere un Boss a colpi di spada, il fatto di non riuscire a muoversi come voleva era scoraggiante ed avvilente. "
Disclaimer: Sword Art Online e tutti i suoi personaggi appartengono a Reki Kawahara.
Note: Post finale di ALO.
Beta:
Word count: 1378 (fdp)
Quando aveva visto il sorriso di Asuna in quel letto d’ospedale, Kazuto aveva creduto che la sua avventura con i giochi online fosse definitivamente terminata. Non aveva più bisogno di una realtà fittizia in cui rifugiarsi per sfuggire ad una quotidianità scomoda: ora che aveva trovato lei, il suo mondo, tutto quello che gl’importava, era lì davanti a lui. Eppure, pensare di chiudere fuori dalla propria vita tutto quello che era successo in quei due anni, tutte le persone che aveva conosciuto e le esperienze che aveva attraversato era praticamente impossibile, fosse anche solo per il fatto che la maggior parte di quelli che aveva incontrato li vedeva quotidianamente. Non doveva essere stato semplice organizzare una scuola che fornisse corsi a chi aveva perso due anni di vita (e quindi di studio) dentro SAO e non doveva essere semplice nemmeno avere a che fare con ragazzi che per così lungo tempo erano sopravvissuti solo grazie alle loro spade in un mondo in cui vigeva la legge del più forte. Probabilmente alcuni di loro si credevano eroi anche nel mondo reale. A Kazuto veniva da ridere al solo pensarci: lui aveva capito molto bene e sulla sua pelle quanto questo fosse impossibile. Gli era bastato vedere Sugou che sfiorava i capelli di Asuna senza che lui potesse fare nulla, per capire che nella realtà gli eroi armati di spada scintillante non esistevano. Bisognava semplicemente rimboccarsi le maniche e lottare in un modo diverso per ottenere quello che si voleva.
Il suo desiderio ora era semplicemente quello di vedere Asuna felice, finalmente dimentica degli orrori che l’avevano vista nei panni della regina delle fate, Titania, irraggiungibile meta sulla cima di Yggdrasil. Ogni giorno s’informava sull’andamento della riabilitazione della ragazza, ma sembrava che le cose andassero a rilento e questo la frustrava. Kazuto capiva fin troppo bene quella sensazione, per averla provata a sua volta: lei era Asuna “il Fulmine”, colei che ad Aincrad era più veloce di chiunque altro ed in grado di abbattere un Boss a colpi di spada, il fatto di non riuscire a muoversi come voleva era scoraggiante ed avvilente.
Era stata Suguha a dargli l’idea: ora che il “Seme del Mondo” di Kayaba si era schiuso, tutti i mondi virtuali erano collegati ed accedervi era molto più semplice e sicuro. Riportare Asuna ad Alfheim avrebbe potuto aiutarla, se non con il suo recupero fisico, almeno a ritrovare la determinazione che la spingeva un tempo. Esisteva qualcosa, là, che in nessun altro luogo avrebbe mai potuto sperimentare, la prima cosa di quel mondo che Sugu gli aveva insegnato e quella che apprezzava maggiormente: il volo.
«Non sono del tutto sicura di riuscirci. » mormorò Asuna con voce incerta. «Insomma, non riesco a muovere come voglio nemmeno i muscoli che esistono davvero, figuriamoci immaginare di averne degli altri…»
Kazuto non aveva nemmeno dovuto faticare molto a convincerla a tornare ad Alfheim, in fondo nei panni di Titania era sempre rimasta rinchiusa in quella gabbia dorata e il suo spirito intraprendente la rendeva curiosa verso quel mondo che non aveva avuto la possibilità nemmeno di vedere come si deve. Inoltre, sempre per lo stesso motivo, non aveva mai volato.
L’avatar che aveva scelto questa volta era ben diverso da quello della regina delle fate, apparteneva alla razza Undine ed era particolarmente grazioso. Kirito, nei suoi ormai consueti panni di Spriggan, apprezzava particolarmente i lunghi capelli color del cielo che ondeggiavano morbidi nella brezza e gli occhi azzurri, così diversi da quelli nocciola della sua figura reale, ma animati dalla stessa luce.
«È la stessa cosa che ho risposto ha Sugu quando ha tentato d’insegnarmelo. » disse Kirito con un leggero sorriso, comprendendo fin troppo bene le sue difficoltà. «Ma, fidati, una volta imparato ne vale davvero la pena! »
Non aveva ancora trovato le parole per descrivere l’emozione che aveva provato la prima volta che si era librato nel cielo sostenuto unicamente dalle proprie ali, era stato qualcosa di indescrivibile e poco importava se si trattava solamente di un’azione guidata dal server. Un tale senso di libertà era impensabile nel mondo reale.
