[Hetalia] Obiettivo: Milano

Feb 08, 2012 21:38

Titolo: Obiettivo: Milano
Fandom: Axis Powers Hetalia
Rating: rosso
Personaggi: Nord Italia (Feliciano Vargas), citati: Germania, Sud Italia/Romano, Inghilterra
Pairings:
Riassunto: Seconda Guerra Mondiale, il fuoco alleato sulla città di Milano e la distruzione che ne è conseguita.
Disclaimer: Hetalia e tutti i personaggi appartengono a Hidekaz Himaruya.
Note: Mi rendo conto che si tratta di una fic piuttosto "controcorrente" rispetto al comune pensiero, ma non vi è in questa nessun intento politico o desiderio di schierarsi dall'una o dall'altra parte. Si tratta solamente della constatazione dei fatti. Un tributo alla mia città che non meritava il trattamento che ha subito.
Fonti e video a fine fic.
Beta:
mystofthestars


Le fiamme si levavano alte dalle macerie fumanti e il caos regnava sovrano per le strade affollate di gente che tentava disperatamente di mettersi in salvo dagli incendi che devastavano la città. Le bombe cadevano dal cielo notturno a grappoli, sbriciolando gli edifici con fragore assordante. Era l’inferno, la fine del mondo, l’Apocalisse, pensava confusamente il giovane italiano che, in piedi in mezzo ad una via ingombra di macerie, osservava con occhi sbarrati dall’orrore la sua città bruciare.
Il suo capo era stato arrestato poco tempo prima e Italia sapeva che non sarebbe riuscito a resistere ancora a lungo, le sue città erano state prese di mira solo pochi giorni dopo l’entrata in guerra e le sue fabbriche avevano subito pesanti perdite. Ma Germania gli aveva detto di non mollare, che sarebbe stato al suo fianco, e così aveva fatto anche quando il fratellone Romano gli aveva voltato le spalle. Germania era stato sempre con lui, aveva stabilito le basi nelle sue città e l’aveva spronato ad andare avanti. Non era vero quello che si diceva, si era ripetuto Italia fino a quel momento, i tedeschi non avevano affatto occupato Milano. Volevano solo aiutarlo contro gli aerei di Inghilterra e America. L’aveva sempre pensato, eppure… eppure perché adesso non era lì con lui? Perché aveva abbandonato la città in balia delle bombe nemiche?
Gli occhi di Feliciano lacrimavano per il fumo ed il dolore delle ferite: poteva sentire sul suo corpo ogni squarcio ed ogni voragine che gli ordigni avevano aperto per le strade. Tutti i monumenti sacri ed artistici che quella città a lui tanto cara raccoglieva erano stati costretti a subire la furia della follia umana. Coloro che si facevano chiamare Forze Alleate, “liberatori”, avevano voluto colpire quella che consideravano la sua capitale industriale per costringerlo alla resa, e invece avevano finito per distruggere un patrimonio dell’umanità che meritava di essere sacro e intoccabile.
Le lacrime sgorgavano ormai copiose sul suo volto al pensiero della Scala, culla della lirica, squarciata da una bomba che l’aveva colpita in pieno, della Galleria Vittorio Emanuele, la cui cupola era ormai un intrico di macerie, del Palazzo Reale, della Villa Reale, i cui splendidi giardini erano ormai un ricordo, della superba Stazione Centrale, ricca di fregi e marmi pregiati, di Santa Maria delle Grazie, ospitante un capolavoro che tutto il mondo avrebbe dovuto venerare, e poi del Duomo. Per Feliciano era inconcepibile, crudele e assurdo che si arrivasse ad attentare alla casa del Signore. Straziato dalla sofferenza, rivolse uno sguardo al cielo, quasi invisibile oltre la coltre densa e maleodorante del fumo.
«Era a questo che pensavi quando mi hai promesso la tua amicizia, Germania?! » gridò nel tentativo inutile di sovrastare il caos. «È questa la tua protezione?! »
Ormai da tempo la sua fiducia vacillava e vedere Milano in balia del fuoco alleato era stata la triste conferma. Quella era una guerra inutile e insensata, troppo sangue era già stato versato, troppe vite sacrificate. Non ne valeva più la pena. Che senso aveva resistere se al suo risveglio si fosse trovato nel mezzo di un cimitero?

