Titolo: Un'avventura d'inverno
Fandom: Crossover Frozen/Rise of the Guardians
Rating: verde
Personaggi: Elsa, Jack Frost, Anna
Pairings: Jack/Elsa
Riassunto: "«Qui non c’è nessuno. Con chi stavi parlando? »
La Regina tentennò solo un poco, lanciando un’occhiata di sottecchi a Jack, che si dondolava pacifico sui talloni a pochi metri da lei. Anna non lo vedeva, non lo vedeva sul serio, quindi la storia dei Guardiani e dello spirito del gelo che portava le nevicate doveva essere vera.
«Ehm… con Jack Frost? » tentò ugualmente.
La rossa le restituì uno sguardo paziente.
«Oh, non dirmelo! Kristoff ha raccontato anche a te quella sua assurda favola sull’uomo delle nevi o qualcosa del genere! Certo che ne ha di fantasia! »"
Disclaimer: Frozen e tutti i suoi personaggi appartengono alla Disney. Rise of the Guardians e tutti i suoi personaggi appartengono alla Dreamworks.
Note: Ambientata dopo la fine di Frozen ma molto prima di Rise of the Guardians.
Dedicata ad
pinkabbestia per ringraziarla dei preziosi consigli. ♥
Beta:
mystofthestarsWord count: 2216 (fdp)
La prima nevicata d’inverno come ogni anno era attesa con grande trepidazione ad Arendelle, da qualcuno molto più che da altri. In particolare, la Regina salutava quest’evento con enorme gioia, poiché la faceva sentire un po’ meno estranea nella sua casa e nel suo Paese.
Era una notte chiara e senza nubi, la luna splendeva alta nel cielo regalando raggi che illuminavano il cortile esterno del palazzo e l’intero fiordo, ricoprendo il paesaggio di una scintillante coltre argentata. I candidi fiocchi volteggiavano lentamente nell’aria, apparentemente composti di materia inconsistente eppure dotata di una forza incredibile, la stessa forza che scorreva nelle vene della Regina, ora affacciata ad una grande finestra ed intenta ad osservare estasiata il loro lento danzare.
Succedeva sempre così: quando nevicava Elsa spalancava le grandi finestre della sua stanza e lasciava che l’intero locale venisse invaso dalla neve e dal gelo. Da bambina quello era il suo unico conforto quando il suo potere incontrollato la costringeva a rimanere lontana dalle persone: le statue di ghiaccio che costruiva in quella stanza erano i suoi soli amici e la sua sola compagnia, gli unici a cui era certa di non fare del male e l’abitudine era rimasta anche una volta cresciuta. Nonostante il suo potere non fosse più un segreto, né fosse considerato qualcosa da temere, quel piccolo sfizio era qualcosa a cui non sapeva rinunciare.
Una folata gelida l’avvolse, sollevando la veste leggera che indossava e mille cristalli di ghiaccio si sprigionarono dalle punte delle sue dita, unendosi ai fiocchi di neve e volteggiando per la stanza. Bastò un gesto e la semplice camicia da notte si trasformò in un abito scintillante, le pareti si ricoprirono di ghiaccio freddo e brillante e sul pavimento s’impresse la sagoma stellata di un enorme cristallo.
Sentendosi a suo agio e libera come in nessun altro luogo al mondo, la giovane regina si abbandonò ad una danza leggera, volteggiando a piedi scalzi sul pavimento gelido e liberando la chioma chiarissima dalla treccia che la imprigionava normalmente. Fu proprio in quel momento, mentre piroettava ad occhi chiusi, che udì chiaramente una risata nel silenzio morbido della notte. Colta alla sprovvista, s’immobilizzò e prese a guardarsi attorno ansiosamente: ormai i suoi sudditi non avrebbero dovuto avere paura del suo potere, ma non era detto che qualcuno fraintendesse e perdesse di nuovo la testa. Corse alla finestra e spiò il cortile sottostante, ma tutto era immobile e bianco, non si vedeva l’ombra di un’impronta nella neve.
«É inutile che guardi fuori, sono qui. » disse una voce carica d’ironia alle sue spalle.
