[Haikyuu!!] Funziona così tra compagni?

Apr 15, 2015 18:08

Titolo: Funziona così tra compagni?
Fandom: Haikyuu!!
Rating: verde
Personaggi: Kageyama Tobio, Hinata Shoyou
Pairings: pre-Kageyama/Hinata... forse
Disclaimer: Haikyuu!! e tutti i suoi personaggi appartengono a Furudate Haruichi.
Note: Scritta per Adri, finita con due mesi e mezzo di ritardo, totalmente l'opposto di quello che volevo. Chiedo venia.
Cronologicamente collocata dopo la sconfitta della Karasuno ad opera della Seijou durante il primo torneo.
Beta:
Word count: 2443 (fdp)

Oikawa. Oikawa era forte. Oikawa lo aveva sconfitto e costretto in ginocchio. Oikawa che conosceva alla perfezione ogni suo schiacciatore e aveva il sostegno dell'intera squadra, mentre lui era ancora guardato con sospetto da alcuni. Era stato battuto su tutta la linea nonostante avesse dato tutto sé stesso e questo, Kageyama, non poteva sopportarlo. Era diventato un pensiero fisso: la prossima volta gliel'avrebbe fatta vedere. La prossima volta... La prossima volta...
Non poteva perdere nemmeno un istante, doveva allenarsi, diventare più forte, migliorare le sue alzate, potenziare il suo servizio.
Fu a causa di questo pensiero ossessivo che, quando gli comunicarono che quel giorno la palestra sarebbe stata chiusa per manutenzione, reagì con un secco gesto stizzito.
« Non possiamo permetterci di sprecare tutto questo tempo! » esclamò impulsivamente, prima di rendersi conto che tutti i compagni lo stavano fissando.
Quel giorno si era sentito strano fin dal mattino, nervoso e con quella strana smania addosso. A pranzo, contrariamente al solito, non era riuscito a mandare giù nemmeno un boccone a causa di un bizzarro senso di nausea che gli opprimeva lo stomaco. Doveva darsi da fare, rimanere con le mani in mano non avrebbe fatto altro che peggiorare quello stato di ansia.
« La palestra non è agibile. » tentò di blandirlo Daichi. « E comunque in questi giorni ci stiamo allenando ad un ritmo più serrato del solito, un po' di riposo non ci farà male. »
Kageyama sapeva che il capitano aveva ragione, di non potergli contestare quell'affermazione, ma la sola idea di andarsene a casa senza fare nulla mentre nello stesso momento la Seijou stava affinando le sue tecniche e potenziando il suo attacco lo faceva impazzire.
Strinse tra le mani la tracolla della propria borsa e sviò lo sguardo corrucciato: sentiva il bisogno di muoversi, fosse anche solo per fare una corsa, e, vista la piega che stava prendendo la situazione, l'unica soluzione sembrava quella di fare jogging fino a casa. Tuttavia sembrava che la sua irrequietezza non fosse passata inosservata visto che Hinata lo stava fissando. Dopo che ogni componente della squadra se ne fu andato per la propria strada, chi direttamente a casa, chi a fare qualche commissione, il rossino gli si affiancò con una luce entusiasta negli occhi.
« Ehi, Kageyama! Se hai voglia di allenarti, vicino a casa mia stanno costruendo un campo. Sarà da basket e finora hanno solo spianato il terreno, ma c'è spazio e potremmo provare i passaggi e le ricezioni. Anche le schiacciate, se mi alzerai la palla! »
Tobio valutò la proposta e finì per annuire: era sempre meglio di niente e gli avrebbe permesso di sfogare un po' tutto quel nervosismo. Non sarebbe stato come allenarsi su un capo vero, con la rete e tutto il resto, ma era costretto a fare buon viso a cattivo gioco.
Mentre si avviava lungo la strada, affiancato da Hinata che conduceva a mano la sua bicicletta, prestò poca attenzione alle continue chiacchiere del piccolo schiacciatore, molto più concentrato sui nuovi schemi d'attacco che potevano provare a mettere in atto. Non era la prima volta che si allenavano solo in due, quindi in quella situazione non vedeva nulla di anomalo. Per questo non notò nemmeno l'aria preoccupata con cui Hinata aveva preso a fissarlo in seguito al suo silenzio.