Era finita. L’armistizio era stato firmato. Aveva voltato le spalle a Germania.
Aveva accettato, ma oltre al senso di colpa, nel petto provato di Italia si era allargato un innegabile sollievo. Nonostante questo il suo alleato era stato irremovibile: resistenza a oltranza. E le truppe tedesche avevano occupato Milano, questa volta davvero. Feliciano era sconvolto: non riconosceva più il suo amico e, allo stesso tempo, era terrorizzato per la propria sorte. Il fratellone Romano stava dando il suo appoggio al nemico, che teoricamente non avrebbe più dovuto essere tale ma che continuava a minacciarlo, e lui era rimasto solo a piangere sulle macerie della sua città. Il suo corpo era ricoperto di ferite, la divisa sporca per la polvere, lacera e macchiata dal fango e dal sangue. Ormai si trascinava in quello stato da mesi, incapace di dare sostegno ad una popolazione che, al contrario di lui, ce la stava mettendo tutta per sopravvivere. Gli angloamericani avevano preso di mira i quartieri civili sperando in questo modo che i cittadini, atterriti e disperati, facessero pressione sul governo. Bastardi. Feliciano, che non era mai stato un tipo volgare, sempre più spesso si lasciava trascinare dalla rabbia e dalla disperazione, sfogandosi con improperi all’indirizzo dei suddetti “liberatori”. Bastardi.
Arrancava tra le macerie, passo dopo passo, deciso nonostante tutto a restare al fianco della sua gente. Iniziava a fare fresco, l’autunno era alle porte, il caldo torrido dell’estate e degli incendi ormai alle spalle. Se fosse riuscito a resistere ancora un po’… se fosse riuscito…
Strinse convulsamente il fucile a cui si stava appoggiando e il coltello che teneva alla cintura, in realtà lama della baionetta di quest’ultimo. Glieli avevano dati quando aveva annunciato di voler partire come partigiano. Era stato prima.
Improvvisamente l’allarme antiaereo squarciò l’aria del mattino seguito, a distanza di pochi minuti, da un secondo. Presto. Troppo presto.
Feliciano scattò in avanti, preda di un’angoscia indicibile.
No… No!
Un fragore.
Un dolore lacerante all’altezza del petto.
Poi un silenzio agghiacciante.
Italia crollò in ginocchio di fronte all’edificio fumante, sventrato dall’ordigno, una mano premuta sulla nuova ferita e un urlo che gli si spezzò in gola.
«Inghilterra! Perché?! »
Rivolto al cielo, dove il rombo degli aeroplani si affievoliva, gridò con tutta la forza della disperazione che gli era rimasta.
«Puoi avere le mie fabbriche, i miei aeroporti, le mie stazioni, le mie armi! Ma loro erano solo figli innocenti! INNOCENTI!! Non ne avevi il diritto! »
Continuò a urlare e urlare finché non gli mancò la voce e qualche cittadino pietoso lo sollevò di peso allontanandolo da quello che era stato il cortile di una scuola elementare.

“Mattina del 20 ottobre 1944
Alle 11.14 fu dato il piccolo allarme, seguito troppo presto dal grande allarme, alle 11.24. Le prime bombe iniziarono a colpire alle 11.29, cioè un quarto d'ora. La popolazione non ebbe dunque il tempo di mettersi adeguatamente al sicuro. Le zone interessate furono quelle adiacenti lo scalo di Lambrate, con tragiche conseguenze sulla popolazione civile. Questo infatti fu il più straziante dei bombardamenti, per la distruzione della scuola elementare di Gorla.
Qui, quando suonò il primo allarme, le maestre sollecitarono i bambini a riporre matite e quaderni nelle cartelle, e ad avviarsi nel rifugio sotterraneo. Tuttavia, durante la discesa delle scolaresche lungo le scale, suonò il secondo allarme, così inaspettato (visto che il primo era stato dato solo dieci minuti prima) da essere interpretato da taluni come il cessato allarme. Quando sulle scale, in un momento di grande incertezza e voci contrastanti, si trovarono ammassati all'incirca duecento bambini e il personale scolastico, cadde una bomba di (presumibilmente) 250 Kg, centrando in pieno la tromba della scale e il suo carico di piccole vite. Altre 170 bombe caddero sul quartiere e su Turro e Precotto, seminando stragi e lutti in intere famiglie. Alla fine dell'incursione, tra i bambini della scuola e le vittime civili dei quartieri colpiti, i morti furono circa 614.”
(fonte: storiadimilano.it)
L’Italia piange i suoi figli.

Milano 1945 - fine della guerra

Altre fonti:
Mia nonna che ha vissuto quel periodo
Wikipedia - La strage di Gorla
corriere.it - L'archivio della memoria

fandom_axis powers hetalia, pg_italia veneziano, oneshot

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