[Doukyuusei] Angeli nella neve

Dec 26, 2016 00:26

Titolo: Angeli nella neve
Fandom: Doukyuusei (Compagni di classe)
Rating: verde
Personaggi: Rihito Sajou, Hikaru Kusakabe
Pairings: Kusakabe/Sajou
Disclaimer: Doukyuusei e i suoi personaggi appartengono a Nakamura Asumiko.
Note: Questa storia partecipa al contest “Christmas Game - Puzzle Time” a cura di Fanwriter.it. Prompt: Angeli nella neve.
Dedicata alla mia beta, che mi ha fatto scoprire questo dolcissimo manga, sperando che sia più decente della precedente.
Beta:
Word count: 1693 (fdp)

Era il 21 di dicembre, primo giorno d'inverno. Quasi non si poteva credere che fino al giorno prima fosse ufficialmente autunno, non mentre i fiocchi di neve cadevano lenti e abbondanti oltre i vetri leggermente appannati. La guancia appoggiata sul palmo della mano, Sajou fissava il prato ricoperto dalla coltre bianca fuori dalla finestra con occhi persi. Era già passato un mese da quel giorno. Allora sì che era autunno, le foglie secche cadevano volteggiando dagli alberi e bastava una sciarpa per coprirsi a sufficienza. Il giorno in cui non aveva dato una vera risposta ad un domanda importante che gli era stata fatta, ma un gesto era valso più di mille parole.
E ora si trovava lì, in quella biblioteca calda, in compagnia della persona che quella domanda l'aveva posta e che in così poco tempo aveva finito per diventare un punto focale della sua esistenza.
Kusakabe, seduto di fronte a lui, aveva il volto appoggiato alla mano in una posa quasi speculare, gli occhi chiusi e i capelli chiari che gli ricadevano in ciocche ribelli sulla fronte. Guardarlo trasmetteva una piacevole sensazione di pace. Ma non era per quello che si trovavano lì.
« Se mi chiedi di aiutarti a studiare per il compito in classe di domani e poi ti metti a dormire, non ha alcun senso che io sia qui. » brontolò Sajou, distogliendo lo sguardo e incrociando le braccia.
Le palpebre del ragazzo davanti a lui si sollevarono lentamente.
« Scusami, ma questo calduccio concilia meravigliosamente il sonno. »
Uno sbadiglio e uno strofinarsi di occhi furono i gesti che seguirono.
« Se uscissimo a fare due passi per sgranchirci le gambe sono certo che la sonnolenza mi passerebbe. Guarda, la neve è bellissima e ancora nessuno ci ha camminato sopra! » continuò Kusakabe, sporgendosi in avanti. « Andiamo... Ti prometto che dopo m'impegnerò seriamente! »
Sajou gli lanciò un'occhiata scettica da dietro le lenti, ma finì per capitolare di fronte a quegli occhioni da cucciolo che sembravano implorarlo.
Accidenti a Kusakabe, e accidenti anche a sé stesso, era sempre stato convinto che quel genere di moine non gli avrebbe fatto né caldo ne freddo.
« Va bene, ma solo cinque minuti. » concesse. « Non abbiamo tempo da perdere e se non impari quelle formule prenderai un altro votaccio nel compito di algebra. »
Kusakabe sembrava fin troppo entusiasta mentre si alzava e s'infilava il cappotto e la sciarpa. In realtà non era cosa di cui stupirsi, ora che ci faceva caso Kusakabe sembra sempre entusiasta di qualcosa, al punto che era un piacere osservarlo. Era una fonte inesauribile di energia, che a volte si liberava in esclamazioni a voce troppo alta o in gesti particolarmente eclatanti. Sajou si ritrovò a chiedersi come avesse potuto non notare tutti quei particolari prima: da quando stavano insieme aveva scoperto particolari atteggiamenti e lati del carattere dell'altro a cui non aveva mai fatto caso. Potevano essere gli “occhi dell'amore”, si disse con una mezza smorfia, o semplicemente il suo spirito d'osservazione si era focalizzato, era comunque innegabile che Kusakabe attirasse la sua attenzione sempre e comunque.
Quando uscirono dalle porte a vetri della biblioteca, lo sbalzo termico fece arrossare loro le guance e, per reazione, Sajou affondò il volto nella sciarpa fino a coprirsi il naso.
« Si gela. » brontolò.
« É bellissimo! » fece eco Kusakabe correndo avanti.
Aggirarono l'edificio, fino a raggiungere il cortile sul retro, non visibile dalle finestre e dove nessuno a quell'ora e con quella temperatura, li avrebbe disturbati.
La coltre bianca si stendeva a coprire ogni cosa, alberi, cespugli, le poche panchine e la tettoia che sovrastava l'ingresso di servizio. Immacolata, si apriva davanti a loro come un'immensa tela da dipingere.
