Titolo: Galeotto fu il ballo (per chi ci andò e per chi no)
Fandom: Big Four (crossover Disney/Dreamworks)
Rating: verde
Personaggi: Jack Frost, Elsa, Merida, Hiccup, comparse: Rapunzel, Anna, Kristoff, Bunnymund, Toothless
Pairings: Jack/Elsa, Hiccup/Merida
Disclaimer: Tutti i suoi personaggi appartengono a Disney e Dreamworks.
Note: Questa storia partecipa(va) al contest “Christmas Game - Puzzle Time” a cura di Fanwriter.it. Prompt: Harry Potter!AU
Beta:
Word count: 6835 (fdp)
Come ogni anno durante le festività invernali, Hogwarts risplendeva di mille luci dorate. La Sala Grande era stata allestita con enormi alberi di Natale addobbati con fiocchi brillanti e nell'aria galleggiavano decine di candele che diffondevano il loro tenue e caldo bagliore. Il soffitto, sgombro da ogni nuvola, mostrava un immenso firmamento di stelle luminose tra le quali, a tratti, faceva capolino un timido fiocco di neve. Nei grandi camini ardevano fuochi che riscaldavano tutta la sala e nell'aria aleggiava costantemente il profumo dei pancake e dei dolci natalizi. Fuori dalle ampie vetrate la neve reale cadeva abbondante, ricoprendo il castello, il parco circostante e il lago. Di certo persino la piovra gigante si era rifugiata nelle profondità più oscure per sfuggire al ghiaccio.
Quell'anno il numero degli studenti rimasti a scuola per le vacanze era superiore alla media, complici la neve e il ghiaccio che rendevano difficili gli spostamenti in treno. Per questo motivo la presidenza aveva deciso di organizzare una serie di eventi nei giorni di festa e quello più atteso era senza dubbio il gran ballo di capodanno che si sarebbe svolto di lì a due giorni.
Questo però non esentava gli studenti dal dover poi presentare i compiti delle vacanze opportunamente svolti ed era per quel motivo che tre ragazzi in particolare si trovavano seduti ad un tavolo della Sala Grande, con tazze di cioccolata fumanti e lunghi rotoli di pergamena davanti.
« Tutto mi sarei aspettato, tranne di passare la giornata a scrivere un tema sugli snasi. » brontolò quello che indossava la divisa di Serpeverde, allungando una mano verso la propria tazza e soffiandoci sopra.
« Non prendertela, Jack. » tentò di consolarlo l'amico, che portava i colori giallo e nero di Tassorosso. « Poteva andarci peggio, poteva essere un tema sui grifoni ed occuparci tutta la settimana. »
« Hiccup ha ragione e poi gli snasi sono carini. » aggiunse la ragazza seduta di fronte a loro, avvolta nella mantellina blu di Corvonero. « Il professore di cura delle creature magiche è un fan di Newt Scamander quindi era ovvio che anche per queste vacanze ci avrebbe dato un tema su una delle sue preferite. »
« Fai presto a parlare tu, Punzie, passeresti ore a scrivere di qualunque argomento. Io invece mi annoio a morte. »
I tre frequentavano il quarto anno e, sebbene appartenessero a Case diverse, avevano fatto facilmente amicizia fin dai primi tempi di permanenza a scuola. Nonostante i caratteri diversi erano il perfetto esempio che la collaborazione tra Case era possibile, con grandi benefici per tutti. Inoltre, in quel momento, mancava all'appello proprio l'appartenente all'ultima Casa, i tanto celebrati Grifondoro.
« A proposito, che fine a fatto Merida? » chiese Hiccup guardandosi attorno quasi si aspettasse di veder spuntare l'amica da un momento all'altro. « Non doveva fare anche lei il tema sugli snasi? »
« Mer è alla riunione della sua squadra di Quidditch con Anna, ci raggiungerà più tardi. E vorrà di certo copiare il mio tema. » disse Rapunzel con un sospiro, mentre Jack esclamava tutto giulivo: « Non riesci proprio a togliertela dalla testa, eh? Quando ti deciderai a fare qualcosa per questa fissazione? »
Hiccup lanciò un'occhiataccia all'amico e quasi gli strillò contro.
« Non ho nessuna fissazione, era solo una domanda! Smettila con questa storia! »
Reazione che, prontamente, suscitò l'ilarità degli altri due, pienamente al corrente della cotta che il giovane Tassorosso aveva per la rossa dalla chioma ribelle e dal carattere indomabile. Certo, tutti erano consapevoli del difficile esito di quel sentimento, ma questo non impediva loro di incoraggiare - e a volte prendere in giro - il povero Hiccup.
Per contro, Hiccup stesso non si lasciava sfuggire l'occasione di stuzzicare Jack, piuttosto famoso tra la popolazione femminile della scuola.
« A proposito, hai già deciso quale delle tue mille fan inviterai al ballo? Dev'essere stressante anche avere così tanta scelta! »
Quella battuta non produsse altro che una smorfia infastidita: Jack era già stato più volte disturbato dal gruppetto che si definiva il suo “fan club” ed esortato a scegliere una di loro come dama, ma non provava nei loro confronti nessun interesse. Un conto era scherzare e giocare al casanova, tutt'altro essere messo sotto pressione quando non aveva nessuna intenzione di avere a che fare con loro.
« Non m'interessano quelle ragazze e non me ne importa un fico secco del ballo! » sbottò, come se stesse rispondendo ad un'offesa personale ed immusonendosi all'istante.
