Titolo: Un bagno spaziale
Fandom: Voltron: Legendary Defender
Rating: rosso
Personaggi: Keith Kogane, Lance McClain
Pairings: Keith/Lance
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Parte della Friends!AU. E grazie alle bath bomb di esistere!
Beta:
Word count: 2766
Era stata una giornata tremenda.
Quella mattina aveva avuto l'esame del corso di Normative Aeronautiche e, si sapeva, lui e i regolamenti non erano mai andati d'accordo, quindi erano alte le probabilità che fosse andato male.
A seguire si erano svolte le simulazioni di volo e, per quanto fosse molto più ferrato in quell'attività, per uno scherzo del destino si era ritrovato in una squadra diversa da quella con cui operava di solito. Questo aveva completamente scombinato il tempismo delle azioni, facendo miseramente precipitare la navicella e infuriare il comandante Iverson. Il suo superiore gli aveva aspramente rimproverato che essere un ottimo pilota non era sufficiente e che se non avesse imparato a lavorare in squadra non avrebbe mai passato il corso. Doveva smetterla di essere egoista, iniziare a pensare ai bisogni degli altri, sincronizzarsi con i membri del suo equipaggio e blablabla.
Avevano dovuto ripetere la simulazione quattro volte prima di riuscire a compiere un atterraggio decente e ne erano usciti tutti sfiancati.
A coronare il tutto era giunta la fotocopiatrice della biblioteca. Non gli era sembrato di chiedere molto, solamente alcune copie di un manuale per una lezione dell’indomani, ma l’aggeggio infernale aveva deciso di incepparsi nel peggior modo possibile: non solo rifiutandosi di sputare le copie, ma risucchiando anche la pagina del libro. La bibliotecaria era uscita di testa perché quella era l’unico volume disponibile e non avevano potuto fare altro che stato smontare e rimontare i vassoi della fotocopiatrice, solo per giungere alla conclusione che sarebbe stato necessario chiamare un tecnico.
Quando rientrò a casa, pur non essendo neppure ora di cena, Keith era letteralmente esausto.
Lance lo accolse sulla porta con un sorriso smagliante.
« Giornatina? » chiese, accarezzandogli la guancia.
« Giornataccia. » brontolò Keith, inclinando istintivamente la testa per andare incontro al suo tocco.
« Lo immaginavo. L’esame di Normative Aeronautiche è tosto e ricordo che avevi la simulazione con Iverson. »
Keith rispose solamente con una smorfia, attraversando il soggiorno e lasciandosi cadere sul piccolo divano.
« Le simulazioni. » puntualizzò. « Me ne ha fatte fare quattro perché non mi “sincronizzavo” con la squadra. »
Mimò il gesto delle virgolette, storcendo il naso e lasciando poi ricadere le braccia sullo schienale.
« Senza contare quella dannata fotocopiatrice! »
Alzò lo sguardo e vide che Lance sorrideva apertamente e, per qualche motivo, quell'espressione lo infastidì.
« Lo trovi divertente? »
« No, ma lo immaginavo. Per questo ho preso i dovuti provvedimenti. »
Quando Lance parlava in quel modo, c'era sempre qualcosa sotto. Keith si guardò attorno, rendendosi conto solo in quel momento del silenzio che regnava in casa.
« Dov'è Hunk? »
Il suo ragazzo ammiccò, sornione.
« Fuori. Ho pagato a lui, Matt e Pidge cena e cinema, ne avranno per tutta la sera. Siamo soli soletti, io e te. »
« Hai pagato...? Ma sei matto? Perché? »
Lance alzò gli occhi con un sospiro.
« Come sarebbe perché? Perché volevo passare una serata da solo con il mio ragazzo per farlo sentire meglio. Puoi scegliere quello che vuoi ordinare per cena dai volantini lì accanto, prima di ringraziarmi. »
A quelle parole, Keith sorrise e si alzò dal divano. Aveva ancora addosso la giacca e i guanti, ma non si disturbò a levarli prima di abbracciare Lance in vita.
« Allora voglio una doppia razione di Lancey e un massaggio alle spalle. » mormorò a pochi centimetri dalle sue labbra.
Lance non avrebbe potuto rimanere imbronciato neanche volendo, infatti colse la palla al balzo e gli posò le mani sulle guance, ritrovando il sorrisetto di poco prima.
« Speravo che lo dicessi e questo dimostra solo che ho fatto bene a cacciare quei tre. Senti qua, sei ancora tutto gelato! Adesso ci penso io! »
Senza avere nemmeno il tempo di replicare, Keith si ritrovò trascinato fino all'ingresso, sul pianerottolo e poi nell'appartamento di fronte.