« Mi chiedo se la neve ama gli alberi e campi, che li bacia così dolcemente. E li copre come con una morbida trapunta bianca; e forse dice “Andate a dormire, cari, finché non arriva l’estate di nuovo.”»
La voce di Kusakabe gli giunse morbida alle orecchie, come attutita essa stessa dalla neve.
« É una citazione? » chiese Sajou sussurrando suo malgrado. Non c'era nessuno che avrebbe potuto disturbare, ma gli veniva istintivo.
« Già. “Alice nel paese delle meraviglie”. » fu la risposta. « L'ho letto un sacco di tempo fa e non ricordo molto, ma alcune frasi mi sono rimaste impresse. »
Sajou ogni volta si stupiva di come Kusakabe se ne saltasse fuori citando romanzi, poesie o canzoni, non lo si sarebbe detto il tipo. Eppure trovava questo suo lato particolarmente attraente.
Mentre ancora lo fissava, Kusakabe corse avanti, lasciando impronte scure sul manto nevoso.
« Vieni! » lo incitò agitando un braccio per invitarlo ad avvicinarsi. « Facciamo gli angeli! »
Senza aspettare una risposta, si lasciò cadere all'indietro nell'aiuola, rabbrividendo quando l'abbraccio gelido lo avvolse. Allargò braccia e gambe e prese ad agitarle, ridendo come un bambino e lasciando l'impronta dei suoi movimenti nella neve.
Aveva un sorriso così bello che Sajou non poté fare a meno di accettare il suo invito, stendersi accanto a lui ed imitarlo, per quanto infantile potesse apparire quel gesto. Tuttavia si rialzò nel giro di un paio di secondi, rabbrividendo e stringendosi nel cappotto.
« Sei matto, fa freddissimo! » esclamò affondando di nuovo nella sciarpa.
« Sei troppo freddoloso! » ribatté Kusakabe ridendo e balzando in piedi per stritolarlo in un abbraccio.
I capelli biondi erano fradici di neve e gli s'incollavano al volto, facendo finire alcune goccioline gelate anche oltre la sciarpa di Sajou.
« Ehi, Sajou... » continuò avvicinando il proprio volto a quello del ragazzo e facendolo rabbrividire ancora di più. « Qui non c'è proprio nessuno... »
La sua pelle arrossata dal freddo e i suoi occhi che lo fissavano languidi da così vicino non erano esattamente la visione più semplice da sopportare, quindi Sajou sviò lo sguardo affondando ancora di più nella sciarpa: era più che chiaro dove l'altro volesse andare a parare. Non che gli dispiacesse, ovviamente, ma erano comunque nei pressi della scuola e non si poteva mai sapere.
« Ehm... »
« Andiamoooo... »
Sajou lo sbirciò di nuovo di sottecchi e mosse alcuni passi per avvicinarsi al muro dell'edificio, in modo da non essere proprio in mezzo al cortile.
« Sei tutto gelato, ti prenderai un raffreddore. » gli fece notare per tentare in qualche modo di tenere  a bada l'imbarazzo.
« Posso baciarti? »
Kusakabe era diretto come sempre nelle sue richieste.
« Non dovrebbe essere necessario chiederlo. »
« Una volta mi hai detto di no. »
« Non mi pare che questo ti abbia fermato... »
L'obiezione, mormorata in tono affatto convinto, sfumò quando le labbra di Kusakabe incontrarono le sue in un bacio tenero. Sajou vi si abbandonò, socchiudendo gli occhi e lasciando che tutto il bianco e il silenzio in cui erano immersi non diventasse altro che una cornice mentre il vero quadro, la vera scena importante, si stava svolgendo lì, sotto quella tettoia, accanto a quel muro grigio. Non aveva importanza quanto il mondo fosse asettico sotto la neve, bastava il biondo dei capelli di Kusakabe, il rosso della sua sciarpa, il blu del suo cappotto, perché brillasse più luminoso che mai.
« Ehi... Che c'è di così divertente? » sussurrò Kusakabe contro la sua guancia.
Sajou continuò a sorridere anche se non si era nemmeno accorto di farlo.
« Mi chiedevo se fossi come la neve di Alice. »
Kusakabe gli restituì uno sguardo perplesso, inclinando la testa di lato, prima di afferrare il significato di quelle parole sibilline.
« Se volevi un altro bacio bastava dirlo! » ridacchiò, ricevendo per tutta risposta un'occhiata obliqua  da dietro le lenti.
« Scemo. Dobbiamo tornare dentro, avevi detto solo cinque minuti e poi devi asciugarti. »
« Tu avevi detto solo cinque minuti. »
E Sajou non se la sentì più di protestare quando lo baciò di nuovo.