«Allora iniziamo. » disse. «Effettivamente il trucco è proprio quello di immaginare di avere dei muscoli in più sulla schiena, ai quali sono attaccate le ali. Pensa di sollevarle. Piano, lentamente…»
Sapeva che come spiegazione lasciava un po’ a desiderare, ma era tutta una questione di sensazioni, il lato tecnico poteva essere di una qualche utilità all’inizio ma poi perdeva di significato. Nonostante la vaghezza delle sue parole, vide Asuna chiudere gli occhi e concentrarsi, le sue ali di un debole celeste brillante vibrare leggermente e sollevarsi un poco.
«Stai andando benone! » esclamò entusiasta, ma nello stesso istante la ragazza aprì gli occhi e le ali le ricaddero lungo i fianchi.
«Kirito-kun! » lo rimproverò imbronciata. «Come faccio a concentrarmi se strilli? »
«Oh, sì… Scusa…»
Si morse la lingua con espressione imbarazzata e tornò a zittirsi. In quel momento, in realtà, avrebbe voluto dirle solo quanto era bella e quanto fosse felice di essere riuscito a riportarla a casa. La strada per rendere reale il legame che avevano ufficializzato ad Aincrad era ancora lunga e forse erano anche troppo giovani per impegnarsi fino a quel punto, ma sentiva che passo dopo passo si stavano avvicinando alla realizzazione di quella felicità. Se ci fosse stata Yuui, sarebbe stata completa.
«Brava, mamma!! »
Come evocata dai suoi pensieri, la vocetta della piccola squillò accanto al suo orecchio e Kirito scoprì di averla appollaiata sulla spalla nella sua versione pixie. Agitava le alucce e batteva le mani entusiasta, e Kirito seguì il suo sguardo per scoprire che Asuna era effettivamente riuscita a sollevare completamente le ali e le stava muovendo.
«Ce l’ho fatta! Kirito-kun, ce l’ho fatta! » esclamò a sua volta la ragazza, illuminandosi. «Yuui-chan! Hai visto? La mamma sta imparando! »
Era quasi commovente sentire nella sua voce il trasporto di un tempo e Kirito era grato anche a Yuui per questo: lei era di certo un incentivo in più visto che Asuna l’adorava.
«A questo punto dovrebbe bastare un piccolo saltello o una spinta verso l’alto. » suggerì. «Niente di brusco, come ha fatto Sugu con me rischiando di farmi rompere l’osso del collo! »
Ridacchiò tra sé a quel ricordo, quando Leefa era solo Leefa, una compagna d’avventure e non sua sorella innamorata di lui. Da allora erano successe tantissime cose ed era felice di essere riuscito, più o meno, a recuperare il rapporto con Suguha. Certo, avrebbe dovuto mostrare un certo tatto d’ora in poi, ma l’importante era che lei stesse bene.
Nel frattempo, davanti ai suoi occhi, Asuna stava mettendo in pratica il suo suggerimento e un attimo dopo stava volteggiando a qualche decina di centimetri dal suolo.
«Kirito-kun!! » strillò letteralmente la ragazza, accantonando nella sua euforia qualunque contegno potesse aver mantenuto finora. «Ce l’ho fatta! Sto volando! È incredibile! »
Il ragazzo spiegò a sua volta le ali nere, la raggiunse e la prese per mano, guidandola dolcemente un po’ più su. A poco a poco superarono le cime degli alberi, fino ad uscire allo scoperto sotto la luce argentea della luna. Sempre stringendo le sue dita, prese ad ondeggiare con lei a ritmo, come in una sorta di danza lenta e cadenzata. Non ci volle molto perché se la ritrovasse tra le braccia e si perdesse nei suoi occhi.
«Ce l’hai fatta davvero e solo con qualche consiglio. » mormorò tra i suoi capelli. «Questo dimostra che puoi fare di tutto. Ehi, tu sei Asuna “il Fulmine”, non ne avevo il minimo dubbio! »
Sentirla ridere gli alleggerì il cuore in modo incredibile, così come le parole che seguirono.
«Vedrai, Kirito-kun, presto starò al tuo passo e non solo nel volo. Anzi, se andrai troppo veloce, saprò rincorrerti!»
L’espressione del suo volto gli chiarì subito quello che intendeva realmente e che il motivo della loro presenza lì andava ben oltre le semplici finalità del gioco. Anche Yuui gli strizzò l’occhio mentre si spostava in volo sulla spalla della sua adorata mamma per abbracciarla e Kirito pensò che, dopotutto, aveva davvero poca importanza cosa facesse parte del gioco e cosa fosse reale. In fondo tutto ciò a cui teneva, tutto ciò che amava, era lì davanti ai suoi occhi: nella realtà come nei mondi virtuali, finché avesse avuto la possibilità di rendere felici le persone per lui più importanti, avrebbe continuato a combattere.