Il campo era piuttosto distante da scuola, oltre la montagna dove abitava Hinata e, a dirla tutta, non era affatto adatto a tipo di allenamento che aveva in mente. C'erano diverse piante attorno e alcuni canali che correvano lungo il perimetro in terra battuta. Sarebbe quasi stato meglio giocare in un prato, ma ormai erano lì e Kageyama non aveva nessuna voglia di sprecare altro tempo per strada.
Iniziarono con alcuni semplici passaggi, per passare poi agli esercizi di ricezione. Hinata era leggermente migliorato rispetto ai mesi precedenti, ma non era abbastanza. Doveva impegnarsi, entrambi dovevano impegnarsi di più.
« Cerca di concentrarti sulla direzione da imprimere alla palla! » esclamò mente simulava un servizio, che però sfuggì dalle mani del compagno facendo finire la palla in uno dei canali. « Ah, dannazione! »
« Mi dispiace! » esclamò subito Hinata, precipitandosi in quella direzione per recuperarla.
« Lascia perdere, non ci arriveresti mai. »
Tobio lo precedette e si avvicinò all'argine, per constatare che, fortunatamente, il pallone non era stato portato via dall'acqua e che questa non era più alta di qualche spanna. Ci avrebbe messo un attimo a recuperarla e...
« Kageyama!! »
L'esclamazione lo fece sobbalzare, e il terreno fangoso sotto le sue scarpe lo tradì. Bastò mettere un piede in fallo, anche se di poco, per ritrovarsi seduto nell'acqua, con la palla che gli galleggiava a fianco.
« Kageyama! » esclamò di nuovo Hinata accorrendo. « Stai bene? Scusami,io... »
Il moro rialzò su di lui uno sguardo di fuoco, strizzandosi la maglia con entrambe le mani: la divisa era ormai irrimediabilmente infangata e i pantaloncini fradici.
« Cosa diavolo ti passa per la testa?! » ringhiò irritato.
« Mi dispiace, volevo assicurarmi che non ti facessi male, invece... »
« Invece hai ottenuto l'effetto opposto. Che grande pensata! »
Si rendeva conto di essere fin troppo brusco, dopotutto il compagno di squadra non aveva colpa per quello che era successo, non del tutto almeno, e buona parte del disastro era da imputare alla sua sbadataggine. In ogni caso sarebbe stato a dir poco imbarazzante tornare a casa in autobus conciato in quel modo. Era vero che aveva la tuta del club, ma se l'avesse indossata avrebbe rischiato di sporcare anche quella.
Hinata era ancora sul ciglio del canale e lo fissava indeciso. Dopo un attimo gli allungò la mano e Kageyama non poté far altro che accettarla per risalire. Iniziava ad imbrunire, non avrebbe avuto senso continuare con gli allenamenti, era stata solo una perdita di tempo e questo lo irritava ancora di più. Tuttavia Hinata lo fissava con espressione apprensiva e alzare di nuovo la voce con lui avrebbe finito per farlo sentire in colpa.
« Non importa. » disse quindi. « A casa mi farò una doccia e sarà tutto a... »
« Vieni da me! »
« Che?! »
L'alzatore lo guardò storto ma Hinata proseguì per la sua strada.
« Vieni da me. A farti la doccia. Abito vicino e non potrei lasciarti andare a casa così. E... e poi è colpa mia! »
In effetti una soluzione del genere gli avrebbe risparmiato parecchio disagio e, in ogni caso, quel giorno non ci sarebbe stato nessuno ad aspettarlo. I suoi genitori erano fuori per una cena di lavoro e molto probabilmente sarebbero rincasati tardi. Kageyama non era mai stato a casa di un compagno di squadra, nemmeno alle medie quando tra ragazzini era più semplice passare del tempo insieme. Ma del resto nessuno si era mai azzardato ad invitare il Re del Campo. Per questo motivo si sentiva leggermente in imbarazzo e borbottò un: « D'accordo, grazie. » tenendo gli occhi bassi mentre recuperava la borsa e la felpa lasciata sull'erba.