« Tempo scaduto. Giù le matite! »
La voce del professore riscosse Sajou dalla concentrazione con cui stava ricontrollando le ultime risposte, mettendo fine al tempo a disposizione per il compito in classe.
Mentre i fogli venivano ritirati, il ragazzo si voltò all'indirizzo di Kusakabe, seduto alcuni banchi dietro il suo, curioso di vederne le reazioni. Chissà se il ripasso di algebra del giorno prima aveva dato i suoi frutti?
Tuttavia si stupì di vedere il biondo con la testa sul tavolo.
Al cambio dell'ora si avvicinò circospetto e, alle sue domande l'unica risposta che ottenne fu: «Sono caduto con onore. »
Una mano sulla fronte di Kusakabe fu sufficiente a capire quale fosse il problema e a pregare un compagno di avvisare il professore del motivo della loro assenza alla lezione successiva.
« Credevo che gli stupidi non prendessero il raffreddore. » scherzò Sajou mentre aiutava il compagno a stendersi sul letto dell'infermeria.
« Non sono più stupido dopo che mi hai fatto lezione. » ribatté Kusakabe infilandosi sotto le coperte e tirandosele fin sul naso. « E comunque al compito in classe ho fatto del mio meglio, sarai fiero di me. »
« Come se avessi bisogno di esserlo di più... » mormorò Sajou prendendo una sedia ed accomodandosi accanto al letto.
« Come...? Ah, se non torni subito in classe perderai la prossima lezione. »
Lo sguardo di Sajou si spostò dal piano della scrivania alla finestra che dava sul cortile: stava ancora nevicando e il mondo là fuori era completamente candido. Chissà se gli angeli che avevano disegnato il giorno prima sul retro della biblioteca erano già stati ricoperti da un nuovo strato?
« Non ha importanza. » rispose. « Sul tavolo c'è un appunto che dice che la dottoressa è in presidenza a controllare la caviglia del vicepreside. Ricordi che ieri dicevano fosse scivolato sul ghiaccio dell'ingresso? Resterò qui a farti compagnia finché non torna. »
Quando riportò lo sguardo su Kusakabe, scoprì che aveva gli occhi chiusi e si era probabilmente assopito. Doveva essere davvero stanco: affrontare un compito in classe impegnativo come quello con la febbre non doveva essere stata una passeggiata.
Sajou si sporse in avanti e gli sfiorò la fronte calda con le labbra.
« Buon riposo. »

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