In ogni caso l'unica persona con cui avrebbe desiderato andarci, non l'avrebbe mai guardato, non nel modo in cui lui la guardava sempre, almeno. Gli sembrava lontana e irraggiungibile anche quando magari era lì a due passi e tutto quello che riusciva a fare erano battute sciocche che finivano per innervosirla.
« Buongiorno, Elsa! »
La voce squillante di Rapunzel sembrò quasi evocare l'oggetto dei suoi pensieri, facendolo voltare di scatto.
Alle sue spalle stava passando un gruppetto di ragazze Corvonero, tra le quali spiccava la Caposcuola del sesto anno, una fanciulla dall'aria seria e compassata ma dall'innegabile bellezza. Abitualmente portava i capelli biondi legati in uno chignon che le dava una parvenza quasi austera ma quando rivolse lo sguardo verso il gruppetto al tavolo, i suoi occhi azzurri s'illuminarono mentre sorrideva.
« Occhi belli come il ghiaccio... » si ritrovò a pensare Jack, incantato.
« Buongiorno, Rapunzel. » rispose la ragazza, in tono gentile. « Buongiorno, Hiccup. Jack. »
Li conosceva tutti, essendo amici di sua sorella, che condivideva la stanza e la squadra di Quidditch con Merida, ed era sempre stata cortese nei loro confronti. Rapunzel in particolare l'ammirava tantissimo, come si poteva ammirare qualcuno delle classi superiori dalle grandi capacità e a cui era stato affidato un ruolo importante.
Quando il suo sguardo si posò su di lui, il giovane Serpeverde rabbrividì leggermente: quel giorno Elsa lo stava guardando in modo strano, come se il suo sorriso gentile fosse velato da una sorta di perplessità. Che avesse qualcosa di strano sulla faccia? Gli erano rimasti i baffi di cioccolata? O magari... magari lo trovava particolarmente affascinate?
« Sì, certo, Jack. E poi gli asini volano. » si rimproverò mentalmente.
Quando il gruppetto proseguì oltre e Jack riportò l'attenzione sugli amici, si ritrovò davanti due sorrisetti che lasciavano poco all'immaginazione e non poté far altro che abbassare la testa e fingere che il tema sugli snasi fosse il suo unico interesse in quel momento.
Stavano lavorando in silenzio da alcuni minuti, cosa estremamente rara che denotava quanto a Jack fosse passata la voglia di scherzare, quando una nuova interruzione piombò loro tra capo e collo.
« Ragaaaaazzi!!! »
Alzando lo sguardo videro due ragazze con la divisa di Grifondoro avvicinarsi di gran carriera: una rossa con una cascata di ricci che le ricadevano disordinatamente sulla schiena e l'altra con due trecce che sobbalzavano ad ogni passo di corsa.
« Merida! Anna! É finita la riunione? » le salutò Rapunzel agitando una mano.
« Sì, abbiamo messo a punto una strategia infallibile! Non vedo l'ora di tornare ad allenarmi, al prossimo torneo stracceremo le serpi! » esclamò Merida infervorata, lasciandosi cadere sulla panca a lato dell'amica. Anna la imitò con un sorriso soddisfatto.
« Ehi! » protestò invece Jack, con un'occhiata trova. « Ti ricordo che il Cercatore di Serpeverde sono io e non mi risulta che tu mi abbia mai stracciato! »
« Ah, no? Allora hai la memoria corta! »
Mentre i due si mettevano inevitabilmente a battibeccare su chi fosse più bravo e chi avesse sconfitto più volte l'altro, Anna si sporse oltre la compagna di squadra per rivolgersi a Rapunzel.
« Jack è di cattivo umore? É successo qualcosa mentre eravamo alla riunione? »
La ragazza scosse la testa con l'aria di chi la sapeva lunga e si portò una mano a coprire la bocca mentre sussurrava: « É passata tua sorella e sai che effetto gli fa... »
Anna sospirò rassegnata.
« Chissà perché Elsa non gli piace? É una brava persona e non è mai stata scortese con lui. »
A quella risposta fu la volta di Rapunzel di alzare gli occhi e sospirare.
« Elsa non è mai scortese con nessuno, Anna, ma credo che non sia precisamente questo il punto. »
In quel momento, nel salone delle feste del castello, a poca distanza dalla Sala Grande, la stessa Elsa si stava ponendo delle domande. L'esclamazione fatta da Jack Frost poco prima l'aveva colpita e addolorata per una serie di motivi così diversi tra loro che faticava a fare chiarezza nei suoi stessi pensieri. Sentire che qualcuno non era interessato al ballo dopo che lei e gli altri Capiscuola ci stavano lavorando da giorni era frustrante, sì, ma allo stesso tempo era dispiaciuta che questo ostentato disinteresse fosse causato da una situazione di disagio. Se a Jack non importavano le ragazze che gli giravano attorno, non era giusto che queste continuassero a tormentarlo. Anche perché, se si fermava a riflettere e ad immaginare il ragazzo che ballava con una delle sue “fan”, una stretta allo stomaco le impediva di proseguire la scena. Quella era certamente la dimostrazione che non fosse la migliore delle idee.
Allo stesso tempo, però, non poteva tollerare che qualcuno se ne stesse tutto immusonito durante le feste. Jack era un tipo allegro e spensierato, se il suo cattivo umore era dovuto al fatto di non avere qualcuno di adatto con cui andare al ballo, allora forse lei avrebbe potuto essere d'aiuto.
« Elsa... »
Forse avrebbe potuto presentargli qualcuno. Se non gli interessavano le ragazze, allora avrebbe dovuto trovare qualcuno di più adatto.
« Elsa... »
Dopotutto lei non era certo il tipo da avere dei pregiudizi. A Jack piaceva il Quidditch, era un eccellente Cercatore, quindi qualcuno con la stessa passione sarebbe stato l'ideale per iniziare.
