Titolo: Photo
Fandom: Free! Eternal Summer
Rating: verde
Personaggi: Momotaro Mikoshiba
Pairings: Momotaro/Gou... forse
Riassunto: "Aveva già allungato la mano verso la scatola, quando l’occhio gli cadde su alcune fotografie sparse negligentemente sotto di essa. Ritraevano dei bambini, presumibilmente delle elementari, e Momo si chiese cosa ci facessero lì."
Disclaimer: Free! e tutti i suoi personaggi appartengono a Kouji Ouji e alla Kyoto Animation.
Note: riferimenti all'episodio 3 dell'anime. Scritta per la
Notte Bianca #4 di
free_perlatrama ispirata al prompt "Momo trova una vecchia foto di shotaRin e pensa sia Gou".
Beta:
Word count: 1147 (fdp)
Momotaro non era mai stato il tipo da farsi troppi problemi. Faceva amicizia velocemente e di solito entrava in confidenza con chiunque con una velocità impressionante. Era capitato che qualcuno, a volte, gli facesse notare che forse era un filo invadente, ma di solito la sua allegria e spontaneità contagiavano chiunque e questi finivano per concedergli lussi che normalmente non si sarebbero nemmeno sognati. Questo era principalmente il motivo per cui Momotaro aveva iniziato a chiamare Rin per nome fin da subito, mentre Nitori ci aveva messo un anno e si era azzardato a farlo solo dopo che l’altro gli aveva praticamente concesso il suo permesso.
Inoltre aveva preso la pessima abitudine di irrompere nella camera dei senpai senza farsi troppi scrupoli e senza bussare: Aiichiro lo aveva avvertito sul fatto che non fosse un comportamento consono, ma il giovane Mikoshiba sembrava non sentirci da quell’orecchio.
Il motivo per cui si era recato nella camera 201 anche quella sera era che, nonostante i biscotti offertigli da Rin il giorno precedente fossero stati fatti da Ryugazaki-san e non dalla sua splendida Gou, erano talmente buoni che sperava di riuscire a scroccarne ancora almeno un paio. Dopotutto il senpai non era sembrato così entusiasta del sapore, nonostante con lui avesse voluto fare il tirchio a tutti i costi.
«Rin-senpai! » esclamò quindi spalancando la porta tutto giulivo.
Era talmente certo del rimbrotto che avrebbe ricevuto, che il silenzio che lo accolse lo lasciò quasi deluso. I senpai non c’erano, data l’ora era probabile che fossero ancora in piscina, però su una delle due scrivanie troneggiava la scatola blu di metallo contenente i biscotti. Sul volto di Momotaro si aprì un sorriso che andava da un orecchio all’altro: ecco la sua preda, si disse mentre si avventurava nella stanza. Ne avrebbe presi solo uno o due, nessuno si sarebbe accorto di niente.
Aveva già allungato la mano verso la scatola, quando l’occhio gli cadde su alcune fotografie sparse negligentemente sotto di essa. Ritraevano dei bambini, presumibilmente delle elementari, e Momo si chiese cosa ci facessero lì. Credette di aver capito quando notò che uno dei piccoli, un ragazzino dai capelli neri e dall’aria imbronciata, indossava una felpa con i colori dell’Iwatobi. Probabilmente si trattava degli ex compagni di club del senpai. Più di tutto, però, l’attenzione di Momotaro venne attirata dall’ultima fotografia, che ritraeva una bambina con un caschetto rosso e un sorriso delizioso, in piedi sul bordo di una piscina.
«Gou-san! » esclamò il ragazzo, estasiato.
Era bellissima già da piccola, con quei gradi occhi luminosi e quell’espressione dolce. In un impeto di tenerezza, strinse la foto al petto: avrebbe dato di tutto per poterla tenere, ma il senpai sembrava parecchio possessivo nei confronti della sorellina.
E, neanche a farlo apposta, in quel momento la porta si aprì e proprio il suddetto senpai fece il suo ingresso nella stanza in compagnia di Sousuke. Stavano ridendo per qualcosa ma, non appena lo notò, la sua espressione mutò radicalmente.
«Momotaro! » esclamò irritato. «Quante volte ti ho detto di non entrare qui senza permesso? Io non mi sono mai azzardato ad invadere la stanza di tuo fratello quando era il mio capitano! »
Sousuke, alle sue spalle, ridacchiava, segno che aveva capito che Rin stesse tentando di metterla giù dura per fare un po’ di scena.
