Titolo: Un ricordo importante
Fandom: Free! Iwatobi Swim Club/Eternal Summer
Rating: verde
Personaggi: Rin Matsuoka, Haruka Nanase, comparse: Goro Sasabe
Pairings: Rin/Haruka
Disclaimer: Free! e tutti i suoi personaggi appartengono a Kouji Ouji e alla Kyoto Animation.
Note: Scritta in occasione del compleanno di Rin. Specifici riferimenti ad un fatto accaduto in "High Speed!"
Beta:
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Era stato complicato farsi dare dei giorni di permesso a così poca distanza dalle festività di inizio anno, ma Rin sapeva essere convincente quando voleva. O meglio, era caparbio al punto da insistere fino a quando non otteneva esattamente quanto richiesto, spesso per sfinimento della vittima. Questa volta poi era stato particolarmente fortunato poiché non vi erano gare nell'immediato ed era riuscito a convincere anche il coach di Haruka a concedergli qualche giorno di vacanza, con la promessa che avrebbero comunque continuato ad allenarsi regolarmente.
Rin non rimetteva piede a Iwami da mesi, da quando era tornato all'Australia era stato quasi scontato trasferirsi a Tokyo dove si trovavano gli allenatori e le squadre migliori, nonché le università, ovviamente, ma quello aveva avuto un peso del tutto secondario. Essenziale era invece per lui la vicinanza del suo “miglior rivale”, con il quale non aveva mai interrotto i rapporti e che lo spronava a dare sempre il meglio con la sua sola presenza.
A volte, ridacchiando tra sé e facendo innervosire Haruka, si chiedeva per quanto tempo ancora avrebbe retto la storia del “rivale”. Che s'incoraggiassero a vicenda era una sacrosanta verità, ma oltre a quello vi era ben altro, anche se solo chi li conosceva bene ne era al corrente. Quando però sarebbero stati nella stessa squadra per rappresentare il Paese alle gare internazionali, Rin dubitava che il segreto sarebbe perdurato. Non tanto a causa di Nanase, notoriamente imperturbabile, quanto piuttosto per sé stesso che, a detta degli altri, era abbastanza “trasparente” quando il compagno era nei paraggi.
In ogni caso non era dovuto ricorrere a niente del genere per ottenere quel permesso e lui e Haruka erano tornati a Iwami proprio in quel giorno di febbraio, come tanto aveva sperato. Non erano nemmeno tornati alle rispettive case, la prima tappa in assoluto era stato l'Iwatobi Swim Club Return del coach Sasabe, che quando li aveva visti arrivare insieme non aveva creduto ai propri occhi, un po' per la sorpresa, un po' per la sensazione di déjà vu che quella scena gli provocava. Ovviamente aveva acconsentito all'istante alla richiesta dei due ragazzi di poter nuotare, nonostante alcune lezioni fossero ancora in corso, e aveva fatto subito liberare due corsie per loro. Quando fecero il loro ingresso in piscina, dopo essersi cambiati, Rin si stupì che tutti gli occhi dei presenti, sia istruttori che bambini, fossero puntati su di loro: forse quella che avevano avanzato era stata una richiesta un po' azzardata, ma non pensava che avrebbero attirato tanto l'attenzione. Haruka invece, come sempre, non sembrava notare quello che gli succedeva attorno e procedeva deciso lungo il bordo della vasca. Solo quando si ritrovò una bambina attaccata ad una gamba dovette a sua volta prendere atto della situazione e lanciò uno sguardo confuso verso Rin.
« Le vostre foto sono ancora appese in corridoio. » spiegò Sasabe avvicinandosi. « Per questi bambini siete degli eroi, un modello da seguire! »
« Nanase-san! Matsuoka-san! Fateci un autografo! » esclamarono quasi in coro i piccoli che si erano radunati loro attorno.
Haruka sembrò spiazzato ma Rin scoppiò a ridere: di tutte le situazioni in cui avrebbe pensato di trovarsi dopo essere diventato un nuotatore professionista, questa era proprio l'ultima.
