Titolo: L'imbarazzante momento in cui...
Fandom: Free! - Iwatobi swim club
Rating: verde
Personaggi: Mikoshiba Seijurou, Matsuoka Gou, comparse: Rin, Nitori, Nagisa, Rei, Haruka, Makoto
Pairings: Mikoshiba/Gou, implicito (ma non troppo) Rin/Nitori, Rei/Nagisa, Makoto/Haruka
Riassunto: Il prompt parla da sè. XD
Disclaimer: Free! e tutti i suoi personaggi appartengono a Koji Oji e alla Kyoto Animation.
Note: Scritta per la
Notte Bianca #2 della community
free_perlatrama con il prompt "Mikoshiba/Gou, uscita multipla con Nagisa e Rei, Makoto e Haruka, Rin e Nitori. Ci deve essere la frase di Mikoshiba "L'imbarazzante momento in cui Mikoshiba capì di essere l'unico etero lì in mezzo." di
rain_elfwandBeta:
Word count: 1238 (fdp)
Era stata un’idea di Nitori che, ultimamente, aveva iniziato a frequentare abbastanza assiduamente uno dei ragazzi dell’Iwatobi. All’inizio si era trattato di organizzare solamente allenamenti congiunti, e in quello Mikoshiba non aveva nulla da ridire, ma se si trattava di appuntamenti e uscite extrascolastiche il discorso cambiava. Insomma, lui era all’ultimo anno, in più doveva prepararsi per il prossimo torneo, non aveva tempo da perdere a fare da balia a dei ragazzini. Peccato che Aiichiro se ne fosse uscito con quella frase che, in un nanosecondo, aveva mandato all’aria ogni sua decisione.
«Ci sarà anche la sorella del senpai! »
Se c’era Gou-kun il problema non si poneva neppure e poco importava se la meta fosse una piccola sagra di paese del tutto simile al festival dei calamari dell’estate precedente. Il fatto di poter vedere la ragazza in yukata o anche solo la possibilità di passare del tempo con lei lontano da piscine e competizioni, faceva passare in secondo piano ogni altro problema. Quello che il capitano non aveva messo in conto era che, oltre allo strano amico di Nitori, tale Hazuki Nagisa, si sarebbero aggregati anche tutti gli altri ragazzi della squadra, nonché Rin.
L’incontro era stato stabilito nella piazza antistante il tempio di Iwatobi, un po’ fuori zona rispetto ai dormitori della Samezuka, ma di certo più comodo da raggiungere per i ragazzi della scuola rivale. Era stato lo stesso Rin a fare strada e per tutto il percorso Mikoshiba avuto una strana sensazione: tra il rosso e il suo compagno di stanza, nonostante i consueti battibecchi di cui sembravano non saper fare a meno, c’era un’atmosfera diversa. Visto il cambiamento di Rin degli ultimi tempi, Seijurou l’avrebbe definita rilassata, inoltre quel nomignolo, “Ai”, che aleggiava tra loro, contribuiva a creare un’aura di complicità che lo escludeva completamente. Insomma, il capitano si sentiva un fastidioso terzo incomodo senza comprenderne appieno il motivo e si ritrovò a desiderare di giungere al tempio il più in fretta possibile.
All’arrivo vennero accolti da un festante Nagisa che agitava allegramente un braccio in mezzo alla folla che passeggiava.
«Rin-chan! Ai-chan! Siamo qui! » li chiamò.
Alle sue spalle c’erano anche gli altri membri del club di nuoto con espressioni chi più chi meno entusiaste (quel Nanase era sempre l’anima della festa, eh!) e la sua splendida Gou-kun che, da brava manager, stava tentando di mettere un freno all’inopportuna esuberanza del biondino.
Nitori raggiunse il gruppetto squillando un allegro saluto, mentre Rin si limitò ad uno: «Yo! » fintamente noncurante. Mikoshiba rivolse ai ragazzi un sorriso cordiale mentre si avvicinava a Gou sforzandosi di non fare la figura dello sciocco come ogni volta.
«Gou-kun! Che piacere rivederti! Sei bellissima! »
La ragazza, che per un primo istante si accigliò come ogni volta che lo sentiva pronunciare il suo nome a quel modo, un attimo dopo arrossì leggermente sulle guance, in reazione, sperava, al suo complimento.