«Scusami, scusami, Rin-senpai! Non lo farò più! » esclamò allegramente Momotaro.
Visto come si stavano mettendo le cose, forse non era il caso di tirar fuori il discorso dei biscotti, quindi quando gli chiesero il motivo della sua presenza, inventò di sana pianta di aver dimenticato l’orario degli allenamenti del giorno dopo e si allontanò alla chetichella. Era già a metà corridoio, diretto all’esterno, quando, infilando una mano nella tasca della felpa, vi trovò la foto vista poco prima. Quello di nasconderla quando erano entrati i senpai era stato un gesto istintivo, non aveva mai avuto davvero intenzione di rubarla, quindi inorridì quando se ne rese conto ed invertì immediatamente il passo per restituirla a Rin. Sì, ma… come si sarebbe giustificato? Non poteva dire certo che stava frugando tra le sue cose, oltretutto ammettendo che aveva portato via una foto di sua sorella. Come minimo il capitano si sarebbe vendicato facendogli fare il doppio delle vasche al prossimo allenamento. No, doveva solo sperare che il senpai non se ne accorgesse e, alla prima occasione, rimetterla al suo posto senza farsi notare. Nel frattempo l’avrebbe tenuta con sé per un po’.
Sgattaiolò quindi in camera propria che, neanche a farlo apposta era esattamente di fronte a quella dei senpai, e nascose la fotografia sotto il cuscino: mai farsi trovare con addosso la refurtiva. Dopodiché tornò ad avviarsi verso l’esterno. Una bella corsetta era quello che ci voleva ora per placare i bollenti spiriti.
Era ormai sera inoltrata quando Momotaro aveva fatto ritorno al dormitorio. La corsa gli aveva fatto bene e, lungo la strada, giusto perché doveva compensare in qualche modo la mancanza dei biscotti, si era anche fermato a comprare dei dolcetti. Il suo umore era quindi alle stelle mentre percorreva il corridoio fino alla propria stanza. Ad attenderlo, sotto il cuscino del suo letto, c’era la bellissima raffigurazione della sua dea, la perfezione in persona nel visetto delizioso di una bambina.
Entrando nella stanza, si fiondò subito sul letto, senza nemmeno preoccuparsi di posare il pacchetto di dolcetti, e recuperò la foto.
«Oh, Gou-san, splendida e meravigliosa! » esclamò mentre se la portava alle labbra con espressione estatica.
Ricoprì la superficie liscia di baci, ripetendo parole dolci alla fotografia, mentre le sue guance si arrossavano sempre di più.
«Se fossi qui, Gou-san, non avrei bisogno di nessun biscotto, anzi ti offrirei tutti i dolcetti del mondo. Voglio rivederti presto! Prestissimo! E ti dirò… che sei bellissima, sì! E che dobbiamo assolutamente uscire insieme! E poi…»
Nell’entusiasmo del momento si mise addirittura a volteggiare per la stanza, sventolando la fotografia, quindi non si rese conto che in quel momento Nitori stava rientrando dalla doccia, con ancora l’asciugamano sui capelli bagnati, e che si era fermato a fissarlo perplesso dalla soglia.
«Ti porterei al mare! » continuò Momotaro ignaro, rivolgendo le spalle all’ingresso. «Potremmo fare una bella passeggiata sulla spiaggia per vedere il tramonto, potremmo sederci sugli scogli e… ti prenderei la mano e poi… ti direi di chiudere gli occhi e…»
A metà di una piroetta, il ragazzo si bloccò con gli occhi sgranati e ancora la fotografia ad un centimetro dalle labbra.
«Nitori-senpai! » esclamò sbiancando.
«Momotaro, ehm…» iniziò Aiichiro avanzando nella stanza. «Perché stai baciando una foto del senpai? »
«Che… cosa? » balbettò il rosso nascondendo istintivamente le mani dietro la schiena.
«Quella che hai in mano è una foto di Rin-senpai da piccolo. Che ci stavi facendo? » ribadì Nitori sempre più turbato.
Improvvisamente, nella mente di Momotaro, prese forma il ricordo vivido del giorno prima quando il suo sguardo era caduto su quella scollatura e su quei pettorali. Già, pensò mentre arrossiva fino alle orecchie, cosa stava facendo?
«Nitori-senpai, ehm… vuoi un dolcetto? »