Solo quando giunsero davanti alla porta del bagno, riuscì a mettere un freno all'entusiasmo dell'altro.
« Aspetta, aspetta, fermati! Che stai facendo? Pidge lo sa? Stiamo invadendo casa sua. »
Lance prese le sue mani tra le proprie e iniziò piano a sfilargli un guanto, un dito dopo l'altro, con l'espressione di chi stava pregustando il dessert ancora prima del pasto.
« Lo sa, uomo di poca fede. Per cosa le avrei pagato l'uscita, se no? Alla fine è solo un favore in più sulla lista di quelli che già le devo. »
Il primo guanto cadde a terra, seguito un attimo dopo dal secondo. Lance gli lasciò le mani e passò alle spalle.
« Questa non ti servirà. » continuò, facendogli scivolare la giacca lungo le braccia finché non finì sul pavimento a sua volta.
Gli prese di nuovo una mano e lo guidò oltre la porta, aprendo davanti agli occhi di Keith uno spettacolo del tutto inaspettato. La stanza era avvolta nella penombra, rischiarata solo da decine di piccole candele sparse su ogni ripiano. Nell’aria aleggiava una fragranza delicata, simile alla lavanda, tenue e rilassante. Di fronte a loro, la vasca era piena d’acqua, i cui vapori si mescolavano con il fumo leggero e pigro delle candele.
Keith respirò a pieni polmoni e sentì la tensione della giornata sciogliersi gradualmente. Un bagno caldo, nel buio e nel silenzio, era davvero quello che ci voleva.
Lance però non sembrava dello stesso avviso visto che, dopo la giacca, era passato a sbottonargli lentamente la camicia. Quando i bottoni furono del tutto aperti, lasciò scorrere le proprie dita sottili sul petto e sul ventre, fino a raggiungere la cintura.
Keith abbassò gli occhi e se lo trovò inginocchiato di fronte, mentre premeva le labbra appena sopra il bottone dei suoi jeans.
« Lance… » annaspò, trattenendo il respiro. « Sono stanco, dubito di avere una grande resistenza…»
« Non preoccuparti, non intendo torturarti senza motivo. Te l’ho detto, no? Voglio solo farti rilassare. »
Così dicendo, gli slacciò i pantaloni e li lasciò scivolare lungo le gambe, per poi alzarsi nuovamente.
« Dai, finisci di spogliarti mentre io preparo l’acqua. »
Keith lo seguì con lo sguardo, confuso, mentre districava le caviglie dai pantaloni.
L'acqua gli sembrava già pronta, al massimo avrebbero potuto aggiungere del bagnoschiuma, non vedeva cos'altro...
Nella sua testa suonò un campanello d'allarme quando vide Lance togliere da un sacchetto di carta uno strano oggetto argentato a forma di stella.
« E quello...? »
Lance gli rispose con un sorriso smagliante, degno di un bambino di fronte al suo giocattolo preferito.
« É un olio da bagno. » spiegò. « Si scioglie in acqua. Contiene olio essenziale di lime, protettivo e rasserenante, olio essenziale di zenzero, rinfrescante, olio di mandorle dolci, idratante... Lascia la pelle morbidissima, ma non è questo il suo pregio migliore. Guarda! »
Prese Keith sottobraccio e si chinarono entrambi sulla vasca, l'uno con addosso solo i boxer, l'altro ancora completamente vestito.
Depose delicatamente la stella in acqua e quella iniziò a sciogliersi, rilasciando mille bollicine e un'enorme quantità di brillantini. Con il passare dei minuti, attorno ad essa si formarono macchie di colori cangianti, che variavano dal rosa all'azzurro, dal bianco all'arancione, tingendo l'intera vasca di un viola pallido, risultato della loro fusione. Davanti a loro occhi si creavano e si sfaldavano galassie di colori, nebulose di glitter, costellazioni di morbida schiuma, rese ancora più suggestive dalla luce ondeggiante delle candele.
« Sembra una ripresa dello spazio. » commentò Keith, suo malgrado ammirato.
« Sapevo che ti sarebbe piaciuto! » esclamò Lance, entusiasta, sfilandosi la maglietta.
Un attimo dopo era nudo e stava scavalcando il bordo della vasca.
Keith lo guardò immergersi nell'acqua violetta con espressione estatica, sprofondando fino alle spalle. Per un attimo l'attenzione sbandò dalle giravolte di colore alle forme del suo corpo, la linea del collo, le ciglia scure abbassate, il petto che si sollevava in un sospiro, le gambe lunghe... la mano tesa verso di lui in un silenzioso invito.
Keith abbandonò i propri boxer sul mucchio scomposto dei vestiti e strinse le sue dita, entrando a sua volta nella vasca. Accennò a sedersi di fronte a Lance, dal capo opposto, ma il suo ragazzo lo fermò, brontolando.