« Elsa! »
« Eh? »
La voce di Kristoff la riscosse giusto un attimo prima che la stalattite di ghiaccio che stava creando con la magia diventasse troppo pesante e si spezzasse per il suo stesso peso, finendo in mille pezzi sul pavimento.
Il fracasso fece sobbalzare tutti i presenti, che stavano lavorando all'allestimento della sala.
« Mi dispiace! » esclamò la ragazza, mortificata. « Ero sovrappensiero e... »
Il Caposcuola di Tassorosso le si avvicinò sollecito.
« Va tutto bene? Ti sei fatta male? »
« Sto bene, Kristoff, ti ringrazio. Davvero, ero solo distratta. »
Un colpo di bacchetta e il disastro di ghiaccio sparso sul pavimento scomparve.
Il salone delle feste era addobbato come un'enorme caverna di ghiaccio ed Elsa, particolarmente esperta nelle magie che avevano a che fare con questo elemento, era stata incaricata delle rifiniture. Le pareti brillavano come se fossero state di cristallo, dal soffitto cadevano soffici fiocchi di neve e stalattiti e stalagmiti di ogni forma davano un tocco di realismo pur non trasmettendo il gelo che avrebbero emesso nella realtà. Il risultato era molto suggestivo e piuttosto spettacolare: la magia che impediva al ghiaccio di sciogliersi era stata un tocco di classe, nessuna delle decorazioni si sarebbe rovinata nel corso della serata, pur consentendo di mantenere una temperatura confortevole per gli studenti.
Essendo Elsa una delle più portate nelle magie che avevano a che fare con il ghiaccio, era anche quella che maggiormente aveva lavorato alla scenografia, e sicuramente era quello il motivo per cui era rimasta tanto delusa nel sentire Jack parlare in quel modo. Sicuramente non c'erano altri motivi oltre al suo orgoglio ferito di Caposcuola e di studentessa modello. Inoltre il suo istinto di sorella maggiore le diceva che doveva assolutamente fare qualcosa per qualcuno che aveva l'età della sua sorellina e stava passando le feste in modo triste. Chissà perché Jack non era tornato a casa? Ripensandoci sapeva davvero poco di lui: ricordava discorsi fatti da Anna sul fatto che vivesse con uno zio e avesse una sorella più piccola, ma nulla sui suoi genitori o il resto della famiglia. Forse non aveva nessuno da cui tornare a Natale, forse era anche il senso di solitudine a farlo sentire insofferente a certi approcci. Di certo aveva bisogno di trovare qualcuno che lo capisse, qualcuno che andasse oltre le amicizie come Hiccup, Rapunzel o Merida.
« Kristoff! » esclamò all'improvviso, fulminata da un'idea.
Il Caposcuola di Tassorosso sobbalzò e si voltò a fissarla con aria circospetta, quasi intimorito da quel tono imperioso.
« Tu andrai al ballo con Anna, vero? » continuò Elsa per introdurre il discorso.
Sua sorella e Kristoff si frequentavano ormai da un po' e sebbene all'inizio fosse stato difficile accettarlo, ora poteva dire di esserne venuta a patti e che il ragazzo poteva essere davvero quello adatto ad Anna. Lui, tuttavia, a volte mostrava ancora timore del suo giudizio. Chissà se davvero appariva così fredda da intimorire le persone?
« Ehm... Sì, l'idea era quella. » rispose l'interpellato tentennando un poco. « É successo qualcosa? »
« Oh, no, tutt'altro! Sono sicura che sarà una splendida serata! Solo mi chiedevo se non potessi darmi un piccolo aiuto. »
L'espressione di Kristoff si tranquillizzò e il ragazzo si apprestò ad ascoltarla seriamente: quando si trattava di dare una mano a qualcuno era sempre in prima linea.
« Ecco... mi chiedevo... anche tu giochi a Quidditch e frequenti diversi giocatori appassionati, vero? Sai se qualcuno di loro è libero per il ballo? O magari è in cerca di qualcuno con cui andarci? Non guardarmi così, non è certo per me! C'è una persona che fatica a trovare un partner con interessi in comune e vorrei essergli d'aiuto.»
Se Kristoff sulle prime poteva aver pensato che Elsa stesse cercando una scusa per trovarsi un accompagnatore, quelle parole chiarirono in fretta che si stava sbagliando.
Dopo alcuni istanti di riflessione, il giovane Tassorosso schioccò le dita.
« Sì, qualcuno c'è! » esclamò. « É un mio amico, il capitano di Corvonero, di certo lo conosci. E. Aster Bunnymund. Non è proprio il tipo con il carattere più facile del mondo, ma è un bravo ragazzo e s'impegna un sacco in quello che fa. L'altro giorno ho sentito che si lamentava perché gli sarebbe piaciuto andare al ballo ma non aveva il coraggio di invitare qualcuno. »
Elsa conosceva Aster e concordava con tutto quello che Kristoff aveva detto: aveva un carattere abbastanza spigoloso, ma tutti sapevano che era una brava persona, inoltre era il capitano della squadra di Corvonero che, notoriamente, non aveva mai avuto scontri aspri con quella di Serpeverde. Poteva essere il candidato ideale.
« E sai per caso a chi potrebbe essere interessato? » chiese per precauzione.
Kristoff si strofinò il mento.
« Non ne ho idea, ma sono certo che giochi a Quidditch. Tutto quello che ho sentito mentre parlava con gli altri era quanto le donasse il verde, mi rendo conto che non sia granché come indizio. »
« Tutt'altro! » esclamò Elsa entusiasta.