«Mikoshiba-san! »
Sembrava sorpresa di vederlo e per un attimo Seijurou pensò che Nitori e Nagisa avessero organizzato quella specie di appuntamento multiplo senza informarla della sua presenza. Fu proprio per questo che, forse animato dal consueto spirito d’iniziativa, le si affiancò facendo strada verso le varie bancarelle che affollavano le strade circostanti. La ragazza lo seguì, dapprima titubante poi, notando che anche gli altri si accodavano, rilassandosi un poco e sorridendo. Nei primi minuti la conversazione stentò a decollare ma, quando finalmente s’immersero nelle luci e nei colori della sagra, non fu più nemmeno necessario pensare a cosa dire, era sufficiente assecondare i suoi slanci di entusiasmo verso questa o quella attrazione, che fosse uno stand di maschere tradizionali realizzare a mano o quello dei dolci locali. Mikoshiba la trovava incantevole in questa sua naturalezza e quando la vide gonfiare le guance come una bambina indispettita di fronte al suo cavalleresco gesto di offrirle lo zucchero filato, giurò a sé stesso che avrebbe fatto di tutto per poter godere di quella vista per il resto della sua vita. Era talmente sulle nuvole che per un primo momento non si rese conto di quello che stava succedendo nel resto del gruppetto e di come questo si era bizzarramente suddiviso. Fu alla bancarella delle mele caramellate che iniziò a notare qualcosa di strano. Mentre Gou era impegnata a lustrasi gli occhi sui dolci frutti glassati, lo sguardo del ragazzo spaziò sugli altri membri di quella strana compagnia: Nitori si era letteralmente appeso al braccio di Rin ripetendo incessantemente il suo “Senpai! Senpai!” indicando un banchetto di ciambelle poco lontano, mentre il rosso metteva su un’aria seccata palesemente falsa. Accanto a loro, in modo quasi speculare, Nagisa stava strattonando Ryugazaki insistendo per farsi offrire una mela mentre quest’ultimo, al culmine dell’imbarazzo, non sapeva più dove guardare per fingere che non si stesse rivolgendo a lui. A completare il quadretto c’erano Nanase e Tachibana in atteggiamenti che Mikoshiba avrebbe definito a dir poco ambigui. Il capitano dell’Iwatobi stava infatti stringendo la mano del compagno di squadra, sorridendo con quell’aria terribilmente tenera e chiedendogli se volesse a sua volta una mela caramellata, mentre Nanase, impassibile come sempre, ribatteva che preferiva dello sgombro. La risposta di Makoto (“Ma certo, subito, Haru!”) mandò in pezzi le certezze del povero Seijurou. C’era decisamente qualcosa che non andava. Si rivolse a Gou in cerca di una spiegazione, ma la ragazza, che aveva finalmente tra le mani la sua mela, gli rispose con uno sguardo talmente innocente che lo spinse ad accantonare la questione almeno per un po’.
La visita alla fiera proseguì tranquillamente tra i consueti battibecchi tra Rin e Nitori, le risate sguaiate di Nagisa a stento placate da Rei, i silenzi che sembravano comunque densi di sentimento tra Haruka e Makoto, anche se comunque meno tesi di quelli tra lo stesso Haruka e Rin. La mente in subbuglio di Mikoshiba iniziò a chiedersi se non si fosse perso qualcosa e se per tutto quel tempo il parlare di nuotare insieme e di rivalità non fossero state altro che contorte metafore.
«Mikoshiba-san, va tutto bene? »
La voce di Gou lo distolse per un attimo da quegli allarmanti pensieri, facendolo pentire di essersi distratto dalla presenza della ragazza dei suoi sogni a causa di essi.
«Sì… cioè, stavo solo pensando a… voglio dire…» accennò alle varie coppiette che li seguivano, perché di coppiette si trattava, se ne sarebbero resi conto anche i sassi, e si augurò che questo non scatenasse reazioni strane nella ragazza.
«Oh! Sono carini, vero? Sono così contenta che mio fratello abbia trovato qualcuno che gli voglia bene in quel modo. E anche gli altri, davvero, sono la cosa più tenera del mondo! »
Ecco, di tutte le reazioni strane, questa era l’ultima che Mikoshiba si aspettava e quello fu anche l’imbarazzante momento in cui capì di essere davvero l’unico etero lì in mezzo. Forse la cosa avrebbe dovuto preoccuparlo, anzi probabilmente lo avrebbe fatto se la frase pronunciata un istante dopo da Gou non avesse spazzato via ogni campanello d’allarme che gli era risuonato in testa fino a quel momento.
«Sai, ero un po’ in imbarazzo all’idea di questa uscita solo con i ragazzi, non mi piaceva l’idea di reggere il moccolo. » rise. «Sono contenta che ci sia anche tu, almeno ho qualcuno con cui parlare.»
Che tradotto dal linguaggio delle ragazze significava “Posso dire di essere in coppia anch’io”, o almeno questo era ciò che Mikoshiba si augurava. Se così fosse stato, sarebbe stato disposto a soprassedere a tutto, anche alla spinosa situazione in cui era stato incastrato, anzi alla fine avrebbe persino ringraziato!