Elsa si voltò di scatto e fu allora che lo vide: volteggiava ad un metro circa da terra, indossava una mantella scura e dei pantaloni sdruciti, i suoi capelli erano bianchi come la neve. Che diavolo ci faceva un ragazzo volante in camera sua?! Spaventata, aprì la bocca per gridare, mentre istintivamente alzava la mano per colpirlo con il suo ghiaccio, ma quello la prevenne ponendo tra loro il bastone che reggeva. Non fu un gesto aggressivo, ma bastò, insieme con l’espressione incredula dipinta sul volto del ragazzo, a placare l’attacco della regina: sembrava che anche lui non fosse preparato a quella reazione.
«Tu… mi vedi? » chiese infatti, come se si trattasse di un’ipotesi fuori dal mondo.
«Beh, stai svolazzando nella mia stanza, sarebbe arduo non notarti. » rispose Elsa, che iniziava a considerare quella situazione piuttosto surreale. «Posso sapere con chi ho l’onore di parlare? »
«Com’è possibile? » continuò il ragazzo ignorando la sua domanda. «Nessuno ti ha parlato di me, o almeno credo. Probabilmente ci sono leggende in merito, ma…»
Poi improvvisamente batté un pugno sul palmo della mano aperta, come se fosse giunto alla soluzione ottimale.
«Ma certo! Hai accettato il tuo potere e questo significa che automaticamente hai accettato la mia esistenza! É grandioso! »
Finalmente i suoi piedi nudi toccarono il pavimento ghiacciato e il giovane s’inchinò leggermente, senza però staccare mai gli occhi da lei. Occhi che, notò Elsa, erano di un incredibile azzurro ghiaccio e brillavano di entusiasmo.
«É un onore poterti finalmente parlare, Regina Elsa. Io sono Jack Frost e tutto questo è opera mia. » continuò indicando con un ampio gesto la finestra e l’abbondante nevicata all’esterno.
Probabilmente lui era convinto di fare affermazioni che rientravano nella norma, ma per la giovane, che aveva sempre ritenuto le manifestazioni di magia qualcosa da temere e da cui allontanarsi, si trattava di discorsi totalmente assurdi.
«Tu… saresti il responsabile della nevicata? »
Eppure, nonostante la situazione paradossale, non provava paura, non avvertiva nessun senso di minaccia da quel ragazzo dall’aria spensierata che fino ad un attimo prima aveva svolazzato attorno al suo lampadario.
«Esattamente e non solo di questa! Sono uno spirito del gelo, le nevicate sono il mio pane quotidiano, così come le gelate e tutto il resto. Sono un tutt’uno con l’inverno e il suo divertimento! »
Dall’estremità del suo bastone, poggiato sul pavimento, si diramarono complessi ghirigori e decorazioni di brina che ne ricoprirono buona parte della superficie.
«Per questo non potevo in nessun modo ignorare qualcuno come te, dotato di un potere così eccezionale e così simile al mio! » continuò. «Dovevi essere una Guardiana eppure sei umana! Tutta questa storia era davvero troppo per essere tralasciata, per questo ti seguo da sempre, ogni inverno ero qui per vedere i tuoi progressi eppure questa è la prima volta che mi vedi. Ce n’è abbastanza per andare in visibilio, non trovi? »
Più che in visibilio Elsa era confusa, una mano posata a lato della fronte nel tentativo di placare il mal di testa che minacciava di aggredirla: c’era qualcosa che non quadrava, in quella storia, qualcosa che andava oltre il ragazzino volante e tutte le parole spese per elogiare il suo potere.
«Aspetta, aspetta. » disse tentando di placare quell’entusiasmo a suo parere ingiustificato.
Con un ampio gesto delle braccia fece sì che il ghiaccio nella stanza si ritirasse, che i fiocchi di neve tornassero a vorticare solo all’esterno e che un soffio di vento chiudesse le imposte.