Di certo stava procedendo sulla strada giusta, a chi poteva donare il verde più che ad un appartenente alla Casa della serpe?
« Kristoff, sai dove posso trovarlo? Ho bisogno di parlare con lui! »
La sera del ballo l'atmosfera di tutto il castello era carica di elettricità e di aspettativa. Quasi tutti gli studenti si erano ritirati presto nelle loro stanze e sale comuni per potersi preparare a dovere e pregustare la serata.
Merida e Anna, nella propria stanza poco sopra la sala comune di Grifondoro, ne erano il perfetto esempio, o meglio, Anna si stava effettivamente preparando mentre l'amica se ne stava seduta sul letto a gambe incrociate borbottando tra sé con aria seccata.
« Figuriamoci... lo sapevo... ci avrei scommesso... Smidollato... senza un minimo di spina dorsale... bah, non che m'interessi! Fatti suoi, non me ne importa niente! »
« Sembri una pentola di fagioli! » rise Anna mentre, davanti allo specchio, tentava di arrotolare una treccia in un'acconciatura elegante. Alla fine si arrese e la fissò con un colpo di bacchetta. « Con chi ce l'hai? Piuttosto, se non ti prepari faremo tardi. »
Merida si lasciò ricadere all'indietro sul materasso e incrociò le braccia dietro la testa.
« Tanto io non vengo. » sentenziò.
« Cosaaaaa??! »
Per poco Anna non capitombolò dallo sgabello su cui era seduta, tanta fu la foga nel girarsi di scatto da inciampare nell'ampia gonna che indossava.
« Perchè? É successo qualcosa? Non ti senti bene? Hai litigato con qualcuno? Cos'è successo, Mer?»
La rossa scosse la testa sentendosi sommergere da quel fiume di parole.
« No, no, è che semplicemente non me ne importa. Le occasioni mondane sono una scocciatura. Tu sarai con Kristoff, Punzie con Eugene e io non ho nessuna voglia di fare da terzo incomodo. »
« Ma non lo sarai! Ci saranno anche Jack e Hic, e mia sorella! Non sarai certo da sola! »
« Oh, sì, certo, ho sempre sognato di fare da babysitter a Jack durante una serata di gala, o di intrattenermi a parlare di libri ammuffiti con il Caposcuola di Corvonero. »
« Mer! »
« Andiamo, Anna, lo sai anche tu che tua sorella non è esattamente wild and free! »
Anna gonfiò le guance indispettita e tornò ad occuparsi delle sue trecce brontolando che Elsa sapeva essere anche molto divertente e che nessuno guardava oltre le apparenze, ma Merida finse di ignorarla. In realtà inizialmente le sarebbe piaciuto partecipare al ballo, aveva addirittura pensato che avrebbe potuto essere divertente se avesse passato il tempo con qualcuno che valesse la pena. Peccato che quel qualcuno si fosse rivelato troppo vigliacco per chiederle di andarci anche solo in amicizia, che adesso il tempo fosse scaduto e che a lei fosse passata completamente la voglia. I balli erano roba da ragazzine sdolcinate, gente che canticchiava davanti allo specchio mettendosi nastri nei capelli, esattamente come la sua compagna di stanza. Lei era la Cercatrice della squadra di Grifondoro, non aveva bisogno di queste sciocchezze.
« Mer... »
La voce di Anna la raggiunse, implorante.
« Non ci vengo. »
« Dai, Mer... »
« Ho detto di no, che scocciatura! »
Anna terminò di acconciarsi i capelli e si alzò dallo sgabello, lisciando la lunga gonna verde e oro e raddrizzando le spalline del corpetto di velluto nero.
« Non mi va di saperti qui da sola tutta la sera mentre gli altri si divertono. »
« Oh, non me ne starò qui a poltrire. » la rassicurò l'amica alzandosi a sua volta dal letto. « Immagino che tutti i professori parteciperanno al ballo quindi la sorveglianza del castello sarà un po' allentata. Andrò a farmi un voletto! »
Dopotutto cosa poteva esserci di meglio che un volo sulla scopa nell'aria gelida e cristallina della notte invernale? Di certo non una noiosa serata mondana!
Jack non stava più nella pelle e a prepararsi ci mise qualcosa come cinque minuti netti. Quel pomeriggio aveva ricevuto un messaggio magico e quando aveva scoperto chi ne era il mittente, era andato totalmente nel pallone, al punto da trascinare Hiccup nella sua stanza nei dormitori di Serpeverde.
« Non dovrei essere qui, se mi scoprono toglieranno dei punti alla mia Casa. » brontolò per l'ennesima volta l'amico Tassorosso.
Jack si rigirò davanti allo specchio, lisciando una piega della giacca scura che indossava, in contrasto con i capelli candidi.
« Oh, andiamo, sei qui per fare da supporto morale al tuo migliore amico in crisi, non dovresti lamentarti! »
« Non lo sto facendo, stavo solo esprimendo la realtà dei fatti. Inoltre sembra che il qui presente migliore amico non ne abbia poi così tanto bisogno. »
Jack lo guardò di traverso e finì di allacciarsi la cravatta con un colpo di bacchetta. Hiccup davvero non capiva, avrebbe voluto vedere lui al suo posto se la ragazza dei suoi sogni gli avesse mandato un messaggio segreto per invitarlo al ballo.
