[Free!/Haikyuu!!] Potrei dormire sul tuo pavimento?

Feb 09, 2016 16:32

Titolo: Potrei dormire sul tuo pavimento?
Fandom: Crossover Free!/Haikyuu!!
Rating: giallo
Personaggi: Shoyou Hinata, Tobio Kageyama, comparse: Nagisa Hazuki, Hitoka Yachi
Pairings: Kageyama/Hinata (hint Rei/Nagisa, Daichi/Suga)
Disclaimer: Free! e tutti i suoi personaggi appartengono a Kouji Ouji e alla Kyoto Animation. Haikyuu!! e tutti i suoi personaggi appartengono a Furudate Haruichi.
Note: Ispirata a due prompt del p0rn fest, adeguatamente rielaborati: "Il moroso del mio compagno di stanza rimane a dormire da noi, posso dormire sul tuo pavimento? (college!AU)" e "Fuori dal campo, Kageyama é estremamente insicuro... ma Hinata se ne rende conto solo quando sono già entrambi senza niente addosso, Hinata sopra di lui e Kageyama terrorizzato."
Beta: mystofthestars
Word count: 3453 (fdp)

« Questa sera potresti lasciarmi libera la stanza? »
Quando si sentì fare una proposta del genere dal suo coinquilino, Hinata strabuzzò gli occhi e posò la tazza di latte con cui stava facendo colazione.
Aveva da poco iniziato l'università e, per diversi motivi, non era ancora riuscito a trovare un appartamento ad un prezzo ragionevole dove abitare. Per questo si trovava a soggiornare in un dormitorio per studenti con stanze condivise studiato, a quanto sembrava, proprio per quei ragazzi che dalla campagna si trasferivano in città.
Tokyo sembrava immensa e caotica rispetto a Sendai, ma aveva avuto la fortuna di non essere solo e di poter contare sui senpai trasferitisi lì due anni prima, che gli avevano consigliato il dormitorio e lo avevano aiutato ogni volta che aveva rischiato di perdersi. Inoltre il suo compagno di stanza era un ragazzo divertente che aveva conosciuto proprio in occasione di una visita ai senpai, anche se non era certo che la loro coabitazione fosse totalmente frutto del caso.
Hazuki Nagisa, questo era il nome del biondino iperattivo e perennemente sorridente che occupava l'altra parte della camera, era un nuotatore di Iwami, amico di amici di Sugawara e Sawamura. Erano andati subito d'accordo ed era stato un piacere e un sollievo poter dividere la camera con lui quando aveva scoperto che a Kageyama, trasferitosi con lui, era stata assegnata una stanza singola.
Insomma, tutto procedeva nel migliore dei modi, tranne nei momenti in cui Nagisa se ne usciva con queste richieste che lasciavano l'altro piuttosto nel panico.
Il problema principale era che Hinata, in situazioni come quella, non avrebbe saputo dove andare o a chi chiedere ospitalità. I senpai Sugawara e Sawamura di certo lo avrebbero accolto volentieri, erano persone estremamente gentili e disponibili, ma si sentiva a disagio a violare la loro privacy considerando che la loro era una convivenza da fidanzati in piena regola. Le alternative erano Kageyama, o la ex manager della Karasuno, Yachi, che a sua volta studiava a Tokyo e con cui era rimasto in contatto. Entrambe ipotesi estremamente remote.
Hinata si strapazzò i capelli, già di per sé disordinati.
« Così mi metti in difficoltà, Nagisa-san! » esclamò. « Non vorrai che dorma sotto un ponte? »
Per tutta risposta l'altro sgranò gli occhi confuso.
« É venerdì, domani non ci sono lezioni, potresti passare la notte a casa del tuo ragazzo. »
Per Nagisa si trattava di un'affermazione del tutto normale, dopotutto passava spesso serate nella stanza del suo ragazzo, Rei, che abitava a pochi isolati da lì, ma per Hinata il discorso era molto più complicato. Lui e Kageyama si erano messi insieme poco dopo il loro arrivo a Tokyo, il loro rapporto era ancora in piena fase di rodaggio e il moro non si era azzardato ad invitarlo a casa sua per più di qualche pomeriggio di studio. Certo, ad Hinata sarebbe piaciuto, ma non voleva risultare invadente o creare situazioni scomode per entrambi.