« Se sei così lontano come faccio a farti il massaggio e a coccolarti come si deve? Vieni qui. »
Lo attirò a sé dolcemente, facendolo voltare e appoggiare la schiena al suo petto. Gli circondò la vita con le braccia e posò il mento sulla sua spalla.
« La temperatura dell’acqua va bene? » mormorò vicino al suo orecchio.
Keith emise un mugolio compiaciuto, mentre si sistemava più comodamente e abbandonava la testa all’indietro.
Era assolutamente perfetto. L’acqua calda rilassava i muscoli, il profumo delle candele aiutava a rilasciare la tensione, i colori tenui erano un balsamo per la vista ma, più di tutto, l’abbraccio di Lance era un toccasana contro ogni giornataccia.
Rimasero così per un tempo che Keith non riuscì a quantificare, perso nel languore del momento, gli occhi chiusi e le mani posate sopra quelle di Lance.
Quando il suo respiro si fece più lento, sentì l'altro sottrarre le dita dalle sue.
« Ehi... non ti starai addormentando, vero? » fu la domanda, mentre una mano gocciolante si sollevava a scostargli una ciocca di capelli dalla fronte.
« No, sono sveglio. » mugugnò Keith in risposta. « Dov'è il mio massaggio? »
« Arriva. »
Sentì Lance sollevarsi meglio a sedere e posare le mani sulle sue spalle, iniziando a muovere le dita sui muscoli irrigiditi. I primi minuti furono quasi fastidiosi, visti i tentativi di sciogliere la tensione, ma ben presto Keith si trovò a dover trattenere sospiri di piacere.
Fu proprio nel bel mezzo di uno di questi che sentì le labbra di Lance premere sulla sua spalla, là dove la pelle era più sensibile a causa di una vecchia cicatrice, e il respiro gli si strozzò in gola.
« Non ho mai avuto il coraggio di chiederti come te la sei fatta. »
La domanda aleggiò nell'aria tiepida per diversi secondi, prima che Keith decidesse di rispondere.
« Non è una storia interessante. »
« Oh, stai facendo di nuovo il bel tenebroso dal passato oscuro? »
« Lance... » Un sospiro. « Siamo nudi in una vasca piena d'acqua colorata, davvero lo vuoi sapere?»
La risposta non tardò neanche un istante.
« Certo che lo voglio sapere! Sono curioso come una scimmia di tutto quello che ti riguarda. »
La curiosità era un'arma a doppio taglio, si disse Keith, che non era mai stato solito mettere in piazza i fatti propri, ma in fondo si trattava di Lance: tenergli nascosto qualcosa non aveva senso.
« Alle superiori ho litigato con un tizio, uno grande e grosso, e, beh, ho avuto la peggio. »
Lance continuò a massaggiargli le spalle, le dita lievi che correvano sulla pelle in mosse sapienti.
« Era un lupo mannaro che ti ha azzannato? A giudicare dalla forma, doveva avere dei canini affilati.»
A Keith quasi dispiacque non poter assecondare quel tono ironico.
« No, aveva un coltello. »
A quelle parole sentì le mani dell'altro ragazzo immobilizzarsi e si pentì all'istante di averle pronunciate. Il pensiero che Lance si sentisse a disagio gli faceva male ma, allo stesso tempo, non era mai stato nelle sue intenzioni nascondergli la sua natura.
Si voltò lentamente e gli accarezzò la guancia, lasciando una scia lucida sulla pelle ancora asciutta.
« Ehi... lo sapevi che non ero un bravo ragazzo, no? »
Lance si portò la sua mano alle labbra e ne baciò le nocche, delicatamente.
« Non m'interessa cos'eri, mi dispiace solo che ti abbia fatto del male. »
Erano parole semplici, all'apparenza banali, ma a Keith si scaldò il cuore sentendole. Assecondò la carezza che lo portò ad incontrare le labbra di Lance in un bacio languido. Temeva di aver distrutto l'atmosfera ma, fortunatamente, sembrava che il suo ragazzo non la pensasse così.
Rimanere appoggiato a lui lo faceva sentire tranquillo, dava pace al suo animo costantemente in lotta contro qualcosa e sentiva di poter essere sé stesso senza inutili paranoie. Era incredibilmente rilassante e liberatorio.
Almeno fin quando il suo sguardo non cadde sul braccio che ancora teneva fuori dall'acqua, appoggiato al bordo della vasca. Lo sollevò, scrutandolo da vicino e non poté trattenere un'esclamazione inorridita: la sua pelle era punteggiata di innumerevoli particelle argentate che riflettevano la luce mandando piccoli bagliori.