Doveva ammettere di iniziare a sentire freddo, con la divisa così bagnata, ed era anche decisamente stanco. Non se ne spiegava il motivo, considerando lo scarso allenamento compiuto. Forse era colpa del pranzo saltato, e in effetti, anche in quel momento, sentiva uno strano senso di nausea.
Il « Non c'è di che! Aiutarsi tra compagni di squadra è il mimino! » che Hinata esclamò con il suo consueto atteggiamento solare, passò quasi del tutto inosservato, mentre s'incamminava dietro di lui in silenzio. Sperava di arrivare presto: prima si fosse fatto quella doccia e prima, ne era certo, si sarebbe scrollato di dosso quella spossatezza. Si sentiva la testa leggera e dopo un po' diventò difficoltoso mettere un piede davanti all'altro. Non se ne spiegava il motivo e sperava che il compagno non se ne accorgesse o avrebbe finito per perdere di credibilità. Di certo Oikawa non era mia stato così incerto nei suoi atteggiamenti e, se voleva batterlo, non poteva permettersi certe debolezze.
Quando finalmente giunsero a casa di Hinata, sulla porta li accolse la sorellina del ragazzo, Natsu, che scrutò Kageyama da capo a piedi con sguardo critico.
« Hai davvero la faccia da cattivo come dice nii-chan. » sentenziò prima che la madre corresse a recuperarla, scusandosi e invitando l'ospite ad accomodarsi.
« E così avrei la faccia da cattivo... » borbottò l'alzatore rivolto al rossino che già si preparava al peggio sviando lo sguardo.
« Ma... ma no! Lo sai come sono i bambini! Insomma... » lo sentì balbettare, prima di venire interrotto dalla madre.
« Shoyou! Il tuo amico ha la divisa completamente infangata! Cos'avete combinato? Kageyama-kun, vai subito a farti una doccia o ti prenderai un malanno, così bagnato. Ci penso io a lavarti maglietta e pantaloni. »
Kageyama sapeva che avrebbe dovuto fare un minimo di complimenti, schermirsi e dire che non era necessario, ma dopotutto aveva seguito Hinata con quel preciso scopo e sarebbe stato ipocrita rifiutare ora. Inoltre sentiva freddo, al punto da aver iniziato a tremare senza rendersene conto, quindi annuì e lasciò che il compagno di squadra gli mostrasse la sua stanza e successivamente il bagno.
« Quindi è così che ci si sente ad essere invitati a casa di un amico... » si ritrovò a considerare.
Un amico? Hinata era davvero un amico? Era un compagno di squadra, il suo schiacciatore di punta e... Poteva essere un amico qualcuno che lo aveva fatto cadere in un canale? Qualcuno che non ne aveva mai abbastanza delle sue alzate? Che era imbranato oltre ogni dire ma che sapeva anche trasmettere entusiasmo come nessuno? Kageyama non era certo esperto di amicizie, i suoi anni delle medie non erano stati d'aiuto tra un certo senpai che non ne voleva sapere di lui prima e i pessimi rapporti con la squadra dopo. Forse un amico era chi sapeva farti ragionare quando perdevi di vista il tuo obiettivo, un po' come Iwaizumi faceva con Oikawa, qualcuno che ti diceva chiaro e tondo di smetterla di fare l'idiota e di prenderti cura di te stesso. O ti offriva una doccia a casa sua per non farti tornare a casa con la divisa fradicia. Se avesse avuto accanto qualcuno del genere, alla Kitagawa Daiichi, forse le cose sarebbero andate diversamente.
Kageyama non lo sapeva, non era affatto sicuro e tutte quelle considerazioni gli facevano girare la testa. Al punto che improvvisamente il pavimento fu troppo vicino.
« Ehi! »
La voce di Hinata lo stupì per la sua vicinanza e, quando alzò lo sguardo, se lo trovò di fronte, con un braccio attorno alla sua vita e uno sulla spalla.
« Ti senti male, Kageyama? » continuò il rossino con tono allarmato.
« Sto bene, è stato solo un capogiro. » rispose Tobio istintivamente, anche se iniziava a pensare che non fosse esattamente così.
Hinata però non sembrava avere intenzione di dargli ascolto. Come se mai l'avesse fatto.