« Troverò un'altra soluzione. » concluse quindi per non scontentare Nagisa, così entusiasta di poter vedere Rei dopo un'intera settimana.
Terminò quindi la propria colazione e si apprestò ad uscire: quel giorno aveva lezione al mattino e appuntamento con Kageyama in palestra nel pomeriggio. Ovviamente erano subito entrati nella squadra di pallavolo dell'università, vista la loro ammissione per meriti sportivi, ed erano entrambi certi che presto sarebbero diventati titolari.
Lungo la strada, Hinata continuò a rimuginare sul problema per quella sera: non poteva tornare a casa e non poteva nemmeno autoinvitarsi da Kageyama o dai senpai, l'unica persona che poteva salvargli la vita era l'amica di vecchia data che in tutto quel tempo non aveva mai smesso di dispensargli saggi consigli. Prese quindi il cellulare da una tasca e richiamò il numero conosciuto.
« Yachi-saaaaaan! » esordì con voce lamentosa non appena la poveretta rispose alla chiamata.
La ragazza dall'altro capo della linea accolse l'invocazione disperata con un sussulto e un tono piuttosto perplesso.
« Hi-Hinata? Che succede a quest'ora di mattina? »
Il ragazzo le raccontò brevemente il problema augurandosi che almeno lei gli venisse in aiuto. Yachi abitava abbastanza distante per via della diversa università che frequentava e aveva anche una coinquilina, ma forse gli avrebbe permesso di dormire sul divano. Anche il pavimento andava bene, tutto era preferibile ad un ponte - o a chiedere a Kageyama e sorbirsi un rifiuto secco.
« Mi dispiace tantissimo! » rispose invece la ragazza. « Siccome oggi non ho lezione, sto andando alla stazione per tornare a casa. Passerò a Sendai tutto il weekend. »
Hinata si sentì crollare il mondo addosso: a quanto pareva non c'era modo di evitare una situazione imbarazzante o di causare disagio a qualcuno.
« Perchè non provi a chiedere a Kageyama-kun? » continuò la ragazza in tono sollecito, chiaramente intenzionata ad essere d'aiuto. « Anche se non ti ha mai ospitato, magari non gli creerebbe problemi. Anzi, potrebbe essere un'occasione per approfondire un po' il vostro rapporto. »
Yachi sapeva della loro relazione, anzi si poteva quasi dire che fosse stata il loro cupido fin dalle superiori, e sembrava che ogni volta s'impegnasse il più possibile per aiutarli a superare i loro problemi.
« É proprio questo il punto. » fece Hinata, mogio. « Non sono certo che lui lo voglia, o meglio, che se la senta. Dopotutto sono stato io che... Insomma, non voglio che si senta in obbligo solo perché è una persona gentile. »
Hinata probabilmente era l'unico sulla faccia della terra a definire Kageyama in quel modo, a maggior ragione perché l'altro non si era mai fatto scrupoli ad alzare la voce contro di lui e a strapazzarlo ogni volta che lo riteneva necessario. Però era anche vero che quando era con il rossino si esprimeva senza filtri e questo Hinata lo apprezzava immensamente, anche se avesse significato essere lasciato fuori casa di notte.
« Questo lascialo decidere a Kageyama-kun. » obiettò Yachi, ragionevole come sempre, e Hinata non poté che darle ascolto.
Avrebbe tentato di chiedere a Kageyama, alla peggio si sarebbe risolto ad elemosinare un tetto dai senpai chiedendo scusa all'infinito per il disturbo arrecato.