« Lance! Sono coperto di glitter! »
Quello ridacchiò e gli baciò la punta del naso.
« Sei spaziale, dolcezza. »
Avrebbe protestato più a lungo e più vivacemente se le mani di Lance non avessero abbandonato le sue spalle, iniziando a scivolare lentamente sul torace, sottolineando la forma della vita, per poi indugiare sui fianchi.
Per recuperare una posizione comoda, era tornato a dargli le spalle e Lance ne approfittò per imprimervi una pioggia di piccoli baci e affondare il naso nelle ciocche umide alla base del collo.
Keith inarcò leggermente la schiena, sotto quelle attenzioni, e socchiuse gli occhi. Iniziava a sentire sempre più caldo e la causa non era l’acqua in cui erano immersi. Le mani, che fino a un attimo prima gli stuzzicavano i fianchi, raggiunsero la sua erezione, strappandogli un mugolio di apprezzamento.
« Ah… Lance… »
« Tutto bene, tesoro? »
Un altro bacio, questa volta sui ciuffi scomposti che gli coprivano la tempia.
Keith annuì e abbandonò la testa all’indietro, sulla sua spalla, mordendosi le labbra.
I movimenti della mano di Lance si fecero più rapidi, per quanto l’acqua lo permettesse, regalandogli sensazioni via via più intense.
Un gemito basso sfuggì alle sue labbra e sentì Lance sorridere contro la sua pelle.
« Non trattenerti, sai che amo la tua voce. »
« L-Lance... ti ho detto che non ho... una grande resistenza... ah... »
Per tutta risposta, le labbra si spostarono sul suo collo esposto, lambendolo con la lingua e succhiando appena in prossimità de pomo d'Adamo.
Un sospiro tremulo nacque dal fondo della sua gola, trasformandosi nell'ennesimo gemito ai tocchi esperti delle dita di Lance.
« Non ha importanza, basta che ti faccia stare bene. »
Keith aveva l'impressione di vedere le costellazioni scintillanti nella vasca anche dietro le palpebre chiuse, mentre il respiro si faceva sempre più affrettato in prossimità dell’apice.
« Bene, sì… sì… » ansimò scompostamente, piegando le ginocchia e sollevando il bacino per andare incontro alla mano di Lance.
Quando l’orgasmo lo colse, inarcò la schiena con un’esclamazione acuta, per poi abbandonarsi di nuovo, con il fiato corto, contro il petto del compagno.
Lance si sciacquò le mani e gli allontanò la frangia dalla fronte sudata, posandovi un piccolo bacio.
« Che me ne faccio delle stelle del cielo? » lo sentì mormorare.
Lo teneva stretto con il braccio libero e Keith si accoccolò in quel tepore languido, cullato dall’acqua calda e dall’appagamento. Un angolino della sua mente tentò di suggerirgli che avrebbe dovuto fare qualcosa, ma era troppo esausto per dargli ascolto.
Affondò il volto nell'incavo del suo collo e respirò a fondo la fragranza di sapone e di mandorla che la sua pelle emanava, perdendovisi completamente.
Lance rimase in contemplazione dell'abbandono del corpo contro il proprio fino a quando si rese conto che il respiro di Keith si era fatto più profondo.
Il fiato caldo aleggiava alla base della sua gola provocandogli una sottile pelle d'oca, le ciglia scure, abbassandosi, gli avevano dato l'impressione di zampette leggere.
« Keith... stellina... sei con me? » provò a chiamarlo.
Non temeva l'uso di quei vezzeggiativi, quando Keith si trovava in quello stato di languore difficilmente lo rimproverava. Era probabile che nemmeno lo ascoltasse.
« Dolcezza, ehi, non dirmi che ti sei addormentato davvero. »
Lance si spostò come poteva per guardare in faccia il suo ragazzo e scoprire che si era appisolato.
Un sospiro rassegnato e una piccola smorfia piegarono le sua labbra: non era così che si era immaginato l'epilogo di quel bagno spaziale, ma del resto non poteva farci molto. Ora come ora non sarebbe mai riuscito a sollevare Keith quindi, tutto quello che poteva fare, era lasciarlo dormire ancora un po', mentre si concentrava su cosa ordinare per cena nella speranza di placare il suo desiderio frustrato.
***
Erano entrambi accoccolati sul divano, sazi e soddisfatti, quando Hunk rientrò, salutandoli con un sorriso, pronto a ringraziare per la bella serata e il film interessante.
Non riuscì a dire nemmeno una parola però, perché l'urlo di Pidge, attraverso il pianerottolo, gelò tutti e tre come il peggior presagio di morte.
« Perché la mia vasca è piena di glitter?! LANCE!!! Hackererò tutti i tuoi account! Considera la tua vita virtuale finita!!! »