« Non puoi nemmeno avere la certezza che quello di Elsa sia un invito. » continuò l'amico intuendo chiaramente i suoi pensieri. « Ti ha solo chiesto di vedervi stasera fuori dal salone, possono esserci mille motivi. »
« Una ragazza non chiede ad un ragazzo di vedersi davanti ad un salone delle feste la sera di un ballo se non ha intenzione di invitarlo. » protestò Jack. « Però ammetto che non me l'aspettavo così intraprendente, la mia Elsa! Sembra sempre così composta, così seria, ero convinto che fosse troppo occupata con il servizio d'ordine e la preparazione. Eugene mi ha detto di aver saputo da Punzie che era preoccupata per la riuscita dell'allestimento e quindi non aveva il tempo di occuparsi d'altro. Ma adesso che quello è terminato ed è tutto pronto, finalmente ha potuto lasciare spazio a quello che le diceva il suo cuore! »
« E scommetto che secondo te il suo cuore le suggeriva di correre da un tizio altrettanto abile negli incantesimi di ghiaccio ma che non ha alzato un dito per aiutarla. »
« Ehi! Dovevo studiare! Non avevo tempo per... »
« Beh, non che lei non debba studiare. Gli esami del settimo anno non saranno una passeggiata. »
Jack alzò le mani in segno di resa.
« Va bene, sono stato una persona orribile a non offrirmi di darle una mano, lo so. Ma mi sentivo a disagio e non volevo imporle la mia presenza, ok? Credo che tu ne sappia qualcosa visto che sei qui e non ad invitare Mer. » Sviò lo sguardo all'ennesima occhiataccia dell'amico. « É così brutto e sbagliato che io speri che quello di Elsa sia un invito? »
Hiccup scosse la testa con espressione improvvisamente malinconica.
« No, non è brutto né sbagliato, anzi, ti auguro con tutto il cuore che lo sia. Me lo racconterai domani a colazione, io non me la sento di venire. »
Quel tono improvvisamente lugubre distolse Jack dalle sue fantasie e dall'euforia di un attimo prima: poteva capire perché l'amico non avesse voglia di passare la serata in mezzo a delle coppiette, dove la prospettiva massima era di fare da terzo incomodo, ma l'idea di saperlo da solo era anche peggio. Forse poteva provare a convincerlo, forse Merida sarebbe stata presente e avrebbe potuto essere un'occasione per farsi avanti. Dopotutto dubitava fortemente che la rossa si presentasse accompagnata da qualcuno.
« Senti, Hic, forse potresti... »
« Lascia stare, davvero, non mi va. » lo prevenne Hiccup alzando una mano. « Non importa se ci sarà anche Mer e perderò un'occasione. Sarà solo una delle tante, non cambierà nulla. Preferisco andare a farmi un giro nella foresta mentre tutti sono impegnati. »
Ultimamente Hiccup spariva spesso e, dopo essere stato messo sotto torchio da Jack che già immaginava chissà quali segreti, aveva confessato di andare a passeggiare nella Foresta Proibita per rilassarsi quando era giù di morale. La cosa puzzava di bruciato lontano chilometri, soprattutto perché Hiccup non era esattamente il tipo da infrangere le regole alla leggera, ma per il momento l'amico non aveva indagato oltre. Certo, andarci di sera non era esattamente l'idea più geniale che potesse avere, ma confidava nel fatto che Hiccup sapesse quello che faceva.
Non gli piaceva per nulla vederlo così demoralizzato e, in un altro momento, avrebbe fatto di tutto per trascinarselo dietro. Quella sera però non era affatto certo di potergli dedicare l'attenzione di cui aveva bisogno e già da tempo aveva imparato quanto Hiccup potesse diventare testardo su certe questioni.
« Va bene, va bene, mi faccio i fatti miei, tu però fai attenzione, ok? »
Quando Jack raggiunse l'atrio antistante il salone delle feste, letteralmente non stava più nella pelle. Lungo un corridoio aveva incontrato Rapunzel che scendeva dalla torre di Corvonero, per andare incontro a Eugene: era assolutamente deliziosa nell'abito rosa decorato di pizzi e nastri che indossava, i capelli biondi raccolti in una grossa treccia tempestata di fiori, eppure tutto quello che era riuscito a dirle era se aveva visto Elsa. Rapunzel aveva ridacchiato, comprensiva, e aveva risposto di averla vista uscire presto dalla sala comune, di certo era già nel salone.
Jack l'aveva ringraziata ed era corso via: la sua Elsa, la sua bellissima Elsa lo stava aspettando!
Davanti all'ingresso del salone, aveva impiegato alcuni istanti a guardarsi attorno, scrutando tra i molti studenti che, a coppie o a gruppetti, si stava avviando alla festa. Alla fine l'aveva vista, in un angolo appartato, splendente nel lungo abito azzurro ghiaccio, reso ancora più elegante dal velo tempestato di cristalli che le scendeva sulla schiena. I capelli biondo chiaro erano acconciati in una morbida treccia posata sulla spalla, a sua volta illuminata da piccoli cristalli a forma di fiocco di neve: una pettinatura così diversa da quella severa e raccolta che portava di solito, che Jack rimase per un istante rapito ad osservarla. Tutta la sua figura attirava i suoi occhi come una calamita, impedendogli di distogliere lo sguardo: era certo di non avere mai visto nulla di più bello in tutta la sua vita. Ed era lì solo per lui. Per lui e...
E. Aster Bunnymund.
Quando Jack lo vide non poté trattenere una smorfia: cosa ci faceva il capitano della squadra di Quidditch di Corvonero con Elsa in quel momento? Non aveva l'aria di essere passato per caso, sembrava piuttosto che stessero entrambi aspettando qualcuno.
Lo scenario peggiore possibile si affacciò alla sua mente: e se la ragazza avesse voluto mettere fine per sempre alle sue speranze annunciandogli di essersi fidanzata con Aster? Forse non avrebbe dovuto presentarsi all'appuntamento, pensò bloccandosi sul posto, forse avrebbe fatto meglio ad andarsene senza dover passare attraverso una pubblica umiliazione.