« Il ragazzo di Nagisa-san... voglio dire, del mio compagno di stanza, si ferma da noi per la notte. Non è che potrei... ehm... dormire sul tuo pavimento? »
Quella fu la richiesta, piuttosto stentata e decisamente patetica, che Hinata riuscì a rivolgere al compagno quel pomeriggio dopo le lezioni. In risposta ottenne un'occhiata glaciale e un: « Non se ne parla. » seccato.
Da una parte se l'era aspettato, ma non poté negare di esserci comunque rimasto male. In fondo sperava che Kageyama provasse un po' di pena per lui e forse fu proprio al sua espressione da cucciolo abbandonato che portò l'altro a giustificarsi.
« Questa sera devo studiare. »
« Di venerdì sera? Domani non c'è lezione e manca un bel po' al prossimo esame, non dirmi che sei così indietro!»
« Non sono affatto indietro, scemo! »
« Allora lasciami venire, andiamo! Prometto che non ti sarò di nessun disturbo! Me ne starò buono in un angolo e, se proprio vuoi, ti lascerò studiare. Oppure potremmo guardare un film o farci una partita a qualche videogioco. Sarà divertente! »
L'espressione di Kageyama chiariva perfettamente quanto la pensasse esattamente all'opposto e si stesse chiedendo cos'avesse fatto di male per trovarsi in quella situazione. Tanto che Hinata tornò a chiedersi se non stesse esagerando con le insistenze finendo per far sentire Tobio in obbligo.
« Però, se proprio non vuoi... » iniziò quindi abbassando lo sguardo.
« E va bene! » capitolò Kageyama con uno sbuffo infastidito. « Puoi venire, ma te ne starai tranquillo o ci metterò un attimo a metterti alla porta. »
Hinata gonfiò le guance e lo guardò malissimo, ma non poté fare altro che accettare quel compromesso.
Quando, nel tardo pomeriggio, rientrarono al dormitorio studentesco e Hinata passò dalla propria stanza per recuperare il necessario per la notte, Nagisa lo seguì per tutto il tempo con sguardo attento.
Il biondino era a conoscenza della situazione e dei timori del più giovane, avendogliene lui stesso parlato in alcuni momenti in cui si sentiva particolarmente in vena di confidenze.
« Rei-chan sarà qui tra poco. » commentò quindi. « Mi fa piacere che il tuo ragazzo abbia accettato di ospitarti, così magari riuscirai a convincerti una volta per tutte che non sta con te solo per farti un favore. »
Sorrise allusivo e Hinata arrossì suo malgrado.
« Non ho mai pensato che lo facesse! » protestò, ma l'espressione di Nagisa diceva chiaramente: “Non solo l'hai pensato ma l'hai anche detto”. « E... e va bene, magari una volta mi è scappato, ma Kageyama non farebbe mai una cosa del genere per sfizio! »
O almeno era quello che sperava dal profondo: Kageyama non era il tipo da perdere tempo con qualcosa che non gli interessava, quindi di certo non stava con lui come mero passatempo o perché gli faceva pena.
Infilò in una sacca una maglietta e un paio di pantaloncini da usare come pigiama, lo spazzolino e poco altro, e si preparò ad uscire più velocemente che poté per sfuggire ad altri commenti del suo coinquilino. Ma Nagisa non aveva ancora finito e lo seguì fin sulla porta dove lo attendeva Kageyama.
« Mi raccomando, Tobio-chan! Prenditi cura di Sho-chan come si deve! » squillò, prevenendo poi ogni commento da parte dei due sollevando un braccio in segno di saluto in direzione della strada oltre la ringhiera del corridoio. « Rei-chan! Ben arrivato! »
Approfittando della momentanea distrazione del biondino, Hinata afferrò Kageyama per un braccio e si affrettò a defilarsi.
Solo quando furono al piano inferiore, di fronte alla porta della stanza del moro, quest'ultimo si prese il disturbo di chiedere spiegazioni.
« Cosa intendeva Hazuki-san con prendermi cura di te? »
Hinata sgranò gli occhi e per un attimo nella sua mente aleggiarono le parole di Yachi di quella mattina: “Potrebbe essere un'occasione per approfondire un po' il vostro rapporto.”, che lo imbarazzarono al punto che rischiò di lasciarsi sfuggire di mano il piccolo zaino.