« Non stai affatto bene! » esclamò infatti appoggiandogli una mano sulla fronte. « Scotti! Hai la febbre! Ah! Non sarà colpa mia?! Ti ho fatto cadere nel canale e... »
Kageyama sospirò infastidito dal chiasso: febbre? Possibile? Non era stagione per influenze e cose simili ed era raro che si prendesse un malanno. No, non pensava fosse colpa del bagno fuori programma, in fondo si sentiva strano da quella mattina. Che avesse ragione il capitano? Forse aveva esagerato con gli allenamenti. Forse non avrebbe dovuto stare alzato tutta la notte a studiare video di gioco dell'Aoba Johsai.
« Togliti quella roba bagnata! » continuò Hinata imperterrito. « Vieni, sdraiati! Se hai la febbre devi metterti subito a letto! »
Kageyama lo guardò storto, ma non replicò. In realtà avrebbe dovuto tornarsene a casa e una volta lì avrebbe potuto dormire quanto voleva. Il compagno però sembrava di tutt'altro avviso mentre schizzava fuori dalla stanza per chiedere alla madre un cambio d'abito, visto che i suoi pigiami non gli sarebbe certo andati bene.
Al ragazzo non restò altro che lasciarsi cadere sul letto con addosso un morbido accappatoio. La divisa bagnata era finita in un cesto sulla porta del bagno e per il momento decise che poteva disinteressarsene. Aveva chiuso gli occhi da appena un minuto, con l'intento di recuperare le forze e mostrare che era in grado di rientrare tranquillamente, quando sentì la porta aprirsi nuovamente. Era pronto a dire ad Hinata che se ne sarebbe andato, ma si trovò davanti sua madre con tra le mani un pigiama dall'aria morbida e accogliente, probabilmente del marito. Gli porse anche il telefono.
« Chiama i tuoi genitori, Kageyama-kun. » suggerì la donna con voce gentile. « Se resterai a dormire qui senza strapazzarti ulteriormente, starai presto meglio. Domani ci penseremo noi a portarti a casa. »
Tobio non ebbe modo di opporre alcun rifiuto perché alle spalle della signora apparve Shoyou con un sorriso smagliante.
« Non devi preoccuparti di niente, ci prenderemo cura noi di te. Dopotutto è così che funziona tra compagni, no? »
Gli strizzò l'occhio e Kageyama, inspiegabilmente, sentì una sensazione da calore crescere all'altezza dello stomaco. No, lui non aveva idea di come funzionasse tra compagni, ma per una volta decise di fidarsi.

L'aveva svegliato la sete. Sentiva la pelle ancora troppo calda, segno che la febbre non se n'era ancora andata, anche se non aveva più la nausea. Kageyama si sollevò su un gomito e si guardò attorno nella stanza ancora avvolta nel buio. A stento distinse la sagoma di Hinata che dormiva in un futon ai piedi del letto: gli aveva detto e ripetuto che non era necessario, ma il rossino aveva insistito per cederglielo nonostante fosse la sua stanza. Lo sguardo di Tobio impiegò qualche istante ad abituarsi all'oscurità e ancora di più ne impiegò il ragazzo a scavalcare l'altro senza inciampargli miseramente addosso.
Era una situazione strana, al limite del paradossale, in cui non sapeva come muoversi, eppure le premure di cui era stato circondato lo facevano sentire bene. Forse era quello lo spirito di squadra di cui si parlava tanto, quel tipo di fiducia che avvicinava le persone, quella che veniva comunemente chiamata amicizia.
Finalmente raggiunse il bagno e, quando si azzardò ad accendere la luce dopo aver chiuso la porta, rimase stupito da quello che vide: in un angolo erano appese ad asciugare le maglie sua e di Hinata, una accanto all'altra, con i numeri bianchi che spiccavano sul fondo nero. Forse era il sonno, forse era ancora lo stordimento dovuto alla febbre, ma si ritrovò a pensare che quella fosse la perfetta rappresentazione di quello che stava iniziando o che, forse, a sua insaputa, era già iniziato da tempo.


pg_shoyou hinata, pair_kageyama/hinata, fandom_haikyuu!!, pg_tobio kageyama

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