No, non poteva farlo, non poteva scappare con la coda tra le gambe. Era un uomo ed era perfettamente in grado di affrontare il suo destino con dignità e se fosse caduto, avrebbe potuto dire di averlo fatto combattendo!
« Elsa! Buonasera! » esclamò quindi avvicinandosi e mettendo su il suo miglior sorriso sfrontato.
La ragazza si voltò di scatto e arrossì un poco mentre ricambiava il saluto. Aster, per contro, sembrava seccato. Brutto segno.
Il Cacciatore di Corvonero non aveva esattamente un carattere facilissimo e tra lui e Jack non correva propriamente buon sangue: non che si odiassero a morte, chiaro, ma erano rivali e non si stavano reciprocamente molto simpatici.
« Cosa ci fai qui, Frost? » esordì infatti Aster con una smorfia.
« Mi chiedevo la stessa cosa, Bunnymund, visto che stai intralciando il mio appuntamento. » ribatté Jack.
Ok, magari non era proprio così, ma era importante mostrarsi all'altezza della situazione. Per questo si voltò verso Elsa con espressione di aspettativa, nello stesso momento in cui il rivale faceva lo stesso.
La ragazza sembrò per un attimo incerta, poi sorrise incoraggiante ad entrambi.
« Dovete scusarmi se i miei modi hanno dato adito a fraintendimenti, ma questo non era un appuntamento. » iniziò.
Jack sentì freddo a quelle parole, ma la lasciò continuare.
« Non con me, almeno, non dovete preoccuparvi! Vi ho chiesto di venire qui perché... insomma... Beh, pensavo che sarebbe stata una buona idea farvi incontrare per il ballo. »
Quella spiegazione la imbarazzava visibilmente e per un istante Jack si trovò a pregare tutti gli dei che conosceva di aver capito male.
… E invece aveva capito benissimo.
« Ho sentito Jack dire che non gl'importava nulla della ragazze e che non voleva portarne una al ballo, e Kristoff mi ha detto che Aster avrebbe voluto invitare una persona a cui donava il verde... Così ho pensato di dare una mano ad entrambi e farvi incontrare. Suppongo che dichiararsi ad un ragazzo possa essere difficile e... »
« Ferma, ferma, FERMA! » esclamò Jack agitando le mani davanti a sé per sottolineare il concetto, mentre Aster, al suo fianco, esclamava un disgustato: « Chi vorrebbe dichiararsi a Jack Frost? »
« Ehi, come sarebbe a dire? » protestò il diretto interessato, prima di tornare al punto del discorso. «Pensavi che io volessi un appuntamento con un ragazzo? Ma perché?! Cioè, io... »
« Io pensavo che volessi farmi incontrare con Toothiana! » continuò Bunnymund attirandosi l'ennesima occhiataccia.
« Io non sono gay, Elsa! »
La ragazza, sempre più rossa in volto, si portò le mani alle guance, imbarazzata. Spostava lo sguardo dall'uno all'altro, chiaramente a disagio e incapace di trovare le parole per giustificare quella sua trovata.
Jack impiegò alcuni istanti per rendersi pienamente conto del suo stato confusionale, che avrebbe potuto sfociare nelle lacrime da un momento all'altro, e l'ultima cosa che voleva era farla sentire in colpa in quel modo. Dopotutto aveva agito in quel modo convinta di essere nel giuso, per il suo bene, poco importava che non avesse capito i suoi sentimenti: l'obiettivo di Elsa era essergli d'aiuto, non poteva accusarla.
« Aster, amico mio, scusami. É stato tutto un grosso malinteso. » disse nella speranza di levarsi di torno l'altro ragazzo senza ulteriori conflitti. « Avevo sentito Toothiana lamentarsi che nessuno l'aveva invitata al ballo, quindi forse sei ancora in tempo. »
A quelle parole, Bunnymund sgranò gli occhi, accennò un saluto e corse via.
Rimasto solo con Elsa, finalmente Jack si azzardò a cercare i suoi occhi. La ragazza si era coperta il volto con le mani, al culmine dell'imbarazzo e lui non poté far altro che guidarla verso un luogo più appartato dove poter parlare liberamente. Un angolo silenzioso di un corridoio poco frequentato poteva essere il posto ideale.
« Elsa... guardami, per favore... » la pregò.
Lei scosse la testa, affondando ancora di più il volto nelle mani.
« Non avrò mai più il coraggio di guardarti in faccia. » fu il mormorio affranto che trapelò tra le sue dita.
Jack si lasciò sfuggire un sorriso.
« Sarebbe un problema, perché davvero non so come farei se la ragazza che adoro non mi guardasse più... »
La ragazza che adoro...
Elsa non poteva credere alle sue orecchie: di certo doveva esserci un errore, Jack non poteva riferirsi a lei. Dopo quello che aveva fatto non aveva nessun motivo per adorarla.
Timidamente, sentendosi la persona peggiore sulla faccia della terra, sbirciò tra le dita per accertarsi che quella non fosse una strana forma di presa in giro. Jack però non la stava schernendo, sorrideva tranquillo e rassicurante di fronte a lei, con solo un accenno di rossore sulle guance solitamente pallide.
« Stai parlando... di me? » chiese sentendosi stupida anche solo a porre la domanda.
Jack continuò a sorridere e le allontanò delicatamente le mani dal volto.