« Di non farmi dormire al freddo... suppongo... insomma... di essere ospitale... » balbettò non sapendo bene dove guardare e finendo per fissarsi i piedi.
Kageyma sbuffò seccato ed aprì la porta, facendogli cenno di entrare e precedendolo all'interno.
La stanza era molto diversa da quella che divideva con Nagisa, perennemente preda del caos, vista l'indole dei due occupanti, e con le pareti tappezzate di poster di pallavolo o nuoto. Quella di Kageyama era inaspettatamente ordinata e, a dirla tutta, anche piuttosto vuota. Per quanto conoscesse bene il carattere del compagno, Hinata dovette ammettere che si era aspettato un po' più di colore. A parte il letto, un piccolo angolo cottura e uno scaffale con i libri universitari, c'era ben poco altro. Ovviamente c'era un pallone sul pavimento e la divisa della squadra della scuola appesa all'armadio. Quando però i suoi occhi si posarono sulla parete di fronte, il sorriso nacque spontaneo sulle sue labbra. Proprio sopra la testata del letto faceva bella mostra di sé il poster che Yachi aveva realizzato in prima superiore per raccogliere fondi per il club di pallavolo, quello che ritraeva Hinata come il nuovo Piccolo Gigante. Poteva benissimo essere un semplice ricordo di quel periodo, ma Shoyou ne fu comunque lusingato.
« Tieni ancora quel poster! » commentò con entusiasmo e con le guance rosse questa volta per la piacevole sorpresa.
Come si aspettava, la risposta fu un borbottio indistinto, volto più che altro a sottolineare la scarsa importanza della cosa. Hinata però non avrebbe lasciato perdere facilmente.
« Beh, lascia almeno che sia felice del fatto che hai una mia foto in camera. É molto tenero. » disse.
« Tenero?! »
Kageyama si voltò di scatto, pronto probabilmente ad urlagli contro come al solito, ma s'interruppe quando notò il suo sorriso.
« Beh, lo è. Mi preoccupavo ma forse non ne avevo motivo. »
Rimasero a fissarsi per alcuni istanti, Hinata sempre con quel sorriso felice, Kageyama piuttosto perplesso. Alla fine si piazzò le mani sui fianchi e aggrottò le sopracciglia come faceva ogni volta che qualcosa non gli tornava.
« Di cosa ti stavi preoccupando esattamente? »
Quella era l'espressione intimidatoria che ogni volta metteva in crisi Hinata, facendogli venire istintivamente voglia di chiedere scusa anche se non aveva fatto nulla di male. Inoltre sarebbe stato decisamente imbarazzate ammettere che temeva di non essere “sufficientemente amato”, suonava come un discorso estremamente egoistico, oltre che infantile. Per questo si pentì all'istante di quelle riflessioni insensate e decise di accantonarle una vota per tutte.
« Una sciocchezza di cui non vale nemmeno la pena parlare. » affermò quindi con un'alzata di spalle e un sorriso luminoso.
Si avvicinò a Kageyama e gli prese il volto tra le mani, sempre con quell'espressione gioiosa. L'altro lo lasciò fare, inclinando la testa di lato, come se non capisse dove volesse andare a parare, ma meno imbronciato di prima. Hinata aveva sempre pensato che gli occhi di Tobio fossero stupendi, quel blu profondo lo affascinava e qualunque sfumatura assumesse a causa dell'umore restava comunque meraviglioso. Anche ora che aveva quell'aria poco convinta, Hinata non riusciva a smettere di fissarlo. Forse, si disse, se per una volta avesse messo da parte l'imbarazzo e si fosse comportato in modo dolce, anche Kageyama si sarebbe sciolto un po'.