Alla fine, dopo aver elargito autografi, sorrisi (Rin) ed espressioni sconcertate (Haru), riuscirono finalmente a fare la nuotata che si erano preventivati, che sfociò ben presto in una sorta di gara. Per Rin ogni volta era esaltante come la prima e ritrovarsi a competere con Haru lo spingeva sempre a dare tutto quello che aveva. L'adrenalina non lo lasciò nemmeno dopo aver toccato il bordo della vasca con un sonoro schiaffo, a poche frazioni di secondo dal compagno, e soltanto battere un cinque con lui (che sarebbe stato un bacio se non ci fosse stata tutta quella gente attorno), sembrò scaricare in qualche modo tutta quell'euforia.
Quando uscirono dall'edificio Rin era ancora su di giri e chiacchierava senza sosta.
« Che sorpresa tutti quei bambini, eh? Non pensavo che fossimo tanto famosi. Cioè, sì, un po' sì, ma solo tra gli appassionati e tra gli addetti ai lavori. Ci hanno chiesto l'autografo, ti rendi conto? Quando lo racconterò a Gou, non ci crederà! »
Haruka stava in silenzio, saltuariamente annuiva e lo osservava. Rin aveva gli occhi che brillavano d'entusiasmo, i capelli appena mossi dalla fredda brezza invernale e il naso affondato nella sciarpa beige. Si trattava della stessa sciarpa che aveva indossato quel lontano giorno, quando si erano incontrati per caso al suo primo rientro dall'Australia e, esattamente come ora, erano andati all'Iwatobi Swim Club per sfidarsi. Quello stesso giorno in cui Haruka era stato certo di aver distrutto la futura carriera dell'amico e tutti i suoi desideri, e per questo aveva rinunciato a sua volta al nuoto competitivo. Chissà se Rin ricordava quello che era successo? - Lo ricordava di certo - E chissà se aveva indossato quella sciarpa di proposito? Haruka non riusciva a levarsi quel dubbio dalla testa.
Tempo prima, gli aveva raccontato la storia di quell'oggetto: era di una famosa marca inglese, se non ricordava male, e i ragazzi in Australia ne andavano matti, peccato che avesse prezzi molto spesso fuori dalla loro portata. Vista la situazione che si era venuta a creare, le crescenti difficoltà ad adattarsi e lo sconforto che sempre più lo assaliva, il piccolo Rin desiderava disperatamente un oggetto che lo facesse sentire come gli altri, fosse anche un piccolo accessorio o un capo di abbigliamento. Per questo aveva iniziato a risparmiare come un matto per comprarsi quella sciarpa, rifiutandosi di chiedere soldi alla madre o alla coppia che lo ospitava. Ma era solo un bambino e quella per lui era una cifra decisamente proibitiva. Il giorno del suo compleanno però, Lori, la sua “mamma australiana”, gliel'aveva fatta trovare ai piedi del letto impacchettata in una scintillante carta dorata e Rin era stato fuori di sé dalla gioia.
Hauka non sapeva se quella sciarpa lo aveva aiutato a sentirsi più a suo agio nel Paese straniero, ma Rin la teneva come un tesoro e la indossava solo nelle occasioni che riteneva importanti.
Nel frattempo il rosso aveva continuato a chiacchierare ininterrottamente e Haruka lo aveva ignorato almeno finché non si sentì richiamare da un tono di voce imperioso.
« Haru! Ma mi stai ascoltando?! »
Il moro si voltò verso di lui, del tutto inconsapevole di cosa trattasse il precedente monologo.
« Che fine ha fatto la tua sciarpa? Si gela e se ti prendi un raffreddore il tuo coach mi ucciderà. » proseguì imperterrito Rin appoggiandogli entrambe le mani sulle guance. « Sei freddo come il ghiaccio, insomma! »
Con un gesto automatico, si sfilò la propria sciarpa dal collo e l'avvolse attorno a quello di Haruka prima che lui potesse protestare, facendogliela passare fin sul naso.