«Cosa significa che mi segui da sempre? Sei… sempre stato qui? Tu lo sapevi? E cosa diavolo è un Guardiano? »
Ora iniziava ad essere ansiosa e, allo stesso tempo, in qualche modo anche nervosa. Perché se quella… creatura aveva assistito alle pene della sua infanzia senza fare nulla, quando avrebbe benissimo potuto alleviarle, allora lei…
Il sorriso sul volto di Jack si spense gradualmente, mentre il ragazzo si sedeva a gambe incrociate sul pavimento. Sembrava che tutto l’entusiasmo fosse improvvisamente svanito, per lasciare spazio ad un’espressione malinconica che mal si addiceva a quel volto infantile.
«Posso raccontarti tutta la storia, se vuoi, ma non garantisco che l’apprezzerai e comunque nemmeno io la conosco nella sua interezza. »
Elsa non si sedette, rimanendo rigida e imperiosa nel suo abito intessuto di ghiaccio scintillante: anni di forzato autocontrollo le avevano insegnato che mostrarsi superiore dava sempre un certo vantaggio.
«É iniziato tutto circa ventidue anni fa, se non ricordo male. Girava voce che fosse imminente la nascita di un nuovo Guardiano e siccome sono un tipo piuttosto curioso ho pensato che sarebbe stato interessante indagare in proposito. Sai, i Guardiano sono gente noiosa, tutta dedita al lavoro e nient’altro, quindi mi auguravo che arrivasse qualcuno a dare loro una smossa. »
Dal racconto di Jack mancava un particolare fondamentale, si disse la giovane ancora piuttosto confusa.
«Chi sono i Guardiani? » si risolse a chiedere infine, interrompendolo.
La spiegazione che ne seguì lasciò Elsa piuttosto perplessa: per Guardiani Jack intendeva i protettori dei sogni dei bambini, nello specifico Babbo Natale, la Fata del Dentino, il Coniglio Pasquale e Sandman, costantemente impegnati ad opporsi a chi quei sogni li trasformava in incubi, nientemeno che l’Uomo Nero. Costoro venivano normalmente visti da tutti i bambini, poiché essi credevano in loro, mentre Jack, con suo grande cruccio, veniva costantemente ignorato da tutti. La parte più interessante tuttavia doveva ancora venire. Jack aveva girato in lungo e in largo per cercare il nuovo Guardiano, finché non aveva scoperto che si sarebbe manifestato proprio ad Arendelle. Quello che ne seguì lasciò però sgomenti tutti gli spiriti: non vi fu infatti la nascita di alcun nuovo protettore, bensì quella di una bambina umana dotata dei medesimi poteri. Qualcosa era andato storto e nessuno sapeva spiegarsene il motivo, nemmeno Manny, l’Uomo nella Luna, che solitamente dava direttive ai Guardiani, si era pronunciato in tal senso. Per un po’ era stata tenuta d’occhio da tutti ma alla fine i Guardiani se n’erano disinteressati: non era pericolosa, di conseguenza non c’era nessun motivo di preoccuparsi. Solo Jack aveva continuato a seguire di nascosto i progressi della piccola Elsa, sia nella crescita che nella manifestazione dei suoi poteri, così simili ai propri. Era lì ogni volta che lei e Anna giocavano con la neve ed era lì anche la notte dell’incidente. Aveva seguito con apprensione l’intera vicenda e quando si era reso conto che la faccenda stava pericolosamente degenerando, avrebbe voluto intervenire. Ma Elsa non si fidava del suo potere, non ci credeva e ne aveva paura, quindi non poteva vederlo e questo gli precludeva ogni possibilità di contatto. Così era rimasto, anno dopo anno, ad osservarla crescere rinchiusa in quella stanza congelata, portandole il poco conforto che poteva: la prima nevicata, una folata di cristalli scintillanti che fa spalancare le imposte, disegni stellati sui vetri coperti di brina. Il brusco evolversi della situazione dopo la morte dei genitori lo aveva allarmato ed era stato con lei anche quando Elsa era fuggita sulla montagna, dove aveva dato finalmente libero sfogo ai suoi poteri. Era stato in quel momento che aveva realizzato quando forte, bella e preziosa fosse, un’esistenza importante che meritava di essere protetta da un mondo che non faceva altro che ferirla.