« Me lo dai un bacio, Kageyama-kun? Così smetterò del tutto di pensarci. »
Per tutta risposta l'altro arrossì, ma questa volta non distolse lo sguardo, anzi assecondò i movimenti di Hinata che si era alzato sulle punte dei piedi. Le loro labbra s'incontrarono a metà strada in un contatto dolce, appena un po' esitante. Hinata sollevò le braccia e gli circondò le spalle, mentre Kageyama, dopo un istante di incertezza, lo strinse in vita. Iniziò come un gesto del tutto privo di malizia eppure, senza nemmeno rendersene conto, di lì a poco si ritrovarono prima seduti e poi distesi sul letto dell'alzatore. Fino a quel momento era capitato molto raramente che si trovassero in una situazione del genere e comunque non si erano mai spinti oltre un certo limite. Hinata non se n'era mai particolarmente preoccupato, certo che quando fosse giunto il momento tutto si sarebbe svolto nel modo più naturale possibile e Kageyama avrebbe saputo rendere quell'esperienza straordinaria almeno quanto le loro giocate. Per questo motivo anche in quel momento lasciò che fosse l'istinto a guidarlo e che le sue mani si muovessero assecondando lo stesso intuito che le indirizzava sul campo. Senza fermarsi a riflettere nemmeno un secondo, si mise a cavalcioni del bacino del compagno, perdendosi completamente nel contatto caldo dei suoi baci. Gli si strusciò addosso, mugolando leggermente per la sensazione piacevole che questo gli provocava e finendo per sollevargli e alla fine sfilargli la maglietta. S'interruppe solo per il tempo necessario a fare lo stesso con la propria, prendendo fiato per un attimo e rendendosi conto di essere irrimediabilmente eccitato. La sensazione era che l'aria intorno a sé fosse incandescente e che i punti dove le mani di Kageyama lo toccavano, nello specifico sui fianchi ancora avvolti dai pantaloni, scottassero. Si concesse solo un istante per inspirare ad occhi chiusi l'aria rovente poi abbassò lo sguardo sul compagno, ansioso di incontrare quelle iridi luminose e curioso di vedere che effetto avessero su di esse quelle sensazioni. Tutto si sarebbe aspettato tranne quello che effettivamente vide: al contrario suo Kageyama era pallido e rigido, con lo sguardo sfuggente. Sembrava che non trovasse nulla di piacevole in quello che stava succedendo e questo deluse parecchio Shoyou. Che non fosse abbastanza bravo? Forse, nella sua inesperienza, aveva fatto qualcosa di sbagliato.
« Kageyama-kun... » provò a chiamarlo, timoroso.
Tuttavia quello mantenne la testa voltata in modo da non dover incrociare il suo sguardo. Hinata iniziò seriamente a preoccuparsi e i suoi timori tornarono a galla uno dopo l'altro.
« Cosa c'è? Ho... ehm... sbagliato qualcosa? Pensavo che anche tu... » iniziò sempre più titubante, accennando a spostarsi. Dopotutto, se quello era il risultato, era meglio che si levasse di lì in fretta.
« No! » esclamò seccamente Kageyama. « Volevo dire... non hai sbagliato niente... » si affrettò a rettificare. « É solo che io... non... Insomma, c'era un motivo se non ti ho mai invitato a passare la notte qui. »
Quelle parole, se possibile, peggiorarono ulteriormente lo stato d'animo di Hinata. Allora aveva ragione a temere, in fondo Kageyama non desiderava fare certe cose con lui, e questo portava alla diretta conseguenza che probabilmente non lo amava affatto. Non nel modo che Hinata intendeva, almeno.
Abbassando lo sguardo, il rossino si rannicchiò in un angolo del letto.
« Ho capito. Beh, non ti devi preoccupare, davvero. Anzi, scusami se ho insistito. Ora... ora chiamo Suga-san e gli chiedo se... »
« Cosa?! No! Ma che accidenti ti sei messo in testa! Non voglio che tu vada dai senpai! »
L'esclamazione improvvisa di Kageyama spiazzò Hinata, confondendolo definitivamente: Tobio non voleva stare con lui, ma non voleva nemmeno che se ne andasse, quindi cosa avrebbe dovuto fare? Si sentiva incredibilmente sconfortato.