« L'hai lasciata nello spogliatoio dell'Iwatobi? Ma dove hai la testa? » brontolò ancora. « Vado a prendertela io, tu aspettami qui. Anzi, già che ci sono prenderò anche qualcosa di caldo al distributore. Va bene un tè? »
Haruka annuì distrattamente, non badando più di tanto a quella richiesta, e guardandolo successivamente allontanarsi. La sua attenzione in quel momento era altrove: la sciarpa di Rin pungeva un po' sulla pelle e aveva il suo profumo. Haruka vi affondò ancora di più il naso e respirò quello strano aroma fatto di cloro e di dopobarba. Rin gli aveva raccontato di tenere tantissimo a quell'oggetto, era un caro ricordo e aveva un grande significato per lui, eppure non aveva esitato un istante a passarglielo e a lasciarlo nelle sue mani. Era stato un gesto semplice, senza nessun ombra di secondo fine, ma, nonostante il rapporto che li legava, Haruka a volte era ancora turbato da tanta incondizionata fiducia.
Camminando lentamente raggiunse il centro del ponte che stavano per attraversare prima che Rin tornasse indietro e appoggiò i gomiti sul parapetto, scrutando le acque sottostanti. Durate l'infanzia avevano percorso quella strada infinite volte di ritorno dalla piscina, prima in bicicletta, poi, da quando avevano conosciuto Rin, di corsa. Anche quel giorno, quando l'amico era scappato da lui, minacciando di mollare tutto, Haruka aveva tentato d'inseguirlo ma, una volta giunto al ponte, gli era stato chiaro che non aveva nessuna intenzione di farsi raggiungere né di ascoltarlo.
Sospirando, si tolse la sciarpa dal collo e lasciò scorrere le frange tra le dita: al tatto era più morbida e su un lato era cucita un'etichetta con il nome della marca. Aveva i suoi anni ma si vedeva che era stata tenuta con cura, oltre al fatto che fosse un capo di ottima qualità. Chissà a cosa pensava, Rin, quando la indossava? Chissà in base a cosa decideva che un'occasione fosse abbastanza importante per portarla?
Haruka era talmente concentrato su quei pensieri che non si avvide dello schiamazzo alle sue spalle finché qualcosa non lo urtò, facendolo sobbalzare per lo spavento e facendogli sfuggire di mano la sciarpa.
« Ah! Nanase-san! Sono mortificato, non l'avevo proprio vista! »
Voltandosi, improvvisamente pallido, Haruka riconobbe il gruppetto di bambini della piscina, che evidentemente stava rientrando. Quelli continuarono a scusarsi ancora per qualche minuto, e solo quando il giovane li rassicurò che era tutto a posto e non dovevano preoccuparsi, ripresero la via di casa. Quando tornò a voltarsi verso il fiume, la sciarpa di Rin galleggiava sull'acqua, impigliata in alcune canne.
Il coach Sasabe aveva finito per trattenerlo, insistendo che sarebbero dovuti tornare più spesso, che questo sarebbe stato di grande incentivo per i bambini e che avrebbe portato un incremento delle iscrizioni. Rin era riuscito a districarsi solo dopo dieci minuti buoni, spiegando che aveva fretta, che doveva tornare da Haruka e che quella sera Gou li aspettava a casa per festeggiare il suo compleanno. Non avrebbe voluto dirlo, ma era stata l'ultima spiaggia per liberarsi dalle attenzioni fin troppo “interessate” del suo vecchio allenatore. A quel punto era finalmente riuscito ad uscire dall'edificio del club, dopo aver recuperato la sciarpa di Haruka, e ad incamminarsi verso il ponte dove aveva lasciato il compagno ad aspettarlo.