«Ma tu non mi hai protetta! » lo interruppe Elsa in tono accusatorio. «Nessuno l’ha mai fatto! »
Jack mise su un sorriso di scuse e allungò una mano verso di lei. Elsa non si scostò ma nemmeno fece intendere di accettare quel gesto: rimase immobile a fissarlo mentre lui continuava.
«Non ne avevi bisogno, eri abbastanza forte per cavartela in ogni situazione. Dovevi solo trovare quella forza dentro di te. E in ogni caso non potevo fare niente dal momento che non mi vedevi. »
La ragazza avrebbe voluto ribattere, ma quel ragionamento non lasciava spazio a nessuna contestazione, quindi si limitò a borbottare un: «Non sono affatto forte come dici. »
Tutta quella storia aveva dell’assurdo, a partire dall’esistenza di Babbo Natale e gli altri, per terminare con la presenza stessa di Jack nella sua stanza.
«É un racconto insensato, solo un folle potrebbe crederci. » aggiunse.
«Eppure continui a vedermi, il che significa che in fondo in fondo un po’ ci credi. » rispose Jack. «Avrei voluto fare molto di più per te, se solo mi fosse stato permesso. Avrei voluto aiutarti, molte delle sofferenze che hai passato avrebbero potuto esserti risparmiate…»
«Invece ero sola! » sbottò Elsa interrompendolo. «Sono sempre stata sola! »
In quel momento un esitante bussare alla porta placò le sue parole e il tono concitato.
«Elsa… Va tutto bene? » chiese la voce di Anna dal corridoio, solo un po’ incerta. «So che può sembrare assurda come domanda, ma c’è qualcuno lì con te? Voglio dire, stavo passando e ho avuto l’impressione che stessi parlando quindi ho pensato che…Insomma, non volevo disturbarti se stavi dormendo ma…»
Elsa si voltò verso Jack con l’espressione di un bambino colto sul fatto a rubare la marmellata, ma quell’apparenza durò solo un’istante prima che la giovane si dirigesse alla porta: ora avrebbe avuto la prova che cercava, per capire se quella che le era stata raccontata era tutta una folle menzogna o se c’era qualcosa di vero.
«Anna, che ci fai in giro per i corridoi di notte? » chiese in tono addolcito aprendo alla sorella.
«Scusami, è che…» iniziò quella sbirciando oltre la sua spalla. «… avevo l’impressione di…»
Elsa si spostò in modo che l’altra ragazza non dovesse più saltellare e avesse una visione chiara dell’intera stanza.
«Qui non c’è nessuno. » constatò quindi, forse un po’ delusa. «Con chi stavi parlando? »
La Regina tentennò solo un poco, lanciando un’occhiata di sottecchi a Jack, che si dondolava pacifico sui talloni a pochi metri da lei. Anna non lo vedeva, non lo vedeva sul serio, quindi la storia dei Guardiani e dello spirito del gelo che portava le nevicate doveva essere vera.
«Ehm… con Jack Frost? » tentò ugualmente.
La rossa le restituì uno sguardo paziente.
«Oh, non dirmelo! Kristoff ha raccontato anche a te quella sua assurda favola sull’uomo delle nevi o qualcosa del genere! Certo che ne ha di fantasia! »
Elsa rimase per un attimo interdetta, mentre al suo fianco Jack si rotolava nell’aria dalle risate, quasi impossibile da ignorare. Ad interrompere il silenzio imbarazzato ci pensò Anna, che si strofinò energicamente le braccia coperte da una camicia da notte leggera.
«Qui dentro si congela! Non dirmi che hai di nuovo aperto le finestre? Ma certo! E quel vestito! Vuoi creare un nuovo castello di ghiaccio? »
«É la prima nevicata d’inverno. » si giustificò Elsa in tono conciliante. «Sarebbe stato un peccato perderla. »
Anna ridacchiò tra sé.
«E se uscissimo a fare un pupazzo di neve? »
«Meglio una battaglia a palle di neve! É la mia specialità! » esclamò Jack volteggiando attorno alle due ragazze. «Ci divertiremo un mondo! »
Elsa non riuscì più a trattenere la risata che già da un po’ premeva per uscire: a quanto pareva il suo primo inverno di libertà si preannunciava decisamente interessante.