« E di chi se no? É qualcosa che credevo non avrei mai avuto il coraggio di confessare, ma ti ammiro dalla prima volta che ti ho vista, quando ero un ragazzetto di undici anni e Anna mi ha detto che eri sua sorella. Sei brillante, sei intelligente, sei brava in tutto, sei stata Prefetto e sei Caposcuola, tutti ti ammirano e sei bellissima, sogno di uscire con te praticamente da sempre! Per questo, scusami per la reazione di poco fa, non avrei mai immaginato di poter dare un'impressione diversa, ero solo frustrato perché sapevo che non ti saresti mai davvero voltata verso di me. Insomma, tu sei Elsa di Corvonero e io... beh, sono solo Jack Frost, il pagliaccio. »
Aveva parlato in tono estremamente serio, cosa inusuale per il suo carattere incline allo scherzo, ma Elsa non aveva nessun motivo di dubitare delle sue parole. Se avesse affermato di non aver mai notato i suoi sguardi, avrebbe mentito spudoratamente, inoltre non poteva nascondere a sé stessa che tutta quella messinscena l'aveva fatta soffrire: mentre organizzava quell'appuntamento si era sentita stringere lo stomaco tutto il tempo al pensiero che Jack non l'avrebbe più guardata in quel modo.
« Quindi... mi perdoni per questo tentativo maldestro di appuntamento? E per averti creduto gay? » si azzardò a chiedere.
Il sorriso di Jack si tinse appena di malizia.
« Diciamo che ci farò un pensierino se mi concederai un appuntamento vero. Che ne dici, ti va di dare una possibilità a Jack il pagliaccio? »
Rassicurata da quel tono leggero, finalmente anche Elsa sorrise accettando la sua mano tesa.
« Il mio accompagnatore di questa sera non sarà Jack il pagliaccio, ma Jack Frost, il miglior Cercatore che Serpeverde abbia mai avuto. E spero che la festa sia di suo gradimento. »
Se qualcuno avesse anticipato a Merida quello a cui avrebbe assistito quella sera, come minimo si sarebbe visto ridere in faccia, o almeno questo era ciò di cui la ragazza era assolutamente certa mentre sgranava gli occhi davanti a quello spettacolo incredibile.
Esattamente come aveva detto ad Anna, una volta certa che non ci fosse nessuno in giro a controllare i corridoi, aveva afferrato la sua scopa ed era uscita di gran carriera. La sciarpa rossa e gialla avvolta attorno al viso la proteggeva dalla bassa temperatura, svolazzava alle sue spalle mentre sfrecciava nella notte cristallina che si rifletteva sulla prima neve che aveva iniziato ad imbiancare il parco. Era stato al secondo giro attorno al castello, quando si era avvicinata alla Foresta Proibita, che aveva notato quel punto luminoso che si muoveva: sembrava una lanterna, o la punta di una bacchetta illuminata. Incuriosita, aveva fatto inclinare la scopa ed era scesa in picchiata, frenando appena in tempo per evitare di schiantarsi a terra o direttamente addosso al possessore della piccola luce. Non essendo stata particolarmente silenziosa, ne aveva comunque attirato l'attenzione e quale non era stata la sua sorpresa nel trovarsi davanti Hiccup. E non solo, al suo fianco si ergeva una sagoma scura che da lontano aveva facilmente scambiato per l'ombra di alberi e cespugli ma che da vicino era identificabile senza ombra di dubbio come...
« Un drago?! »
Lo strillo della ragazza aveva allarmato Hiccup e innervosito la bestia, che ore le ringhiava contro.
« Buono, bello, buono... Stai tranquillo, è un'amica. » tentò di blandirlo Hiccup, prima di rivolgersi alla rossa con un seccato: « Mer! Ma che ti salta in mente? Andare in giro con la scopa di notte e scendere in picchiata in quel modo! É pericoloso! »
La ragazza strabuzzò gli occhi a quel rimprovero, decisamente fuori luogo in quel momento.
« Senti chi parla! Tu sei nella Foresta Proibita, di notte, con un drago! Chi è che fa cose pericolose, eh?! »
Quindi era quello il motivo per cui non l'aveva invitata al ballo di quella sera, perché preferiva passare del tempo in compagnia di una bestia selvaggia e pericolosa come un drago nascosto nella foresta.
Beh... Era grandioso!
Il drago nel frattempo sembrava essersi calmato e la fissava con i suoi grandi occhi gialli e curiosi. Le pupille erano verticali e ricordavano tantissimo quelle di un gatto. La pelle squamosa era nera come la notte, ma non presentava ancora le placche e le protuberanze appuntite tipiche delle razze come l'Ungaro Spinato. In qualche modo sembrava anche più mansueto.
« Che razza è? » si azzardò quindi a chiedere.
« É una Furia Buia. » rispose Hiccup. « Sono molto rari e diffidenti verso l'uomo, ma per caso l'ho visto precipitare nella foresta e ho curato la sua ferita. Da allora mi lascia avvicinare e a volte anche salirgli in groppa. »
Merida era senza parole: quello che Hiccup stava raccontando con tanta naturalezza era l'esperienza più folle che le fosse mai capitato di ascoltare. Ed era ancora più incredibile che fosse l'amico Tassorosso ad esserne protagonista, da sempre da lei considerato un tipo tranquillo e tutto sommato piuttosto timoroso. Era vero che aveva sempre avuto un talento particolare con gli animali, ma da lì ad avere a che fare con un drago, ne passava di acqua sotto i ponti!