Era pazzesco come fosse dovuto ricorrere alla scusante della festa in famiglia per evitare che il coach Sasabe lo coinvolgesse in qualche assurdità per incrementare le entrate del club, ed era stato un bene che Haruka non fosse stato con lui. Il moro era sempre così: borbottava scocciato ma alla fine si lasciava coinvolgere in qualunque cosa. Rin non poté fare a meno di sorridere a pensarci e stava ancora ridacchiando tra sé quando giunse sul ponte. Aveva detto ad Haruka di aspettarlo in quel punto, eppure non c'era nessuno. Rin si guardò attorno perplesso: possibile che se ne fosse andato piantandolo in asso? A ben vedere sì, era possibile, ma non credeva che l'avrebbe fatto: si erano ripromessi di tornare a casa insieme, inoltre quella sera Rin aveva deciso di parlare con sua madre e sua sorella riguardo il loro rapporto, quindi era improbabile che se ne fosse andato per i fatti suoi.
Proprio mentre rifletteva su questo, il suo sguardo venne attirato da qualcosa che si muoveva oltre il parapetto. Rin lanciò un'occhiata distratta e si sentì gelare: Haruka si stava sporgendo oltre l'argine erboso per recuperare la sua sciarpa che galleggiava placida tra le canne. La sensazione di déjà vu lo investì come una doccia fredda facendolo tremare e solo dopo alcuni istanti riuscì a costringere le sue gambe a muoversi. Quella scena era già accaduta, tanti anni prima, in quello stesso luogo, e aveva rischiato di avere un epilogo tragico. Ricordava fin troppo distintamente il corpo immobile di Haruka disteso sull'erba, le urla di Makoto, il suono della sirena. La paura provata in quel momento, che si era impressa a fuoco nel suo animo di bambino, era improvvisamente tornata ad assalirlo, facendolo precipitare oltre l'argine e afferrare Haruka per un braccio. L'impeto con cui lo strattonò fu tale da farlo ricadere all'indietro, trascinando il ragazzo con sé, e lì rimase, stringendolo tra le braccia in attesa che i tremiti si placassero. Haruka non si muoveva, non accennava nemmeno a ricambiare il suo abbraccio, di certo sconcertato da quella reazione spropositata, ma Rin non avrebbe saputo spiegargliela. Sapeva solo che si era spaventato a morte.
Dopo qualche minuto lo sentì agitarsi tra le sue braccia.
« Rin... »
« Sta' zitto. »
« Rin... »
« Non farlo mai più. »
« Non è successo niente, calmati. »
La voce di Haruka si era improvvisamente fatta più morbida, segno che doveva aver capito, e finalmente Rin si azzardò ad allentare la stretta.
« Sono un nuotatore professionista, non ho intenzione di annegare in un fiume con delle acque così basse. E poi questa sciarpa è importante... »
Gliela passò, fradicia e sporca di fango, ma Rin la degnò a malapena di un'occhiata prima di gettarla sull'erba e abbracciarlo di nuovo.
« Tu sei molto più importante. Ah, dannazione, come fai a non capire una cosa così semplice?! »
Questa volta Haruka ricambiò l'abbraccio e Rin ebbe l'impressione di sentirlo sorridere appena contro la sua spalla.
« Scusami per averti fatto spaventare il giorno del tuo compleanno. »
« Mh. »
« Troverò il modo di farmi perdonare. »
« Cosa? »
Era stata una sua impressione o in quelle parole vi era stata una vaga traccia di malizia? Quando sollevò lo sguardo, Haruka si stava già alzando e gli tendeva la mano.
« Haru? »
« Andiamo, si sta facendo tardi e Gou e gli altri ci staranno aspettando. »
Rin afferrò la mano e si alzò a sua volta, seguendolo poi nel risalire l'argine.
« Cosa volevi dire? Ehi, mi vuoi rispondere? Haru! »
Ma Haruka non gli rispose fino a quella sera, dopo la festa, quando tutti se ne furono andati. E allora non ebbe bisogno di parole.