Dal suo angolino sentì il moro prendere un profondo respiro, come quando si preparava al servizio in un momento particolarmente delicato di una partita. Si alzò a sedere ma non si allontanò ulteriormente, pur rimanendo con lo sguardo fisso sul pavimento.
« Non ti ho mai invitato perché... insomma io... immaginavo che sarebbe finita così e non ero certo di quello che avrei dovuto fare. »
Le sue guance erano tremendamente arrossate ed era chiaro quanto gli costasse quella sorta di ammissione.
« Probabilmente, anzi certamente, tu avevi delle aspettative, mentre io in realtà non so bene come... comportarmi e questo mi rende... ansioso. »
Il suo tono di voce divenne sempre più basso finché le ultime parole vennero borbottate in modo quasi incomprensibile. Hinata rimase a fissare il proprio ragazzo basito. Ansia? Ansia da prestazione? Kageyama? Sembrava uno scherzo.
Se gliel'avessero raccontato, non ci avrebbe mai creduto e avrebbe liquidato il tutto con una risata, ma davanti a quella confessione non avrebbe potuto buttarla sul ridere neanche volendo. Anzi, improvvisamente, da vittima della situazione, si sentì colpevole di tutto, per aver forzato la mano e non aver capito quanto il suo ragazzo si sentisse a disagio. Fuori dal campo Kageyama si stava rivelando inaspettatamente insicuro e questo gli causava, oltre al senso di colpa, anche una terribile tenerezza.
« Ehi, Kageyama-kun... » iniziò, gattonando sul materasso fino a raggiungerlo. « Non è un problema, ok? Anzi, scusami. Ero tutto perso nelle mie paranoie del “Allora non mi ama” e non mi sono reso conto che ti stessi preoccupando troppo. Non ho tenuto conto dei tuoi sentimenti, mi dispiace. »
Si accucciò di fronte a lui e finalmente Tobio si voltò a guardarlo: aveva quell'espressione spaventosa di quando tentava di essere amichevole in campo, ma questa volta Hinata non ne ebbe paura, anzi provò l'istinto di sorridere.
« Facciamo così: » continuò condiscendente. « Adesso mi metto qui, sul pavimento, e ci guardiamo un film, ok?»
Certo, non era la soluzione più entusiasmante del mondo, soprattutto considerando in che situazione si trovavano solo pochi istanti prima, ma non poteva né farne una colpa a Kageyama, né tanto meno atteggiarsi a uomo vissuto quale non era. Dunque meglio fare buon viso a cattivo gioco e tentare di passare almeno una serata piacevole.
« Poi stenderò qui il futon e non ti darò nessun fastidio. » concluse sedendosi a terra e sperando così di tranquillizzare l'altro.
Kageyama invece non sembrava affatto di quell'avviso, infatti assunse l'espressione più irritata e infastidita che Hinata gli avesse mai visto.
« Non mi sembra di aver mai detto di volerti così lontano, stupido di un Hinata! Vieni subito qui! »
Shoyou lo fissò incredulo e si alzò lentamente per raggiungerlo, solo per venire afferrato per un braccio e bruscamente trascinato sul materasso.
« Volevi dormire qui? Quindi stanotte dormirai qui, non accetto obiezioni! Altrimenti il tuo coinquilino mi accuserà di maltrattarti! »
Il volto di Kageyama era talmente rosso mentre lo diceva che l'altro, entusiasta, lo abbracciò di slancio ridendo. Ne scaturì una piccola lotta che culminò in una serie di burbere carezze da parte dell'alzatore e tanti piccoli baci schioccati dal rossino in ogni punto che riusciva a raggiungere.
Quella notte Hinata non dormì sul pavimento come previsto, ma si accoccolò felice tra le braccia del suo ragazzo brontolone e dal rossore facile. L'ultimo pensiero che gli attraversò la mente prima di cedere al sonno fu che non era necessario precipitare le cose o farsi paranoie, Kageyama restava sempre Kageyama e avevano tutto il tempo del mondo. Andava benissimo anche così.

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