« L'ho chiamato Toothless. » continuò Hiccup. « Non che sia davvero senza denti, intendo! Sono... come dire... retrattili, o qualcosa del genere. Nessuno sa della sua esistenza, lo porterebbero via, in Romania o giù di lì, quindi vengo a trovarlo quando sono sicuro che non ci siano controlli. É un bravo ragazzo, davvero, se non lo fai spaventare non è per nulla aggressivo, quindi mi dispiacerebbe un sacco se lo portassero in una colonia lontana ora che siamo diventati amici. Capisci cosa intendo, vero, Mer? Non deve saperlo nessuno. »
Davanti a quell'improvvisa parlantina, del tutto inusuale per un tipo tranquillo come Hiccup, la ragazza non poté che rivolgergli un sorriso complice ed annuire, nonostante la voglia fosse quella di strillare ai quattro venti quanto fantastico fosse il suo amico.
« Parola di Grifondoro! » esclamò. « Mi piace l'idea di avere un segreto in comune con te... »
Si rese conto dell'effettiva portata di quello che aveva appena detto nel momento in cui vide Hiccup arrossire, ma ormai era troppo tardi. In ogni caso non si sarebbe rimangiata quello che aveva appena detto, anzi, tanto valeva sfruttare l'occasione per permettersi qualche parola in più.
« Ero arrabbiata, sai? Anzi, ero davvero furiosa perché speravo m'invitassi al ballo e invece non te ne importava. Non che ci tenessi particolarmente ad una serata tutta pizzi e merletti, ma speravo, beh... E invece sono stata una sciocca, perché nessun ballo e nessuna stupida festa potranno mai essere paragonati a questo!»
Con un ampio gesto indicò Toothless e tutta la foresta, e il drago le rispose con uno sbuffo di vapore che le sollevò e fece svolazzare i riccioli rossi.
« Posso tornare a trovarlo con te? Vorrei che diventassimo amici! »
Hiccup, inizialmente incredulo, via via si illuminò sempre di più fino ad esclamare un entusiasta: « Certo che puoi! Sarebbe fantastico! Sarà il nostro segreto! E... davvero avresti voluto che t'invitassi al ballo? Sul serio? Io pensavo che... »
Merida non seppe mai cosa Hiccup ne pensasse in proposito perché in quel momento Toothless decise che tutto quel chiacchierare e balbettare lo aveva annoiato e con un colpo di coda lo mandò lungo disteso addosso alla ragazza, che precipitò sul mucchio di foglie secche alle sue spalle. L'ennesimo sbuffo del drago chiarì cosa ne pensasse della situazione.
« Amico, non è divertente! » protestò Hiccup, imbarazzato a morte, mentre si rialzava e tendeva la mano a Merida per aiutarla a sua volta.
Lei rise, gliela strinse e saltò in piedi spolverandosi le foglie dalla divisa e dai capelli.
« Oh, sì che lo è, invece! » esclamò rivolta al drago. « Sento che io e te andremo molto d'accordo, del resto una cosa che ci piace in comune ce l'abbiamo già! »
Hiccup arrossì ancora di più, Merida ridacchiò e Toothless mostrò i denti in una sorta di ghigno, come se avesse già capito tutto.
Quella notte nessuno riuscì a prendere sonno, tutti erano decisamente troppo eccitati per la serata appena trascorsa, al punto di restare fino all'alba a chiacchierare con il proprio compagno di stanza. Jack non si fece il minimo scrupolo ad uscire dai dormitori di Serpeverde, intrufolarsi in quelli di Tassorosso, scacciare il compagno di Hiccup e trascorrere il resto della notte a descrivere l'incomparabile bellezza di Elsa, quanto fosse stata gentile, quanto fosse dolce, che meraviglioso lavoro avesse fatto nell'allestimento della sala, quanto avessero chiacchierato, quanto fosse magnifico che lei amasse la cioccolata e pattinare sul ghiaccio... il tutto gesticolando e facendo piovere fiocchi di neve sul letto dell'amico. Hiccup, dal canto suo, si limitò a dire che la passeggiata era andata bene e non aveva avuto problemi nella foresta, il tutto però mantenendo un sorrisetto estatico che non avrebbe ingannato nessuno. Non si lamentò nemmeno più di tanto del fatto che Jack avesse invaso il dormitorio di una Casa diversa dalla sua e questo era rivelatore. Jack si ripromise di metterlo sotto torchio a dovere non appena il suo cervello avesse avuto un po' di spazio libero per pensare ad altro.
Stessa cosa pensò Anna quando vide rientrare Merida con il volto arrossato, diverse foglie impigliate nei capelli e un costante sorriso sulle labbra. A nulla valsero le domande, a cui venne risposto semplicemente che l'aria notturna d'inverno era la migliore per volare, e che vennero sviate con domande sul ballo, su Krisoff e su Elsa. Ma Anna sapeva che la compagna le stava nascondendo qualcosa, qualcosa di potenzialmente molto bello, lo suggeriva il fatto che Hiccup non fosse alla festa e che lei non facesse domande in proposito. Era solo questione di tempo ed era certa che prima o poi le avrebbe raccontato tutto e allora avrebbero potuto festeggiare insieme.
La più entusiasta di tutti però era proprio Elsa che, pur non avendo una compagna di stanza con cui sfogarsi, passò comunque il resto della notte rigirandosi tra le coperte e ripercorrendo con la mente gli avvenienti della serata: non era mai stata così felice di essersi sbagliata e nemmeno la figuraccia rimediata ora le sembrava così importante. Forse aveva capito qual'era il motivo della brutta sensazione che le stringeva il petto quando pensava di trovare qualcuno da accompagnare a Jack e si ripromise di non farlo mai più. Pensare a Jack come “suo” le trasmetteva una sensazione di calore e la faceva sentire bene. Non sapeva se fosse esattamente amore, se fosse lo stesso che lui provava per lei, ma non vedeva l'ora di scoprirlo.